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sendovi stató alcun altro vescovo di Pedena di tal nome, per quanto finora sappiamo, con ragione può essergli assegnato anno 1324 circa, oppure un epoca tra il 1100 ed il 1300.

Il Manzioli pertanto, e la costante tradizione c'istruiscono che S. Niceforo, il cui giorno festivo si celebra al 28 di maggio, fosse stato accusato dai pedenesi al patriarca di Aquileja, come di troppa dimestichezza con due sue nipoti, le quali con il loro calore giovanile solevano riscaldare le fredde e congelate membra del Santo vescovo pervenuto ad un età quasi decrepita. Citato al tribunale del patriarca, si portò egli in unione delle nipoti, e cavalcando un muletto arrivò presso Pinguente, ov' ebbe incontro numeroso popolo di que' luoghi, che coi loro animali, per gli eccessivi calori, e per la siccità languivano assetati per grande penuria delle acque, e gittandosi a terra, supplicarono lagrimevoli il Santo vescovo di soccorso; il quale inginocchiatosi, ed alzati gli occhi al cielo, col segno della croce fece scaturire dal terreno una fonte

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copiosa di acqua opportuna ai loro bisogni, e per memoria di questo avvenimento, fu colà poscia eretta una chiesa, dedicandola al di lui nome. Così fece egli pure coi popoli di Covedo, e poscia egualmente presso Trieste nella vicinanza della valle di Rivo, nel luogo che si chiama la Fontana di Gieppa (F. Ireneo pag. 438). Tutte queste tre sorgenti portano sino al giorno presente la memoria del santo, e si ricordano col nome di fontane di S. Niceforo.

Strada facendo, e sopraggiunta la notte, si ricoverò esso in un'osteria, e fece condur alla pastura il giumento, il quale errando lontano dall' abitato, incontrato da un orso, fu dallo stesso scannato; e nella mattina vegnente cercato dalle nipoti, lo ritrovarono, che dall' orso veniva divorato, per il che spaventate le verginelle fuggirono, e tremanti arrivando all'albergo, raccontarono al Santo vescovo l'avvenimento, il quale ordinò alle stesse che ritornassero colà, ed in suo nome imponessero il capestro alla belva, e la conducessero innanzi a se. Ubbidirono le donzelle, e la fiera seguendo le

stesse,

venne alla presenza del Santo vecchio, il quale disse: fiera belva, poichè tu hai ucciso quello, che mi portava, devi supplire al suo mancamento, al che docile la belva si sottomise lasciandosi imporre la valigia.

Arrivato in Aquileja fu contornato e seguito da una turba numerosa di uomini, parte dei quali per veder quella fiera a portar quelle bagaglie, parte per veder questo vecchio imputato di così grave delitto. Entrato il Santo vescovo nel palazzo del patriarca, ed essendogli assegnate delle stanze per sua abitazione, e volendosi spogliare le vesti del viaggio, per vestirsi d'altre più decenti, gettò il mantello sopra un raggio solare, che per una fessura entrava nella stanza credendo per debolezza di vista, che fosse una pertica per traverso; ma con sorprendente ammirazione restò il mantello sospeso nell'aria, il che dai domestici del patriarca fu osservato, e tosto denunziato allo stesso, il quale pure visto tal miracolo, andò incontro al Santo vescovo, ed inginocchiatosi a lui, gli chiese la sua benedizione,

conoscendolo uomo sintissimo, ed accoltolo con grandissimo onore, e riveritolo con santa esultanza, dopo qualche giorno il lasciò ripatriare.

Ritornando S. Niceforo alla sua sede toccò la terra di Umago, e colà infermandosi diede l'anima al Cielo con pubblici segni nel paese di sua santità. Colà da que' paesani fu tumulato in onoratissima arca, posta all'altar maggiore di quella collegiata, e si venera qual Santo tutelare di quella chiesa, in cui unione, si tiene, esservi pure il corpo di S. Massimiliano di lui diacono, il quale gli fu di scorta nel suo viaggio, e contemporaneamente colà cessò di vivere.

Porta innoltre la tradizione, che S. Niceforo, prima di morire, dichiarò che il suo corpo fosse tumulato in Umago, e ch' egli perdonava ai pedenesi l'ingiuria ad esso fatta, e le calamità del di lui penoso viaggio, ma che dovessero però i calunniatori (b) far

(b) Dice il vescovo Marenzi, che sino ai suoi giorni (1639), sussisteva ancora la discendenza di

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penitenza dell' errore commesso, passando a piedi nudi sopra dei spini, in una valle, e che in allora gli fosse troncata la mano destra, ed a loro spedita in segno della di lui paterna benedizione.

Questa narrazione potrà sembrare favolosa a qualche bello spirito dei nostri tempi. Jo farò alcune osservazioni per le quali crederò di giustificarla.

Sopra cinque rapporti appoggia questa narrativa, intorno i quali considereremo. 1. Non esser meraviglia, che questo decrepito vecchio avesse comune il letto con queste giovani, quando si consideri all' innocenza della vita, ed all' età cadente del medesimo, giustificando anche ciò l'esempio di Davide, come ci narra la Sacra Bibbia: nè renderà meraviglia, che accusato fosse da suoi concittadini, ai quali divenne oggetto di scandalo, mentre gli occhi del secolo,

una famiglia degli accusatori, la quale ricevette per tradizione da' suoi maggiori le circostanze di questo fatto, e le raccontava.

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