e sospirare del suo fallire (G°). 129. A quello d' onde io possa varcare all'altra vita con salvezza dell' anima (Forn). Guadare propriamente significa passare dalla riva d'un fiume all'altra, ma da quella parte ove sia manco profonda l'acqua [e possa passarsi a piedi] (D). Tr. Div. 46 «O felice colui che trova il guado Di questo alpestro e rapido torrente C'ha nome vita, ch'a molti è sí a grado ». 130. pr. in gr. Aggradisci (L). Prendere e tenere in grado è della provenz. « Deurias en grat tener disse Folchetto da Marsiglia (T). cangiati dall' amor delle spirto ultimo in pace. pro peccatoribus interveniens perfectam obtineres eis salutem (Cav). S. Bern. (cit. dal Citt), De adv. dom. II « Domina nostra, mediatrix nostra, advocata nostra, filio tuo nos reconcilia et repraesenta nos patri ». 137. Anche questa preghiera confronta con quella del med. s. Anselmo, orat. XLVI Adiuva me... ut possim finem vitae meae feliciter terminare in commendatione spiritus mei in manibus misericordiae suae ». Il Lspiega spirto ultimo per ultimo respiro. Meglio il Cv «cioè che đi me uscirà all'ultimo di questa mia vita: ed allega le parole estre cose terrene a quello delle cose celesti (Lot-me di Cristo (Luc. XXIII 16) «Pater, in ma tini). 131-2. Ezech. VII 12 Venit tempus, appropinquavit dies». Paolo, Hebr. x 25 aetas». tanto magis, quanto videritis appropinquantem diem. Cic. Tusc. I 31 Veniet tempus, et quidem celeriter, volat enim 133. II pleonasmo unica e sola, che ad alcuno parer potrebbe men lodevole, è ritratto da quel di Lucr. de Nat. r. 11 543 Unica res quaedam nativo corpore sola, Cui similis toto terrarum non sit in orbe (Cav). 134. La conscienzia [de' peccati (Cv)] gli pugnea il cuore dell' anima, e la morte gli pugnea il cuore del corpo (Citt). Confronta in parte a quel di Salomone, Prov. nus tuas commendo spiritum meum», e quelle altresi di Stefano protomartire «Domine lesu, suscipe spiritum meum » [Act. apost. VII 58]. La formula in pace è solenne negli antichi epitafii cristiani, e pare derivata dal libro della Sap., III 1-3, «Iustorum animae in manu Dei sunt, et non tanget illos tormentum mortis. Visi sunt oculis insipientium mori..., illi autem sunt in pace >>> (Cav). Questo ultimo verso pare al Mur che abbia bisogno di chi l'aiuti ad andare. L' Ai vuole ad ogni modo che manchi d'una sillaba: non potendosi egli recare ad ammettere la licenza sperticata del mio bisil XII 18, «est qui promittit et quasi gladio pun-labo, credé a un fallo di copisti, e corregge gitur conscientiae (Cav). 135-6. Vorrei quasi asserire che riguardasse a quel di s. Anselmo, orat. XLII «Tu ad hoc nata es, ut per te nasceretur idem dominus noster Christus, verus deus, verus homo; ut et ipse qui erat conditor hominum fieret et salvator teque talem haberet matrem, quae rebbe, si ch' accolga il mio: non avea letto, Inf. III 11 « Vid'io scritte al sommo d'una porta, e Par. I 100 «Ond'ella appresso d'un pio sospiro». Al Forn par mirabile, e che a volerlo pronunciare bisogni staccare e battere bene le parole. Il Cv scrisse «Se vero è quello che si racconta di questa cauz., che ella fosse trovata dopo la morte del P. in una sua cassettina senza essere mai stata mostrata da lui a persona, presunzione senza dubbio è stata di colui che fu il primo non solamente ad annoverarla con l'altre rime messe da lui in luce, ma a serbarla ancora nel fine, dove por conclusione dell'opere si serbano le piú eccellenti cose: e non gli piaceva per suoi scrupoli di maestro d'arte poetica, a cui faceva raggrinzare il naso la rima etta reiterata dalla 3 nella 6a st., e per iscrupoli di teologia riformata, come quegli che pensava che pur con tutte le licenze proprie della poesia questa canzone non reggerebbe chi la mettesse su l'incudine del cristianesimo puro. Il T la difendeva debolmente da tali accuse indugiandosi a recare esempii della reiterazione delle medesime rime; ma, contro a quelli che non la credevano degna del P., reputava non ci fosse 1 poeta moderno che non la facesse volentieri sua, se potesse ». E già Lod. Dolce aveva con sentenziosa brevità detto il pensiero del cinquecento: «È bellissima tra le belle ». Il Mur affermava esser componimento degnissimo del P. e superarne altri dell'autore medesimo, e aggiungeva Della sua bellezza non m' accorgevo io quando i grilli della gioventú [o del seicento] cercavano altro pascolo, cioè cose bizzarre, pensieri che feriscono e stile fiorito ed acuto. Ma chi gusta le bellezze del compor sodo e virile e dello stile maturo, distinguerà meèo la nobiltà la pulizia e felicità di questo ch'io chiamerei inno sacro se non abbracciasse ancora gli amori petrarcheschi ». Tomm. Macaulay nel saggio su 'l Petr. giudicava « Le sue poesie di argomenti religiosi meritano la piú alta lode. A capo di queste deesi porre l'ode alla Vergine, che è forse il piú bell' inno del mondo: la venerazione divota riceve un carattere squisitamente poetico dalla percezione delicata del sesso e della grazia del suo idolo ». DEI VOCABOLI E DEI MODI ILLUSTRATI NEL COMMENTO INDICE COMPILATO DA GIOVANNI FEDERZONI Il primo numero it verte A indica il componineate, if f. a, per presso, 34, 2; per da, 44, 12; per abbandonare al tempo, 73, 21. abitatori dei verdi boschi, 303, 9. Ablativo assoluto, 317, 14; 360, 1-2. accompagnate e sole [donne], 222, 1. accorger, lasciato il suff. si, 35, 6. acerbamente, 324, 6. acerbo, 157, 1; 160, 12; 162, 5. adombrare, 129, 48; 227, 8; 327, 5. adoprare, 325, 1. aer, bisillabo, 227, 12. afflitto, 102, 5; 128, 59. Aggettivo per l'avv. di modo, 37, 90; agghiacciare, detto del sangue, 71, 35. agguagliare, 268, 19; 270, 39; 325, 6. Agnominatio, 190, 6-7. aitare, nel senso di difendere, 2, 14; anni, primi, 30, 20. Annibale, 53, 65. Antitesi, 134, 1-13; 178; 1-4; 240, 2 e anzi, prep. 31, 2; 80, 15; 99, 10; anzi a parte a parte, 18, 4. a pena, 269, 14; 271, 8. alloro, Laura, 291, 7; [svelto] 323, 53. Apollo, 28, 65; 325, 34. al lungo andar, 104, 13. almo. 128,9; 188,1; 191, 14; 264,59; aloè, 360, 24. alpestri, note, 50, 19. alse, 335. 7. altamente, 23, 8; 100, 13; 160, 8. altera, 19, 1; 105, 9; 214,2; 295, 10; altezza. 213, 8. a posta [d'altrui], 96, 13. Apostrofo, suo valore presso gli antichi, appagare, 366, 52. apparecchiarsi, costr. con di, 23, 131; con senso notevole 72, 78. appoggiarsi, 127, 61. Apposizione, 152, 1; 185, 11; 203, 5. aprile, 325, 13. altro, 71, 79: 135,38; 180, 13; 212, 9; aragna, 173, 6. altronde, 47, 8. alzare la mano, 331, 7, cfr. 128, 67. amezzo, ovv. ammězzo, 79, 5. ami, cong. pres. 1a pers., potenziale, 255, 11: ami glil, 270, 55. amico [grande] per int. Cristo, 81, 5;; amore, Laura stessa, 108, 2; 129,36; ancidere. 183.1; 284, 7. ancora, 302, 6; 360, 136. andare, 76, 14; [in rime], 332, 11. angelico, 126, 9; 238, 1; angelica [fera], arbor gentil, il lauro, o veram. Laura, ardendo, per il partic. ardente, 119, 17. aria, aspetto, 122, 13: 149, 3; 300, 3. Armonia imitat. di movimento, 110, 5; arricchire, in signif. neutro, 28, 70. si vorrebbe il bisillabo rica, 30, 14. arte [da vender parolette, anzi menzo- Articolo determinativo, suo uso speciale, artiglio, d'Amore, 69, 4. aspettare in senso di rimirare, 19, 9. 16; riff. 154, 6; riff. 311, 9. assido, coll'ogg. diretto, 129, 50-51. assolvere, per sciogliere, 307, 4. assottigliare, 105, 48. Astratto per il concreto, 128, 35; 341, 1. bianco, 37, 98; 197, 13. cale [mi], 109, 8; 114,9; 263, 5; 264, calle, 25, 12; dubbioso, 128, 102; se- candida [gonna] 323, 65. canuto e bianco, 16. 1; canuta mente, carcere, il corpo, 306, 4; 349, 10; 364, B carco d'oblio], 126, 56. caritate [accesa], 170, 12. carne, 208, 14; 214, 19. caro [mi tengo), 296, 2. Babel, 117, 4. Babilonia, 27, 4; 28, 30; 114,1; 137, carpone, 325, 81. 1; 138, 3. Bacco, la crapula, 137, 4. bailia, 264, 33. balcone, 43, 2; 325, 42. balli [amorosi], 219, 7. barca [frale], 132, 10, cfr. 189, 1. beatrice, 72, 37; 366, 52. becco volse in se stessa il], 323, 58. ben, avvers., 99, 12. Nella nota a questo carro stellato, della notte, 164, 3. casso, 294, 6. cella, di memoria, 29, 53. cenere, 320. 14. cercare, 366, 83. cerchio, 160, 14. certa [indivina), 325, 108, cetera, 292, 14. | che, relat. tempor., 13, 6; 122, 10 e 12; |