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vis secumdum honorum vocabula, quæ jam ecclesiæ usus obtinuit , episcopus major Præsbitero sit, tamen in multis rebus AuGUSTINUS HIERONYMO MINor est.

Breve fu questa dispiacenza fra due gran Padri, e la loro reciproca stima ed amicizia venne consolidata, e furono dessi i primi luminari dell' Oriente, che combattevano gli eretici, ed a vicenda ambidue erano dai medesimi preseguitati, come rileviamo da quanto S. Girolamo scrive a S. Agostino. Catholici te conditorem antiquæ fidei venerantur, atque suscpiunt; et quod signum majoris gloria est, omnes hæretici detestantur: et me pari persequuntur odio; ut quos gladio nequeunt, voto interficiunt.

Scrive i comenti sopra Jona nel 396, stende l'epitafio sopra Nepoziano, e dopo quest'anno s'inferma gravemente per il corso di mesi dodici, e nullaostante nel 397 comenta l'evangelio di San Marco, e con somma sua soddisfazione nel 400 vede condannati gli origenisti dal pontefice Anastasio, dalla chiesa di Oriente, e da quelle di Milano e di Aquileja. Dopo questa condan

na rinuova altra apologia contro Ruffino nel 402, e nel 403 altra lettera contro Giovanni vescovo di Gerusalemme. Nel 405 pubblica i comenti sopra Abdia, e nel seguente 406 quelli di Zaccaria, di Malachia, e degli altri dodici minori profeti in 18 volumi; comentando pure nel 408 il capo sesto di Isaia, ed in seguito ad intervalli fino a formarne altri 20 libri.

I goti nel 409 assediano e prendono Roma. S.Girolamo colpito da questo avvenimento, ed afflitto per la morte di Pamacchio e di Marcella resta all'estremo dolente; abbandona il lavoro sopra Ezechiele, e tutto immerso nella tristezza, nel dolore e nel pianto, di null' altro si occupa, che di aggiungere lacrime a lacrime.

La di lui pietà maggiormente si esercitò, e fu posta all' ultime prove, quando una moltitudine di persone, anche nobili, ridotte alla mendicità, ricorrevano in folla da Roma a Betlemme, a chiedere alimento e soccorso dal Santo anacoreta. Nel leggere quanto egli ne racconta, non può a meno di risen

tirsene il cuore per tenerezza (p). Rassegnato alle disposizioni del Cielo, e tranquillizzato per parte degli eretici che aveva atterrati, furtivamente, e come potè, diede l'ultima mano ad Ezechiele, e lo pubblicò nel 412.

(p) Mors mihi Pammachi, atque Marcello, Romanæ urbis obsidio; multorum fratrum, et sororum dormilio nuntiata est: ita consternatus obstupui, ut nihil aliud diebus ac noctibus, nisi de salute omnium cogitarem, meque in captivitate sanctorum putarem esse captivum; così nella prefazione ad Ezechiele; e poscia: Posquam clarissimum terrarum omnium lumen extinctum est; imo Romani Imperii truncatum caput; et, ut verius dicam, in una Urbe, totus Orbis interiit, OBMUTUI, ET HUMILIATUS SUM, et silui a bonis Quis crederet, ut totius Orbis extructa victoriis Roma corrueret ; et ipsa in suis populis et mater fieret, et sepulchrum? Quis fidem hisce accomodavisset, ut tota Orientis, Egipti, Africa littora olim dominatricis Urbis servorum, et ancillarum numero complerentur, et quoTIDIE S. BETHLEHEM NOBILES QUONDAM UTRIUSQUE SEXUS, ATQUE OMNIBUS DIVITIIS ENTES SUSciperet mENDICANTES?.... Fateor me explanationes in Ezechielem multo ante tempore promisisse, et occupatione de toto huc orbe venien

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AFFLU

L'eresia di Pelagio diede altro argomento a S. Girolamo di esercitarsi, mentre egli tollerar non poteva chiunque discordasse colla cattolica Chiesa. Scrive perciò una lettera nel 413 contro Pelagio, ma senza pro

tium implere non posse; dum nulla hora, nullumque momentum est, in quo non fratrum occurramus turbis, et monasterii solitudinem hospitum frequentia commutamus. Intantum, ut, aut claudendum nobis sit ostium, aut scripturarum, per quas aperienda sunt fores, studia relinquenda. Nec jactamus, ut quidam forsitan suspicantur, fratrum susceptionem; causas simpliciter confitemur; nam absque lacrymis, et gemitu videre non possumus illam quondam potentiam, et ignorantiam divitiarum ad tantam inopiam pervenisse, ut teclo, et cibo, et vestimento indigeat. S. Girolamo si era fabbricato un monastero in Betlemme, per compire il quale, com' egli scrive a Pamacchio, e per dar ricovero all'affluenza de' monaci, che da più parti bramavano convivere con esso, dovette vendere i beni paterni; al qual oggetto spedì nell' Istria il fratello Paoliniano. Nos in ista provincia ædificato monastero, et diversorio propter extructo, ne forte et modo Joseph cum Maria in Bethlehem non inveniat hospitium, tantis de toto orbe confluentibus obruimur monachorum turbis, ut nec captum opus deserere, nec supra vires ferre valeamus.

fitto per tutto il seguente 414 in ciò s'intrattiene; e nel 415 validamente lo combatte ed atterra col suo libro de' Dialoghi tra Attico e Critobulo, ed in modo, che tanto dal concilio di Cartagine, come dal pontefice S. Innocenzio I. viene condannato nel 416.

Unde quia pene nobis illud de Evangelio contigit, ut futuræ turris non ante computaremus expensas, compulsi sumus fratrem Paulinianum ad patriam mittere, UT SENCIRUTAS VILLULAS, quæ barbarorum effugerunt manus, et PARENTUM COMMUNIUM CENSUS VENDERET, ne .ceptum sanctorum ministerium deferentes risum maledicis, et æmulis præbeamus. Osserveremo da ciò, che il nostro santo cadde in un'iperbole quando disse, che nella di lui patria nè animale, nè creatura umana vi restarono, e che la strage de' barbari si estese persino ne' pesci, e che tullo perì fuorchè ciclo e terra, le spine crescenti, ed il folto delle selve, come nella nota (m). Merita però scusa il santo Dottore, mentre da' suoi compatriotti, i quali presso di lui si rifuggiavano, le cose gli erano state rappresentate all' eccesso; ond' egli afflitto nello spirito, ed esaltato nella mente per le dolorose vicende della sua patria, ne ricevette una forte impressione; e nel vivo riscaldo della passione, con forti e spinti caratteri oratorii ne pinse le rovine.

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