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il loro maggiore o minor merito sarà determinato dalle soglie più o meno alte di quella. Ed anche nella medesima soglia vi son posti di maggior beatitudine, e quindi di maggior gloria, la quale vien determinata dalla prossimità a Maria:

Quei duo che seggon lassú piú felici,
per esser propinquissimi ad Augusta,
son d'esta rosa quasi due radici.

(Par., XXXII, 118-120).

E se Maria, la creatura perfettissima, ha compagni nella sua soglia altri spiriti, che si consacrarono al medesimo fine che lei, ma che le sono inferiori, la verità di quest'ultimo concetto è per sé manifesta.

Salito quindi l'Alighieri in Marte, vede coloro che militarono e morirono per la fede. Cacciaguida gli si mostra e gli parla; sonvi inoltre Giosuè, Maccabeo, Carlo Magno, Orlando, Guglielmo, Rinoardo, il duca Gottifredi, Roberto Guiscardo e piú altri. Costoro, d'ordine piú elevato, hanno i loro seggi nella sesta plaga.

Ascende poi l'Alighieri in Giove, dove sono quelli che amarono la giustizia, e con giustizia governarono; tra cui David, Traiano, Ezechia, Costantino, Guglielmo il Buono, Rifeo Troiano. Questi stanno nella settima plaga. È pur verosimile ch'ivi sia il gran seggio, in cui

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il quale, come tipo dei buoni monarchi è, secondo Dante, giusto e pio (V. De Monarchia, I, XIII Convito II, XI, Epistola ai principi e popoli d'Italia Epistola ad Arrigo).

Ed è verosimile ch'egli stia nella soglia superiore di questa plaga, perché e' pose l'animo a drizzare Italia.

In Saturno sono coloro che vissero nella contemplazione. Si mostrano a Dante: Pietro Damiano, san Benedetto, Maccario, Romualdo e gli altri benedettini

che dentro a' chiostri
fermar li piedi, e tennero il cor saldo.
(Par., XXII, 50-51).

San Benedetto è ivi con tutto il suo collegio (Par., XII, 97-98).

Essi stanno nell'ottava plaga, alla quale appartiene con certezza la terza soglia della rosa, dal sommo; perché in essa Dante vede poi con imagine scoverta san Benedetto (Par., XXXII, 35).

Intanto è da considerare che nella soglia inferiore, ai piedi di san Benedetto, è Agostino. Or, di quale Agostino intende l'Alighieri? Del dottore non già, perché egli, nella sua qualità specifica di sapiente ond'è ricordato nel poema, deve stare nella plaga rispondente a quella del sole, cioè tre

gradi sotto quella di san Benedetto. Nella salita graduale dei pianeti un grado dal sole a Marte; un altro, da Marte a Giove; un terzo, da Giove a Saturno; quindi, nella salita graduale della rosa, e' non può trovarsi ai piedi di san Benedetto. È vero ch'e' nel sole non è nominato come presente; ma è pur verosimile che faccia parte della terza ghirlanda splendentissima, i cui componenti si lasciano immaginare al lettore.

Ancora: nel settimo cielo, in Saturno, si ha piú l'idea della passione della mente, anziché dell'azione di essa; la quale si rinviene invece nel sole. Per che parrebbe da credere che quell' Agostino collocato nel quarto grado della rosa sia sant'Agostino, vescovo, dell'ordine di san Benedetto, contemplante e continuatore pur lui, come questo santo e come san Francesco, che gli sta sopra, dell'opera del Battista: parare Domino plebem perfectam; e che, anche stando alla lettera, in un giorno battezzò 10 000 uomini.

Cosí essendo, apparterrebbe pure all'ottava plaga la terza soglia e forse qualche altra in giú. Sembra poi verosimile ch'ivi sia il seggio di san Bernardo (di Chiaravalle) disceso a scortar Dante, per invito di Beatrice, la quale avrebbe cosí sede nella stessa soglia di lui. Il che sarebbe conforme ai principî del poeta: Maria per mandare Beatrice in soccorso di Dante, smarrito nella selva, si rivolge a un'anima eletta della sua soglia, Lucia, la quale scende al terzo grado, ov'è Beatrice, e la invita a muovere in aiuto di Dante. Qui Beatrice si rivolge a san Bernardo, che si troverebbe nel suo cerchio, perché la surroghi nel sopradetto ufficio. Oltre a ciò gli spiriti di questa plaga, vissero nella contemplazione, come appunto san Bernardo

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e nell'Empireo è suo godimento speciale la contemplazione (Par., XXXII, 1). E dunque probabile che stia nella medesima plaga che Rachele, la quale ... mai non si smaga

dal suo miraglio, e siede tutto il giorno,

(Purg., XXVII, 104-105).

appagandosi solo nel vedere. Essa simboleggia la contemplazione nella società vecchia; san Bernardo nella nuova. Non è senza profondità di pensiero la divisione della città celeste in due metà, onde è separata la gente antica dalla novella.

S. Bernardo, anche lui dottore, qui è presentato però nella qualità di contemplante, e, si per questo e sí per il suo grande amore a Maria, è meritevole di più alta gloria che i sapienti del sole. Di fatto egli è uno della triade scelta a guidar Dante nel suo viaggio fatale. È pur probabile che san Bernardo sieda immediatamente a sinistra di san Benedetto, donde avrebbe liberissima la vista di Maria, nel mirar la cui bellezza gode e s'acqueta. In questa plaga, e forse nella soglia di san Benedetto, deve trovarsi anche santa Chiara:

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la quale fu continuatrice dei principî di san Francesco, e superiora dell'istituto delle Clarisse, diretto da san Francesco medesimo. Non essendo ella all'altezza di quel santo, scelto da Dio insieme con san Domenico come sostegno della Chiesa pericolante (Par., XI, 28-42), non può godere pari beatitudine e gloria. Ma è ragionevole che venga subito dopo lui, e che goda la gloria di san Benedetto, al cui fine con viva volontà cooperò.

Trasvola quindi l'Alighieri al cielo delle stelle fisse, e propriamente in Gemini, ove gli si mostrano Maria e parecchi santi dell'ordine piú elevato. Gesù Cristo apparisce, ma perché il poeta non fosse vinto dallo splendore si leva in alto, e s'allontana. Attorno a Maria, in forma di stella, s'aggira l'arcangelo Gabriele, come poi su nella candida rosa. Sonvi san Iacopo, san Pietro, san Giovanni apostolo; e tutti gli apostoli pare che vi sieno:

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Secondo l'argomentazione seguita, codesti beati devono occupare l'ultima plaga della città celeste; e di vero s'incontrano in essa parecchi ricordati dal poeta in questo cielo, cioè: Maria, Adamo, Pietro, Giovanni apostolo, notati per nome; né alcuno dei cieli precedenti vi si trova. Gli apostoli, come s'è detto, par che tutti sieno in Gemini; e tutti quindi dovranno aver posto nella nona ed ultima plaga. E come si potrebbe dubitare che s. Paolo goda il medesimo grado di gloria che s. Pietro? s. Paolo, lo Vas d'elezione (Inf., II, 28), detto dal poeta fratello e cooperatore di s. Pietro nel metter Roma nel buon filo (Par., XXIV, 62-63); insieme entrambi ricordati (Par., XVIII, 131-132) come coloro che morirono per la vigna di Cristo; classificati dall'Alighieri (Par., XXI, 127-129) pari nel merito? Ed altri personaggi ancora han sede nel cerchio súpremo del fiore. Samuello, è detto dal poeta, si trova in esso:

De' serafin colui che piú s'india,

Moisé, Samuello, e quel Giovanni,

qual prender vuogli, io dico, non Maria, ecc.

(Par., IV, 28-30).

I serafini sono al di sopra della rosa, i piú prossimi a Dio fra le gerarchie; giú poi, nel cerchio superiore di quella: Moisé, Samuello, Giovanni Battista, Giovanni apostolo, Maria. E se veramente troviamo in quel cerchio

il primo e gli ultimi tre, quale ragione potrebbe escludere Samuello, ricordato con essi come uno dei beati più prossimi a Dio?

Che se nel primo cerchio è Mosè, ivi dev'essere pure Elia, menzionato dall'Alighieri (Purg., XXXII, 73-80), secondo le sacre carte, nella trasfigurazione di Gesù Cristo, il quale si mostrò ai discepoli Pietro, Giovanni e Iacopo (che son pure, ivi, secondo si è detto) fra Mosé ed Elia. Or, se il poeta li presenta in quella pari gloria (come già Gesú Cristo o anche Dio) è giusto credere che in pari onore e gloria li tenga su nell'Empireo. La plaga eccelsa della rosa pare debba comprendere, oltre al cerchio supremo, anche il secondo, perché in questo si trova Eva, laddove nel primo è Adamo; essi, progenitori dell'umana famiglia, appartengono allo stesso ordine d'idee, il quale dev'essere rappresentato intero in una plaga. È retto che Adamo goda gloria maggiore (primo grado), e che Eva subito dopo, senza il disgregamento dell'idea, gli tenga dietro. A questo modo apparterrebbe all'ultima plaga anche s. Francesco, col suo scanno nel secondo cerchio; e ragionevolmente anche s. Domenico scelto con lui da Dio a sostenere la barca di s. Pietro (Par., XI, 118-120, ivi XII, 35-36 e 43-44).

Cosí si avrebbero due soglie assegnate alla plaga superiore; due o tre o qualche cosa di piú a quella immediatamente sotto; sicché essendo piú di mille le soglie della rosa, ne resterebbero circa mille' da assegnare alle plaghe inferiori: cioè più di metà, a quella dei bambini; e il resto, alle altre sei plaghe. Di guisa che sarebbe rispettato il sano principio di doversi assegnare spazio minore ai più perfetti, perché in molto minor numero.

Cosí sebbene Dante voglia lasciare un tantino di fatica al lettore, pure gli spiana la via e gliela rende gradita. Certo, dell' Empireo dantesco si potrà dire assai piú che io per ora non faccia, e ben si potrà rilevare per intero il concepimento del poeta in tutta la sua giustezza. La candida rosa riceve intanto vita e vigore dal sole che raggia su di essa, pertanto, a non presentare a mezzo l'imagine, è mestieri risalire a quello.

Dal cielo delle stelle fisse l'Alighieri rapidissimamente si leva al primo mobile. Ivi egli vede un punto luminosissimo, ch'è figura dell'Unità trina di Dio. Intorno a quello si gira con istraordinaria celerità un cerchio di fuoco (Par., XXVIII, 16-27); questo è circuncinto da un altro (ivi, 28), questo da un terzo (ivi, 23), il terzo da un quarto (ivi) il quarto dal quinto (ivi, 30,) il quinto dal sesto (ivi) il sesto dal settimo (ivi, 31), il settimo dall'ottavo (ivi, 34), l'ottavo dal nono (ivi). Questi si muovono più tardi quanto piú si allontanano dal punto luminoso. Son essi formati dalle gerarchie angeliche, come segue. Nel primo ternario, piú prossimo a Dio, sono i serafini, i cherubini e i troni, la gerarchia più elevata degli angeli: il maggior godimento dei celesti dipende dalla maggior vicinanza a Dio; la vicinanza, dal loro merito (Par., XXVIII, 98-115). Il secondo ternario è composto delle domina

Se pure il mille è un numero determinato per l'indeterminato, a significare gran quantità, la proporzione press' a poco regge sempre.

zioni, delle virtudi e delle potestadi: seconda gerarchia (Par., XXVIII, 121-123). L'ultimo ternario è composto de' principati, degli arcangeli e degli angeli (Par., XXVIII, 124-126).

I nove cerchi simboleggiano i nove cieli, con ordine inverso però, cioè il cerchio più piccolo (serafini) corrisponde al primo mobile, il maggior dei cieli; il secondo per grandezza (cherubini) al cielo delle stelle fisse e via di seguito; perocché ivi non si ha da guardare alla parvenza bensí alla virtú (Par., XXVIII, 73-78).

Queste gerarchie son quindi rivedute da Dante salito all' Empireo. Esse festeggiano Iddio, dal cui alto trono vengono giú, accrescendo la beatitudine degli eletti, e quindi risalgono a Lui. Innumerevoli sono questi spiriti celelesti, ma essi non impediscono la vista al FIGLIUOL DI GRAZIA, ché alla divina luce nulla può essere ostante, quando l'occhio non è piú viziato. Iddio intanto dall'altissimo suo trono, scintillando da per tutto, rallegra la città celeste e i suoi felici abitanti, che tengono fisi gli sguardi in Lui,

trina luce, che in unica stella scintillando a lor vista sí gli appaga.

(Par., XXXI, 28-29).

Di modo che, riassumendo, si ha la seguente figura della candida rosa, con le seguenti indicazioni:

(a) Giallo: prima, Dante e Beatrice; poi, Dante e Bernardo.

(b) ra plaga: bambini.

(c) 2a plaga: anime di coloro che contro volontà, per violenza altrui, mancarono ai voti religiosi: Piccarda, Costanza.

(d) 3a plaga: anime di coloro che posero ogni cura per acquistar fama immortale: Giustiniano, Romeo.

(e) 4 plaga: anime di coloro che inclinarono all'amore : Carlo Martello, Cunizza, Folco, Raab. (f) 5 plaga: anime de' sapienti operosi: Tomas d'Aquino, Alberto di Cologna, Graziano, Pietro Lombardo, Salomone, Dionigi l'Areopagita, Paolo Orosio, Severino Boezio, Isidoro (vescovo), Beda, Riccardo, Sigieri, Bonaventura, Illuminato ed Agostino (francescani), Ugo da San Vittore, Pietro Mangiadore, Pietro Ispano, Natan profeta, Giovanni Crisostomo, Anselmo, Donato, Rabano, Gioacchino il calavrese; e, per induzione, Bernardo di Quintavalle, Egidio, Silvestro.

(g) 6a plaga: anime di coloro che militarono e morirono per la fede: Cacciaguida, Giosuè, Maccabeo, Carlo Magno, Orlando, Guglielmo, Rinoardo, il duca Gottifredi, Roberto Guiscardo,

(h) 7 plaga: anime di coloro che amarono la giustizia e con giustizia governarono: David, Traiano, Ezechia, Costantino, Guglielmo il buono, Rifeo Troiano; e, per induzione, il seggio preparato per Arrigo VII.

(i) 8a plaga: anime dei contemplanti : Pietro Damiano, san Benedetto, Maccario, Romoaldo e tutto il collegio di san Benedetto; e, per induzione, Agostino, san Bernardo di Chiaravalle e santa Chiara.

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