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teratus ordiNEM SUSCEPIT: ac mox quœcumque a Paganis adversus fidei nostræ arcana sanctissima, hoc est, adversus Virginis partum adferebantur obstacula disjicere hoc modo est aggressus etc.

Colla scorta di questi atti siamo istruiti, che DONATO ebbe a padre Crescentino, e nacque nell'anno di nostra salute 267 in un castello dell'Istria situato nei confini della Dalmazia e della Pannonia: espressione simile a quella, con cui S. Girolamo indica la sua patria Stridona, per la qual circostanza congetturar si potrebbe, essere stato del medesimo castello di S. Girolamo, e suo concittadino.

Sino dai primi suoi anni, rigenerato alla fonte del battesimo, tutto si diede alla pietà, ed alle lettere, versando coi più dotti e santi cenobiti di que' monasteri, esercitando il suo felice ingegno in ogni ge

munia obeunda iu perpetuum addiceret. Tum præerat Aquilejensi ecclesiæ Chrysogonus II. ex Chronico Gradensi apud Dandulum.

nere di liberali discipline, pervenne al più alto colmo di virtù e di dottrina, per cui il suo nome all' età di anni venti, celebre divenne per l'Istria tutta. Dalle chiese della nostra provincia fu chiamato ad esercitare il suo zelo, e la scienza sua, per abbattere gli errori de gentili, e colla sua eloquenza trarli alla luce evangelica; al quale apostolato dedicossi intieramente, e per il corso di quattro anni felicemente propagò la cristiana dottrina in queste parti, facendo un prodigioso numero di seguaci.

il ve

Passò quindi in Aquileja, e colà dal vescovo Grisogono II., ch' era pure scovo dell' Istria, nella quale a quel tempo non v'era peranco istituita alcuna sede vescovile, fu ordinato a sacerdote nell' età di anni 30, e pubblicamente si diede a predicare la religione di Cristo. Ebbe colà molte e gravi dispute coi gentili, de' quali ne ridusse alla fede più di trecento, annoverandosi fra questi, sette filosofi, ed undici oratori, sostenendo e provando con solide e convincenti ragioni la virginità di Maria. Più vive questioni ancora ebbe Donato co

gli ebrei, i quali preferivano a GESU' CRISTO il profeta Eliseo; ma convinti co' suoi dotti e robusti ragionamenti, e colla sua divina eloquenza, li costrinse e persuase in grandissimo numero ad abbracciare la professione cristiana.

Mentre coglieva DONATO feraci messe nel campo evangelico, popolando la chiesa di Cristo di numerosi fedeli, facendo prodigiosi miracoli, Diocleziano nell' anno 303 pubblicò in Nicomedia rigorosissimi editti contro i cristiani; epoca nella quale ricorda la Chiesa la più fiera delle persecuzioni, ed il sangue de' martiri sparso a torrenti.

Massimiano Erculeo, che risiedeva in Milano, seguendo gli ordini di Diocleziano, sparse il terrore, ed esercitò la ferocia per l'Italia tutta, e per le provincie di suo dominio. Pervenuta ad esso la fama che in Aquileja DONATO faceva grandi progressi contro il culto pagano, d'ira infiammato spedì satelliti a catturarlo, ed in difetto portargli tronca la testa. Divulgata la nuova in Aquileja, e prevenuto DONATO da divino consiglio, postosi sopra una piccola navicella

passò il fiume Natisa, e solcato il mare, si ritirò a Salona; e sopra la cima di un altissimo monte, poco lontano da quella città, visse per dieci mesi ignoto a ciascuno, dedito intieramente agli esercizi di religione, allo studio de' sacri libri, alla penitenza, ed alla contemplazione de' misteri divini.

Diocleziano, celebrato in Roma il vigesimo anno del suo impero, partì da quella capitale per passare in Oriente, e nel mese di maggio dell' anno 304 arrivò a Salona, per rimettersi da una grave malattia, contratta nell' anno precedente , ponendo sua speranza nell' aria natìa, e nella salubrietà di quel cielo. Portossi un giorno sulla sommità di quel monte, ove DONATO aveva il suo ritiro, per offrir sacrifizj, e porgere voti agli dei Giove ed Ercole, per la prosperità sua, e di Massimiano; ma trovando muti gli oracoli, nè accetti i voti, sospettarono gli auguri che in quel monte nascosto vi fosse qualche cristiano. Fatte rigorose perquisizioni fu scoperto Donato, il quale condotto dinanzi Diocleziano, predicò imperturbato la fede cristiana, a cui per

ordine dell' imperatore, furono incaricati rispondere Macario e Teodoro', due de' suoi più dotti e riputati ciambellani, i quali, da DONATO Convinti, esposero destramente a quel monarca sentimenti favorevoli a quella dottrina. Nel giorno seguente tornarono Macario e Teodoro a ragionare con DONATO, ed un pieno convincimento li rese seguaci di Cristo in modo, che presentandosi a Diocleziano, ed esponendo al medesimo le verità della cristiana dottrina, cercarono di persuaderlo e condurlo alla medesima. Sorpreso quel principe dell' avvenuto, minacciò i più atroci supplizj, ed essi maggiormente con piena fermezza professavano la fede di Cristo. Diocleziano furente fece accendere un gran rogo nel mezzo del foro, ed incatenato DONATO lo fece gettare nel medesimo in unione ai ciambellani Macario e Teodoro, e per divino prodigio, con stupore universale, rimasero illesi.

Imperversando Diocleziano contro di essi, feceli esporre nell' anfiteatro alla voracità delle fiere, e queste mansuete accarezzando i confessori di Cristo, si avventarono

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