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ca Giovanni, e dei prelati della nostra provincia, nel qual placito, che seguì nell' anno 810 e tratto dal codice MS. del Trevisano, è portato per intiero dall' Ughelli alla pagina suddetta, siccome si scorgono la detestabile condotta del duca, e la riprensibile reggenza de' vescovi, così richiesti i capitani de' luoghi, che furono radunati, in n.o di 172 tunc eligimus de singulis civitatibus, seu castellis homines capitaneos numero centum septuaginta, et duos. Chiesti se avessero lagnanze contro il loro patriarca, e per dire il vero, esaminata la di lui condotta, dissero tutti di non lagnarsi di esso, ma non poter dire egualmente contro i vescovi, verso i quali molte furono le accuse comprovate, le quali furono esposte dai magnati, rappresentanti del popolo dell'Istria.

L' Ughelli pure pag. 1101 presenta un documento del nostro patriarca Fortunato, col quale esso dispone di una moltitudine di legati a favore delle chiese di Grado, verso le quali si vede ch' egli fu benefico oitremodo. Si numerano le fabbriche di chiese da esso costruite, gli altari di oro,

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argento da esso fatti erigere, i paramenti, gli utensili, le lampade, le corone ec. di argento, e di oro, da esso pure donate, e fatte costruire; i beni da esso acquistati e dati alla chiesa, e di tutto ricorda l'origine d'onde li trasse, cioè munificenze e doni di principi, monarchi potenti, e doviziosi privati. Spogliandosi di tutto, dispone a beneficio delle sue chiese quest' ampio tesoro, promettendo innoltre di far eseguire in vita altri lavori, e che se non vi arrivasse a terminarli, dichiara apertamente di non ritenersi cosa alcuna, mentre tutto quello ch'ebbe dalla chiesa vuole che ritorni alla chiesa. De toto isto, per viventem in sæcula, non volo me habere, sed omnia revertar in sancta ecclesia (id. p. 1103 linea 12). Grande e sublime lezione è questa per tutti i beneficiati ecclesiastici, e parzialmente per i vescovi, mentre lo stipendio che la chiesa stabilisce pel rispettivo benefizio, sottratto il decente nostro sostentamento, tutto e poi tutto deve essere impiegato a benefizio dei poveri, e della chiesa od a pubblica beneficenza, ne i civanzi

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dei frutti della chiesa non possono essere disposti che a favore della medesima. Parlano di esso il Dandolo cap. 15 p. 8. Li storici veneti, l'Ughelli. Il Rubeis però rigetta anche questo patriarca.

116. ELIO Antonio, di nobile ed illu-1572 da Capostre famiglia di Capodistria, fu segretario dei distria. pontefici Clemente VII., Paolo III, e Paolo IV. Da Paolo III. fu fatto vescovo di Pola al 27 agosto 1548 per la morte del vescovo Gio: Battista Vergerio. (Pallavicini Ist. del Concil. di Trento Tom. 14 p. 86). Nel 1558 al 20 di luglio da papa Paolo IV fu insignito del carattere di patriarca di Gerusalemme, e poscia vicario dalla basilica Vaticana. Fu ben accetto oltre ai pontefici suindicati, anche a Giulio III, Marcello II, Pio IV, Pio V, e Gregorio XIII. In qualità di patriarca gerosolimitano si portò al concilio di Trento nella quarta di lui apertura principiata il giorno 18 gennaro 1562, e che durò sino li 4 decembre 1563 in cui fu compito il concilio. Esso qual patriarca vi siedette dopo i legati il primo tra i vescovi. Dal Pallavicini abbiamo (T. x. p. 130 e p. 204)

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