che nella sessione del 16 luglio ed agosto 1562 si oppose alla concessione del calice ai laici richiesta caldamente da Cesare, appog. giando la sua opposizione a solide ragioni, e con prudente destrezza maneggiando le lodi amplissime a Ferdinando imperatore; e nella sessione 10 novembre 1563 impugnò acremente la proposizione di annulare i matrimonii clandestini, avendo dalla sua opinione una moltitudine di que' padri, e volle che tutto quello che da esso veniva detto fosse registrato negli atti. Sotto Pio V. intorno l'anno 1566 ritornò in Roma ad esercitare il vicariato della basilica Vaticana, e finalmente desideroso di finire tranquillamente i suoi giorni in patria chiese ed ottenne da Gregorio XIII. di essere traslatato alla cattedra di Capodistria nel giorno 30 luglio 1572 colla conservazione del titolo di patriarca, ove dopo 4 anni di edificante reggenza, terminò i suoi giorni nel 1576, ed ebbe la tumulazione in quella cattedrale colla seguente epigrafe, portata dal Naldini (Corog. di Capod. p. 102), e dall' Ughelli (T. V. p. 392): ANTONIVS. ELIO. NVMQVAM. MORITVRÆ. FELICITATIS MIRE · OMNIBVS · MORVM . INTEGRITATIS. CANDORE DOCT. PRÆLVXIT VITAM • ANIMI. SENSA. PENITVS HAVRIEBAT POLENSIS • ECCLESIÆ HIEROSOLYMITANI . SVBINDE • SEDES. EXCEPIT TRIDENTI. SINODO. VSQVE. ADEO. ERVDITA. PIETATE PROFVIT DVM. IN. EA. VICARIVS. PRÆFVIT PATRIARCHATVS • EVASERIT QVEM. PROFERRET. POSTERIS A. GREGORIO. XIII. SVPREMA. IVSTINOP. ECCLESIÆ DIGNITATE DECORATVS SVARVM DVM AD NON EAM. EXVIT. QVAM. INDVIT . MELIOREM ANNO DOMINI MDLXXVI. · ILLIVS. CLAVVM. SEDVLVS • SEDET Abbiamo da Tiraboschi (Lett. Ital. tomo VII, P. III p. 807) che il P. Lagomarsini (Pogian. epist. t. 4 p. 93) produce una lettera scritta da Monreale al 20 di aprile del 1568 da Antonio Elio patriarca di Gerusalemme al cardinale Ŝirleto, nella quale gl' indica che il celebre Panvinio, morto a Palermo al 7 di aprile di detto anno in età di anni 39 ottenuta la facoltà dal suo generale, aveva lasciata ogni cosa ad esso patriarca Elio, con patto però, che dasse qualche soccorso a sua madre, ch'era in poverissimo stato; quindi avendogli scritto il Sirleto, che il papa aveagli dato cento scudi d'oro, da far contrare al Panvinio, il patriarca lo prega a trasmetterli alla suddetta donna in Ve rona. DIOCLETO 117. vescovo. 118. SEVERO vescovo di Torcello fu eletto nell'anno 869. Egli fu dell'Istria, e visse nell'episcopato anni 7 mesi 3. Barozzi presso il Tentori loc. cit. 119. DIODATO fu fatto vescovo di Torcello l'anno 897. La cronaca Barozzi loc. cit. dice: fu di nasion d'Istria habitador di 851 da Citta Dov a. 869 Istriano. 897 Istriano. 980 da Parenzo Rivalta, figlio di Stefano Flabenigo, visse vescovo anni 6 mesi 6. 120. ANDREA di Parenzo successe ad Adamo in vescovo della sua patria nell'anno 980, e governò con zelo quella sua chiesa sino al 1012. Dall'imp. Ottone II con ampla donazione fu investito dei castelli di Montona, Nigrignano, Torre, Pisino e della Villa di Rosario, nonchè di Due Castelli; ed innoltre gli furono confermate le donazioni che dagl' imperatori precedenti furono fatte alla sua cattedrale. Accolse in Parenzo nell' anno 998 il doge Orseolo, invitandolo a venerare nella sua chiesa le reliquie di S. Mauro. Dal pontefice Sergio IV. ebbe rescritto favorevole per la garanzia e sicurezza de' suoi diritti contro Giovanni patriarca d'Aquileja, il quale gli aveva invasa la parrocchia di Rovigno, ed altri beni. Questa lettera pontificia si riscontra nell' Ughelli Tom. V. p. 402. Il vescovo Andrea è sottoscritto al placito di Variento conte dell'Istria, e dalla sottoscrizione di Gualtramo, di esso fratello, apparisce ch' ebbe a patria Parenzo. Vergottin Bart. Saggio Stor. di Parenzo, Venezia. 1796 pag. 70, 83. |