Italiani illustri, Izd. 106,Opseg 21873 |
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alcuni allora amici Aonio Paleario avea bella Bergantini Bernardino Ochino buon cardinale Carlo casa cattolica ch'egli ch'io Chiesa città colla Concilio Concilio di Trento conoscere costumi credo cristiana Crusca d'Italia detto dice divina dottrina duca erasi eresie eretici essendo esso fece fede figliuoli frå francese Francia frati Germania Gesù Cristo giorno Giuseppe Prina gloria Governo gran Illustri italiani Italia l'Istituto lasciò legge lettera lettere libri lingua lodi Luterani Lutero maestro mandato massoneria Milano ministro Modena mondo monsignor Monti Morone morte mostra Muratori nome nuovo onore opere Ossian padre Paleario Paolo papa papa Paolo III parlare parole patria peccato Plinio poeta popolo possa poteva predicatore preghiere principi pubblico pure quod ragione regno religione reverendissima riforma sacre santa santa sede Santità scrisse scritto scriveva sentimento signor Spagna spirito stampa storia studj trovò Valdes Valtellina vedere Venezia venire Vergerio verità vescovo vizj Vocabolario zione
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Stranica 89 - Bella Italia, amate sponde, pur vi torno a riveder! Trema in petto, e si confonde l'alma oppressa dal piacer. Tua bellezza, che di pianti fonte amara ognor ti fu, di stranieri e crudi amanti t'avea posta in servitù. Ma bugiarda e mal sicura la speranza fia de
Stranica 89 - Tal d' armi, di nitriti e di timballi Fragor, che tutti ne muggian gli abissi. Liete da lungi le lombarde valli Risposero a quel mugghio, e fiumi Intanto Scendean d'aste, di bronzi e di cavalli. Levò la fronte Italia ; e, in mezzo al pianto Che amaro e largo le scorrea dal ciglio, Carca di ferri e lacerata il manto : Pur venisti, gridava, amato figlio; Venisti, e la pietà delle mie pene Del tuo duro cammin vinse il periglio. Questi ceppi rimira e queste vene Tutte quante solcate. E sì parlando,...
Stranica 66 - E i piè mal fermi agognano Ir dietro al guardo attento. Pace e silenzio, o turbini : Deh! non vi prenda sdegno Se umane salme varcano Delle tempeste il regno. Rattien la neve, o Borea, Che giù dal crin ti cola; L'etra sereno e libero Cedi a Robert che vola. Non egli vien d'Orizia A insidiar le voglie : Costa rimorsi e lagrime Tentar d'un Dio la moglie. Mise Tesèo nei talami Dell'atro Dite il piede : Punillo il Fato; e in Erebo Fra ceppi eterni or siede.
Stranica 99 - Ahi serva Italia, di dolore ostello, Nave senza nocchiero in gran tempesta , Non donna di provincie , ma bordello...
Stranica 205 - ... più chiaro e moderno, perché so come voi pensate su questi argomenti, e perché forse mi rispondereste, che una certa oscurità al sublime appunto contribuisce. Piuttosto vi accennerei volentieri alcune cosette qua e là, che non finiscono di piacermi, ma sono scrupoli, che mi vergogno di consegnare alla carta, benché questa secondo Cicerone non arrossisca, e che invece vi comunicherò a bocca alla prima occasione, se vorrete sentirli, e burlarvi alquanto di me '•'. 2.
Stranica 258 - Christianamente di tutti gli altri che in pergamo siati saliti a miei giorni; e con più viva e ha cita e amore e migliori e più giovevoli cose. Piace a ciascuno sopra modo. Et stimo che egli sia per portarsene, quando egli si partirà, il cuore di tutta questa città seco.
Stranica 204 - Tale tuum carmen nobis, divine poeta, quale sopor fessis in gramine, quale per aestum dulcis aquae saliente sitim restinguere rivo.
Stranica 177 - Veneto, ma di tutta l'Italia dal pie delle Alpi fino alla punta di Lilibeo (perciocché fra questi due termini è sparsa la gran famiglia dell'italiana letteratura, e tutti scrivono la stessa lingua, e tutti sentono il vivo bisogno di governarla con una comune universale legislazione); altrettanto inconsiderata e pericolosa riuscir potrebbe la pubblicazione di questo invito, se prima non si risolve maturamente il quesito dei proposti concerti coli
Stranica 88 - Di delfica manìa, vate più destro La calunnia a filar che il sillogismo: Vile! e tal altro del rubar maestro A Caton si pareggia, e monta i rostri Scappato al remo e al tiberin capestro.* Oh iniqui! E tutti in arroganti inchiostri Parlar virtude, e sé dir Bruto e Gracco, Genuzii essendo, Saturnini • e mostri. Colmo era in somma de...
Stranica 178 - Dante la lingua che un di parlavasi nelle corti italiane, le quali gareggiavano nell'adunar d'ogni parte il fiore de' letterati, e da questi castigatamente scrivevasi dappertutto e traevasi non già dal parlare della plebe, ma dai fonti della erudiziene e della filosofia; e questa è la lingua che per noi deesi vendicare, e che essendo lingua comune a tutta l'Italia, italiana deve chiamarsi non fiorentina. Ben è il vero (per usar le parole del citato Gravina) che il dialetto toscano più largamente...