Slike stranica
PDF
ePub
[ocr errors]
[ocr errors]

della montagna, come vuole il Poletto, i poeti, se avessero dovuto voltare a destra, avrebbero dovuto percorrere ben 5/8 della circonferenza del cono del purgatorio vicino alla sua base: volgendo a sinistra la distanza sarebbe stata di 3/8 soli, ma, a mio avviso, ancor troppo sproporzionata al tempo impiegato. XIII, 13-15 (p. 296). Qui il Poletto prende una solennissima cantonata: "E si metta bene attenzione (e non sarà mai ridetto abbastanza) a due cose, che cioè l'arco del Monte era amplissimo (cfr. Purg., XV, 139-141) e che i Poeti d'ogni cerchio non percorrono che una settima parte, percorso cosí un giro intero a viaggio compiuto. Sta bene che l'arco del monte era amplissimo; ma non sta per nulla che i poeti girino una settima parte di ciascun cerchio e che perciò a viaggio compiuto si abbia compiuto anche il giro del monte. Dal poema risulta che la porta del purgatorio e relativa scala erano rivolte ad oriente, e questa saliva verso ponente: l'ultima scala invece era a ponente e saliva nella direzione di levante, se è vero, come é verissimo che i poeti appena sul ciglio del paradiso terrestre avevano il sole nascente in faccia. Se i poeti avessero girato intiero il monte, allora al levar del sole si sarebbero trovati ancora ad oriente della montagna, o del paradiso terrestre, e camminando verso il centro di questo avrebbero avuto il sole alle spalle. Del resto il Poletto stesso, nel seguito del suo commento, specialmente colla scorta del padre Antonelli, dimostra apertamente che del sacro monte i poeti girarono solo la parte settentrionale, da dove unicamente risplendeva il sole; prova questa che lo svarione è piú effetto di inavvertenza che d'altro. Ma il Poletto però che tanto, e giustamente, si mostra ammiratore del dotto calasanziano da riportarne l'intiero discorso sulla costruzione del sacro monte, perché nel commento propone la figura del Caetani che, graficamente considerata, è la meno felice di tutte?

Sarebbe poi stata ottima cosa se il Poletto avesse attinto più largamente alle migliori illustrazioni uscite in questi ultimi quattro anni ed avesse curato un po' meglio la eleganza e la proprietà del dettato.

L'edizione del commento fa senza dubbio onore alla casa editrice: ma lascia a desiderare in quanto ad accuratezza nella stampa, che è piena zeppa di errori tipografici, e, spesso, non lievi.

Lodi, ottobre 1894,

GIOVANNI AGNELLI.

NOTIZIE

-

Il signor Augusto Schwatal, direttore e proprietario dell'Istituto italiano-tedesco in Napoli (Santa Maria la Nova, 27 bis) ha con lodevole pensiero incaricato il professore Arturo Giordano di un corso di lezioni su Dante, che viene svolto con conferenze o letture domenicali, gratuitamente. I temi sin qui trattati sono i seguenti: 1o La riabilitazione in amore? nella divina Commedia: (lettura inaugurale); 2o Dante nella letteratura, nella politica e nella religione dell'età che fu sua; 3° la società rispetto a Dante nel tramite tra l'antica e la moderna civiltà; 4° il passato nella formazione degli ideali di Dante Alighieri; 5° l'altra vita nella tradizione, nel dogma e nell' arte; 6° le visioni precedenti la visione dantesca.

[ocr errors]

Domenica 18 corr. il prof. cav. Giovanni Franciosi inaugurò le serie delle conferenze illustrative del divino poema che egli tiene, in questo anno scolastico, nella sala della scuola superiore femminile Erminia Fuà-Fusinato, alla Palombella. Ecco il programma di tutto il corso: 1o L'idea germinale del poema di Dante; 2° il Prologo; 3° la riviera d'Acheronte; 4° il cerchio della bufera; 5o Dante appiè della tomba di Farinata; 6o la selva degli alberi strani; 7° Ulisse nella visione dantesca; 8° la ghiaccia di Cocito; 9° i commentatori dell'“ Inferno, nell'arte del bello visibile; 10° Casella e Manfredi; 11° Buonconte e la Pia senese; 12° Sordello e l'invettiva contro le discordie italiane; 13° Matelda; 14° la donna trionfale; 15o la Firenze di Cacciaguida; 16o la predizione dell'esilio ; 17o i tre mondi raffrontati tra loro; 18° i fantasmi dell'antichità classica nell'anima di Dante; 19° della sincerità di Dante nell'arte; 20o Dante nel secolo che muore. I signori Macmillan e co., di Londra, han pubblicato in due volumi splendidamente stampati da I. Davy, Readings on the "Inferno, of Dante by di Lord William Warren Vernon., Il nostro Giornale si occuperà, in uno dei prossimi quaderni, di questo importante lavoro del dotto e benemerito dantista inglese.

- È uscito il fasc. XI-XII del Bullettino della Società dantesca italiana, contenente, tra altro, un copioso indice delle materie trattate nella prima annata della nuova serie di quella importante rassegna.

[ocr errors]

In Perugia, nello scorso ottobre, si è costituita una Società umbra di storia patria che di già conta un numero grande di aderenti: ciò che, del resto, era da prevedere, in una provincia dov'è sí ricca ed abbondante mèsse di documenti storici, letterari ed artistici in gran parte ignoti o mal noti. La nuova società, valendosi del diritto riconosciuto dal governo alle prossime Marche, ha chiesto di costituirsi in r. Deputazione umbra per la storia patria, e di godere il relativo assegno governativo. Presidente del sodalizio è il cav. Luigi Fumi, nome noto e carissimo agli studiosi e autore di lavori lodati su l'arte e la storia umbra.

--

Tutte le opere di Dante Alighieri, nuovamente rivedute nel testo, ha publicate in questi giorni il Moore, pei tipi dell'Università di Oxford.

[ocr errors]

La signora Linda Villari ha tradotto in inglese la Storia di Firenze del suo illustre marito, il senatore Pasquale Villari. Questa traduzione sarà presto publicata a cura della casa editrice T. Fisher Unwin di Londra.

66

Libri pervenuti in dono al Giornale dantesco,,.

Agresti Alberto.

[ocr errors]

Ancora del vero velato da Dante nel canto VIII del " Purgatorio „: memoria letta all'accademia Pontaniana, ecc. Napoli, tip. della r. Università, 1894, in-8°. (Dall'autore).

Alighieri Dante.

-

La divina Commedia: nuova edizione annotata per uso delle scuole da Felice Martini. Roma, G. B. Paravia e C., (figli di I. Vigliardi-Para via), 1894, in-16o. (Dal prof. F. Martini).

Alvisi Edoardo.

--

[ocr errors]

Nota al canto XI del" Paradiso (versi 73-75). Città di Castello, S. Lapi tip. editore, 1894, in-16o. (Dall'editore).

Bacci Peleo. Brano inedito del commento medico-fisico di Filippo Civinini alla Commedia di Dante. Pistoja, coi tipi Costa-Reghini e Biagini, 1894, in-So. (Dall'autore).

Bartolini Agostino. Il viaggio di Dante a Oxford (a proposito di un articolo di Gladstone). Roma, tip. ed. romana, 1894, in-8°. (Dall' autore).

Claricini-Dornpacher (de') Niccoló.

-

- A che fatto alluse Dante nei versi 142-51 dell'“ Inferno „ Padova, tip. del Seminario, 1894, in-8°. (Dall' autore).

Cosmogonia (La) nella divina Commedia ("Parad.,„ XXIX). Milano, tip. san Giuseppe, 1894, in-16o. (Dalla tip. pont. di san Giuseppe).

[merged small][ocr errors]

Note a Dante, per cura di N. Castagna. Città di Castello, S. Lapi

tip. editore, 1894, in-16o. (Dall' editore).

Fiammazzo Antonio. Il codice dantesco della Biblioteca civica di Bergamo, illustrato. In

-

Udine, tip. di G. B. Doretti, 1894, in-8°. (Dall' autore).

Iorio Nicola. Il contado di Molise nel secolo XIII ed i primi anni di vita di Pietro d'Isernia. Aquila, tip. di Gius. Mèle, 1894. in-8°. (Dall' autore).

Savini Ferdinando. Saggio di una guida dichiarativa della divina Commedia. Ravenna, tip. Calderini, 1894, in-8o. (Dall'autore).

Scartazzini G. A.

Dantologia. Vita ed opere di Dante Alighieri. Seconda edizione, corretta, rifatta e ampliata dall'autore. Milano, Ulrico Hoepli, (Firenze, tip. di S. Landi), 1894, in-16o. (Dall'autore e dall'editore).

Tassis Pietro. Peccati e pene nell'Inferno „ dantesco. Terza edizione. Macerata, stab. tip. Mancini, 1894, in-8°. (Dall'autore).

Vernon W. Readings on the "Inferno, of Dante. Chiefly based on the Commentary of Benvenuto da Imola. With an Introduction by the Rev. Edward Moore. London, Macmillan and Co., (I. Davy and Sons), 1894, voll. due, in-8°, figg. (Dall' antore).

Villani Niccola. Le osservazioni alla divina Commedia di Dante Alighieri con prefazione e a cura di U. Cosmo. Città di Castello, S. Lapi tip. editore, 1894, in-16°. (Dall'editore).

Proprietà letteraria.

Città di Castello, Stab. tip. lit. S. Lapi, 30 di novembre 1894.

G. L. PASSERINI, direttore.

LEO S. OLSCHKI, editore-proprietario, responsabile.

[graphic][subsumed][merged small]

A che aggiunge il Giuliani: "Or appunto nella Canzone Amor dacché convien pur ch'i mi doglia, Dante si piacque di far via piú conoscere al Malaspina con quanta forza e come amore di nuovo lo governasse, e proprio per quell' alpigiana del Casentino, che il Boccaccio nomina, annoverandola fra gli amori del sommo Poeta „. Non ricordandosi, il compianto maestro, che il Boccaccio di questi amori parla per detto altrui, per tradizione e molto confusamente, assegnando la gozzuta agli ultimi anni delia vita di Dante. Dunque per lei Dante avrebbe lasciato le sue assiduas meditationes, tam caelestia quam terrestria, cioè a dire il poema al quale appunto e cielo e terra posero mano? Bene il Bartoli riferendo il commiato della canzone ha richiamata la giusta osservazione del Dionisi;

O montanina mia canzon, tu vai;

forse vedrai Fiorenza la mia terra,
che fuor di sé mi serra,

vota d'amore e nuda di pietate.

Se dentro v'entri, va' dicendo: omai

non vi può fare il mio signor piú guerra;
là onde io vegno, una catena il serra
tal, che se piega vostra crudeltate,
non ha di ritornar piú libertate.

A qual circostanza della sua vita Dante alludesse, e qual fosse la catena che gli avrebbe impedito di ritornare a Firenze, anche se richia

1 Continuaz., e fine; cfr. quad. VII pag. 283, e quad. VIII pag. 361.

Giornale dantesco

25

mato, egli che in tutte le sue opere sospirava il ritorno, non sappiamo; ma dovette esser grave e di natura tutt'altro che amorosa sensuale la cagione. Ottimamente dunque il Dionisi ebbe a dire che se qui si trattasse di impudico amore, troppo imprudente sarebbe stato Dante a mostrarsi impedito in faccia dei suoi cittadini: e privo affatto di senno e' si sarebbe scoperto in dirsi tanto preso di un' alpigiana gozzuta, che se anche egli fosse richiamato alla patria, non potesse rompersi le catene a tornarvi.

E per colmo d'impudenza e gli avrebbe poi dedicata e mandata la canzone a Firenze! Ond'è che la supposizione del Bartoli che a Dante uscito, non dalla casa dei Malaspina, ma da Firenze (mihi a limine suspiratae postea Curiae separato), può essere per immaginazione risvegliata in lui da alcun classico studiato, apparso il fantasma di Firenze, non è ipotesi da rigettare, tanto più che le parole della canzone vi si accomodano facilmente. Certo è, che la canzone, parli o no di Firenze, politica o no, ha carattere evidentemente allegorico e l'alpigiana casentinese va confinata per sempre tra i fatti leggendari della vita di Dante, che pur troppo non sono pochi ed ebbero principio poco dopo morto il poeta. Non si dimentichi che di donna gozzuta non è parola né in lettera né in canzone: e passiamo a Gentucca.

In Purgatorio, nel cerchio dei golosi, Forese tra gli altri spiriti indica a Dante Bonaggiunta degli Orbicciani da Lucca e con questi il poeta ha desiderio maggiore di intrattenersi :

Ei mormorava, e non so che Gentucca
sentiva io là ov' ei sentia la piaga
della giustizia che sí li pilu cca.

O anima (diss' io) che par si vaga

di parlar meco, fa' sí ch' io t'intenda,
e te a me col tuo parlare appaga.
Femmina è nata, e non porta ancor benda,
cominciò ei, che ti farà piacere

la mia città come ch'uom la riprenda.

Ed a quest'ultimo verso fu notato che oltre l' Inferno Dante non disse piú male d'alcun lucchese. I versi di Dante non lasciano alcun dubbio della sua andata a Lucca, ma quando questa avvenne? I seguaci della leggenda del Troya, il quale fa di Dante un amico strettissimo di Uguccione della Faggiuola, preconizzato veltro, dicono che ciò avvenne nel 1314, quando appunto costui era signore di Lucca e di Pisa, d'onde fu cacciato di lí a poco. Ma al nostro assunto nulla giova rintracciare le gesta di questo soldataccio di ventura, certo non privo d'ingegno guerresco, che fu amico e nemico di Bonifazio VIII e dei Bianchi e Neri, secondo il suo vantaggio, e che morí ai servigi di Can Grande della Scala. Chi egli fosse oggi è pienamente noto per studi recenti poggiati su documenti, e basta solo notare, per quelli che rimangono

« PrethodnaNastavi »