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Il Lucifero dantesco ed altre conferenze. Avellino, tip. Gennaro Ferrara, 1900, in-16, pp. 95. (1997)

POESIE notarili del secolo XIV tratte dall'Archivio di Stato di Bologna e pubblicate da Rinaldo Sperati. Bologna, Stab. tip. Zamorani e Albertazzi, 1900, in-4, pp. 11.

di propor

Milano, Ulr. Hoepli, edit. (Firenze, tip. S. Landi), 1901, in-16, pp. x-168. แ "Ho inteso scrive il compilatore re per ciascuna Cantica uno schema (modulo, tipo, casellario) fatto in maniera che esso abbia la semplicità e la comodità della tavola sinottica e che, al tempo stesso, ricordi o richiami costantemente alla memoria la configurazione e disposizione del regno dantesco corrispondente. Un medesimo schema può, in esemplari diversi, accogliere materia diversa, secondo il soggetto preso specialmente di mira. Cosí, per esempio, un esemplare dello schema dell' Inferno, potrà contenere i nomi delle varie colpe; un terzo i nomi dei peccatori; un quarto la qualità delle pene, e via dicendo E veramente queste tavole sono molto ingegnose, e potranno riuscire anche utili a molti, sebbene a noi francamente tutte queste industri e sottili fatiche intorno al Poema maraviglioso di fresca e palese bellezza, tutti questi schemi e cataloghetti e casellari con analoghe avvertenze, sembrino fatte apposta per allontanare i giovani dalla lettura della Commedia, e dall'utile fatica d'intenderne da loro stessi il disegno e assaporarne la immortale bellezza. Buone anche, ma un po' complicate, le tavole topografiche che l'operoso maestro Giovanni Agnelli di Lodi aggiunge alle tavole schematiche del Polacco. (1999)

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SABBADINI REMIGIO. Dante scriveva " Virgilio, o "Vergilio,? (Nel Giorn. st. d. Lett. it., XXXV, 456).

Esaminati in ben 57 codici delle Biblioteche di Firenze nove passi della Commedia, dove ricorre il nome del poeta maestro e duca di Dante, il S. ne ha ottenuto questi resultamenti: 28 codd. (18 del XIV e 10 del XV sec.) hanno Virgilio; 5 (4 del XIV e 1 del XV) hanno Vergilio: gli altri avvicendano le due forme. (1998) guenze di questa indagine: 10 nessuno de' due secoli mostra prediligere una forma sull'altra; 2° "Dante

POLACCO LUIGI. Tavole schematiche della

Conse

"Divina Commedia, di Dante Alighieri, adoperò la forma dotta Virgilio, la quale i copisti, pur

seguite da 6 tavole in cromolitografia disegnate dal maestro Giovanni Agnelli.

sostituendovi spesso la popolare.... dovettero conser-
vare quando mettevano piú attenzione al testo che ave-
vano dinanzi
(2004)

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NOTIZIE

Molto opportunamente la Libreria editrice di Leo S. Olschki ha raccolto in un elegantissimo opuscolo riccamente illustrato, i suoi cataloghi di Letteratura dantesca pubblicati in appendice al nostro Giornale.

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Descritte con quella cura amorosa e sapiente che l'Olschki pone sempre nella compilazione de' cataloghi della sua insigne Libreria antiquaria — i quali sembran fatti, piú che a scopo commerciale, a beneficio de' bibliofili e degli studiosi in questo repertorio sono annoverate ben 754 opere ripartite in cinque rubriche: Edizioni delle opere complete; Edizioni della " Divina Commedia „; traduzioni della Divina Commedia „; Edizioni delle Opere minori; Scritti danteschi.

Tra le molte cose belle registrate in questo catalogo notiamo un esemplare superbo della Commedia col commento di Benvenuto, stampata da Vindelin da Spira (Venezia, 1477); un esemplare della magnifica edizione di Nicolò di Lorenzo della Magna (Firenze, 1481), con due figure in rame incise su i gustosi disegni del Botticelli; due esemplari della edizione di Brescia (1487) col commento del Landino; la veneziana (1529) del Borgofranco, rarissima; la prima edizione del Convivio (Firenze, 1490); la raccolta di sonetti e canzoni di diversi antichi autori toscani per gli eredi di Filippo Giunta (Firenze, 1527),

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Una circolare della Presidenza della Società dantesca italiana, in conformità al paragrafo 9 del suo regolamento, invita i soci all'adunanza pubblica che questa volta sarà fatta il 18 di maggio a Ravenna, la città sacra a ciascun devoto di Dante. A questa adunanza si ritroveranno presenti, oltre la Presidenza della Società e la sua Commissione fiorentina, una rappresentanza delle signore patrone della Lettura di Dante e le autorità di Ravenna. Dopo un discorso di I. Del Lungo circa gli intendimenti della Dantesca, di P. Rajna intorno alle pubblicazioni da questa compiute o iniziate e di G. Biagi sullo stato del patrimonio sociale, il Vice-presidente della Com

missione fiorentina 'prof. G. Tortoli farà la prima distribuzione delle medaglie d'oro ai lettori della cattedra dantesca di Orsanmichele. A Ravenna intanto si preparano agli ospiti desideratissimi accoglienze oneste e liete; fra queste un ricevimento solenne al Municipio, un banchetto nell'albergo Byron e una gita in legno a vapore pel Canale-naviglio, con visita della celebre capanna di Garibaldi e della maravigliosa pineta di Chiassi.

L'ingegnere A. Razzolini di Firenze ha iniziato la pubblicazione della Divina Commedia su cento cartoline illustrate da artisti fiorentini. Sopra ogni cartolina doppia è trascritto un intiero Canto del Poema in caratteri gotici, con miniature e fregi riprodotti a colori dalla officina Alfieri e Lacroix di Milano. Di queste cartoline, che si vendono anche separatamente, sono uscite finora due serie che comprendono i canti I-XX dell'Inferno, e che presentano un ottimo saggio di ciò che sarà, una volta compiuta, questa ben consigliata e graziosa raccolta.

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La Fille de Dante, di Jules Bois.

Jules Bois, il noto autore di Femme inquiete, sta lavorando intorno a una sua tragedia, intitolata La fille de Dante. Ecco la semplice trama del dramma, narrata dall'autore stesso a una collaboratrice de La Fronde, la signora Maria Luisa Néron.

"Dante eut plusieurs enfants, mais entr'autres une fille qu' il adora particulièrement. Cette fille s'appellait Béatrix, du nom de la femme que l'auteur de la Divine Comédie a pour jamais immortalisée. La scène se passe à Ravenne. Le poète est en exil et il gémit sur la triste condition de l'homme qui vit loin de sa patrie. Tu éprouveras, chante-t-il dans son Poème du Paradis, combien est pénible le pain de l'exil, et combien c'est un pénible chemin que de gravir et de descendre l'escalier d'autrui. Dante vit avec sa fille, la douce Béatrix, sur qui plane comme un reflet moral de la femme tant aimée. Cepandant un envoyé et c'est ici (ha soggiunto il Bois alla sua interlocutrice) que je m'abstiens de donner tous les détails que je connais, sur ce curieux messager, vient offrir au poète de rentrer à Florence, sa patrie. Il lui suffira de quelques concessions. Béatrix aime ce messager, un poète lui aussi, non un chantre des sombre mélancolies comme Dante, mais un voluptueux poète de l'amour. La jeune fille

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pourrait seule deciser son père, mais elle pense à sa gloire future et elle lui conseille de demeurer à Ravenne, et écrasant son coeur, elle oublie l'amant, dont la vue la troublat un instant et Dante mort, elle prend le voile. Ma pièce est surtout héroïque ha soggiunto il Bois; non pas héroïque a la façon de Rostand: ce n'est pas une épopée militaire ; pas non plus heroïque à la façon de Corneille, qui met en action des vertus qui son surtout des préjugés; mon héroïsme est interne, idéal; c'est le sacrifice des sentiments humains d'une fille, non pas même à son devoir, mais à la gloire éternelle de son père.

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La r. Accademia della Crusca, amministratrice dell'Ente morale Luigi Maria Rezzi, apre un concorso per tutti gl'Italiani di qua lunque parte del territorio geograficamente italiano, a un'opera in prosa, o letteraria o storica o filosofica, con il premio di lire 5000, secondo i modi assegnati dalle norme che regolano il lascito Rezzi.

Oltre al premio di L. 5000, l'Accademia potrà conferire qualche ricompensa, non minore di L. 1000, né maggiore di L. 2000, a quella o a quelle opere, che avessero tali pregi cosí di forma come di sostanza, da doversene in qualche modo rimeritare l'autore e promuovere la pubblicazione. Tali ricompense non potranno in nessun caso essere più di tre, né superare tutte insieme la somma di 5000 lire. Anche per ottenere alcuna di queste ricompense, l'opera dovrà avere le condizioni richieste da' capitoli del lascito, ai quali i concorrenti dovranno in tutto e per tutto sottostare.

Le opere inviate al concorso dovranno essere rivolte alla segreteria dell'Accademia della Crusca in Firenze, Via della Dogana, 1, dove saranno accolte fino a tutto il dí 31 decembre 1904.

Proprietà letteraria.

Città di Castello, Stabilimento Tipo-Litografico S. Lapi, aprile-maggio 1902.

G. L. Passerini, direttore - Leo S. Olschki, editore-proprietario responsabile.

AF

GIORNALE DANTESCO
DANTESCO

A CHE ORA DANTE SALE AL CIELO

Caro Scarano,

Ho letto e riletto súbito il vostro articolo, e credo abbiate piena ragione. Fin da quando ebbi a leggere, come giudice d'un concorso, il bellissimo lavoro di Edoardo Pincherle, circa l'ora in cui Dante sale al Paradiso, mi parve più che certo doversi con lui intendere che la salita abbia luogo nell'ora di mezzogiorno, súbito dopo il bagno nell' Ennoé: tanto è convincente, per tutte le ragioni ermeneutiche, astronomiche ed estetiche, la dimostrazione di quell' acuto scrittore. Dal quale anzi mi sarei aspettato ed augurato gran belle cose in séguito, mentre neppur so che ne sia di lui, e me ne rincresce assai. Mi compiaccio vivamente che ora voi, con nuovi argomenti, e sgombrando il terreno di nuove superfetazioni, abbiate rimessa in onore e ribadita la tesi del Pincherle. Solo, poiché lo scritto di lui circola poco tra gli studiosi, sarebbe stato bene che lo riassumeste; come d'altra parte non sarebbe stato male, che nel toccare dello Schiaparelli aveste evitato sin l'apparenza del ribattere con maniera troppo disinvolta il pensiero d'un cosí grande scienziato, e d'un uomo cosí candido e virtuoso. Certo, non dite nulla che l' offenda, né poteva ciò cadere in un animo come il vostro, virtuoso anch'esso; ma ci voleva forse un atteggiamento, non dico meno franco, ma piú esplicitamente riverente, verso di lui.

E un' altra cosa avrei voluto, la quale è causa ch'io v'indirizzi questa lettera aperta. Mi sembra cioè che qualche parola di piú

tornasse opportuna a schiarir meglio il verso Fatto avea di là manc e di qua sera, con quel che segue. Il Pincherle vi s'indugiò abbastanza, e voi avrete perciò pensato che non occorresse insistervi; ma è un di quei casi in cui giova l'esuberanza degli schiarimenti, per ottenere che si mandi giú dai lettori una chiosa tanto contraria alla prima impressione che le parole di Dante fanno. L'interpretazione che per tanti secoli parve cosí ovvia e ineluttabile, sarà fallace, anzi certamente è tale per me; ma bisogna pur riconoscere il perché paresse ovvia e ineluttabile, e indicare per l'appunto dove stia la fonte del malinteso e dell'ingenua certezza. Lo sbaglio generale e tradizionale è un fatto, ed ha di per sé una certa importanza; e un po' ne serba sempre finché esso sbaglio non abbia una spiegazione: tant'è vero che la tesi del Pincherle non ha ottenuto quell'universale consentimento che meritava.

Non si può negare che quel verso, posto cosí a principio della terzina, e con quell'aria di dare di per sé un senso compiuto (lassú nel Paradiso terrestre aveva già fatto giorno), con quell'aria di somiglianza ad altri esordi cronologici come Era già l'ora che volge il desio, fa lí per lí immaginare che il Poeta dica: "era appena giorno quando Beatrice ed io salimmo al cielo. Il tal foce quasi, con cui s'apre il verso successivo, e che è il soggetto di avea futto, sembrato a primo. aspetto un verbo impersonale, arriva un tantino in ritardo; arriva quasi stentato, importuno,

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