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545 di Pola.

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po. Ne parlano di esso il Manzioli p. 15 e seg.; lo Schönleben p. 295 ann. 524; il Naldini p. 29, 47, 73, 82, 447. e l' Ughelli T. v. p. 381.

venna,

96. S. MASSIMIANO arcivescovo di Ranativo di Pola. Agnello (L. Pont.), e tutti li storici ravennati ci narrano, che essendo diacono della chiesa di Pola, coltivava colle proprie mani un picciolo suo podere per trarne il suo sostentamento e che un giorno zappando il terreno per spargervi il seme, scoprì un gran vaso ripieno d'oro, e che stupefatto e sospeso dell' uso che farne dovea, risolvette di ritenerne una parte per le urgenti sue necessità, ed il restante portare in Costantinopoli all' imperatore, com' egli fece.

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Questo generoso rifiuto delle ricchezze, che la fortuna gli avevano presentate, fu ammirato da Giustiniano e quel monarca concepì di lui una singolar stima, giudicandolo fornito di eminenti virtù, per per le quali, vacata in que' giorni la sede di Ravenna, per la morte di S. Vettore, lo esalto a quella dignità, e nel regresso da Co

stantinopoli, in Patrasso nell'Acaja, dal pontefice Vigilio, il quale era colà relegato dall' imperatrice Teodora, fu consacrato in vescovo di Ravenna al 14 di ottobre dell'anno 546, in età di 48 anni.

I ravennati assuefatti ad avere per suo pastore un cittadino, mal soffrirono che fosse promosso uno straniero e di umile nascita; perlocchè al di lui arrivo, ricusarono non solo di accettarlo come lor vescovo, ma di riceverlo peranco nella città. Stette egli perciò alquanti giorni fuori della porta di S. Vittore, fino a che il popolo mosso dalla fama delle sue virtù lo introdusse con giubilo universale, e vi fu riconosciuto per loro pastore.

Tutte le sollicitudini di Massimiano furono tosto dirette all' aumento del culto divino, e la memoria di lui è celebre nella chiesa di Ravenna, tanto per la santità della sua vita, quanto per le gloriose sue gesta.

Ornò egli la basilica di S. Andrea delle 18 colonne di marmo greco, che tuttora sussistono; compì il sontuoso edifizio della

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Canonica principiato da S. Pietro Grisologo; fabbricò la chiesa di S. Stefano, e la decorò di mosaici; innalzò da' fondamenti quella di S. Gio. Decollato, ora demolita; arricchi la cattedrale ed altre chiese, con preziosi doni di croci, di calici, di vasi d'argento e d'oro, nonchè di varie ricchissime suppelettili pel servizio divino; come pure di molte e varie reliquie de' santi.

Massimiano era dottato di tanta umiltà, che quantunque elevato a grado così eminente, ebbe sempre presente, e palesò a tutti la bassezza de' suoi natali in modo, che in lettere intarsiate di gemme e di perle, fece porre sopra alcune sacre suppellettili queste parole. Parce domine, parce populo tuo, et memento mei peccatoris, quem de stercore exaltasti in regno tuo.

Finalmente, lasciando erede di tutti i suoi beni che tenne in Pola, la chiesa di Ravenna, la quale per molti secoli n'ebbe il possesso, cessò la gloriosa sua vita al 21 febbrajo 552 secondo il calcolo del Becchini, e fu sepolto nella chiesa di S. Andrea dinanzi l'altar maggiore, e poscia nel 1651

al 3 di settembre traslocato nel coro di quelle monache benedettine, essendovi imposta la seguente epigrafe :

D. O. M.

SACRUM DIVI MAXIMIANI RAVENNATIUM ARCHIEP.

CORPUS

QUOD DUODECIM AB HINC SAECULIS

IN ANTIQUO HOC D. ANDREA TEMPLO.

VARIO LOCO, VARIIS TEMPORIBUS COLLOCATUM

DEVOTA SEMPER FIDELIUM PIETAS COLUIT

LUCAS TORREGIANUS RAV. ARCHIEP. ET PRINCEPS

ET CAM. APOST. CLERICUS.

IN PRIMA RAVENNATIS DICESIS VISITATIONE

HUNC SUBLIMEM IN LOCUM

AB OMNIBUS DECENTIUS VENERANDUM

SOLEMNI RITU TRANSTULIT

TERT. NON. SEPT. ANNO M. DC. LI.

DOM. PAULA BECCIA HUJUS CÆNOBII ABBATISSA.

A questo carattere di santità il nostro Massimiano vi unì quello della letteratura mentre scrisse una cronaca sul modello di quelle di S. Girolamo, e di Orosio, come ci narra Agnello scrittore delle vite de' vescovi ravennati, della quale

ne reca un

frammento (L. Pont.); ordinò e fece scrivere con diligenza i libri tutti appartenenti all'uso della sua chiesa. In fatti il P. abbate Ginanni lo annovera tra i scrittori ravennati (T. 2 p. 35), ed il Tiraboschi fra gli storici letterati (Lett. Ital. T. III. I. 1. cap. III. pag. 45 ed. ven. 1797). L' Ughelli (Ital. Sac. T. II. pag. 336 n. xxix) parla in questa forma di lui: Fuit vir longe doctissimus, cujus præclara monumenta vel temporis vetustas vel plagiariorum violentiæ manus rapuerunt. Nella canonica suaccennata aveva fatto dipingere l'effigie di alcuni suoi predecessori, sottoponendo ad esse la descrizione in versi, de' quali ne porta un frammento, lo stesso Ughelli.

Hic Petrus junior Christi præcepta secutus,
Ut docuit, sacris moribus exhibuit

Hanc quoque fundavit mirandis molibus arcem,
Nominis ipse sui hæc monumenta dedit.
Hujus post obitum Aurelianus gessit honores,
Post hunc Antistes extitit Ecclesius.

Hinc fuit Ursicinus, sequitur post ordine Victor,
Temporibus junior Maximianus adest.

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