Masotti Francesco. Vicende del poema di Dante: conferenza letta in Modena nella sala del Circolo per gli studi sociali la sera del 4 maggio 1893. Bologna, ditta Nicola Zanichelli, 1893, in-8°, di pagg. (2), 32. Riassume la varia fortuna di Dante dal trecento ai tempi nostri, e parla della presente condizione degli studi danteschi. (391) Mazzini Giuseppe. Cfr. no. 369. Merkel C. Documenti di storia medievale italiana: bibliografia degli anni 1885-"91. In Bullettino dell'Istituto storico Italiano, no. 12.) L'istituto storico, fin dai principî della sua fondazione, si propose, fra gli altri, lo scopo di promuovere una rivista critica e bibliografica del lavoro storico compito in Italia ed all' estero: a soddisfare in parte tale promessa mira questo spoglio delle publicazioni di documenti riguardanti la storia medievale italiana, fatte tra il 1885 e il 1891. Lo spoglio comprende: 1. notizie delle cronache publicate e degli studi fatti su queste e sopra i loro autori ; 2. notizie di documenti storici (presa la parola nel senso piú ampio in modo che il lettore vi trova pure citati documenti riguardanti le leggi, la letteratura, e le arti); 3. indicazioni delle opere di bibliografia, paleografia e diplomatica, le quali possono giovare alla ricerca ed illustrazione dei documenti storici. Queste notizie sono state dall' autore distribuite in ordine topografico ed alfabetico e sotto le principali regioni italiane, disposte in ordine alfabetico, son collocate, pure in questo ordine, le località loro, sulle quali vennero fatti studi. (392) Mestica Enrico. Modena A. Cfr. no. 404. Firenze: estratti da mss. della biblioteca di Padova. Padova, tip. dei fratelli Gallina, 1894, in-8°, di pagg. 34. Contiene, tra altro, uno zibaldone del Borghini dove sono notati i nomi di concittadini fiorentini innanti et intorno al 1300, fra i quali è il nome della madre di Beatrice Portinari. (393) Monti Luigi. Nuova lezione ed interpretazione del verso dantesco "Pape Satan..., Vercelli, tip. lit. Coppo, 1894, in-16o, di pagg. 33. Il parlare di Pluto è indirizzato a Dante per distoglierlo dalla sua impresa, è violento ed ingiurioso e contiene qualche parola che fa ricordare il peccato degli angeli. Se dunque il verso si potesse ridurre senza cambiamento di lettere a tale lezione, il nodo, secondo l'autore, sarebbe sciolto. Per es., Pap Satan, papὲ Satan a leppe πα αι σατᾶν παπαί, σατᾶν ἄ λίπε Oh! ribelle, oh! ribelle, ah, vattene). (394) Morsolin Bernardo. Un latinista del cinquecento imitatore di Dante. (In Atti del r. Istituto veneto di scienze lettere ed arti. Serie VII, tom. 5, disp. 9). Di Zaccaria Ferreri, abate di Montesubasio, che pel Somnium, poema latino foggiato, in buona parte, sulla terza cantica della divina Commedia, vuol essere annoverato tra' poeti che accrebbero nel secolo XVI la fortuna della maggiore opera di Dante. (395) Moschetti Andrea. Dell'ispirazione dantesca nelle rime di Francesco Petrarca: studio critico. Urbino, tip. della Cappella, 1894, in-8°, di pagg. 45. La tela della Vita nuova e quella del Canzoniere petrarchesco si svolgono in due campi distinti; ma nell' uno e nell'altro campo in maniera somigliante. Il soggetto è identico: l'amore del poeta per una donna, la morte di questa donna, la sua sublimazione ad ente celeste. Il modo con cui è svolto questo soggetto, è in ambe le parti uguale: uguale, cioè, la disposizione data alla materia, uguale la scelta dei principali aneddoti, uguale il loro coordinamento e uguale assai spesso la loro trattazione. (396) Penne e pennelli nel secolo XIV: conferenza tenuta nell'Istituto di belle arti delle Marche il 6 maggio 1894. Urbino, tip. della Cappella, 1894, in-8°, di pagg. 46. - Parlando della evoluzione compiuta dalla idealità artistica nei due campi della poesia e della pittura nel secolo XIII, l'autore si sofferma a lungo intorno a Dante e accenna ai vincoli di affinità che la sua opera poetica ha colle creazioni del pennello giottesco. (397) Murari Rocco. "È li ma cela lui l'esser profondo : I. La ricerca dell'anno natale di Dante e l'interpretazione letterale ed allegorica del 1o verso della Commedia. Correggio, prem. tip. Palazzi, 1894, in-16o, di pagg. 44; II. “............. il ruscello Che parton poi tra lor le peccatrici. „ Reggio nell' Emilia, tip. di Stefano Calderini, e figlio, 1895, in-8°, di pagg. 30. Nel primo opuscolo l'autore riepilogando le sue osservazioni conclude che nessuna fonte sicura ci afferma la data della nascita di Dante: (e cioè, non l'atto di vendita con cui, presente ser Spigliato d'Aldobranding, Dante cede a Tebaldo del già Orlando Rustichelli ogni sua ragione su certi beni, il qual atto anzi non nega che Dante possa esser nato prima del 1265; non il confronto de' tre luoghi danteschi: Vita Nuova, I; Convivio, II, 6, 15; Purgatorio, XXX, 124 125, non il capitolo 136 del IX libro nella Cronica del Villani; non i pretesi ragionamenti al Boccaccio di ser Piero di messer Giardino; e non il primo verso del poema). Questo primo verso, secondo l'interpretazione letterale, significa: nella mia gioventú: e secondo l'allegorica, il cammino è il tempo della vita terrena, nostra vita la meta della via diritta scelta prima e poi smarrita nel cammino: sí che il senso allegorico di tutta la prima terzina sarebbe: Nella gioventú, nel mezzo della vita terrena la quale non è che un cammino, un pellegrinaggio per giungere alla vera nostra vita, il paradiso, mi ritrovai per la selva oscura dei vizii, poiché avevo smarrito la via diritta dell'innocenza. Recensione sfavorevole di F. Pellegrini nel Bull, della soc. dant, italia na, I, 10. -- Nel secondo opuscolo il Murari dimostra che Dante nei versi 78 a 80 del XIV dell'Inferno intende, per bulicame, il bulicame di Viterbo, e per peccatrici le meretrici, che appresso di quello avevano stanza e ricerca la ragione per cui quelle femine partivan tra loro il ruscello, e la ritrova in una nota sulle stufe e i bagni caldi nel medio evo e nei secoli posteriori presentata dall'illustre professore Alfonso Corradi all'istituto lombardo di scienze e lettere nel luglio del 1889. In quella memoria, dopo di aver provato che le stufe, nel medio evo, erano postribulosae, il dotto professore conclude che "le meretrici le quali avevano posto le loro stanze presso que' bagni, allora molto frequentati, si servivano dell' acque che ricevevano dal balicame non unicamente a proprio uso, ma altresí a quello de' clienti, facendo cosí del postribolo un bagno ed una stufa, come, per l'appunto, questa mutavasi altrove in quello. (398) Nadiani Pompeo. Interpretazione dei versi di Dante sul fiume Montone, con altri due scritterelli. Milano, libr. editr. Galli, 1894, in-16°, di pagg. vII-99, e una carta topografica. Gli scritterelli riguardano l'uno il verso dell' XI di Purgatorio (Chi l'uno e l'altro caccerà di nido) che l'autore suppone sia Cino di Pistoia, e per l'amicizia che Dante sentiva per lui, e perché essendo Cino un abbreviativo di Guidoncino si avrebbe qui una riunione di tre Guidi poeti: l'altro, la vecchia questione sulla invidia del Petrarca a Dante, che il Nadiani non ammette, è per gli elogi che messer Francesco fa spesso dell' Alighieri, e per l'imitazione di Dante, palese specialmente ne' Trionfi. Quanto ai versi sul fiume Montone il Nadiani conferma, con osservazioni fatte sul lungo, la versione generalmente accettata, e secondo la quale quel fiume è il primo fra quelli che, a partir dal Monviso, scendendo dal versante di Apennino non si rendon seguaci del Po, ma si versano direttamente nell' Adriatico; e la scesa Ove dovría per mille esser ricetto, un altipiano presso quella scesa, lungo circa tre chilometri, ove al tempo in cui Dante passò per quelle terre uno dei conti Guidi avea divisato di alzare un vasto castello capace di raccogliere molti de' coloni d'intorno, e di far da difesa di que' luoghi: ma dal mandare ad effetto il suo disegno fu impedito dalla morte. (399) Poesie di mille autori intorno a Dante Alighieri raccolte ed ordinate cronologicamente con note storiche, bibliografiche e biografiche da Carlo Del Balzo. Roma, Forzani e C., tip. del Senato editori, 1893, vol. 4°, in-8o, di pagg. 608. Sommario: I. Bernardo Rocaberti. La comedia de la gloria de Amor. (In questo poema di imitazione dantesca comparisce Dante medesimo nel canto VI, accompagnato da Beatrice, e vi è citato nel canto IX a proposito di Francesca da Rimini). II. Matteo Palmieri. La vita civile. (Il poeta, nel libro II, cap. V. nel quale si mostra che l'anime vanno per centocinqne stati di passione allude a Dante). III. Marino Jonata. Il giardino. (Poema d'imitazione dantesca. Vi si cita Dante nel canto XI della seconda parte, dove seguita a parlare dei grandi uomini mondani, tema incominciato nel canto precedente della parte medesima). IV. Bartolomeo della Scala. Versi sotto l'effigie di Dante in santa Maria del Fiore. V. Traduzione di anonimo dei precedenti versi. VI. Luca Pulci. Stampa della poesia intitolata La giostra fatta in Firenze dal magnifico Lorenzo dei Medici il vecchio, l'anno 1488. (Vi si cita Dante). VII. Antonio Altoviti. Sonetto sopra Dante. VIII. Gambino d'Arezzo. Delle genti idiote d' Arezzo e degli uomini famosi di Arezzo e d'Italia. (Il poeta nel primo libro, cap. III, cita Dante). IX. Capitulo di Colombino Veronese. X. Gomez Maurique. Pregunta a maestre Francisco de Noya, maestro del muy excelente principe de Castella, rey de Cecilia. (È citato Dante). XI. Un'orazione che Dante cantava ogni sera. XII. Gambino d'Arezzo. Fantastica visione. (I capitoli VII e VIII, nei quali Dante è citato). XIII. Sonetto di anonimo alla fine dell' edizione della divina Commedia di Vendelino da Spira. XIV. Martin Paolo Nidobeato. Versi latini stampati nel verso della quinta carta dell' edizione detta Nidobeatina. XV. Lucio Lelio. Versi che si leggono sul recto dell' ultima carta dell' edizione della divina Commedia stampata dal Filippi nel 1478. XVI. Bernardo Bellincioni. Elegia funebre per la morte di Giuliano de' Medici. XVII. Sonetto del Bellincioni contro li predicatori che predicavano al popolo cose troppo sottili. XVIII. Sonetto del Bellincioni a messer Cristoforo Landino per un Dante che gli mandò molto antico e che era rotto e cieco. (Dante favella nel sonetto). XIX. Cristoforo Landino. Epitaffi in onore di Dante. XX. Luigi Pulci. Il Morgante Maggiore. (Le ottave 8a del I canto, e 40a dell'ultimo, in cui Dante è citato). Bernardo Bellincioni. Sonetto a Lorenzo de' Medici che disse al poeta: Dante fa di casa tua menzione, per traslazione dice nel presente sonetto di non aver casa. XXII. Bernardo Bembo. Epitaffio sul sepolcro di Dante. XXIII. Cristoforo Landino. In Dantis poetae' sepulchrum a Bernardo Bembo iuris consulto aequiteque ac senatore veneto splendidissimo, Ravennae restauratum. XXIV. Diego Guillen de Avila. En loor del reverendissimo señor don Alonso Carrillo arzobispo de Toledo. (Dante fa di guida al poeta). XXV. Angelo Poliziano. Versi latini, dalla Nutricia, ove è citato Dante. XXVI. Guglielmo Roscoe. Traduzione dei precedenti versi del Poliziano. XXVII. Bernardo Bellincione. Sonetto al signor Ludovico sopra ai Genovesi. (Vi si cita Dante). XXVIII: Sonetto d'amore del Bellincioni in cui è citato Dante. XXIX. Antonio Pistoia. Sonetti in cui cita Dante. XXX. Due sonetti del Bellincioni nei quali è citato Dante. XXXI. Bernardo Bellincioni. Chi fusse piú gagliardo di Rinaldo e Orlando. (Cita Dante). XXXII. Serafino Aquilano. Ottava della poesia intitolata Pensiero, in cui è citato Dante. XXXIII. Ugolino Verini. Ad Andreum Alamannum. De laudibus poetarum et de felicitate sui seculi. (Cita Dante). XXXIV. Francesco Baldelli. Traduzione dei precedenti versi del Verini. XXXV. Gaspare Visconti. Versi in cui cita Dante. XXXVI. Il sonetto XXXIII del Bellincioni, d'una bella risposta che fece la duchessa di Bari al signor Ludovico, visitando il figliuolo del duca. (Cita Dante). XXXVII. Sonetti del Bellincioni in cui è citato Dante. XXXVIII. Altro sonetto del Bellincioni Dell'anima peregrina. (Poema d'imi nel quale è ricordato Dante. XXXIX. Tommaso Sardi. tazione dantesca. In principio l'autore invoca lo spirito di Dante, il quale nel corso del poema poi gli parla). XL. Fra Giacomo da Bagno. Invocazione a Dante. XLI. Anton Francesco Landini. Il lamento della villa di Casale. (Allude a Dante.) XLII. Girolamo Benivieni. Cantico in laude di Dante Alighieri poeta fiorentino, et della sua oltre a ogni humano concetto divinamente composta Commedia, ecc. XLIII. Francesco da Mantova. Stanze sopra Dante. XLIV. Stanze di messer Pietro Bembo, recitate per giuoco da lui e dal signor Ottaviano Fregoso mascherati a guisa di due ambasciatori della dea Venere, ecc. (Vi si cita Dante). XLV. Zaccaria Ferreri. Lugdunense somnium de Leonis X pontificis maximi ad summum pontificatum divina promotione. Ad Franc. Soderinum S. R. E. cardinali: sylva. (In questa poesia comparisce Dante che per sommi capi parla della sua vita. Il poeta cortigiano gli fa abiurare le teorie del libro De Monarchia. Dante accompagna il poeta a Roma). XLVI. Fr. Maria Molza. Sonetto in cui fa allusione a Dante. XLVII. Quattro versi latini che si leggono in fine del codice 1714 della Barberini, contenente il commento latino di Benvenuto sul Paradiso. XLVIII. Giacomo Minutio. Versi che riguardano Dante inviati a Francesco I. XLIX. Francesco Berni. Sonetto in cui cita Dante. L. Anton Francesco Grazzini. Madrigale in cui cita Dante. LI. Luigi Alamanni. Ecloga in morte di Cosimo Rucellai. (In questa ecloga l'Alamanni dedica alcuni versi a Dante). LII. Panfilo Sasso versi latini in laude di Dante. LIII. Sonetto di anonimo a papa Clemente VII per riavere le ossa del gran teologo Dante fiorentino. LIV. Giovanni Filoteo Achillini. Il fedele. (In questo poema Dante è guida al poeta). Cfr. Boll. no. 13. (400) Poletto Giacomo. Di ciò che in Dante si studia male e di ciò che in Dante non si studia punto: discorso letto alla pontificia Accademia di religione cattolica il di 7 giugno 1894. Padova, tip. del Seminario, 1894, in-8°, di pagg. 47. Pozzi Giovanni. - Spigola qua e là, per tutte le opere di Dante, tra le quali l'autore pone senz'altro anche la Quaestio de aqua et terra, i passi che mostrano piú chiaramente la salda fede di Dante e la sua devozione per la santa sede. (401) Le curiosità della letteratura giuridica. (In La Giustizia. Anno VI, n. 50). A proposito dell'ottavo vol. della Collezione di opuscoli danteschi inediti o rari, diretta da G. L. Passerini, contenente l'operetta del De Antonellis, De' principii di diritto penale che si contengono nella divina Commedia, Nella prima parte del libro, cosí il P., dopo esposti con dotta precisione gli elementari principî del diritto punitivo moderno, essere cioè la pena essenzialmente la riparazione di un dovere violato, aver per iscopo la conservazione dell'ordine sociale, ed esser basata nella intrinseca immoralità del fatto, nella perversità dell'agente, sostiene l'autore e cerca di dimostrare che tali principi furono intuiti da Dante pel primo. Come pure sostiene che il fine dell'immortale poema è stato unicamente la rigenerazione morale dell' uomo e non solo nel senso etico ma anche sociale e giuridico e non fu la vendetta contro nemici personali. Colla seconda parte arriva il curioso, l'originale del libro. In essa l'autore spinge le sue premesse fino ad un ardimento vertiginoso: egli si mette a ricercare nel testo della divina Commedia, e ci mostra sul palmo della mano, le singole figure di reato in raffronto alle singole pene tali quali sono oggi codificate, insieme colle circostanze concomitanti, scusanti, aggravanti, ecc. mostrandoci che la divina Commedia è né piú né meno che un codice penale. (402) Reghis Felice. Saggio di fraseologia dantesca ad uso della gioventù studiosa. Lugano, tip. Berra, 1894, in-16o, di pagg. 110. In nove gruppi vi sono distribuite seicentosettantotto frasi dantesche che l'autore ha scelte tra quelle che non hanno bisogno di disquisizioni storiche o metafisiche per essere comprese. Chiude la raccolta un indice alfabetico delle voci principali con i richiami alle frasi contenute nel volumetto. (403) Renier Rodolfo. "La psicologia nella divina Commedia, di E. Mestica, e "La psicologia dell'arte nella divina Commedia,,, di L. Leynardi. (Recensioni in Giornale storico della lette ratura italiana, Vol. XXIV, fasc. 70-71). Espositive, con correzioni ed osservazioni. Cfr. Boll., ni. 133, 159, e 224. (404) Salvadori Olinto. Su Giuseppe Arcangeli, 1807-1855: discorso tenuto in S. Marcello pistojese il giorno delle onoranze, 9 settembre 1894. Roma, tip. di E. Sinimberghi e Caimi, 1894, in- 8°. di pagg. 16. Sandonnini T. (405) Dante e gli Estensi. In Modena, coi tipi di G. T. Vincenzi e nipoti, 1893, in-8°, di pagg. 47. Non è provato che Dante non menzioni gli Estensi se non a titolo di sfregio o scherno e ad esempio di opere tristi e vili, come altri ha voluto sostenere: e se può ammettersi che l'odio politico, per l'importanza assunta negli avvenimenti del tempo da Obizzo e da Azzo VIII da Esté a favore de' guelfi e contro la parte ghibellina, e le ragioni di famiglia pel tradimento contro Aldighiero Fontana che tanto aveva fatto a pro di Obizzo non siano state estranee all'animo di Dante nel dar giudizio di que' signori, nessun preconcetto ostile e nessuna mala intenzione prestabilita, è da credere, secondo l'autore, che abbiano dominato il poeta contro gli Estensi. Di questo studio fa una recensione non in tutto favorevole Curzio Mazzi nel Bull. d. soc. dant. italiana, I, 7. (406) Savini Ferdinando. Saggio di una guida dichiarativa della divina Commedia. Ravenna, prem. tipografica Calderini, 1894, in-8°, di pagg. x-54. Snell F. J. The Oxford Dante. (In The Accademy, 15 dic. 1894). Tommaséo Niccolò. Cfr. no. 387. - (407) Tornelli Tito. La dottrina dantesca della generazione umana: breve commento. Bologna, stab. tip. Zamorani e Albertazzi, 1893, in-8°, di pagg. 59. L'autore vuol dimostrare che la dottrina di Dante intorno alla generazione umana, spiegata nel XXV di Purgatorio, non ha nella prima parte nulla che si opponga alla scienza antica ed alla moderna, dove rettamente si intenda il pensiero del poeta; e nella seconda, mentre trascende i dati della filosofia positiva incapace di salire a tali altezze, si conforma alla dottrina della Chiesa, ed anche si discosta dagli eccessi di certi spiritualisti. Recensione favorevole (409) di R. Fornaciari nel Bullett. d. Soc. dant. italiana, I, 1. - Torraca Francesco. Il notaio Giacomo da Lentini. (In Nuova Antologia. Anno XXIX, terza serie, vol. LIII, fasc. 19 del 1894). Dopo avere notato, di passaggio, che il nome di scuola siciliana, come Dante lo intese, sta a significare che la poesia volgare cominciò in Italia nella Corte sveva e non già che siciliani di nascita fosser tutti gli scrittori, né siciliana la loro lingua, il Torraca tratta del genere di poesia e riprende in largo esame la scarna biografia del Notaro, correggendo inesatte asserzioni di scrittori anteriori, e facendo, per conto suo, osservazioni e congetture acute e probabili. Alla dotta monografia accenna il Casini nel 3o fascicolo del Bullettino della società dantesca italiana. (410) Le rimembranze di Guido del Duca. (In Nuova Antologia....... An. XXVIII, terza serie, vol. XLVII, fasc. 17 del 1893). Riferisce le notizie che per diligenti indagini gli è riuscito di raccogliere intorno a' romagnoli illustri che Guido del Duca nomina nel XIV di Purgatorio e promette di publicare altrove i testi dai quali ha tratte le notizie. (411) Manuale della letterat. italiana compilato ad uso delle scuole second. Vol. I, parte ra (sec. XIII), Firenze, G. C. Sansoni edit., (tip. di G. Carnesecchi e figli), 1894, in-16o, di pagg.96 (412) Giornale dantesco 37 |