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poi gli parla). XL. Fra Giacomo da Bagno. Invocazione a Dante. XLI. Anton Francesco Landini. Il lamento della villa di Casale. (Allude a Dante.) XLII. Girolamo Benivieni. Cantico in laude di Dante Alighieri poeta fiorentino, et della sua oltre a ogni humano concetto divinamente composta Commedia, ecc. XLIII. Francesco da Mantova. Stanze sopra Dante. XLIV. Stanze di messer Pietro Bembo, recitate per giuoco da lui e dal signor Ottaviano Fregoso mascherati a guisa di due ambasciatori della dea Venere, ecc. (Vi si cita Dante). XLV. Zaccaria Ferreri. Lugdunense somnium de Leonis X pontificis maximi ad summum pontificatum divina promotione. Ad Franc. Soderinum S. R. E. cardinali: sylva. (In questa poesia comparisce Dante che per sommi capi parla della sua vita. Il poeta cortigiano gli fa abiurare le teorie del libro De Monarchia. Dante accompagna il poeta a Roma). XLVI. Fr. Maria Molza. Sonetto in cui fa allusione a Dante. XLVII. Quattro versi latini che si leggono in fine del codice 1714 della Barberini, contenente il commento latino di Benvenuto sul Paradiso. XLVIII. Giacomo Minutio. Versi che riguardano Dante inviati a Francesco I. XLIX. Francesco Berni. Sonetto in cui cita Dante. L. Anton Francesco Grazzini. Madrigale in cui cita Dante. LI. Luigi Alamanni. Ecloga in morte di Cosimo Rucellai. (In questa ecloga l'Alamanni dedica alcuni versi a Dante). LII. Panfilo Sasso versi latini in laude di Dante. LIII. Sonetto di anonimo a papa Clemente VII per riavere le ossa del gran teologo Dante fiorentino. LIV. Giovanni Filoteo Achillini. Il fedele. (In questo poema Dante è guida al poeta). Cfr. Boll, no. 13. (400) Poletto Giacomo. Di ciò che in Dante si studia male e di ciò che in Dante non si studia punto: discorso letto alla pontificia Accademia di religione cattolica il di 7 giugno 1894. Padova, tip. del Seminario, 1894, in-8°, di pagg. 47.

Pozzi Giovanni.

Spigola qua e là, per tutte le opere di Dante, tra le quali l'autore pone senz'altro anche la Quaestio de aqua et terra, i passi che mostrano piú chiaramente la salda fede di Dante e la sua devozione per la santa sede. (401) Le curiosità della letteratura giuridica. (In La Giustizia. Anno VI, n. 50). A proposito dell'ottavo vol. della Collezione di opuscoli danteschi inediti o rari, diretta da G. L. Passerini, contenente l'operetta del De Antonellis, De' principii di diritto penale che si contengono nella divina Commedia. Nella prima parte del libro, cosí il P., dopo esposti con dotta precisione gli elementari principî del diritto punitivo moderno, essere cioè la pena essenzialmente la riparazione di un dovere violato, aver per iscopo la conservazione dell'ordine sociale, ed esser basata nella intrinseca immoralità del fatto, nella perversità dell'agente, sostiene l'autore e cerca di dimostrare che tali principî furono intuiti da Dante pel primo. Come pure sostiene che il fine dell'immortale poema è stato unicamente la rigenerazione morale dell' uomo e non solo nel senso etico ma anche sociale e giuridico e non fu la vendetta contro nemici personali. Colla seconda parte arriva il curioso, l'originale del libro. In essa l'autore spinge le sue premesse fino ad un ardimento vertiginoso: egli si mette a ricercare nel testo della divina Commedia, e ci mostra sul palmo della mano, le singole figure di reato in raffronto alle singole pene tali quali sono oggi codificate, insieme colle circostanze concomitanti, scusanti, aggravanti, ecc. mostrandoci che la divina Commedia è né piú né meno che un codice penale. (402)

Reghis Felice. Saggio di fraseologia dantesca ad uso della gioventù studiosa. Lugano, tip. Berra, 1894, in-16o, di pagg. 110.

In nove gruppi vi sono distribuite seicentosettantotto frasi dantesche che l'autore ha scelte tra quelle che non hanno bisogno di disquisizioni storiche o metafisiche per essere comprese. Chiude la raccolta un indice alfabetico delle voci principali con i richiami alle frasi contenute nel volumetto. (403)

Renier Rodolfo.

"La psicologia nella divina Commedia,,, di E. Mestica, e "La psicologia dell'arte nella divina Commedia, di L. Leynardi. (Recensioni in Giornale storico della letteratura italiana, Vol. XXIV, fasc. 70-71).

Espositive, con correzioni ed osservazioni. Cfr. Boll., ni. 133, 159, e 224.

(404)

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Salvadori Olinto.

Su Giuseppe Arcangeli, 1807-1855: discorso tenuto in S. Marcello pistojese il giorno delle onoranze, 9 settembre 1894. Roma, tip. di E. Sinimberghi e Caimi, 1894, in- 8°. di pagg. 16. (405)

Sandonnini T.

Dante e gli Estensi. In Modena, coi tipi di G. T. Vincenzi e nipoti, 1893, in-8°, di pagg. 47. Non è provato che Dante non menzioni gli Estensi se non a titolo di sfregio o scherno e ad esempio di opere tristi e vili, come altri ha voluto sostenere: e se può ammettersi che l'odio politico, per l'importanza assunta negli avvenimenti del tempo da Obizzo e da Azzo VIII da Esté a favore de' guelfi e contro la parte ghibellina, e le ragioni di famiglia pel tradimento contro Aldighiero Fontana che tanto aveva fatto a pro di Obizzo non siano state estranee all'animo di Dante nel dar giudizio di que' signori, nessun preconcetto ostile e nessuna mala intenzione prestabilita, è da credere, secondo l'autore, che abbiano dominato il poeta contro gli Estensi. Di questo studio fa una recensione non in tutto favorevole Curzio Mazzi nel Bull. d. soc. dant. italiana, I, 7. (406) Savini Ferdinando. Saggio di una guida dichiarativa della divina Commedia. Ravenna, prem. tipografica Calderini, 1894, in-8°, di pagg. x-54.

-

(407)

Snell F. J.

The Oxford Dante. (In The Accademy, 15 dic. 1894).
Recensione favorevole della edizione delle opere di Dante curata dal Moore.

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Tommaséo Niccolò. Cfr. no. 387.

Tornelli Tito. La dottrina dantesca della generazione umana: breve commento. Bologna, stab. tip. Zamorani e Albertazzi, 1893, in-8°, di pagg. 59.

L'autore vuol dimostrare che la dottrina di Dante intorno alla generazione umana, spiegata nel XXV di Purgatorio, non ha nella prima parte nulla che si opponga alla scienza antica ed alla moderna, dove rettamente si intenda il pensiero del poeta; e nella seconda, mentre trascende i dati della filosofia positiva incapace di salire a tali altezze, si conforma alla dottrina della Chiesa, ed anche si discosta dagli eccessi di certi spiritualisti. Recensione favorevole (409)

di R. Fornaciari nel Bullett. d. Soc. dant. italiana, I, 1.

Torraca Francesco. Il notaio Giacomo da Lentini. (In Nuova Antologia. Anno XXIX, terza serie, vol. LIII, fasc. 19 del 1894).

Dopo avere notato, di passaggio, che il nome di scuola siciliana, come Dante lo intese, sta a significare che la poesia volgare cominciò in Italia nella Corte sveva e non già che siciliani di nascita fosser tutti gli scrittori, né siciliana la loro lingua, il Torraca tratta del genere di poesia e riprende in largo esame la scarna biografia del Notaro, correggendo inesatte asserzioni di scrittori anteriori, e facendo, per conto suo, osservazioni e congetture acute e probabili. Alla dotta monografia accenna il Casini nel 3o fascicolo del Bullettino della società dantesca italiana. (410) Le rimembranze di Guido del Duca. (In Nuova Antologia... An. XXVIII, terza serie, vol. XLVII, fasc. 17 del 1893).

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Riferisce le notizie che per diligenti indagini gli è riuscito di raccogliere intorno a' romagnoli illustri che Guido del Duca nomina nel XIV di Purgatorio e promette di publicare altrove i testi dai quali ha tratte le notizie. (411)

Manuale della letterat. italiana compilato ad uso delle scuole second. Vol, I, parte 1a (sec. XIII). Firenze, G. C. Sansoni edit., (tip, di G. Carnesecchi e figli), 1894, in-16o, di pagg.96 (412)

Giornale dantesco

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Toynbee.

La Mesnie Hellequin. (Alichino, Inf. XXI, 118). In The Academy, 1170).

Cerca l'etimologia della parola Hellequin. Secondo un' antica tradizione popolare francese vedevasi, sulla sera, in luogo ove era stata combattuta una sanguinosa battaglia, gran folla di cavallieri correre a gran trotto. Et disoit on que c'estoit le quint Charles qui estait mort e qu'il revenoit au champ on il avait esté mort lui et sa gent. Et pour celui "Charles quint „,, c'est à dire le quint Charle l'on dit "Helquin,,. M. Gaston Raynaud, in un suo studio sopra Hellequin avvertiva come quella parola, trapiantata in Italia, prendesse quivi a significare il demonio. Forse poi Dante, italianizzandola, ne fece Alichino, voce che riapparve, col tempo, corretta in Arlecchino. (413)

Treves Angelo. Sordello. Vercelli, tip. Gallardi e Ugo, 1894. (Recensione in Nuova Antologia. Anno XXX, terza serie, vol. XV, fasc. 1, 1895).

Un lavoro definitivo intorno a Sordello non è possibile se prima non se ne raccolgano le varie poesie provenzali e coll'aiuto dei diversi mss. non se ne stabilisca una lezione buona. Fino ad ora Sordello è conosciuto, quasi unicamente, pel famoso compianto in morte di Blacatz. Tutte le nostre storie letterarie non parlano che di quella poesia e tacciono affatto delle rimanenti. I lavori speciali intorno a Sordello che sono venuti alla luce, si riferiscono, piú che altro, alla biografia dell' uomo e non valgono neanche essi a farci conoscere il poeta quale dalle poesie apparisce. Il libro del Treves parrebbe che volesse compiere una tal lacuna. Nel primo capitolo l'autore espone le notizie biografiche del poeta: nulla di nuovo aggiunge: ma le cose sapute raccoglie ed espone con chiarezza, dimostrando sufficiente conoscenza de' lavori precedenti. Nel secondo capitolo si parla di Sordello poeta d'amore, politico e didascalico, e se ne esaminano le poesie: ma il metodo seguito dal Treves non giova a farci conoscere il poeta. Poi tenta di ritrarre dalle poesie in qual modo e con quale maggiore o minore ricchezza o bellezza d'imagini egli mise in versi i propri sentimenti. Tutto questo l'autore lo fa citando ora frasi, ora parole e qualche volta stanze dalle varie poes.e di Sordello, non mai cercando di far conoscere per intero alcuna di queste poesie. Mentre sarebbe stato utile informare i lettori del pensiero che si svolge in ciascuna poesia affinché fosse possibile determinare il merito del poeta. E fra le poesie del poeta mantovano ve ne sono alcune degne di essere menzionate fra le migliori, che assai s'innalzano dal convenzionalismo di sentimenti e pensieri cui attinsero comunemente i trovadori. Parlando dei sirventesi politici il Treves riesce un po' meglio a farci conoscere l'uomo, ma neanche qui mette bene in rilievo quel che avrebbe dovuto. L'opuscolo finisce con un' analisi sommaria dell' Ensenhamen d'onor che il Treves giudica, e forse non a torto, molto sfavorevolmente, anzi conclude affermando che esso nulla aggiunge, anzi qualcosa toglie alla fama poetica del trovadore. (414)

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Appunti danteschi. Modena, tip. lit. Angelo Namias e C. 1894, in-16o, di

pagg. 15.

Intendimento modesto ma non inutile dell'autore è di rammentare, in questi appunti, alcune discussioni e interpretazioni di luoghi notevoli dal I dell' Inferno al X del Purgatorio non citate né dal Casini né dallo Scartazzini. (415)

Villani Niccola. Le osservazioni alla divína Commedia di Dante Alighieri, con prefazione e a cura di Umberto Cosmo. Città di Castello, S. Lapi, 1894. (Recens. nella Nuova Antologia, Anno XXX, terza serie, vol. LV, fasc. 1 del 1894.

Meno rigido censore dell'opera dantesca, fra gli scrittori del seicento, ma nondimeno anche egli spesso ingiusto critico, fu Niccola Villani, pistoiese, favorevolmente noto ai critici moderni per aver publicato, celandosi sotto lo pseudonimo di Accademieo Aldeano, un Ragionamento sopra la poesia giocosa de' greci, de' latini, de' toscani, che fu giudicato lavoro pieno di acute osservazioni; egli fece anche parte di quella schiera assai numerosa di scrittori che vollero replicare all' Occhiale, iroso libretto col quale lo Stigliani volle vendicarsi di alcune ingiurie che

il Marino scrisse al suo indirizzo nell' Adone. Il Villani, come è noto, celandosi coi pseudonimi di messer Fagiano e di l'incenzo Foresi, publicò le Considerazioni e l'Uccellatura, lavori entrambi che dimostrano la grande erudizione dell'autore. Nel primo di essi il Villani si occupa a lungo della divina Commedia rilevandone, insieme con alcune bellezze, le inutili digressioni; nondimeno fu detto da altri che le osservazioni del Villani erano in gran parte scusate e che in un suo giudizio aveva prevenuto il Bartoli, il quale nella Storia della letteratura italiana (VII, p. II, pag. 213) giudicò alquanto allungata una similitudine dantesca. Ottimo quindi è stato il pensiero del professor Cosmo, il quale estraendo le osservazioni dantesche dall' opera apologetica del Villani, le ha pubblicate nella Collezione di quegli opuscoli danteschi, della quale è direttore il Passerin e editore il Lapi di Città di Castello. Tali osservazioni il prof. Cosmo le ha fatte precedere da una diligente prefazione in cui si discorre del valore di esse, considerate nel tempo nel quale furono scritte, e si rileva il modo, assai spregiudicato, del critico, di considerare la divina Commedia. Qua e là non mancano certamente delle stonature, delle censure piccine, miseramente grette; nondimeno va a lode del Villani aver considerato l'Alighieri tra i primissimi poeti di nostra lingua, ritenendolo addirittura miracoloso nella rappresentazione plastica del mondo intellettuale; quindi queste osservazioni, considerate alla stregua di quel secolo sfiaccolato, sono documento notevolissimo che attesta il grande studio del Villani sulla divina Commedia e il buon gusto che aveva nel considerarla un' altissima opera d'arte. Agli ammiratori dell' Alighieri, questo volumetto del prof. Cosmo non riuscirà quindi sgradito, perché è documento notevole del modo onde nel seicento era studiato e interpretato il sacro poema. (416) Zambelli Giacomo. Alcune massime e sentenze della divina Commedia, illustrate. Udine, tip. G. B. Doretti, 1894, in-8°, di pagg. 35.

Vi si illustrano i seguenti passi del poema: Inferno: I, 104; II, 90; XI, 52; XV, 61 e 99; XVI, 118 e 124; XX, 99; XXII, 14; XXIV, 25, 47 e 77; XXVI, 21; XXVII, 110; XXXI, 55}; XXXII, 12. Purgatorio: III, 78; V, 13; XVII, 59; XXII, 28; XXVIII, 45; XXX, 118; XXXII, 104; XXXIII, 54 e 130. Paradiso: V, 41; VII, 106; VIII, 142; XIII, 115, 1:S, 120, 121 e 130; XVI, 115; XVII, 27 e 58; XVIII, 58: XIX, 79; XX, 133. (417)

Roma, marzo 1894.

G. L. PASSERINI.

NOTIZIE

La Società dantesca italiana annunzia che su proposta della commissione per un' edizione critica delle opere di Dante la presidenza ha affidato il De Monarchia al professore Enrico Rostagno e le Epistole e le Egloghe al professor Francesco Novati, i quali hanno accettato l' incombenza. La stampa del De Vulgari Eloquentia per cura del professore Pio Rajna è già a buon punto. Per la Commedia continuano a farsi le descrizioni e gli spogli dei manoscritti secondo le norme e i moduli proposti dalla Società; e il socio dottor Berthold Wiese ha già terminato e consegnato il suo lavoro sui codici della Germania.

La Società di studi storici pugliesi di Bari si è fatta promotrice, nella sua regione, di un comitato provinciale della Società dantesca italiana. Sarebbe bene che il suo esempio e quello anteriore della Deputazione di storia patria e della Commissione pei testi di lingua a Bologna fossero seguiti in ogni provincia d'Italia dalle locali associazioni storiche e letterarie, tanto che lo studio e il culto di Dante vengano a diffondersi, come si conviene, per tutte le terre della patria. Della Collezione di opuscoli danteschi inediti o rari si son publicati i volumi 18-19, contenenti le Perifrasi della divina Commedia, raccolte e annotate dal prof. L. Bettini. I volumetti di

aprile e maggio (20 e 21) conterranno le Postille di T. Tasso alla divina Commedia, publicate da E. Celani con prefazione di T. Casini, e la lezione di Donato Manetti sul Sito e la forma dell'“Inferno a cura di G. L. Passerini.

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In uno dei prossimi quaderni del nostro Giornale cominceremo a publicare la descrizione e gli spogli dei codici romani della Commedia, lavoro del quale si sta da tempo occupando il professor Giovanni Franciosi. Cosí pure sarà continuata la publicazione dell'importante studio del Casini sopra Dante e la Romagna.

รา

Nei primi del prossimo aprile si publicherà in Roma un saggio del Codice diplomatico dantesco: I documenti della vita e della famiglia di Dante Alighieri riprodotti in “fac-simile e illustrati con note critiche, monumenti d'arte e figure da Guido Biagi e G. L. Passerini. Con gli auspici della Società dantesca italiana. Il saggio recherà, in due tavole, la riproduzione fototipica del documento di san Gimignano, e della coperta del Liber reformationum d. Mini de Tholomeis de Senis, in cui il documento è contenuto, dell' Archivio di stato di Firenze: e in quattro pagg. in tipografia, dove sarà data la trascrizione del documento stesso, la sua bibliografia, una breve illustrazione storica del fatto cui si riferisce e alcuni importanti documenti sui personaggi che vi presero parte. Vi saran pure riprodotti, in buone zincotipie, l'aspetto esterno del palagio del podestà e due armi di san Gimignano, una del secolo decimoterzo, una del decimoquarto, opera di Benedetto da Majano, gli affreschi della sala del palazzo stesso, detta la Sala di Dante, e, sulla elegante coperta, una medaglia coll'effigie del poeta da un lato e nel rovescio la figura del monte del purgatorio, la quale si conserva nel Museo imperiale di Vienna. Tavole e testo saranno im. presse su buona carta a mano, filogranata e fabbricata dal Fornari a Fabriano, in folio massimo. Le fototipie saranno eseguite dal Danesi, gli zinchi dallo stabilimento Calzone e c. di Roma, e la stampa dalla Società cooperativa editrice. L'opera, che sarà certo la piú degna ed utile publicazione dantesca che sia venuta a luce in Italia nel presente secolo, uscirà in dispense di cinque tavole fototipiche e dieci in tipografia, e sarà inviata a chi ne avrà presa l'associazione al prezzo di lire quindici nette per ciascun fascicolo. Tutta l'opera consterà di circa venti dispense. La publicazione sarà cominciata quando si avranno, almeno, cento associati; il cui nome verrà impresso sopra ciascun esemplare dell'opera. Per gli abbonamenti rivolgersi sollecitamente alla Direzione della rivista degli archivi e delle biblioteche, presso la libreria di Ermanno Loescher, via del Corso, 317, a Roma.

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- Il to di marzo, a Milano, il signor Gian Giuseppe Fumagalli ha inaugurato una serie di sue conferenze sul tema Cristo e Dante Alighieri. "Nella conferenza d'ieri, il Mistero del regno di Dio, ascoltata scrive il Corriere della sera con attenzione da un pubblico numeroso, il Fumagalli ha esposto una nuova interpretazione sintetica della Bibbia. Secondo il conferenziere, la Bibbia sarebbe un libro profetico, derivato dalle intuizioni universali del pensiero umano, superiori alla scienza sperimentale, e il cui significato enigmatico suggellato con sette suggelli, dovrebbe essere rivelato nel nostro tempo, nel quale rivive, secondo la teoria della metempsicosi e secondo protezie cristiane, la generazione di diciotto secoli sono,,. Nelle altre sette conferenze, che saran tenute nelle domeniche successive, alle ore 14, nel Teatro milanese, con libero ingresso a tutti, il Fumagalli svilupperà ulteriormente quelle che egli chiama le sue idee. Ne riparleremo.

Annunziamo, con vivo dolore, la morte avvenuta in questi giorni di L. Gaiter a Santa Maria in Organis (Verona); del prof. A. Buscaino-Campo a Trapani; del maggiore Giulio Gius. Vaccheri a Torino; del comm. G. Milanesi, a Firenze.

Proprietà letteraria.

Città di Castello, Stab. tip. lit. S. Lapi, 31 di marzo 1895.

G. L. PASSERINI, direttore.

LEO S. OLSCHKI, editore - proprietario, responsabile.

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