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Libreria antiquaria LEO S. OLSCHKI - Venezia, Piazza S. Marco, 71.

Grande assortimento di edizioni nonchè di scritti Danteschi di tutte le epoche. Se ne fa sempre ricerca pagando a chi vuol disfarsi dei duplicati ecc. il maximum del valore.

Dante. Le Prime Quattro edizioni della Divina Commedia letteralmente ristampate per cura di G. G. Warren Lord Vernon. Londra, presso Tommaso e Guglielmo Boone, 1858. grosso vol. in fol. mezzo leg. chagr. intonso.

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100.

La Div. Comm. col commento di Cristoforo Landini. (In fine.) Impresso in Vinegia per Octauiano Scoto da Monza. Adi XXIII. di Marzo. M.ccccLxxxiiiii. (1484) in fol. Con lettere iniz. incise in legno. Legatura orig. in asse di legno cop. di pelle ornament. [Hain 5947] 225.

Vinegia per Petro Cremonese dito Veronese: Adi. xviii. di nouebrio. M.cccc. Lxxxxi emendato per me maestro piero da fighine dell' ordine de frati minori. | (1491.) in fol. Con molte belliss. fig. in legno. Perg. dorata. Bella legatura. [Hain 5950] 500.

Venetia, Matheo di chodecha da parma, 1493. fol. Con 3 incis. a piena pag, e molte altre fig. inserite nel testo; perg. [Hain 5948]. Esemplare alquanto macchiato di questa celebre ed infinitamente rara edizione. 300.

Commedia di Dante insieme con uno dialogo circa al sito forma et misure dello Inferno. (In fine:) Impresso in Firenze per opera & spesa di | Philippo di Giunta Fiorentino gli anni | della salutifera incarnatione . M.DVI. adi |. XX. dA- | gosto. (1506) in 8. Con sei figure incise in legno. perg.

Dante col sito, et | forma dell'in- | ferno. | (Sul verso della prima pag. :) L'onferno e'l pvrgato- rio e 'l paradiso di Dante Alaghieri. (In fine:) P. Alex. Pag. | Benacensis. . F. Bena. | V. V. | S. 1. n. d. in 8. con 3 fig. perg. 50.

Venezia, Aldo, 1515. in 8. pelle nera dorata con fregi; legatura dell'epoca. 150.Comedia di Danthe Alighieri poeta diuino: co l'espositione di Christophoro lādino:

nuouamete impressa: e con somma diligetia reuista emēdata: è di nouissime postille adornata. (In fine:) Stāpato in Venetia per Iacob del Burgofrãco, Pauese. Ad instatia di...... Lucantonio giūta, Fioretino. 1529. in fol. Titolo ornato di fregi, il grande ritratto di Dante e molte bellissime figure inc. in legno. perg. dor. ed ornam. (Legatura mod. venez.) 150.Dante, Comedia del divino poeta Danthe Alighieri con la dotta et leggiadra spositione di Christophoro Landino.... nuovamente corretta et emendata.... Aggiuntavi di nuovo una tavola nella quale si conteng. le storie, favole, sententie etc. Vinegia, Gioanni Giolitto da Trino, 1536. in 4. Col ritratto di Dante sul titulo, con una fig. grande e molte più piccole incise in legno; tutta pelle.

40.

LA COMEDIA DI DANTE | ALIGIERI CON LA NO- | VA ESPOSITIONE DI ALESSANDRO VELLVTELLO | (A la fin :) Impressa in Vinegia per Francesco Marcolini ad instantia di | Alessandro Vellutello del mese | di Gugno (sic) lanno MDXLIIII. | (1544) in 4. Con 110 figure in legno e 3 altre fig. delle dimensioni delle pag. leg. 80.

Il Dante. Con argomenti, & dichiaratione de molti luoghi, nouamente reuisto et stampato. In Lione, per Giovan di Tournes, 1547. in 12. Col bel ritratto di Dante sul titolo e la marca del tipografo. mar. rocch. br., schiena dor., taglio dor. 75.

Dante con l'espositione di Christoforo Landino et di Alessandro Vellutello. Con tavole, argomenti et allegorie, rived. et ridotto alla sua vera lettura per Franc. Sansovino. In Venetia, Sessa 1564. in fol. Con molte fig. leg. 60.

Dante con l'espositione di M. Bernardino Daniello da Lucca. Venetia, appresso Pietro da Fino, 1568. in 4. Con fig. in legno. leg. 60.

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L'immagine della « selva oscura» che apre la scena della Commedia di Dante e strettamente si lega al fine di essa, è di tanta importanza che merita si tenti liberarla dalle nebbie che l'avviluppano tuttora, così da riconoscere in essa uno degli elementi fondamentali e indispensabili all' architettura del divino poema.

Seguirò il medesimo metodo che già fu tenuto in un altro lavoro (1), e che venne pure adottato e riconosciuto buono dagli stessi avversarî del disegno proposto nella prima parte di que

(1) Cosmografia della divina Commedia: La visione di D. A. considerata nello spazio e nel tempo; Torino, 1881.

Giornale dantesco

9

st'opera (1): esaminare cioè tutto il poema in ordine a un determinato argomento, raccogliere intorno ad esso tutti i passi della Commedia e tutti i luoghi delle altre opere di Dante che direttamente o indirettamente vi si collegano, facendo larga parte nella discussione al parere diverso di alcuni fra i commentatori più noti per essere il loro nome legato alle edizioni più popolari della divina Commedia.

Non è adunque un lavoro di erudizione bibliografica quello che intendo di fare, ma una semplice esposizione di alcuni miei studî fatti unicamente sull'esame dei lavori esegetici conosciutissimi di alcuni commentatori il cui pensiero sulla selva del primo canto ricordiamo ordinatamente nelle seguenti lince.

.....

1. Benvenuto Rambaldi da Imola : « Questa selva è lo stato » mondano vizioso, il quale, per metafora si appella selva » Ed essendo la selva luogo pieno d'insidie e ricettacolo di fiere >> che in diverse foggie si avventano agli uomini, così questa vita » deserta ha con sè l'infuriare di vizi a rovina dell'anima e del » corpo ». E appresso: «Smarrita (la dritta via), non già perduta, >>> imperocchè sebbene Dante fosse, in quella età, vizioso, poteva però condursi alla diritta via della virtù ».

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2. Il padre Baldassare Lombardi: «Selva oscura, appella metaforicamente la folla delle passioni e dei vizi umani ».

3. Pietro Fraticelli: «Coll' immagine di questa oscura selva » il poeta rappresenta nel senso morale e teologico lo stato di » un'anima inviluppata ne' vizi, e priva del lume della grazia celeste; e nel senso storico e politico, la miseria e la confusione » nella quale era l'Italia afflitta dal parteggiare dei guelfi e dei ghi>> bellini >>.

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4. Brunone Bianchi, dopo fatte alcune considerazioni politiche e morali, dice che : « La selva oscura significa il disordine morale » e politico d'Italia in generale, e, più specialmente, di Firenze » ove si era perduta ogni virtù e ogni lume di civile sapienza

(1) Op. cit., parte I, Macchina infernale. Topocronografia della prima cantica.

Epilogando ora questi comenti in ordine alla diversa significazione, che per ciascuno distintamente si ascrive alla selva,

trovo :

1. Che moralmente è stimata universale dal Rambaldi, dal Lombardi e dal Fraticelli, è applicata all' Italia e più specialmente a Firenze dal Bianchi.

2. Che politicamente poi la selva è figura dell'Italia per Fraticelli; dell'Italia e di Firenze per il Bianchi.

il

Se dunque quel luogo ove il poeta si figurava ancora nel mezzo del cammino di nostra vita, è stato tolto da tutti a rappresentare unicamente cose cattive, quasi feccia, senza contraria mistura d'ogni laidezza umana, converrà pure che, col suo simbolo, concorra nella Commedia senza sconciarne la simmetria e vi prenda posto conforme alla disposizione ed allo spirito di essa. È facil cosa il dire che la selva è lo stato mondano vizioso, che esprime la folla delle passioni e dei vizi umani, che rappresenta il disordine morale e politico dell'Italia e di Firenze; le sono sentenze senz'ombra di prova, nè tampoco sostenute da qualche valida induzione. Quelle figure, come ce le porgono i comenti, non reggono ad un attento esame; esse intoppano, per un verso o per l'altro, in varî passi del poema, nè le minori opere dell' Alighieri autorizzano cosiffatte interpretazioni.

terrene

La selva, secondo il parer mio, non è lo stato vizioso e disordinato del mondo, come vuole qualcuno, o la vita viziosa di Dante, presi assolutamente, sibbene l'essere dell' umanità considerato nelle sue attinenze morali e sociali, nelle sue virtù come ne' vizî, nel suo operare bene o male, quale è in realtà piuttosto intesa alle cose che spesso impediscono di levare sereno lo sguardo alle celesti, e molti inducono, per lo smodato amore di quelle, a tanti atti disdicevoli, ingiusti o malvagi, che rendono il vivere civile sospettoso, malagevole, intrigato. E questo modo di essere è ciò che sant' Agostino, nella sua Città di Dio, chiama vivere secondo l'uomo, il quale vivere costituisce moralmente una città di cui parlerò in seguito e che piacque al nostro autore di conside rare nel poema col nome di Egitto per consomigliare forse la sua.

partita, da quel luogo basso, all' uscita d'Israele dalla città dei Faraoni che Davide ci ricorda nel principio del salmo posto per epigrafe in fronte alla presente scrittura. Or, ciò che m'induce a tener conto di quella conformità si è l'aver Dante rammemorate, in varie circostanze, quelle parole del salmista, nonchè la celeste concezione al poeta motivata da Beatrice alla presenza dell' apostolo san Giacomo (Par., XXV, 55)

che d'Egitto

vegna in Gerusalemme per vedere
'anzi che il militar gli sia prescritto.

Cotesta larga idea del soggetto sul quale, per me, si fonda l'allegoria della selva oscura, dovrebbe, senza ulteriore spiegazione, già per sè stessa parere più naturale ed accettabile, che non uno stato di assoluta viziosità, perchè più conforme all'essere vero del mondo. E il poeta non tarda a togliere, egli medesimo, ogni dubbio sull'argomento, quando ci avverte, che per trattar del bene che ivi trovò dirà dell' altre cose ch' ei vi ha scorte.

Con migliore opportunità tratterò più tardi della portata di quei due versi, a meglio precisare, più che nol sia stato finora, qual luogo veramente e quali circostanze, l'autore abbia inteso di includere colle analoghe espressioni, ch' ivi trovai e ch' io v' ho scorte.

I tempi di Dante non correvano certo molto lieti, specialmente per l'Italia, travagliata dalle continue lotte intestine; oppressa, qua e là, da tirannidi; domestiche e straniere; divisa per ire di parti e di famiglie, con plebi rozze e per ignoranza talor ritrose, talor bassi strumenti nelle mani dei loro ambiziosi signori; serpeggiata in tutta la scala sociale da delittuose cupidigie, da inimicizie segrete od aperte, da fraude pubblica o privata; da rapine e da tanti altri mali che ne immiserivano la mente ed il cuore. Dante aveva ben vedute queste cose e considerate ne' loro tristi effetti; fors' anche la sua immaginazione ne aveva aggrandite le proporzioni, e, nella cerchia delle proprie forze, fermato il proposito di adoperarsi a trovarvi un riparo. Ma qual poteva essere per lui il mezzo efficace a così nobile fine? Dotato di una altis

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