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bile che la Bella uscisse di casa gli Abbati, figliuola a messer Durante di messere Scolajo: ma la ipotesi sua riman sempre campata in aria. Qualcosa appena di più sappiamo della matrigna di Dante. Madonna Lapa sortiva di una casa guelfa in santo Stefano al Pontevecchio, e un messer Filippo, uomo assai adoperato negli offici del comune, fu suo fratello. Ma queste notizie, date, al solito, dal Passerini, non parvero assolutamente giuste all' Imbriani: perchè se è vero che nella parrocchia di san Stefano al Pontevecchio eran palagi e torri di proprietà d'un Ghiberto di Chiarissimo e d'un Ghiberto di Manetto di Chiarissimo e di suoi fratelli e nepoti. codesta gente, al dir d'Imbriani, non ha di comune con i Cialuffi altro che il nome di Chiarissimo. Che il Passerini abbia preso un così grosso abbaglio? E nemmen resulta che il Lippus Cialuffi, ch'è firmato tra gli expromissores pro Guelfis de sextu Santi Petri Sche radii nella pace del cardinal Latino fosse fratello della Lapa; anzi neanche che fosse messere o molto meno adoperato nelle faccende del comune. Certo è invece che la Lapa ebbe una sorella che si chiamò Bice e fu moglie di Scorcia Lupicini. Da un istrumento del 21 di settembre 1320, si sa che questa signora Bice, già vedova, vende a Francesco del fu Alighiero, il fratellastro di Dante, ricevente per sua sorella Tana vedova ed erede, un pezzo di terra nella pieve di Ripoli. Neppur della matrigna Dante fa mai menzione. (305

Soott Leader. Echoes of old Florence, her palaces and those who have lived in them. Florence, printed by G. Barbèra, 1894, in 16o, di pagg. vi-326.

Sommario: 1. Mars and st. John the Baptist. II. Story of the Hill of san Miniato, a D. 250-401. III. The city of four gates, a D. 407-1100. IV. The story of palazzo Buondelmonte, a D. 1218. V. A story of via dei Bardi, a D. 1229. VI. A story of ponte alle Grazie, a. D. 1236-"38. VII. The story of the Croce al Trebbio, a. D. 1244. VIII. A story of piazza dei Mozzi, a. D. 1273. IX. A story of piazza santa Felicita, a. D. 1283. X. A story of Borgognissanti, a. D. 1290. XI. A story of st. Pierre Scheraggio, a. D. 1293-'94. XII. Stories of the via dei Cerchi, a. D. 1300-"4. XIII. Story of piazza della Signorìa, a. D. 1378. XIV. The story of via della Morte, a.. D. 1400. XV. A story of santa Maria Novella, a. D. 1417. XVI. The story of casa Annalena, a. D. 1450. XVII. A story of the Poggio imperiale, a. D. 1530. XVIII. Story of the palazzo Strozzi. (306

Sercambi Giovanni.

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Le cronache, publicate sui manoscritti originali a cura di Salvatore Bongi. Roma, nella sede dell' Istituto storico italiano [Lucca, tip Giusti], 1892-"93, voll. tre in S°, figg.

Queste Cronache che il Sercambi intitolò di parte de fatti di Lucca, vanno dal 1164 al 1423, anno della morte dell' autore. Ne fa un lungo esame Gius. Rondoni, nell' Arch. stor.

ital. Serie V, tom. XII, disp. 4a del 1893.

Simonetti Giuseppe. Cfr. no. 256.

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Talocchini Libero. « E vedrai Santafior com'è sicura ». Roma, tip. Cooperativa operaia, 1893, in 8o, di pagg. 18. Dopo aver parlato della importanza dei conti Aldobrandeschi e della loro continua fedeltà a parte ghibellina, l'autore conclude che Dante non poteva rivolgersi all'imperatore per dirgli le colpe di quella casata quasi ad invocare sopra di essa una punizione imperiale; ma, piuttosto, si deve credere che qui l'Alighieri abbia voluto mostrare com'era forte il ramo ghibellino di Santa Fiora e farne notare l'antica e provata fedeltà: vieni e vedrai com'è potente Santafiora e come puoi star sicuro sulla sua fedeltà.

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Tambellini A. Il Veltro, lo Spirto gentil, il Redentore. Rimini, 1893, in 160.

Nella diversità delle circostanze, nella divergenza delle opinioni, quel che Dante aspettava dal Veltro, quel che il Petrarca cantava nello Spirto gentil, quel che il Machiavelli voleva nel suo Redentore sono, secondo il Tambellini, l'espressione d'un medesimo ideale. (309

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Tedeschi Paolo. Il principato civile dei papi secondo le dottrine di Dante Alighieri: studio di G. Agnelli. [Recens. in La provincia dell' Istria. An. XXVIII, no. 1]. Loda il bel lavoro dell'Agnelli, publicato nei quaderni IV e VI del Giornale dantesco. › (310

Tononi A. G. San Benedetto. [In La Rassegna nazionale. An. XV, vol. LXXIJ. Vi si parla di san Benedetto, a proposito della vita del santo scritta dal padre Tosti. (311 Torquati Girolamo. Commento al primo verso del canto VII dell' « Inferno » della divina Commedia di Dante Alighieri. Roma, tip. A. Befani, 1894, in 8o, di pagg. 30.

Traduce il pape, Satan, aleppe, orsù, Satana, accorri: osservando che in quel d'Orvieto alleppare vale affrettarsi; o sia dal toscano leppare [che peraltro vale propriamente scappare], o dal latino àlipes.

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Varnhagen Hermann. Ueber die « Fiori e vita di filosafi ed altri savi ed imperadori »; nebst dem italienischen Texte. Erlangen, Junge, 1893, in 4°, di pagg. XXXII-47, con facs. Nel capitolo V1 sono studiate le relazioni di Dante col Fiore [Die Beziehungen Dantes zu den « Fiori »]. Che il divino poeta dovette conoscere il Fiore [Purgatorio, X, 73] era stato già notato da Gaston Paris; ma perchè nella Commedia ricorrono le parole precise di un manoscritto del Fiore: A te che fia del verso 90, dee conseguirne che Dante ne ebbe presente il testo o un testo italiano derivato da quello: forse il Novellino; o, perchè il Novellino non ha l'emistichio citato, ma reca la preghiera della vedova somigliantissima a quella del poema, l'autore conchiude che Dante per l'episodio di Trajano e della vedovella può aver conosciuto il Fiore e il Novellino o qualche testo presentemente ignorato, quasi ponte d'unione delle due raccolte. Recensione favorevole di Antonio Ive nella Rassegna bibl. d. lett. ital. II, 1.

Villari Pasquale.

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I primi due secoli della storia di Firenze: ricerche. Vol. I. [Recens. in Nuova Antologia. Anno XXVIII, terza serie, vol. XLVIII, fasc. XXII]. Dallo studio delle questioni generali sulle origini dei comuni italiani si entra in quello particolare del comune fiorentino e prima che del comune nello studio delle origini della città. Da un finissimo esame che il Villari fa della leggenda, pare all'autore ch'essa sia piuttosto letteraria che popolare: un fondo di confuse tradizioni classiche, a cui si sovrappongono nuove costruzioni medievali, ma dal cui assieme l'origine romana e fiesolana della grande città resta accertata indubbiamente. Il comune ha un lungo periodo di incubazione studiato assai bene dal Villari. Non è l'ultima gloria di Matilde, che sotto l'ombra protettrice di lei si svolgano i germi del comune fiorentino, quelle società delle arti e delle torri dalle quali alla morte della gran Contessa si può dire che era già formato il comune. La sua storia segueute è il suo allargarsi fuori delle mura della città, sottomettendosi il contado, dove si annida gente di altro sangue nelle castella feudali. Nè basta ancora: e le guerre continuano, il che all'interno dà tal prevalenza ai grandi, usi alle armi, e fa sentire così necessaria l'unità del comando, che

il primitivo governo consolare si muta nel podestà, prima indigeno e attorniato da consiglieri, poi solo e forestiero [1207]. Ma se con una costituzione siffatta il comune prospera più celeremente, la sua stessa prosperità, ch'è tutta d'industria e commercio, accelera, in pari tempo, la lotta fra il popolo e i grandi, intorno alla quale si svolgeranno oggimai tutte le sue maggiori vicende con una furia e un intreccio tale di sconfitte e di vittorie, con una successione così rapida di instituzioni e di fazioni, con tale spreco di vite, di forze, di fortune, che pare anche oggi un mistero come in tali condizioni una civiltà così straordinaria, quale fu la fiorentina, potesse svolgersi. È il mistero che il Villari cerca di spiegare in parte, riordinando i fatti, mostrandone i legami, e come i partiti si formino, come si disgreghino, come siano dominati dagli eventi generali della storia italiana, a che miri il popolo, ordinato nelle arti, e con quali fini immediati le istituzioni continuamente si trasmutino. Si giunge finalmente alla costituzione di una specie di oligarchia borghese, sotto cui la prosperità e la gloria civile del comune sembrano toccare il colmo e in cui parrebbe che dovesse posare. Quel che ne fosse invece farà vedere il Villari nel volume seguente. Cfr. ni. 237 e 301. (314

G. L. Passerini.

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NOTIZIE.

Il professore Mario Pelaez ha incominciato a stampare e publicherà quanto prima, nella Collezione del Romagnoli di opere inedite o rare, due codici di rime antiche, uno vaticano [n. 3214] e l'altro casanatense [d. v. 5]. I due codici, noti agli studiosi per la bontà della lezione, contengono parecchie rime di Dante e gioveranno certamente all'edizione definitiva delle poesie dell' Alighieri.

A Roma, nello scorso inverno, fu applauditissimo un corso di lezioni dantesche tenuto dal prof. Giovanni Franciosi nell'aula massima del liceo Terenzio Mamiani. La sera del 18 di aprile il prof. G. C. Molineri inaugurò a Torino, nell' Istituto Bertola, una serie di conferenze dantesche parlando dell' amore e dell' arte nella divina Commedia.

Nel fascicolo VII del Bullettino della Società dantesca italiana il dottor Salomone Mor. purgo publica, traendoli dal pregevole codice Marciano 223 della classe XIV, tre sonetti di Giovanni Quirini che parlano di Dante e dell'opera sua. Dal primo di questi componimenti, che par diretto al grande Scaligero, si ha la conferma di ciò che il Boccaccio scrive intorno al costume di Dante di mandar sei o otto o più o meno canti per volta a messer Cane della Scala, prima che alcuno altro li vedesse; e poi che da lui eran veduti, di farne copia a chi la voleva. « Lo qual intese dice il Quirini dell'Alighieri — e so che intende ancore Che di voi prima per lo mondo spanta Agli altri fosse questa ovra cotanta: dalle quali parole si rileva inoltre che quando il Quirini chiedeva allo Scaligero i bei fioretti del Paradiso, il poeta era sempre in vita. Il secondo sonetto ci attesta con quanto geloso amore il Quirini custodisse la copia la prima forse in Venezia del mero Libro di Dante, e il terzo ci offre un nuovo necrologio poetico dell' Alighieri da porre accanto ai pochi veramente contempora

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nei che già conosciamo.

L'avv. Carlo Del Balzo ha publicato recentemente il volume terzo della sua raccolta di Poesie di mille autori intorno a Dante Alighieri.

Nel no. 25, anno XXVIII, della Revue critique d'histoire et de litterature, diretta da A. Chuquet, è un cenno assai lusinghiero intorno al Giornale dantesco e alla Collezione di opuscoli danteschi inediti o rari edita dall'editore Lapi di Città di Castello.

Libri pervenuti in dono al "Giornale dantesco.

Bassi Giuseppe. Commenti danteschi: nuove interpretazioni di alcuni passi della divina Commedia. Lucca, presso l'autore, [Modena, tip. Moneti Alfonso], 1894, in 8°. [Dall'autore].

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Bencivenni 1ldebrando. « Dentro dalla muda»: studio dantesco. Catania, N. Giannotta, editore, [tip. di L. Rizzo], 1894, in 16°. [Dall' editore].

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Osservazioni sopra la fisica del poema di Dante, per cura di G.

L. Passerini. Città di Castello, S. Lapi tip.-editore, in 16°. ]Dall' editore].

Dal Bò Eugenia. Matelda: studio dantesco. Catania, N. Giannotta, editore, [AscoliPiceno, tipi di C. Bonomi], 1894, in 8°. [Dall' autrice].

De Antonellis Ciriaco. De' principi di diritto penale che si contengono nella divina Commedia, con prefazione e a cura di V. Scaetta. Città di Castello, S. Lapi tip. editore, 1894, in 16°, di pagg. 106. [Dall'editore].

De Grazia Demetrio. - Studio critico-comparativo sulle similitudini dei quattro poemi di Dante, Omero e Virgilio. Foggia, Bucci e Fariello editori, [tip. Pistocchi-Pollice], 1892, voll. due, in 8°. [Dagli editori].

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A proposito di due chiose dantesche. Modena, tip. A. Namias e

c., [1894], in 16°. [Dall'autore].

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Di una similitudine dantesca. Rovereto, tip. Grigoletti, 1893, in 8°.

Gatta Renzo. Il « Paradiso » dantesco: sue relazioni col pensiero cristiano e colla vita contemporanea. Roma, G. B. Paravia e c., [tip. G. Bertèro], 1894, in 16°. [Dagli editori].

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I dantisti veri e falsi: capitolo. [Senza note], in 8° di carte 3.

Giordano Antonino.

Idee e criteri sull' insegnamento della letteratura italiana. 2a edizione. Napoli, F. Lezzi, [tip. del Fantasio], 1894, in 16°. [Dall' autore].

Guerra Almerico.

Notizie storiche del Volto santo di Lucca. Lucca, tip. s. Paolino, 1881, in 8°. [Dalla tip. di s. Paolino].

Leynardi Luigi. — La psicologia dell' arte nella divina Commedia. Torino, E. Loescher, [tip. V. Bona], 1894, in 16°. [Dall' autore].

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parea fioco: chiosa dantesca. Acireale, tip. Donzuso, [1893], in 16o.

Mossotti Ottaviano Fabrizio.

Illustrazioni astronomiche a tre luoghi della divina Commedia tutte insieme raccolte per la prima volta da G. L. Passerini. Città di Castello, S. Lapi tip. editore, 1894, in 16°. [Dall' editore].

Nottola Umberto. - Un verso di Dante interpretato con nuovi raffronti. Roma, tip. Cooperativa romana, 1894, in 8°. [Dall'autore].

Poesie [Sedici] erotiche italiane, estratte da codici dei secoli XIV e XV [da E. Filippini]. Fabriano, stab. tip. Gentile, 1893, in 8°. [Da E. Filippini).

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Cacciaguida. Padova, stab. Prosperini, 1894, in 8°. [Dall' autore].

Sichirollo G.

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Sul verso di Dante « Non donna di provincie, ma bordello ». Venezia, tip. patr. ex Cordella, 1891, in 16° picc. [Da V. Scaetta].

Tenneroni Annibale. Catalogo ragionato dei manoscritti appartenenti al fu conte Giacomo Manzoni ministro della repubblica romana. Città di Castello, tip. dello stab. S. Lapi, 1894, in 8° fig. [Dall'autore].

Torquati Girolamo. Commento al primo verso del canto VII sull'Inferno» della divina Commedia di Dante Alighieri. Roma, tip. A. Befani, 1893, in 8°. [Da G. Franciosi].

Torri Alessandro. - Otto lettere a Filippo Scolari ipubl. da Averardo Pippi]. Firenze, tip. di S. Landi, 1889, in 16°. [Da Guido Biagi].

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Appunti danteschi. Modena, tip. lit. A. Namias e c., 1894, in 16o. [Dal

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