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ALLA SANTA MEMORIA

DI

MARIA STABILE-PITRÈ

Dopo due anni e più di crudele separazione, io ti cerco sempre, o Madre mia, l'invoco pietosamente.

E poichè non v'è cosa che mi richiami la tua dolce immagine meglio e più fedelmente di quest'opera, la quale tu, mio angelo tutelare, vedesti nascere, crescere e quasi finire, come lavoro dove alila il tuo spirito, io vi metto in fronte il nome tuo, primo ed ultimo amore della mia vita.

Nello sconforto in cui la tua improvvisa dipartita mi lasciava, una sola speranza mi sorride, o Madre benedetta: quella di poterti un giorno raggiungere là dove non c'è più nulla a desiderare.

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PREFAZIONE

I.

Compio sul finire del 1893 quest' opera incominciata negli ultimi mesi del 1881, e la compio quando gli studi di tradizioni popolari son già saliti in grande onore ed i cultori di essi son diventati una falange. I dodici anni corsi nella compilazione sono stati per me un lavoro continuo, pertinace, vorrei quasi dire febbrile di ricerche, la cui intensità è un segreto che pochi amici

conoscono.

La principiai per conforto dello spirito abbattuto da gravi sofferenze del corpo, e non previdi le difficoltà che essa avrebbe presentate a chicchessia, non che a me, confinato in un'isola e lontano dai grandi centri librarî. Pensavo allora che un elenco diligente delle pubblicazioni di demopsicologia e di letteratura popolare in Italia sarebbe stato sufficiente per gli studiosi, e non guardai ad altro. Se non che, mano mano che mi avanzavo nel lavoro vedevo che la cosa era ben diversa da quella che io avevo immaginata.

Per recente che sia o si voglia lo studio degli usi e delle tradizioni popolari, esso ha in Italia, come un po' dappertutto, una vera storia non mai scritta finora, che trae i suoi documenti non solo da quest'ultimo mezzo secolo, ma anche dai secoli scorsi, in libri curiosissimi, nei quali non si sospetterebbe neppure la esistenza di materia tradizionale, ed in città ed in comuni non segnati neanche nelle carte geografiche.

Il Folklore (sapere, dottrina del popolo), nome dato dagl'Inglesi ai nostri studî e adottato oramai universalmente in Europa e in America, abbraccia la

vita fisica e morale dell'uomo in tutte le sue manifestazioni cominciando dalle vesti, dagli alimenti, dalle pratiche domestiche e religiose e finendo alle credenze, alle ubbie, alle tradizioni orali, che rivelano i pensieri, gli affetti e lo spirito multiforme di esso nella novella, nel canto, nella sentenza, nell'arguzia; partendo dagli espedienti primitivi per procurarsi da vivere (caccia, pesca, agricoltura) e scendendo giù giù fino ai mestieri tutti, alle occupazioni onde si campa la vita sulla terra e sul mare, in città ed in campagna, sui monti e nelle miniere. Etnografia e sociologia, mitologia ed etica, poesia e letteratura vi partecipano più o meno largamente: e non son poche le storie dove qualche cosa non sia da spigolare intorno alle costumanze dei popoli dei quali esse narrano le vicende.

Tutto questo non mi sgomentò per nulla.

Non nuovo alle ricerche di etnografia tradizionale, inclinato a raccogliere materia di studî folklorici, occupato nella compilazione d'un periodico, l' Archivio delle Tradizioni popolari, al quale per ben dodici anni han fatto capo i più eletti ingegni della Penisola e di fuori, e per esso tenuto sempre al corrente di ogni nuova pubblicazione e di moltissimi articoli sull'argomento, io ho potuto darmi conto di ciò che è venuto giornalmente in luce, prenderne nota e classificarlo. Senza l'Archivio, che fu il primo fortunató tentativo nel genere, e che rimane sempre il più vecchio periodico vivente di Folklore, io non avrei potuto osare l'impresa, che ora, col moltiplicarsi quotidiano, incessante di pubblicazioni, sarebbe follia il tentare.

II.

La materia bibliografica del Folklore italiano è qui divisa in 6 parti:

I. Novelline, Racconti, Leggende, Facezie;

II. Canti e Melodie;

III. Giuochi e Canzonette infantili;

IV. Indovinelli, Formole, Voci, Gerghi;

V. Proverbi;

VI. Usi, Costumi, Credenze, Pregiudizi.

Siffatta divisione, informata ai principî della giovane scienza, dà agio a distinguere tra loro le parti della letteratura popolare (racconti, novelle, canti, indovinelli, proverbi, ecc.) da quelle della etnografia tradizionale (giuochi, usi, credenze, pregiudizi, ecc.), e riesce molto pratica. Un titolo unico e gene

rale, che in forma di dizionario dèsse i nomi degli autori e l'elenco delle loro pubblicazioni, sarebbe stato più sbrigativo e meno pesante per me, ma poco utile per gli studiosi, che han bisogno di trovar prontamente sotto particolari rubriche gli elementi bibliografici, « la letteratura », come oggi si dice, dell'argomento che li occupa.

E qui occorre fare un'avvertenza, che è ragione principalissima dell'opera. Essendo mio intendimento quello di apprestare un vero e ragionato inventario del Folklore italiano in Italia e all'Estero, ho notato, colla massima serupolosità, opere, opuscoli, articoli, qualunque sia la città o la nazione nella quale abbiano veduto la luce, qualunque la rivista che li abbia accolti o il libro che se ne sia anche parzialmente interessato, qualunque la lingua nella quale siano stati scritti.

Per un fatto stranissimo, che potrebbe dar luogo a dolorose considerazioni, e spiegare perchè i primi raccoglitori italiani di tradizioni del nostro popolo furono derisi, (ed io ne posso parlare un pochino!) alcune delle prime e più importanti raccolte di novelle, di canti, di usanze si ebbero all'Estero. Quindi titoli inglesi, tedeschi, francesi, che si succedono con notevole persistenza e si avvicendano con titoli italiani, sia in pubblicazioni apposite, sia in giornali e in riviste periodiche d'Italia, di Francia, di Spagna, d'Inghilterra, di Germania, e fin d'America. Le note bibliografiche che io ho prese da essi sono state guidate dal sincero desiderio di fornire un Manuale sicuro di ciò che si è fatto e scritto sul soggetto.

I frontespizî, anche se lunghi, sono riportati per intiero con tutte le indicazioni che offrono, compresa l'abitazione del tipografo o dell'editore o del libraio; descritti minutamente sino alle particolarità meno significanti i periodici e i diarî; un per uno indicati i varî volumi d'una medesima opera; si che se dall'uno all'altro qualche lieve modificazione anche ortografica è avvenuta, il lettore ne sia avvertito (1); il che è da tener d'occhio specialmente nelle copertine, dove la varietà e più ancora la diversità del titolo del frontespizio è ragione psichica dell'autore e potrebbe, trascurata, generar malintesi. Nes

(1) Ne dirò una per tutte. La Illustrazione Italiana dei Fratelli Treves fino al suo II° anno fu Illustrazione universale. Da quell'anno al X° prese per titolo: Illustrazione Italiana; e dall'XI° in qua: L'Illustrazione Italiana.

Ebbene queste modificazioni sono tutte notate nell'opera a proposito degli articoli folklorici contenuti in quel periodico.

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