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Chi intese Pitagora, chi Platone, chi Aristotele, chi l'Areopagita, chi san Pietro. Pel Filomusi-Guelfi è da intendersi il sole. (383) Fontaine (La) Pietro. I beati pacifici della divina Commedia: monografia, Viterbo, tip. vescov. Donati e Garbini, 1894, in-16o, di pagg. 21.

Dante nel passo beati Pacifici che son senz'ira mala del canto XVII di Purg. versi 68 e 69, non ha inteso significare il beati pacificici quoniam filii Dei vocabuntur del Vangelo di san Matteo, ma il beati mites, ecc. (384) Gatta Renzo. Il Paradiso, dantesco: sue relazioni col pensiero cristiano e colla vita contemporanea. Roma, ditta G. B. Paravia e comp., (tip. Nazionale di G. Bertèro), [1894] in-16°, di pagg. 203.

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Sommario: I. Il paradiso nell'evoluzione del cristianesimo. II. Prima di Dante. III. I motivi che hanno ispirato la terza cantica dantesca. IV. Il contenuto del Paradiso. V. Beatrice nel Paradiso. VI. I cieli e loro influenze. VII. Influenze della vita contemporanea nel Paradiso: 1o, l'idea imperiale; 2o, i frati; 3°, Firenze e i papi nel Paradiso. VIII. La teologia nel Paradiso. (385) Goyau G., A. Pératé et P. Fabre. Le Vatican. Les papes et la civilisation; le gouvernement de l'Église. Paris, Firmin-Didot, 1895, in-4o, di pagg. x1-496, con cromolit., fototipie e

incisioni.

L'opera, divisa in tre parti, tratta della storia generale del papato, del governo centrale della Chiesa e della influenza che il ponteficato ha esercitato su le arti. Recens. favor. nel Polybiblion. Parte lett., 1o fasc. del 1895.

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Lettere di uomini illustri, per Demetrio Gramantieri. Pesaro, stab. tip. lit. di G. Federici, 1894, in-16o, di pagg. 47.

Son lettere dirette al professore D. Gramantieri e contengono giudizi intorno ad alcuni dei lavori da lui publicati. Sono fra queste un biglietto di Niccolò Tommasèo e tre letterine di G. B. Giuliani.

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Lucchetti P. Saggio di una interpretazione scientifica della Commedia di Dante Alighieri, Milano, tip. Gizzi, 1894, in-16o, di pagg. 31.

Ancora sul Pape Satan.

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Luchini Luigi. La politica di Dante e sue pellegrinazioni a Bologna, Padova, Milano, Cremona, Brescia, Mantova, Genova, Verona, Treviso, Udine e Ravenna: nuovi studi. Bozzolo, tipografia Giulio Arini, 1893, in-4o, di pagg. 196.

SOMMARIO: I. La repubblica federativa è l'ideale degli italiani del medio evo; Concetto relativo dei guelfi e dei ghibellini; Scadimento del partito ghibellino e tentativo di Dante per ristaurarlo, che torna di danno immenso a Cremona, Brescia, e a tutta Italia; Piano e scopo di questo libro. II. Missione dei papi sull' unificazione d'Italia; Opera precipua di papa Bonifacio VIII; Suo carattere; Dissidii e fazioni sorte in Firenze; Tentativo di Bonifacio per sedurli, riuscito frustaneo; Dante furente ghibellino; Incongruenza del suo carattere e relativi suoi errori politici. III. Prime peregrinazioni di Dante esule nella Toscana; Suoi tentativi per rientrare in Firenze tornati frustanei; Sue vicende; Suoi ospiti; Suoi viaggi a Bologna, Verona

e Padova; Finalmente disilluso e scorato, va all'Università di Parigi. IV. Discesa di Enrico VII in Italia; I fuorusciti fiorentini e di Romagna accorrono a lui; Dante abbandona Parigi e si unisce con loro; È dei più favorosi partigiani di Enrico che sogna liberatore d'Italia; Dante viene a Milano con Marcello Malaspina; Incoronazione di Arrigo VII; Dimora di Dante in Milano; Argomenti di prova. V. Rivoluzione dei Torriani che vengono sbandeggiati da Milano; Rivoluzione dei cremonesi che scacciano il vicario imperiale; Orribile vendetta fatta da Arrigo VII, sui cremonesi, per eccitamento di Dante; Sue lettere scritte dal Casentino; Enrico chiede soccorsi ai ghibellini per condurli contro Brescia; Dante nella Toscana ne raccoglie alcuni, e con essi discende a Reggio, a Parma, a Cremona; Prova di asserto e documenti. VI. Arrigo muove su Brescia all'assedio; Dante lo segue cogli esuli fiorentini e piglia dimora sul castello di Paratico in vedetta dell' Oglio; Sua amicizia e conversazione con Corrado da Palazzolo; Escursioni di Dante sulla riviera del lago di Garda durante l'assedio; Descrizione di esso; Alla vigilia della resa di Brescia, con Lapo Farinata degli Uberti suo concittadino, nominato vicario di Mantova, si reca a questa città; Visita la patria del suo maestro; Raccoglie notizie sui Pinamonti e su Sordello poeta; Tesi De Aqua et terra ivi sostenuta ; Disquisizione e relativa critica. VII. Enrico VII ritorna a Cremona e vi scioglie i carcerati; Elegge altri vicari e s'incammina a Genova con Dante; Sua dimora in questa città e pratiche diplomatiche; Si trasferisce a Pisa e di là a Roma; Cerimonia dell' incoronazione; Badalucchi e vendette dell'imperatore contro le città guelfe della Toscana e specialmente contro Firenze; Sua eroica difesa ; Ritorna a Pisa scornato e mentre fa i suoi preparativi contro il re di Napoli improvvisamente muore a Buonconvento. VIII. La Nemesi divina; Rivendicazione e trionfo del partito nazionale; Altre delusioni del poeta con Federico III di Sicilia; Dante alla corte dell' Uguccione in Lucca lenisce i suoi dolori coll' amore della Gentucca; Brevi trionfi dell' Uguccione e nuovi disastri; Dante e l' Uguccione riparansi alla corte dello Scaligero in Verona; Suo soggiorno in essa. IX. Pellegrinazioni del poeta a Gubbio, a Treviso, a Gargagnano e Villa Marco; Descrizioni; Voti del poeta pel ritorno del pontefice da Avignone a Roma; Elezione del pontefice di nazione francese Giovanni XXII; Elezione di due imperatori pretendenti alla corona d'Italia; Nuovi dissidii piú pertinaci in Italia. X. La crociata indetta da papa Giovanni XXII contro i ghibellini; La scomunica contro i capi e massimamente contro Matteo Visconti; Capi di accusa ; Dante tenta stornare dal capo dello Scaligero la tempesta; Sue pratiche presso Pagano Della Torre; Esito; Abbandona la corte di Verona e va a Ravenna presso il Polentano; Sua dimora colà; È spedito a Venezia come ambasciatore; Suo ritorno e morte; Descrizione della catastrofe politica; I funebri del poeta; Suo ritratto; Sepolcro; Suo cranio; Epilogo. Dante nacque guelfo, come guelfo crebbe e come guelfo difese la patria e da guelfo governò, salí ad onori, tenne onorevoli ambascerie; come guelfo riposò qual agnello innocente nel dolce suo ovile, per dirla colle sue parole stesse. L'iroso poeta dovette rendere giusto encomio alla sua patria, magnificando i costumi de' suoi maggiori schietti e semplici; quando tutti erano concordi nel partito papale o nazionale, è costretto a confessare che il partito suo fu guasto dall'oppressura di novelli potenti, dalla sollevazione dei deboli e dall'urto feroce di parte. Dante divenuto ghibellino, non per proposito ma per rappresaglia di partito, per dissennatezza d'ira: come ghibellino congiurò tutta la vita contro la sua patria; come ghibellino andò errabondo per l'Italia disseminando il mal seme delle discordie ed i furori partigiani; come ghibellino invocò i tedeschi a nostro danno, e fu l' uomo fatale a Milano, Lodi, Cremona e Brescia e a tutta l'Italia ritardando il risorgimento italico (!!!). Questa, a senno dell'autore, la vita politica di Dante : "ma per ciò, osserva il Barbi (in Bullett. d. Soc. dant. italiana, I, 7) a troppo mal fide testimonianze s'attiene, e troppe cose suppone nella lunga dissertazione, mentre la gravità delle deduzioni morali liberamente fatte a carico di Dante richiedeva prove di solido fondamento. n (389)

Ludovisi Idido. Giudizio di Francesco Petrarca sulla rinunzia di Celestino V. (In Bollettino della Società di storia patria A. L. Antinori negli Abruzzi. An. VI, fasc. 11-10).

Dal trattato De vita solitaria (lib. II, cap. XVIII) toglie il brano in cui Francesco Petrarca tocca della rinuncia di Pietro del Morrone. (390)

Masotti Francesco.

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Vicende del poema di Dante: conferenza letta in Modena nella sala del Circolo per gli studi sociali la sera del 4 maggio 1893. Bologna, ditta Nicola Zanichelli, 1893, in-8°, di pagg. (2), 32.

Riassume la varia fortuna di Dante dal trecento ai tempi nostri, e parla della presente condizione degli studi danteschi.

Mazzini Giuseppe.

Merkel C.

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Cfr. no. 369.

(391)

Documenti di storia medievale italiana: bibliografia degli anni 1885-"91. In Bullettino dell'Istituto storico Italiano, no. 12.)

L'istituto storico, fin dai principî della sua fondazione, si propose, fra gli altri, lo scopo di promuovere una rivista critica e bibliografica del lavoro storico compito in Italia ed all'estero: a soddisfare in parte tale promessa mira questo spoglio delle publicazioni di documenti riguardanti la storia medievale italiana, fatte tra i 1885 e il 1891. Lo spoglio comprende: 1. notizie delle cronache publicate e degli studi fatti su queste e sopra i loro autori ; 2. notizie di documenti storici (presa la parola nel senso piú ampio in modo che il lettore vi trova pure citati documenti riguardanti le leggi, la letteratura, e le arti); 3. indicazioni delle opere di bibliografia, paleografia e diplomatica, le quali possono giovare alla ricerca ed illustrazione dei documenti storici. Queste notizie sono state dall'autore distribuite in ordine topografico ed alfabetico e sotto le principali regioni italiane, disposte in ordine alfabetico, son collocate, pure in questo ordine, le località loro, sulle quali vennero fatti studi. (392)

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Modena A. Firenze: estratti da mss. della biblioteca di Padova. Padova, tip. dei fratelli Gallina, 1894, in-8°, di pagg. 34.

Contiene, tra altro, uno zibaldone del Borghini dove sono notati i nomi di concittadini fiorentini innanti et intorno al 1300, fra i quali è il nome della madre di Beatrice Portinari. (393)

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Monti Luigi. Nuova lezione ed interpretazione del verso dantesco "Pape Satan..., Vercelli, tip. lit. Coppo, 1894, in-16o, di pagg. 33.

Il parlare di Pluto è indirizzato a Dante per distoglierlo dalla sua impresa, è violento ed ingiurioso e contiene qualche parola che fa ricordare il peccato degli angeli. Se dunque il verso si potesse ridurre senza cambiamento di lettere a tale lezione, il nodo, secondo l'autore, sarebbe sciolto. Per es., Pap Satan, papὲ Satan a leppe παπαί σατᾶν παπαί, σατᾶν ἄ λίπε Oh! ribelle, oh! ribelle, ah, vattene). (394)

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Moore Ed.

Morsolin Bernardo.

Un latinista del cinquecento imitatore di Dante. (In Atti del r. Istituto veneto di scienze lettere ed arti. Serie VII, tom. 5, disp. 9).

Di Zaccaria Ferreri, abate di Montesubasio, che pel Somnium, poema latino foggiato, in buona parte, sulla terza cantica della divina Commedia, vuol essere annoverato tra' poeti che accrebbero nel secolo XVI la fortuna della maggiore opera di Dante. (395)

Moschetti Andrea.

Dell'ispirazione dantesca nelle rime di Francesco Petrarca: studio critico. Urbino, tip. della Cappella, 1894, in-8°, di pagg. 45.

La tela della Vita nuova e quella del Canzoniere petrarchesco si svolgono in due campi distinti; ma nell' uno e nell'altro campo in maniera somigliante. Il soggetto è identico: l'amore del poeta per una donna, la morte di questa donna, la sua sublimazione ad ente celeste. Il modo con cui è svolto questo soggetto, è in ambe le parti uguale: uguale, cioè, la disposizione

data alla materia, uguale la scelta dei principali aneddoti, uguale il loro coordinamento e uguale assai spesso la loro trattazione.

(396) Penne e pennelli nel secolo XIV: conferenza tenuta nell'Istituto di belle arti delle Marche il 6 maggio 1894. Urbino, tip. della Cappella, 1894, in-8°, di pagg. 46.

Parlando della evoluzione compiuta dalla idealità artistica nei due campi della poesia e della pittura nel secolo XIII, l'autore si sofferma a lungo intorno a Dante e accenna ai vincoli di affinità che la sua opera poetica ha colle creazioni del pennello giottesco. (397)

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Murari Rocco. "È lima cela lui l'esser profondo : I. La ricerca dell'anno natale di Dante e l'interpretazione letterale ed allegorica del 1° verso della Commedia. Correggio, prem. tip. Palazzi, 1894, in-16o, di pagg. 44; II. “ il ruscello Che parton poi tra lor le peccatrici. „ Reggio nell' Emilia, tip. di Stefano Calderini, e figlio, 1895, in-8°, di pagg. 30.

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Nel primo opuscolo l'autore riepilogando le sue osservazioni conclude che nessuna fonte sicura ci afferma la data della nascita di Dante: (e cioè, non l'atto di vendita con cui, presente ser Spigliato d' Aldobranding, Dante cede a Tebaldo del già Orlando Rustichelli ogni sua ragione su certi beni, il qual atto anzi non nega che Dante possa esser nato prima del 1265; non il confronto de' tre luoghi danteschi: Vita Nuova, I; Convivio, II, 6, 15; Purgatorio, XXX, 124 125, non il capitolo 136 del IX libro nella Cronica del Villani; non i pretesi ragionamenti al Boccaccio di ser Piero di messer Giardino; e non il primo verso del poema). Questo primo verso, secondo l'interpretazione letterale, significa: nella mia gioventú: e secondo l'allegorica, il cammino è il tempo della vita terrena, nostra vita la meta della via diritta scelta prima e poi smarrita nel cammino: sí che il senso allegorico di tutta la prima terzina sarebbe: Nella gioventú, nel mezzo della vita terrena la quale non è che un cammino, un pellegrinaggio per giungere alla vera nostra vita, il paradiso, mi ritrovai per la selva oscura dei vizii, poiché avevo smarrito la via diritta dell'innocenza. Recensione sfavorevole di F. Pellegrini nel Bull, della soc. dant, italia

na, I, 10.

Nel secondo opuscolo il Murari dimostra che Dante nei versi 78 a 80 del XIV dell'Inferno intende, per bulicame, il bulicame di Viterbo, e per peccatrici le meretrici, che appresso di quello avevano stanza e ricerca la ragione per cui quelle femine partivan tra loro il ruscello, e la ritrova in una nota sulle stufe e i bagni caldi nel medio evo e nei secoli posteriori presentata dall'illustre professore Alfonso Corradi all'istituto lombardo di scienze e lettere nel luglio del 1889. In quella memoria, dopo di aver provato che le stufe, nel medio evo, erano postribulosae, il dotto professore conclude che "le meretrici le quali avevano posto le loro stanze presso que' bagni, allora molto frequentati, si servivano dell'acque che ricevevano dal bulicame non unicamente a proprio uso, ma altresí a quello de' clienti, facendo cosí del postribolo un bagno ed una stufa, come, per l'appunto, questa mutavasi altrove in quello., (398)

Nadiani Pompeo. Interpretazione dei versi di Dante sul fiume Montone, con altri due scritterelli. Milano, libr. editr. Galli, 1894, in-16°, di pagg. vII-99, e una carta topografica.

Gli scritterelli riguardano l'uno il verso dell' XI di Purgatorio (Chi l'uno e l'altro caccerà di nido) che l'autore suppone sia Cino di Pistoia, e per l'amicizia che Dante sentiva per lui, e perché essendo Cino un abbreviativo di Guidoncino si avrebbe qui una riunione di tre Guidi poeti: l'altro, la vecchia questione sulla invidia del Petrarca a Dante, che il Nadiani non ammette, è per gli elogi che messer Francesco fa spesso dell' Alighieri, e per l'imitazione di Dante, palese specialmente ne' Trionfi. Quanto ai versi sul fiume Montone il Nadiani conferma, con osservazioni fatte sul lungo, la versione generalmente accettata, e secondo la quale quel fiume è il primo fra quelli che, a partir dal Monviso, scendendo dal versante di Apennino non si rendon seguaci del Po, ma si versano direttamente nell'Adriatico; e la scesa Ove dovria per mille esser ricetto, un altipiano presso quella scesa, lungo circa tre chilometri, ove al tempo in cui Dante passò per quelle terre uno dei conti Guidi avea divisato di alzare un vasto castello capace di raccogliere

molti de' coloni d'intorno, e di far da difesa di que' luoghi: ma dal mandare ad effetto il suo disegno fu impedito dalla morte.

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(399)

Poesie di mille autori intorno a Dante Alighieri raccolte ed ordinate cronologicamente con note storiche, bibliografiche e biografiche da Carlo Del Balzo. Roma, Forzani e C., tip. del Senato editori, 1893, vol. 4°, in-8°, di pagg. 608.

Sommario: I. Bernardo Rocaberti. La comedia de la gloria de Amor. (In questo poema di imitazione dantesca comparisce Dante medesimo nel canto VI, accompagnato da Beatrice, e vi è citato nel canto IX a proposito di Francesca da Rimini). II. Matteo Palmieri. La vita civile. (Il poeta, nel libro II, cap. V. nel quale si mostra che l'anime vanno per centocinqne stati di passione allude a Dante). III. Marino Jonata. Il giardino. (Poema d'imitazione dantesca. Vi si cita Dante nel canto XI della seconda parte, dove seguita a parlare dei grandi uomini mondani, tema incominciato nel canto precedente della parte medesima). IV. Bartolomeo della Scala. Versi sotto l'effigie di Dante in santa Maria del Fiore. V. Traduzione di anonimo dei precedenti versi. VI. Luca Pulci. Stampa della poesia intitolata La giostra fatta in Firenze dal magnifico Lorenzo dei Medici il vecchio, l'anno 1488. (Vi si cita Dante). VII. Antonio Altoviti. Sonetto sopra Dante. VIII. Gambino d'Arezzo. Delle genti idiote d' Arezzo e degli uomini famosi di Arezzo e d'Italia. (Il poeta nel primo libro, cap. III, cita Dante). IX. Capitulo di Colombino Veronese. X. Gomez Maurique. Pregunta a maestre Francisco de Noya, maestro del muy excelente principe de Castella, rey de Cecilia. (È citato Dante). XI. Un'orazione che Dante cantava ogni sera. XII. Gambino d'Arezzo. Fantastica visione. (I capitoli VII e VIII, nei quali Dante è citato). XIII. Sonetto di anonimo alla fine dell' edizione della divina Commedia di Vendelino da Spira. XIV. Martin Paolo Nidobeato. Versi latini stampati nel verso della quinta carta dell' edizione detta Nidobeatina. XV. Lucio Lelio. Versi che si leggono sul recto dell'ultima carta dell' edizione della divina Commedia stampata dal Filippi nel 1478. XVI. Bernardo Bellincioni. Elegia funebre per la morte di Giuliano de' Medici. XVII. Sonetto del Bellincioni contro li predicatori che predicavano al popolo cose troppo sottili. XVIII. Sonetto del Bellincioni a messer Cristoforo Landino per un Dante che gli mandò molto antico e che era rotto e cieco. (Dante favella nel sonetto). XIX. Cristoforo Landino. Epitaffi in onore di Dante. XX. Luigi Pulci. Il Morgante Maggiore. (Le ottave 8a del I canto, e 40a dell'ultimo, in cui Dante è citato). Bernardo Bellincioni. Sonetto a Lorenzo de' Medici che disse al poeta: Dante fa di casa tua menzione, per traslazione dice nel presente sonetto di non aver casa. XXII. Bernardo Bembo. Epitaffio sul sepolcro di Dante. XXIII. Cristoforo Landino. In Dantis poetae sepulchruni a Bernardo Bembo iuris consulto aequiteque ac senatore veneto splendidissimo, Ravennae restauratum. XXIV. Diego Guillen de Avila. En loor del reverendissimo señor don Alonso Carrillo arzobispo de Toledo. (Dante fa di guida al poeta). XXV. Angelo Poliziano. Versi latini, dalla Nutricia, ove è citato Dante. XXVI. Guglielmo Roscoe. Traduzione dei precedenti versi del Poliziano. XXVII. Bernardo Bellincione. Sonetto al signor Ludovico sopra ai Genovesi. (Vi si cita Dante). XXVIII: Sonetto d'amore del Bellincioni in cui è citato Dante. XXIX. Antonio Pistoia. Sonetti in cui cita Dante. XXX. Due sonetti del Bellincioni nei quali è citato Dante. XXXI. Bernardo Bellincioni. Chi fusse piú gagliardo di Rinaldo e Orlando. (Cita Dante). XXXII. Serafino Aquilano. Ottava della poesia intitolata Pensiero, in cui è citato Dante. XXXIII. Ugolino Verini. Ad Andreum Alamannum. De laudibus poetarum et de felicitate sui seculi. (Cita Dante). XXXIV. Francesco Baldelli. Traduzione dei precedenti versi del Verini. XXXV. Gaspare Visconti. Versi in cui cita Dante. XXXVI. Il sonetto XXXIII del Bellincioni, d'una bella risposta che fece la duchessa di Bari al signor Ludovico, visitando il figliuolo del duca. (Cita Dante). XXXVII. Sonetti del Bellincioni in cui è citato Dante. XXXVIII. Altro sonetto del Bellincioni nel quale è ricordato Dante. XXXIX. Tommaso Sardi. Dell'anima peregrina. (Poema d'imitazione dantesca. In principio l'autore invoca lo spirito di Dante, il quale nel corso del poema

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