la quale fu continuatrice dei principî di san Francesco, e superiora dell'istituto delle Clarisse, diretto da san Francesco medesimo. Non essendo ella all'altezza di quel santo, scelto da Dio insieme con san Domenico come sostegno della Chiesa pericolante (Par., XI, 28-42), non può godere pari beatitudine e gloria. Ma è ragionevole che venga subito dopo lui, e che goda la gloria di san Benedetto, al cui fine con viva volontà cooperò. Trasvola quindi l'Alighieri al cielo delle stelle fisse, e propriamente in Gemini, ove gli si mostrano Maria e parecchi santi dell'ordine piú elevato. Gesú Cristo apparisce, ma perché il poeta non fosse vinto dallo splendore si leva in alto, e s'allontana. Attorno a Maria, in forma di stella, s'aggira l'arcangelo Gabriele, come poi su nella candida rosa. Sonvi san Iacopo, san Pietro, san Giovanni apostolo; e tutti gli apostoli pare che vi sieno: Secondo l'argomentazione seguita, codesti beati devono occupare l'ultima plaga della città celeste; e di vero s'incontrano in essa parecchi ricordati dal poeta in questo cielo, cioè: Maria, Adamo, Pietro, Giovanni apostolo, notati per nome; né alcuno dei cieli precedenti vi si trova. Gli apostoli, come s'è detto, par che tutti sieno in Gemini; e tutti quindi dovranno aver posto nella nona ed ultima plaga. E come si potrebbe dubitare che s. Paolo goda il medesimo grado di gloria che s. Pietro? s. Paolo, lo Vas d'elezione (Inf., II, 28), detto dal poeta fratello e cooperatore di s. Pietro nel metter Roma nel buon filo (Par., XXIV, 62-63); insieme entrambi ricordati (Par., XVIII, 131-132) come coloro che morirono per la vigna di Cristo; classificati dall'Alighieri (Par., XXI, 127-129) pari nel merito? Ed altri personaggi ancora han sede nel cerchio supremo del fiore. Samuello, è detto dal poeta, si trova in esso: De' serafin colui che più s'india, Moisé, Samuello, e quel Giovanni, qual prender vuogli, io dico, non Maria, ecc. (Par., IV, 28-30). I serafini sono al di sopra della rosa, i più prossimi a Dio fra le gerarchie; giú poi, nel cerchio superiore di quella: Moisé, Samuello, Giovanni Battista, Giovanni apostolo, Maria. E se veramente troviamo in quel cerchio il primo e gli ultimi tre, quale ragione potrebbe escludere Samuello, ricordato con essi come uno dei beati più prossimi a Dio? Che se nel primo cerchio è Mosè, ivi dev'essere pure Elia, menzionato dall'Alighieri (Purg., XXXII, 73-80), secondo le sacre carte, nella trasfigurazione di Gesù Cristo, il quale si mostrò ai discepoli Pietro, Giovanni e Iacopo (che son pure, ivi, secondo si è detto) fra Mosé ed Elia. Or, se il poeta li presenta in quella pari gloria (come già Gesú Cristo o anche Dio) è giusto credere che in pari onore e gloria li tenga su nell'Empireo. La plaga eccelsa della rosa pare debba comprendere, oltre al cerchio supremo, anche il secondo, perché in questo si trova Eva, laddove nel primo è Adamo; essi, progenitori dell'umana famiglia, appartengono allo stesso ordine d'idee, il quale dev'essere rappresentato intero in una plaga. È retto che Adamo goda gloria maggiore (primo grado), e che Eva subito dopo, senza il disgregamento dell'idea, gli tenga dietro. A questo modo apparterrebbe all'ultima plaga anche s. Francesco, col suo scanno nel secondo cerchio; e ragionevolmente anche s. Domenico scelto con lui da Dio a sostenere la barca di s. Pietro (Par., XI, 118-120, ivi XII, 35-36 e 43-44). Cosí si avrebbero due soglie assegnate alla plaga superiore; due o tre o qualche cosa di piú a quella immediatamente sotto; sicché essendo più di mille le soglie della rosa, ne resterebbero circa mille' da assegnare alle plaghe inferiori: cioè più di metà, a quella dei bambini; e il resto, alle altre sei plaghe. Di guisa che sarebbe rispettato il sano principio di doversi assegnare spazio minore ai più perfetti, perché in molto minor numero. Cosí sebbene Dante voglia lasciare un tantino di fatica al lettore, pure gli spiana la via e gliela rende gradita. Certo, dell' Empireo dantesco si potrà dire assai piú che io per ora non faccia, e ben si potrà rilevare per intero il concepimento del poeta in tutta la sua giustezza. La candida rosa riceve intanto vita e vigore dal sole che raggia su di essa, pertanto, a non presentare a mezzo l'imagine, è mestieri risalire a quello. Dal cielo delle stelle fisse l'Alighieri rapidissimamente si leva al primo mobile. Ivi egli vede un punto luminosissimo, ch'è figura dell'Unità trina di Dio. Intorno a quello si gira con istraordinaria celerità un cerchio di fuoco (Par., XXVIII, 16-27); questo è circuncinto da un altro (ivi, 28), questo da un terzo (ivi, 23), il terzo da un quarto (ivi) il quarto dal quinto (ivi, 30,) il quinto dal sesto (ivi) il sesto dal settimo (ivi, 31), il settimo dall'ottavo (ivi, 34), l'ottavo dal nono (ivi). Questi si muovono più tardi quanto piú si allontanano dal punto luminoso. Son essi formati dalle gerarchie angeliche, come segue. Nel primo ternario, piú prossimo a Dio, sono i serafini, i cherubini e i troni, la gerarchia piú elevata degli angeli: il maggior godimento dei celesti dipende dalla maggior vicinanza a Dio; la vicinanza, dal loro merito (Par., XXVIII, 98-115). Il secondo ternario è composto delle domina 1 Se pure il mille è un numero determinato per l'indeterminato, a significare gran quantità, la proporzione press' a poco regge sempre. zioni, delle virtudi e delle potestadi: seconda gerarchia (Par., XXVIII, 121-123). L'ultimo ternario è composto de' principati, degli arcangeli e degli angeli (Par., XXVIII, 124-126). I nove cerchi simboleggiano i nove cieli, con ordine inverso però, cioè il cerchio più piccolo (serafini) corrisponde al primo mobile, il maggior dei cieli; il secondo per grandezza (cherubini) al cielo delle stelle fisse e via di seguito; perocché ivi non si ha da guardare alla parvenza bensí alla virtú (Par., XXVIII, 73-78). Queste gerarchie son quindi rivedute da Dante salito all' Empireo. Esse festeggiano Iddio, dal cui alto trono vengono giú, accrescendo la beatitudine degli eletti, e quindi risalgono a Lui. Innumerevoli sono questi spiriti celelesti, ma essi non impediscono la vista al FIGLIUOL DI GRAZIA, ché alla divina luce nulla può essere ostante, quando l'occhio non è piú viziato. Iddio intanto dall'altissimo suo trono, scintillando da per tutto, rallegra la città celeste e i suoi felici abitanti, che tengono fisi gli sguardi in Lui, Di modo che, riassumendo, si ha la seguente figura della candida rosa, con le seguenti indicazioni: (a) Giallo: prima, Dante e Beatrice; poi, Dante e Bernardo. (b) 1a plaga: bambini. (c) 2a plaga: anime di coloro che contro volontà, per violenza altrui, mancarono ai voti religiosi: Piccarda, Costanza. (d) 3a plaga: anime di coloro che posero ogni cura per acquistar fama immortale: Giustiniano, Romeo. (e) 4a plaga: anime di coloro che inclinarono all'amore: Carlo Martello, Cunizza, Folco, Raab. (f) 5a plaga: anime de' sapienti operosi: Tomas d'Aquino, Alberto di Cologna, Graziano, Pietro Lombardo, Salomone, Dionigi l'Areopagita, Paolo Orosio, Severino Boezio, Isidoro (vescovo), Beda, Riccardo, Sigieri, Bonaventura, Illuminato ed Agostino (francescani), Ugo da San Vittore, Pietro Mangiadore, Pietro Ispano, Natan profeta, Giovanni Crisostomo, Anselmo, Donato, Rabano, Gioacchino il calavrese; e, per induzione, Bernardo di Quintavalle, Egidio, Silvestro. (g) 6a plaga: anime di coloro che militarono e morirono per la fede: Cacciaguida, Giosuè, Maccabeo, Carlo Magno, Orlando, Guglielmo, Rinoardo, il duca Gottifredi, Roberto Guiscardo, (h) 7 plaga: anime di coloro che amarono la giustizia e con giustizia governarono: David, Traiano, Ezechia, Costantino, Guglielmo il buono, Rifeo Troiano; e, per induzione, il seggio preparato per Arrigo VII. (i) 8a plaga: anime dei contemplanti : Pietro Damiano, san Benedetto, Maccario, Romoaldo e tutto il collegio di san Benedetto; e, per induzione, Agostino, san Bernardo di Chiaravalle e santa Chiara. (2) 9a plaga: spiriti necessarî alla umana esistenza e salvezza: Maria, Adamo, Mosè, Samuello, Anna, Giovanni Battista, Lucia, Giovanni Apostolo, Pietro. Iacopo, san Paolo, tutti gli apostoli ; e, per induzione, Eva, Elia, san Francesco, san Domenico. (m) linea divisoria formata dalle ebree: Maria, Eva, Rachele, Sara, Rebecca, Giuditta, Rut ed altre.. (n) linea divisoria, di contro alla predetta, formata d'altri beati, tra cui Giovanni Battista, Francesco, Benedetto, Agostino. (0) angeli volanti da Dio ai beati, dai beati a Dio. (p, q, r): gerarchie: (p) 1o ternario: serafini, cherubini, troni; (g) 2o ternario: dominazioni, virtudi, potestadi; (r) 3o ternario: principati, arcangeli, angeli. (s) Dio: la santa Triade. VINCENZINA INGUAGIATO. |