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1551 di Capodi

stria.

104. Beata GIULIANA MALGRANELLO di Capodistria pizzocchera delle mantellate dell'ordine de' servi, morì nel 1551. Gli Annali serviti al detto anno dicono: Per eosdem dies (1551) ad cælum evolavit soror nostra tertiaria, beata Juliana de Istria, cujus gesta desiderantur. Il Possenti compilatore de' medesimi annali dice: Della beata Giuliana terziaria non si ha che il nome, patria, e tempo; perchè l'anno 1551 ascese al cielo, et era della città dell'Istria. Naldini pag. 490.

CAPITOLO III.

MITRATI ISTRIANI

N. LXV.

ARTICOLO PRIMO.

PATRIARCHI N.o xÍI.

GENNARO

105. ENNARO di Pola fu fatto patriarca di Aquileja nel 443; eresse la sua chiesa con somma prudenza e dottrina, mostrando parzialmente gran zelo nell' estirpare le baccanti eresie de' pelagiani e de' celestiani, su di che viene grandemente lodato con replicate lettere dal pontefice LEONE il Magno. Non meglio può darsi contezza di esdi quello riportare, quanto ne dice il Dandolo nella sua CRONACA: Januarius episcopus ordinatus est anno Domini Jesu 16

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TOMO I.

443 di Pola.

Christi cccc.XLIII.

Hic in POLA civitate

Istria ortus, et catholicis disciplinis eruditus, episcopus factus, sua prudentia et doctrina populum sibi subditum propter instantes persecutiones multis augustiis circumseptum ab erroribus conservavit illæsum. In cujus laudem Leo papa sic ait... » Lectis Fraternitatis tuæ litteris, vigorem

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fidei tuae, quam olim noveramus, agno>> vimus: congratulantes tibi, quod ad cu»stodiam gregum Christi pastoralem curam vigilanter exsequaris, ne lupi qui sub specie ovium subintraverunt bestiali sævitia simplices quoque dilacerent...» Huic Januario episcopo S. Leo papa scribit: quod episcopi, et reliqui clericalis ordinis de Pelagiana vel Cœlestiana hæresi ad unitatem Catholicam redire volentes, in suis sedibus non restituantur, nisi publice erroribus abrenunciaverint. Transactisque annis octo in sua sede, hic episcopus diem clausit extremum anno Christi 451.

Visse Gennaro nella cattedra di Aquileja anni 8, essendo morto nel 451. Ne parla brevemente di esso l'Ughelli nell' Italia

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Sacra T. v. p. 25, ma lungamente, e con giudiziosa critica ne fa dicorso il Rubeis nell' opera Monum. Eccl. Aquilej. pag. 131 e segg., ove si riscontra che più lettere piene di unzione apostolica scrisse a Gennaro il S. Leone papa, delle quali il Rubeis ne dà partitamente il contenuto. Tra i periodi di esse lettere, sono rimarcabili i seguenti, fra i cinque capitoli indicati. Nel primo dice: agnovimus, quosdam presbyteros, diaac diversi ordinis clericos, quos Pelagiana sive cœlestiana hæresis habuit implicatos, ita in vestra provincia ad comunionem catholicam pervenisse etc. Nel secondo, parlando dello stesso argomento. Ut congregata synodo provincialium sacerdotum, omnes sive presbyteri, sive diaconi; sive cujuscumque ordinis clerici, qui de Pelagianorum etc. Dalle quali espressioni consta non essere stati compresi nell'eresia i vescovi, come dice il Dandolo, e come la storia intiera ci assicura non esservene stato alcuno in queste eresie implicato della Venezia. Dell' Istria poi non potevano esservene, perchè vescovi in Istria in allo

ra peranco non ve n'erano. Ciò risulta dippiù, mentre a quel tempo il vescovo di Aquileja non era metropolita, e ciò si riscontra dal suddetto secondo capitolo, in cui si ordina un sinodo provinciale di Sacerdoti Provinciali, cioè dell' Istria e della Venezia, ambedue formanti una sola e stessa provincia tanto civile che ecclesiastica, spesso l' una confusa ossia immedesimata coll' altra, in modo che si disse tanto Provincia Istrice et Venetia, come Istriœ sive Venetiarum, ed ancora Venetia seu Istriæ, non che in altre forme ancora, tanto prima che dopo lo scisma aquilejese detto Scisma Istriano.

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Rimarcabile pure pel santo regime delle chiese si rende alt ro paragrafo di lettera del detto pontefice al nostro Gennaro (Rubeis pag. 137), dal quale apparisce quanta vigilanza sulla condotta del clero deve avere un vescovo, e quali conseguenze ne derivino dalla trascuratezza e negligenza de' medesimi. Non autem dubitet Dilectio tua, nos, si (quod non arbitramur) neglecta fuerint, quæ pro custodia canonum et pro

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