Slike stranica
PDF
ePub

4

8

11

14

Quando la gente di pietà depinta
Su per la riva a ringraziar s'atterra;

Né lieto piú del carcer si disserra
Chi 'n torno al collo ebbe la corda avinta,
Di me, veggendo quella spada sčinta
Che fece al signor mio si lunga guerra.
E tutti voi ch' Amor laudate in rima
Al buon testor de gli amorosi detti
Rendete onor, ch'era smarrito in prima:
Ché piú gloria è nel regno de gli eletti
D'un spirito converso, e piú s'estima,
Che di novantanove altri perfetti.

il Mur che acconciamente può chiamarsi | vi lasciò attendere alle belle arti». - 10.

vinta dalla tempesta una nave ch'è rimasa disarmata de' suoi arredi né fa piú contrasto alle onde, ma è spinta a lor talento a rompere nelle spiagge. - 3. di p. dep. Smorta e impallidita sí che move a pietà (G°). Pietà per colore o sembianza da far pietà è dei trecentisti e di Dante: della Beatrice che ha perduto il padre dice (V.N. XXII) «Ella ha nel viso la pietà si scorta», e di sé stesso ammalato (V.N. XXIII) «Veggendo gli occhi miei pien di pietate». Dipingersi d'un qualche affetto dell' animo dicevano i nostri per lasciarlo apparire sul viso al colore: Inf. Iv 20 «.... l'angoscia delle genti Che son quaggiú nel viso mi dipigne Quella

testor. Tessitore, compositore (L). Decam. introd. g. III « Queste cose tessendo, né dal monte Parnaso né dalle Muse non mi allontano». Ang. Mazza (L'aura armonica) << Molle testor di veneri Festivo Anacreonte. Anche in prosa: Pallavicino, St. del conc. di T. v 8 « Mal cauto testor di menzogne». detti. Dante, V.N., chiama sempre dicitori in rima i poeti volgari e dire in rima il poetare. Anche i greci, di poesie liriche, dicevano λέγειν (dicere): nelle anacreontiche, 1 1 Θέλω λέγειν ̓Ατρείδας, XVI 1 Σύ μὲν λέγεις τὰ Θήβης: Theocr. id. XVII 3 ̓Ανδρῶν δ' αὖ Πτολεμαῖος ἐνὶ πρώτοισι λεγέσθω. 13. D'un sp. Un moderno avrebbe detto pietà e xxIV 132 « E di trista vergogna si | D'uno spirto, con piú di regolarità e du

dipinse ». 4. ringraziar. Assoluto, che per
altro, come altrove nota il T, suole anche
usarsi nel favellar comune. Il P. stesso, lo
ha adoper. al XIII 7-8. E Matt. Frescobaldi,
<<< Natura in lui beltà si forte accampa Che
quale ha cor gentile ringrazia ogn' ora Che
'n terra nacque ».
7-8. Cv Bgl L intendo-

rezza. Anche Dante, V.N. XXIV « Io mi sentii svegliar dentro dal core Un spirito amoroso che dormia»; e xxVI « E par che della sua labbia si muova Un spirito soave pien d'amore »; e Conv. III «Fiammelle di foco Animate d'un spirito gentile ». e piú s'est. A chi pare slegato ordini col Bgl: È piú gloria

no che quegli cui è indirizzato il son., aven-ec. d'un spir. conv. che di novantanove

do già scritto in biasimo d'amore (signor mio), ora, cangiato stile, si fosse volto a compor rime amorose. Ma si può piú semplicemente intendere dell' ostinato proposito che quel tale avesse contro l'amore o d'altri studi e affari che lo impedissero: quando non voglia interpretarsi col P« Fe' guerra ad amore, in quanto per lungo tempo non

altri perf., e piú s'estima quello sp. conv. che non si stimano novantanove ec. È quel di Luca, xv 7 «Ita gaudium erit in coelo super uno peccatore poenitentiam agente, quam super nonaginta novem iustis ». E chi è dimestico con la V.N. e le rime di Dante e degli altri del tempo, non si scandalizza di queste mescolanze del sacro e del profano. XXVII

Canta la crociata bandita nel 1334: indirizzato a qualcuno in Italia per notificargli la mossa di Filippo vi re di Francia contro gl' infedeli e il prossimo ritorno del papa Giovanni xxi a Roma. Cosi prima intese il P: poi il des ne diè la certezza storica e il Md lo segui. Ma il L ritornò all'antica opinione che fosse per Carlo Iv. Cfr. Saggio p. 19. L'Alfieri nota i vv. 3-6, 11.

4

8

11

14

Il successor di Carlo, che la chioma

Con la corona del suo antiquo adorna,
Prese ha già l'arme per fiaccar le corna
A Babilonia e chi da lei si noma;

E'l vicario di Cristo colla soma

De le chiavi e del manto al nido torna,
Si che, s'altro accidente nol distorna,
Vedrà Bologna e poi la nobil Roma.
La mansueta vostra e gentil agna
Abbatte i fieri lupi: e cosí vada
Chiunque amor legittimo scompagna.
Consolate lei dunque, ch'ancor bada,
E Roma che del suo sposo si lagna;
E per Gesú cingete omai la spada.

1. Filippo vi di Francia, successo a Car- | storie di quei tempi: ma tengo per fermo 1o v. - 2. del suo ant. di Carlomagno, in quanto re de' Franchi, suo antecessore. Parad. XVI 22 << Ditemi dunque, cara mia primizia, Quai fur gli vostri antichi ». 3. le corna. Modo biblico: la forza superba. Vita s. Girol. << Tu spezzi i corni de' peccatori ». -4. Babilonia. Bagdad, sede del Califfo; e, in generale, il maomettismo e quei che lo seguitano. 5-6. con la s. De le ch. e del m. Volendo significare che sarà con intenzione di risedervi e non di fermarsi solo un poco (L). 8. Bologna. Conforme al viaggio che disegnava di fare il papa, venendo di Provenza dovea esser la prima veduta da lui (T). Cfr. Saggio. - 9-10. Certi commentatori vogliono in questa agna riconoscere, alcun legato pontificio, e il T va fino al card. d'Albornoz; altri la Chiesa. Il L, dopo avvertito che per i piú l'agna vuol dire la parte che ama la pace e i fieri lupi le fazioni malva- | ge, nella 2a ediz. del suo commento notava <<< Quest'agna e questi lupi non sono altro che due case nobili romane, significate cosí

che debba esser molto facile a ritrovarli ».
E pure non è: né trovasi che del 1333 fos-
sero in Roma altre guerre civili che tra i
Colonnesi e gli Orsini, che non avean certo
per insegne agnelle o lupi. Forse è da cre-
dersi, col FVD Br Ai, che il p. indirizzasse
questo son. ad alcuni amici fiorentini, e che
l'agna sia Firenze. L'agnello in fatti era
l'insegna dell' arte della lana predominante
allora nel reggimento del comune; il quale
in quell' anno si era collegato ad altri stati
d' Italia contro Giovanni di Boemia e contro
il legato del Poggetto, del quale il p. stesso,
ep. 1 3, «terrena supernis Sceptra etenim
potiora putans, extendere fines Tegmine sub
pacis rabidus lupus incubat». Anche il P
domanda: «Parla della città di Firenze e
delle sedizioni di quei tempi? >>>
vada abbattuto (Bgl). Orazio, uccidendo la
sorella, Liv. I xxVI «Sic eat quaecumque
romana lugebit hostem ». - 11. Spiegano:
disgiunge e pone in discordia gli animi de'
nazionali, de' cittadini, de' parenti (L).

10. cosí

12.

per allusione alle loro armi gentilizie. La fa- | lei. L'agna; Firenze, la quale per le brighe

zione d' una delle quali case, cioè di quella dell' agna, aveva di fresco riportato una vittoria sopra la fazione della casa dei lupi. I nomi di queste due case non mi occorrono al presente, e non ho agio di ricercarli nelle

della guerra con re Giovanni bada, s' indu-
gia ancora, a prender parte alla crociata.
13. Dell' assenza del papa (L). Purg. vI 112
...la tua Roma che piagne Vedova sola».

* Vedi "Cor sure i

XXVIII

Fu scritta, forse un po' dopo del son. precedente, ma per la stessa occasione; e indirizzata, cosi noi teniamo, a Giacomo Colonna vescovo di Lombez, perché commovesse con la sua eloquenza gl'italiani a secondare l'impresa del re di Francia contro gl'infedeli. 1-15. Lo conforta a prender l'occasione che gli si para innanzi di far bene per l'anima sua. - 16-30. Dio lo vuole egli è che move il re di Francia alla liberazione di Terra Santa. 31-45. Con la Francia armansi Spagna, Inghilterra e l'isole dell' Oceano alla piú giusta delle cause: - 46-51. s'arma tutta l'Europa settentrionale. 52-60. Come potranno resistere gl' imbelli orientali? - v. 61-67. Al Colonna sta ora di commover l'Italia. 68-72. Il che gli sarà agevole: 73-87. si perché santa è la causa, e il popolo romano fu pronto sempre a far le vendette degli oppressi, or tanto più dev'essere alla vendetta di Cristo; 88-90. si perché Dio è con noi, 91-102. la vittoria dell' Europa su gli orientali è, come altre volte fu, certa. - 103-5. Ringrazi dunque Dio che l'ha riservato a tanto bene; - 106-14. e accolga questa canzone, che canta pur d'amore, ma nobile amore. Luigi Marsili, agostiniano (m. del 1394), amico del poeta, teologo e filosofo a quei tempi dottissimo e scrittore anche di lettere volgari eloquenti, fece di q. canz. un commento, pubblic. da Leone del Prete (Lucca, Landi, 1868). L'Alfieri nota i vv. 1-6, 9-12 (salvo Lo qual per mezzo), 16-21, 26, 29, 30 (salvo e star pensosa), 34, 39, 40, 46-51, 58-60, e del 61 e 62 ritrarre il collo Dal giogo antico, 71, 74-5, 78-9 e del seg. Al grande Augusto, 88, 91-6, 100-104, 106-11, 114 (salvo alberga).

6

12

15

O aspettata in ciel beata e bella
Anima, che di nostra umanitade
Vestita vai, non, come l'altre, carca;
Perché ti sian men dure omai le strade,
A Dio diletta obediente ancella,

Onde al suo regno di qua giú si varca,
Ecco novellamente a la tua barca,

Ch'al cieco mondo ha già volte le spalle
Per gir al miglior porto,

D'un vento occidental dolce conforto;
Lo qual per mezzo questa oscura valle,
Ove piangiamo il nostro e l'altrui torto,
La condurrà de'lacci antichi sciolta
Per drittissimo calle

Al verace oriente ov' ella è volta.

9. a miglior, A.

2-3. Colui che non è oppresso dagli effetti della carne, n'è solamente vestito; chi n'è oppresso, n'è carco (Cv). II p., Fam. Iv 12, dice il Colonna liberissimo da ogni ardore

dal proprio del vento occidentale che a punto suol menar bonaccia e serenità (T), ed è prospero a chi naviga, come dice di poi, verso oriente (L). - 11. valle. La Chiesa pre

di ambizione o d'avarizia, loda in lui laga « Gementes et flentes in hac lacrymarum

valle». Rettamente, nota il T, quanto alla bassezza umana, ma non quanto alla barca. L'allegoria non è continuata: di sopra avea già detto spalle. 12. torto. I peccati nostri e quel di Adamo (CV). Inf. XIX 36 (di un dannato): <<< Da lui saprai di sé e de' suoi torti ». 13. de' lacci ant. Dagli effetti del peccato originale (A'). La Chiesa canta «Quos sub peccati iugo Vetusta servitus tenet >>. -> 15. Al paradiso: e lo chiama ver. oriente per

gravità, la modestia, il disprezzo delle cose terrene, l'umiltà fra tante doti di natura, la purità del costume ammiranda intanta bellezza di corpo. - 7. barca. Alleg., al corso del tuo vivere (Ambr). - 8-9. Il Colonna era vescovo. 10. Dipende da ecco del v. 7 (L). Chiama dolce conf. di v. occ. l'occasione che a costui i príncipi d' occidente porgevano d' acquistarsi tanto piú facilmente l'eterna gloria collegando con essi loro Italia e Roma a danno degli infedeli. E nota che non isvaria | rispetto all' oriente terreno, cioè alle con

t

21

27

30

Forse i devoti e gli amorosi preghi
E le lagrime sante de' mortali
Son giunte inanzi a la pietà superna;
E forse non fûr mai tante né tali
Che per merito lor punto si pieghi
Fuor di suo corso la giustizia eterna;
Ma quel benigno re che 'l ciel governa
Al sacro loco ove fu posto in croce
Gli occhi per grazia gira;

Onde nel petto al novo Carlo spira
La vendetta ch'a noi tardata noce
Si che molt'anni Europa ne sospira.
Cosi soccorre a la sua amata sposa
Tal, che sol de la voce

Fa tremar Babilonia e star pensosa.
Chiunque alberga tra Garona e'l monte
E 'ntra 'l Rodano e'l Reno e l'onde salse,
Le 'nsegne cristianissime accompagna;
Et a cui mai di vero pregio calse,

trade d'oriente, alle quali erano volti allora gli animi dei cristiani (L). La chiesa antica orava verso oriente (Cv). 16-26. Dice o che i prieghi hanno mosso Dio a spirare nel novo Carlo questa volontà, o che, se i prieghi non sono sufficienti a movere, egli per sua benignità s'è mosso (Cv). - 21. Non era la giustizia quella che avea da produrre in Dio l'effetto desiderato dagli uomini, ma era quella che s'avea da piegare in lui dal diritto corso e da scansare, per dar adito e luogo alla misericordia che passasse avanti (T). - 24. Ricorda il Giove di Virgilio, Æn. x473 <Sic ait, atque oculos Rutulorum reiicit arvis ». - 25. Onde. Vedendo Gerusalemme

soccorse Con due campion», Domenico e Francesco. - 29. Tal. Taluno, ma con intensione enfatica, perché accenna a Gesú. Dante, di angelo o d'anima beata, Inf. vII 130 « E già di qua da lei discende l'erta, Passando per li cerchi senza scorta, Tal che per lui ne fia la terra aperta; e Inf. XII 88 « Tal si partí da cantare alleluja, Che mi commise quest' officio novo ». de la. Qui la prep. de accenna istrumento, mezzo, causa, come in Passav. Specch. « Cristiano del sangue di Gesú ricomperato ». voce. Fama dell' impresa. 30. Babilonia. Il paganesimo (P). Cfr. il son. antec. v. 8. - 31. e'l monte. L'Alpi e i Pirenei (L). - 32. onde s. Mediter

in signoria degl' infedeli. novo Carlo. Fi-raneo ed Oceano. Circoscrive i termini del

lippo re di Francia, per rispetto a Carlo Magno che pur fu re de' Franchi e mitico condottiero di guerre contro i saracini.

26. La vendetta di quel sacro luogo e dei cristiani contro gl'infedeli. ch'a noi tard. n. Non tanto perché non possiamo visitare quei santi luoghi, quanto per la vituperosa tolleranza nostra che il sepolcro del Redentore stia in man dei cani (T). A poco a poco,

l'antica Gallia. Molto meglio fa questa descrizione il n. poeta che non fece già Claudiano: «Inde truces flavo comitantur vertice Galli, Quos Rhodanus velox, Araris quos tardior ambit Et quos nascentes explorat gurgite Rhenus, Quosque rigat retro pernicior unda Garumnae » [In Rufin. 11 110]. (Gir). 33. cristianiss. Cristianissimo è il titolo dei re francesi (Cv). - 34. E chiunque

avvicinandosi in qua i maomettani passa-si sentí mai il cuore caldo di vera gloria vano in Grecia (G°). Si diceva che la libera- (Bgl). Staz., Ach. II 122 « quisquis proavis et zione del S. Sepolcro fosse debito da scontar-gente superbus, Quisquis equo iaculoque po

tens, qui prævalet arcu, Omnis honos illis ». Nota l'uso elittico di a cui in signif. quasi di chiunque: G. Vill. x 50 « La reina rimase grossa d'infante di sei mesi o là intorno, di cui si fosse ingenerato: diceva ella del re

si nell'altro mondo nel fuoco penace (Ambr). Cfr. Tr. fama II 112. 27. molt' a. Taciuta la prep., come si fa con molte di quelle che accennano tempo. - 28. Cosí. Spirando la vendetta al re di Francia, socc. a la s. amata sp. Alla chiesa. Parad. x11 13 « a sua sposa | Andrea e x11 140 « la Chiesa al comin

36

42

45

51

Dal Pireneo a l'ultimo orizonte
Con Aragon lassarà vota Ispagna.
Inghilterra con l'isole che bagna
L'Oceano intra 'l carro e le colonne,
In fin là dove sona

Dottrina del santissimo Elicona,

Varie di lingue e d'arme e de le gonne,
A l'alta impresa caritate sprona.
Deh qual amor sí licito o si degno,
Qua' figli mai, qual donne
Furon materia a sí giusto disdegno?
Una parte del mondo è che si giace
Mai sempre in ghiaccio et in gelate nevi,
Tutta lontana dal cammin del sole:
Là, sotto i giorni nubilosi e brevi,
Nemica naturalmente di pace
Nasce una gente a cui il morir non dole:
Questa se piú devota che non sòle

[blocks in formation]

dre mosse guerra agli Ateniesi (CV). qual
donne. Elena, le sabine e simili (CV). - 46-
48. L' Europa settentrionale cominciando
dalla Germania. Virg. g. III 353 «iacet ag-
geribus niveis informis et alta Terra ge-
lu late septemque assurgit in ulnas: Sem-
per hyems, semper spirantes frigora cancri:
Tum sol pallentes haud umquam discutit
umbras. Luc. Phars Iv 106 « mundi pars
una iacet, quam zona nivalis Perpetuæque
premunt hyemes; non sidera cœlo Ulla
videt. 49. Inf. XXXII 27 <<< Né'l Tanai
là sotto 'I freddo cielo ».
50. naturalmente.
Per natura. Decam. II 4 « uomini [i geno-
vesi] naturalmente vaghi di pecunia e ra-
paci». Leggi coll'accento su la sesta; come
quel di Dante, Parad. x1 12 « Cotanto glorio-
samente accolto », rotto etimologicamente
l'avverbio nelle due parti componenti. -
51. Oraz., 0. IV 14 « non paventis funera
Galliæ. Luc. Ph. I 458 « populi quos despi-
cit Arctos, Felices errore suo, quos, ille ti-
morum Maximus, haud urget leti metus:
indi ruendi In ferrum mens prona viris ».
52-60. Se questa gente, fuori del suo co-
stume che è di far guerra ai cristiani piut-
tosto che agli infedeli, prende questa volta
cogli altri l'impresa di Terra Santa, e vi si
mette coll' audacia e colla bravura sua na-
turale, col furore proprio de' tedeschi, tu
puoi bene stimare che conto si debba fare,
che paura si possa avere, dei turchi ec. e
di tutti gl' infedeli di qua dal Mar Rosso;
genti non vestite di ferro, paurose, infin-

37. Inghilt. Dipende dal v. 42. 38. carro. Boote. colonne: d' Ercole (stretto di Gibilterra). - 39-40. Fin dove si stende il cristianesimo, chiamato dottrina di piú santo Elicona, per comparazione alla religione de' greci fondata in gran parte nella poesia, le cui mitiche divinità credevansi abitar l'Elicona. Alcuni vecchi comm., come F V G°, vogliono che intenda propriamente della Grecia. 41. Varie. Rif. a isole del v. 37. Æn. VIII 723 « Quam variæ linguis, habitu tam vestis et armis». August. De civ. dei XIV 1 «... tot tantaeque gentes... multiplici linguarum armorum vestium varietate distinctæ ». gonne. Vesti, non come oggi, femminili, ma in generale. Parad. xxxI 141 buon sartore Che, com' egli ha del panno, fa la gonna ». 43-15. Quale altro sdegno, nato da qualunque piú acconcia causa, da qualsivoglia piú lecito e piú convenevole amore, o di patria o di figli o di donne, fu mai cosí degno e ragionevole, com' è questo che spinge ora i cristiani a muover guerra agl' infedeli ? (L). -44. Qua' figli. Volendo dir che nissuni (L). Intende Androgeo, per la morte del quale Minos pa-garde, che non si ardiscono mai di combat

« PrethodnaNastavi »