di Capodistria. ARCHIGALLI 1. 57. LUCIO PUBLICIO SINTROPO archigallo leggesi sopra un grande piedestallo di pietra nazionale esistente in Capodistria, accanto alla Loggia pubblica in piazza, che per essere le memorie degli archigalli rare sui marmi, e perciò di grandissimo merito, qui trascriveremo; tratta dal Carli T. II. p. 113. Il culto di Cibele precede di anni 300 la guerra di Troja, e prima dell' era nostra 1506 anni. Abbiamo dalla favola, che Ati divenuto furioso, per l' infedeltà usata a Cibele con la ninfa Sangaride sul monte Dindimo si fece meno. Da lui trasse il rito stranissimo, che tutti i sacerdoti sacri a Cibele si facevano eunuchi, e chiamavansi galli. Il preside di cotesti sacerdoti dicevasi archigallo. TELCHINI, EDITUI, CIMBALISTRI 4. 58. QUINTO PUBLICIO, sacerdote telchino, di Trieste. 59. CAIO PUBLICIO ERMETE, edituo. 60. SECONDA, cimbalistria. In bell' ara esagona, dedicata alla gran madre degli Dei, ritrovata in Trieste da Mr. Picardi, e spedita in dono al co. di Villana Perlas rileviamo tre de' ministri addetti al culto di Cibele, cioè un telchino o tibicine, un edituo o custode del tempio, ed una cimbalistria o suonatrice di cembalo. Molti e varii officii di ministri eranvi addetti a questo culto oltre i suddetti, come sarebbero flauttisti, capelluti, cureti, coribanti etc., oltre le donne che con sistri, cembali, timpani, crotali, ed altri stromenti suonando come dice il Carli, quella furibonda armonia componevasi, che effetto produceva co di Trieste sì inumano. Daremo quest' epigrafe trascritta dal Carli T. II. p. 114. M. D. M. Q. PVBLICIVS SACERDOS . T. Quest'inscrizione vi à da una parte dell'ara, dall'altra un cembalo, e dalla terza il simpulo. Da questi monumenti apparisce che lo stranissimo culto di Cibele era introdotto nell' Istria con tempio, e ministri. 61. VISIA TERTULINA Sacerdotessa di Cibele abbiamo innoltre in lapida nella chiesa maggiore di Trieste, nella cappella di S. Nicolò, colla quale si conferma il culto di Ci. bele in detta città. M. D. M. IN. MEMORI. VISIE.L.F. TERTVLINAE ARUSPICI, AUGURI, FLAMINI, PONTEFICI, EDILI. 62. LUCIO VERGINIO PUDENTE aruspice, di Pon, sacerdozio che prendeva gli augurj dall' esame delle vittime, e degl' intestini degli animali. Che questo culto ridicolo introdotto fosse nell' Istria, riscontriamo da lapida esistente in Pola nell'orto delle monache di S. Teodoro, la quale tratta dal Carli è la seguente: T. II. p. 118. L. VERGINIVS PVDENS HARISPEX. ET IVLIA. Q. F: LVCVLIA 63. MARCO PUBBLICIO ISTRIANO augure Istriano. di Aquileja ci fa conoscere il Carli T. II. p. 114. L'augure prendeva le predizioni, dal volo degli augelli, e dal pasto de' polli. Che questo culto fosse pure nell'Istria possiamo assicurarci, poichè L. Vario Papiriano del n. 12, oltre l'essere stato flamine adrianale, e pontefice, fu pure augure. Augure fu pare Lucio Flaminio Istriano del n. 24. Flamine poi di Claudio il tribuno militare Quinto Petronio Modesto di cui parlammo al n. 27. Di edili ci hanno conservato i nomi varii marmi istriani, cioè di M. Aurelio Menofilo edile di Pola indicato al n. 8; così n. 22. L. Sergio Lepido figlio di Lucio; L. Sergio figlio di Cajo al n. 31; e L. Sergio pur figlio di Cajo al n. 32. Edili tutti tre di Pola, come si legge sopra la porta aurea di quella città. C. Cetaacio Sevariano, e M. Surino ambidue edili di Trieste si appalesano, come fu indicato ai n. 35, 36. L' edilità nei primi tempi aveva cura delle fabbriche, e degli edifizj pubblici. Crebbero poscia di numero in Roma, e di dignità. Nel senato, dopo i consoli ed i pretori, avevano fra tutti la precedenza, e godevano del diritto delle imagini. Cicerone (in Verrem. 5. 14) ci dà una piena notizia del loro uffizio, cioè di celebrare con grandissime cerimonie i sacri giuochi a Cerere, a Libe |