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ancora nella vecchia opinione dell'amicizia del poeta per lui e della dedica fattagli dell' Inferno, che Dante in nessuna delle sue opere nomina questo suo preteso benefattore né fa a lui nessuna allusione.'

Questo che è uno dei luoghi piú oscuri della Commedia, venne di piú oscurato dai commentatori, secondo osserva lo Scartazzini, e anche a Buonaggiunta non parve d' essersi chiaramente spiegato; anzi non volle spiegarsi di piú poiché soggiunse:

Tu te n'andrai con questo antivedere:

se nel mio mormorar prendesti errore,
dichiareranti ancor le cose vere;

e cangiando subito discorso entra in ragionamenti di poesia. I più dei commentatori ritennero la parola Gentucca per nome proprio di donna, altri, non meno antichi e autorevoli, vollero che significasse gentuccia, gentaglia: e intesero chi i Lucchesi, chi la parte Bianca, o la gente cristiana!! ed altre cose piú strane, tra cui la arbitraria identificazione di questa Gentucca con Alagia o Adalagia del Fiesco, nipote di papa Adriano, il ghiottone dell' anguille affogate nella vernaccia. Ma, si domanda a ragione il Poletto, che ha che fare con Lucca la moglie di Marcello Malaspina? Insomma anche per lui è questo un laberinto inestricabile. 2 L'Anonimo fiorentino ed il Tommasèo di questa Gentucca fanno tutta una cosa colla pargoletta; l' ultimo, anzi, vuole riferiti a lei i versi del sonetto di Dante, posto dal Giuliani tra i dubbî:

Chi guarderà giammai senza paura

negli occhi d' esta bella pargoletta?

Chi poi largheggia nell'attribuire all'amore per Gentucca rime di Dante, è il Serafini, ma su quali criteri egli si fondi non dice mai.

Questa confusione dei commentatori darebbe luogo a molti sospetti, se le parole di Dante non fossero abbastanza chiare. Bonaggiunta predice a Dante che in Lucca è già nata una donna che ancora è fanciulla, non maritata, la quale gli farà piacere quella città da lui ripresa come nido di barattieri. Gentucca è nome proprio non di una sola, ma di piú donne lucchesi di quel tempo, per cui non può credersi in nessuna maniera che quel nome avesse anche significazione di dispregio. Documenti lucchesi dicono che l'una fu Gentucca dei Fatinelli moglie di

1 DEL LUNGO, Dino Compagni, ecc. pag. 528 e seg. PIETRO VIGO, Uguccione della Faggiuola, potestà di Pisa e di Lucca, Livorno, Vigo, 1879. A pag. 119 e seg. dimostra che le parole di Forese nel c. XXIII del Purg. non si riferiscono a lui, ma ad Arrigo VII.

2 GIACOMO Poletto, Dizionario dantesco, ecc. Siena, 1886, vol. III, pag. 26. Non decide la quistione.

3 Prima, senza riportare documento, l'affermò il TROYA nel Veltro, poi CESARE MINUTOLI nell'opera, Dante e il suo secolo, Firenze, 1855; indi a parte: Gentucca e gli altri lucchesi nominati nella d. C., Lucca, Giusti, 1865.

Bernardo Morla Allucinghi, l'altra una Gentucca Morla di Ciucchino e moglie di Cosciorino di Lazzaro di Fondora: nomi da fare spiritare i cani, come ricordò a proposito l'Imbriani. Ma quale di esse è la Gentucca di Dante? Probabilmente la seconda, dice il Bartoli; nessuna di due crede l'Imbrani, il quale non trova in quelle i requisiti voluti dalla profezia di Bonaggiunta, e suppone, non senza probabilità, che qualche altra Gentucca potesse esservi conosciuta da Dante.

Sia come si voglia di ciò, di qual genere fu questo amore senile di Dante? Lo Scartazzini non dubita di affermare che di affetto e non d'amore si tratti, e fu senza dubbio un amore platonico, puro, santo, scevro da qualsiasi pensiero men che casto ed onesto, e, rispondendo allo Scheffer-Boichorst, accusatore di Dante come tristo marito. e adultero, osserva che in quelle parole del Purgatorio il poeta non dice né piú né meno che quella donna gli fece piacere la città di Lucca, non potendosi inferire alcuno argomento pro o contro la sensualità dell' Alighieri.' Di tutt'altro parere è il Bartoli, cui le parole della Commedia farebbero credere tutto il contrario, ma si contenta di dire che non ne sappiamo niente, e che certe quistioni si risolvono in vane logomachie.2 Piú innanzi andò Vittorio Imbriani, vasto ed acuto ingegno poco benevolo al poeta, con una sua ipotesi. E questa si è, che la Gentucca lucchese potrebbe essere stata la madre di quella Beatrice figliuola di Dante, la quale si vuole accompagnasse il padre in Ravenna e dopo la morte di lui finisse monaca. Le parole femmina è nata, segue l'Imbriani, son, veramente, più adatte a far credere che quella Gentucca fosse donna di volgo: Anzi, forse, solo una femminetta d'umil condizione e nazione, senz' attenenze, una fantesca o qualcosa di simile, potea venir tentata da un uomo di cinquant' anni, non bello, non avvenente, non ricco, ed arrendersi alle richieste amorose di lui Ma ciò che più grave sembra all' Imbriani è quel piacere che giudica parola volgare, e quel non che di misterioso, quell'ombra volontaria nella profezia, poco atta ad esprimere riconoscenza per ospitalità ricevuta, o altri sentimenti sublimi. Notato che il marito di una Gentucca nobile non avrebbe tollerato (e questa sarebbe invero ottima ragione) che si dicesse che sua moglie faceva piacere la sua città ai forestieri, conchiude, tornando alla sua ipotesi: "Dall'altra parte, se, per esse oscure parole di Buonaggiunta, si ha da intendere, che l'esule, in età provetta, avrà una figliuola, oh com'è ben detto, che per questo fatto della Gentucca, gli piacerà Lucca! come si comprende! Certo, durante la gravidanza della Gentucca o quando Dante ne sperava forse un maschio, si sarà pentito di aver dichiarato

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1 Purgatorio, pag. 471. Gli Studi danteschi del prof. S. B. in Giornale storico della lett, ital. Vol. I, An. I, fasc. 2°, pag. 267. Dante in Germania, P. II, pag. 295. 2 Storia della lett. ital., vol. V, pag. 261.

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barattieri tutti i nativi di Lucca E basti di questa citazione, che dimostra come anche un nobile intelletto per seguire un'idea prestabilita possa cadere in strane allucinazioni ch' egli prende per realtà.'

Invero le parole di Bonaggiunta nulla di tutto questo lasciano supporre, e fa meraviglia vedere il Bartoli trarle a cattiva sentenza dimenticandosi gli argomenti addotti per difender Dante dalla passione appostagli per la casentinese. E qui sarebbe qualche cosa di piú turpe e volgare. Dante nel cerchio dei golosi sta per giungere al cospetto di Beatrice, alla quale era tornato interamente coll' intelletto e col cuore, e sta per giungervi purificato d'ogni macchia. Ed egli, dimentico della contradizione che nol consente, si fa predire una nuova e vituperevole colpa, l'adulterio, delitto punito da Dio non solo, ma anche atrocemente dalle umane leggi d'allora. E con questo antivedere, che si sarebbe avverato dopo compiuto il viaggio celeste e goduta la visione di Dio, si presentava a Beatrice, la quale certissimamente gli avrebbe letto nel cuore e l'avrebbe reputato indegno di salir seco nel cielo, mentre si preparava a commettere un vero e proprio delitto di cui si sarebbe pentito più tardi! Tutto ciò è assurdo, né a Dante sarebbe di poi giovato il pentirsi, ché lo avrebbe aspettato al varco quello dei neri cherubini, che, a rigor di logica, strappò a san Francesco l'anima di Guido da Montefeltro. Assurdo è il dire, come alcuno ha detto, che anche di questo amore per Gentucca è Dante fieramente ripreso da Beatrice, poiché fu nella settimana santa del 1300 ch' egli si presentò lei e di peccati passati e commessi tosto ch' ella fu morta lo riprende, e non di futuri da quel tempo in poi, nel quale Dante rigenerato si fa maestro e guida al genere umano, per rimuoverlo dalla via del male e condurlo al bene, facendo manifesta tutta sua visione come gli fu imposto dai beati nel cielo.

Che cosa sperava il poeta della rettitudine, com' egli si era di già annunziato, dal suo poema oltre l'eterna salute?

Se mai continga che il poema sacro

al quale han posto mano e cielo e terra,
e che m'ha fatto per piú anni macro,

vinca la crudeltà che fuor mi serra

dal bell' ovile ov'io dormii agnello
nimico ai lupi che gli danno guerra,
con altra voce omai, con altro vello

ritornerò poeta, ed in sul fonte
del mio battesmo prenderò il cappello.

Però che nella fede che fa conte

l'anime a Dio, quivi entra' io, e poi
Pietro per lei sì mi girò la fronte.

1 VITTORIO IMBRIANI. La pretesa Beatrice figliuola di Dante Allaghieri, in Giorn. napol. di fil. e lett., scienze mor. e politiche. N. S., An. IV, vol. VII, fasc. 19°, pag. 75-76. Nel Purg., XXIX, 26, femina è detta Eva.

E che cos' altro aveva egli sperato scrivendo il Convivio? "Fu piacere de' cittadini della bellissima e famosissima figliuola di Roma, Fiorenza, di gettarmi fuori del suo dolcissimo seno, nel quale nato e nutrito fui fino al colmo della mia vita, e nel quale, con buona pace di quelli, desidero con tutto il cuore di riposare l'animo stanco, e terminare il tempo che n'è dato. Speranza dolcissima, che non lo abbandonò nemmeno nell' ultimo rifugio di Ravenna e presso alla morte, allorquando invitato a Bologna a ricever l'alloro, rispondeva all'amico Giovanni Del Virgilio:

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Nonne triumphales melius pexare capillos,

et patrio redeam si quando, abscondere canos
fronde sub inserta solitum flavescere Sarno?

Là, dove egli aveva lasciata ogni cosa diletta più caramente, la calunniata Gemma e la figliuola, egli voleva essere coronato poeta:

Quum mundi circumflua corpora cantu

astricolaeque meo, velut Infera regna, patebunt,
devincire caput hedera, lauroque juvabit.1

Ma se non poteva presentarsi ai suoi vicini quando uomo di quarant'anni pubblicava il suo amore per la montanina, come si presenterebbe egli ora confessatore reo di un adulterio e adulterio doppiamente? E, si nota, a tanta bassezza di sentimenti egli sarebbe caduto proprio nei cerchi dell' espiazione, che in questo luogo non solamente il peccato, ma anche il nome della donna che lo amò avrebbe fatto palese. Tutto ciò repugna assolutamente col carattere di Dante, il quale ne costringe a indovinare il nome della purissima Beatrice, ci lascia assolutamente nascosto quello della Donna Gentile e tace anche di un'altra per la quale, come ora vedremo, arse di fiera passione

de' sensi.

Anche per Gentucca bisogna dunque ritenere per vere le parole di Francesco da Buti il quale chiosò che Dante essendo a Lucca, puose amore ad una gentil donna chiamata madonna Gentucca, che era di Rossimpelo, per la virtù grande et onesta ch' era in lei, non per altro amore. E cosí ritennero il Lubin e il D'Ovidio, il quale ultimo ebbe a dire di non sapere intendere come i commentatori si ostinino ad attribuire a Dante un amore platonico o sensuale, ogni volta che lo trovano in relazione con qualche donna, come se altra relazione non fosse possibile tra uomo e donna. Gentucca fu una benefattrice del poeta e se egli non l'ha come altra celebrata è forse perché di famiglia non illustre o grande. E del resto quante donne non furono cortesi

1 Paradiso, XXV, 1. Convivio, I, 3.

Ecloga Iohanni De Virgilio, I, 45-50.

della loro pietà a grandi infelici ? E a quanti non fu cara la purissima Maria Teresa Serego Alighieri Gozzadini, modello alle spose e alle madri, ultima discendente del poeta? Rara nel mondo è la virtú, ma è pur cosa umana come il vizio.

Dante descrisse cosí veramente la

ruina che nel fianco

di qua da Trento l'Adige percosse,

che non è punto da dubitare che la vedesse coi propri occhi. Ma, ciò che più monta, anche in questi luoghi del Tirolo italiano, nella Val Lazarina, ed appunto a Lizzana, ove fu secondo il Troja il "17 e il "18, o dopo il "20 secondo il Wegele, ebbe Dante la sua innamorata. Questo narra una cronaca manoscritta di un frate carmelitano che ebbe ciò per tradizione dalla bocca d'uno dei più vecchi del paese. Tradizione a cui non si può credere, scrive il Bartoli, ed è veramente risibile e tale da non fermarvisi un momento sopra. 2

Siamo ora dinanzi ad una chiara e nuova confessione di Dante, racchiusa nel seguente sonetto, il quale, fondandosi sui primi versi, il Giuliani assegna alla Vita Nova. 3

Io sono stato con Amore insieme

dalla circolazion del sol mia nona,
e so com'egli affrena e come sprona,
e come sotto lui si ride e geme.
Chi ragione o virtù contro gli spreme
fa come quei, che 'n la tempesta suona,
credendo far colà, dove si tuona,

esser le guerre de' vapori sceme.
Però nel cerchio della sua palestra

liber arbitrio giammai non fu franco,
sí che consiglio invan vi si balestra.
Ben può con nuovi spron punger lo fianco;
e quel che sia 'l piacer ch'ora n'addestra,
seguitar si convien, se l'altro è stanco.

Un amore che annientava il libero arbitrio, e sottometteva la ragione al talento, non poteva esser quello per Beatrice, nobilissimo per virtú e che lo reggeva col fedele consiglio della ragione. Il Giuliani ravvicina a questo sonetto l'epistola di Dante all' amico pistoiese, che si vuole sia Cino da Pistoia, mentre il Witte volle vedervi accennata la canzone: Voi che intendendo il terzo ciel movete. Sembra che Cino domandasse all' Alighieri, se l'anima umana possa trapassare di passione

1 ANTONIO LUBIN: Commedia di D. A., ecc. ecc. Padova, Penada, 1881, pag. 91.

FRANCESCO

D' OVIDIO, presso FRANCESCO COLAGROSSO, Studi critici, Napoli, Dethen, 1884, pag. 46, nota. 2 Storia della lett. ital., Vol. V, pag. 298, nota.

3 GIULIANI: Vita N. e Convito, pag. 250. Il sonetto è in risposta a quello di Cino: Dante, quando per caso s'abbandona.

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