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cessero i friulani, e specialmente il Liruti, per far credere Gemona l'Emona di Erodiano, e città italiana, conviene confessarlo, ch'essi non sostennero che un palmare vaneggiamento, su cui disse bene il Palladio, nee per somnium quidem suspicandum ve

nit.

Se vi fu una città italiana, che si chiamasse Emona, nessun' altra poteva essere, che l'odierna Cittanuova nell'Istria, o qualche luogo contermine, per le ragioni nella detta opera già da me addotte, e per quelle ancora, che io esposi in una dissertacioncella, poco fa diretta al mio amico ab. Furlaneto in Padova, essendo stato da esso richiesto, e perciò esservi state tre Emone, cioè la norica, la pannone, e l' istriana.

I fondamenti coi quali si prova l' Emona istriana sono parzialmente basati sopra il costante nome di emonesi, che per secoli ricevettero i vescovi di Cittanuova; sopra i ruderi e le anticaglie in que' contorni, e parzialmente a Villanova rinvenuti, come pure sopra la bella lapida del COLONIS INCOLIS PEREGRINIS LAVANDIS GRATIS D. D. P. P. P.,

ritrovata in quelle vicinanze, là quale ci dà chiaro segno di una colonia, che indica un bagno per i COLONI, per gli abitanti, e per i forestieri.

Questa colonia poi evidentemente è indicata nella base marmorea scoperta in Parenzo, nella quale si legge, che Cajo Precellio fu patrono delle colonie degli AquiLEJESI, PARENZANI, OPITERGINI, ed EMONESI. Questa colonia hemonensicum perciò ci dà il nome della colonia, che manca nella suddetta lapida del pubblico bagno.

Che questa colonia hemonensium indichi l'Emona istriana, ossia Cittanuova, e non già l'Emona del Norico, o della Pannonia, le seguenti ragioni ci persuaderanno. 1 Perchè questo marmo fu trovato in Parenzo città poco lontana da Cittanuova. 2 Perchè in quell' epigrafe indicati sono popoli vicini, e perciò congiunti fra loro, ed associati al patronato di Precellio; cosa non propria a popoli disgiunti e lontani, come quelli del Norico, e della Pannonia. 3 Perchè, come osserva il dottissimo Borghesi, le città nominate nella lapida sono di popoli marittimi,

perciò la colonia hemonensium convenientemente intender si deve l'Emona dell' Istria, città marittima, e non l'Emona del Norico, o della Pannonia, i di cui popoli sono lontani dagli altri indicati nel marmo, non marittimi, ma di provincie di terra ferma oltra l'alpi riposte. 4 Questi popoli della lapida, oltre l'essere tutti marittimi, sono pure posti di fronte l'uno all'altro in poca distanza, avendo di mezzo un breve tratto di mare cioè il golfo di Trieste, situati essendo dal lato destro gli opitergini, e gli aquilejesi, e dal sinistro i parenzani, e gli emonesi. 5 Questi stessi popoli sono innoltre di una stessa e medesima provincia civile, quale fu la Venezia e l'Istria, che nei marmi sempre si trovano unite, e delle quali sono cogniti i correttori, che si chiamavano Venetia, et Istria, e perciò conprovinciali; circostanze tutte non convenienti alle provincie del Norico, e della Pannonia. 6 Finalmente, se giova il dirlo, questi popoli erano pure di una medesima provincia ecclesiastica, mentre il vescovo di Aquileja nei primi secoli della Chiesa, ed anzi sino al secolo sesto, era

il solo vescovo di gran parte della Venezia, e di tutta l'Istria; seguendo le provincie ecclesiastiche nei primi tempi l'estensione delle provincie civili.

Conchiudiamo perciò, che vi era una terza Emona nell'Istria, e questa Emona istriana essere l'unica Emona italiana, perchè l'Istria è una provincia d'Italia. Coll'appoggio pertanto del chiarissimo Tiraboschi, a buon diritto noi diremo istriano emonese l'indicato Simplicio emonese, avendolo il citato autore giudicato italiano.

di Cristo

73. ANTONINO ETICO istriano, autore Anno 400 dell' Itinerario, attribuito all' imperatore An- Istriano tonino, e di una Cosmografia, il quale visse intorno gli anni 337, 390, 340.

Nel secolo decimosesto in varie biblioteche si scuoprirono degl' itinerarj dell'impero romano, i quali, portando il nome di Antonino, furono attribuiti all'imp. Antonino il filosofo ; ma varj dotti critici ne dubitarono, tanto per la latinità, quanto per i nomi delle città, i quali sono di un'epoca più re

cente.

Ugone Flaviniacente (Chron. ad ann.

Christ. 97 vuole che almeno di uno di questi itinerarj autore ne sia Antonino Etico istro, il quale deve aver vissuto intorno l'anno 440, mentre pone Aquileja, ed altre città, che furono distrutte da Attila, nel 450. Giosia Simlevo pensa pure che di Etico Istro sia l'itinerario di Antonino, del quale accenna una cosmografia, e che si chiamasse Antonino, e vivesse al tempo dell' imp. Teodosio (Simler. præfat. ad itin. aethici). Giovanni Gerardo Vossio (lib. 3 de Hist. latin.) l'attribuisce all'anno 337. Il Barlio (l. 15 advers. 8 12), ed il Cluverio (Germ. l. 2 cap. 5 fin.) lo vogliono del tempo dell' Augusto Valentiniano, perchè consta che l'autore fu cristiano, parlando esso di S. Pietro, di Mosè, e dei figli d'Israele; e nell'itinerario della Pannonia nelle Gallie descrive Treveri, dove Valentiniano risiedeva, e nomina la città di Costantinopoli, la quale al tempo dei Cesari Antonini non aveva peranco ricevuto questo nome, e perciò quest' itinerario non essere un' opera del filosofo Antonino, nè di Caracalla, nè di alcun' altro Cesare fra i molti,

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