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Paolo II. gli fu aggiudicata ed unita l'amministrazione della cattedrale Svaciense dipendente dalla di lui metropolitana.

Nel 1469 si ritrova in Roma, e delle di lui gesta nella sede di Antivari nulla ci è cognito. Intorno al 1470, essendo probabilmente in Roma, da Sisto IV. ebbe in dono a titolo di commenda il priorato di S. Michele di Mirano, dell'ordine di S. Agostino, situato nel territorio di Treviso, e lo ritenne sino che visse.

Ottenne pure dal detto pontefice nel 1471 che Pietro Bori, sacerdote e nobile di Antivari, di lui famigliare e domestico, ritenesse contemporaneamente due beneficii nella diocesi di Treviso, quantunque tutti due avessero cura di anime. La bolla è portata dal Farlati.

Finalmente dal detto papa Sisto IV. nel 1473 al 23 di novembre fu il nostro Simone traslocato dalla sede arcivescovile di Antivari alla cattedra vescovile di Capodistria unendovi il titolo di arcivescovo di Pa trasso, come leggesi nel Tomo 83 delle Obblig. pag. 30. Anno 1473 23 novembris Simon

transfertur ad Eccl. Justinop. et providetur de archiepiscopatu Patracensi. Ignoransi le di lui azioni in questa sede, e sappiamo soltanto dall' Ughelli ( Ital. Sac. Tom. V.), al quale non era noto l'arcivescovato di Antivari del nostro Simone, ch'egli morì in Roma nel 1482: Simon de Montana hanc ecclesiam (Justinop.) suscepit vegendam anno 1475 (leggasi 1473). Hic ille idem est, qui fuit etiam archiepiscopus Patracensis; Roma decessit 1482 mense augusto (Farlati Illyr. Sacr. Tom. VII. pag. 93, 94, 96.)

140. VENIER Bernardo da Pirano di canonico di quella collegiata nel 1487 24 gennajo fu eletto vescovo di Chioggia. Governò quella chiesa 48 anni, e divenuto decrepito rinunciò il vescovato, ed indi a poco cessò di vivere nel 1535. La memoria di esso è perenne presso que'cittadini, mentre al tempo del suo episcopato, essendovi un'imagine di M. V. presso il lido del mare, poco lungi dalla città, la quale dava ai fedeli non pochi miracoli, per di lui cura fece dar principio colà ad un magnifico tempio, il quale poscia fu compito e consacrato dal vescovo TOMO I.

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1487

di Pirano.

Fiamma, come dall' epigrafi poste in quella chiesa. La seguente appartiene al nostro Venier tratta dall' Ughelli T. V. p. 1553. Naldini p. 287. Tentori T. VII. p. 392.

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HOC. IN. TEMPLO. SIBI. ELEMOSYNIS. FABRICATO

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1500

di Trieste.

141. BONOMO Pietro triestino dall'imp. Federico III fu innalzato alle dignità di conte palatino, di segretario, di consigliere segreto, e di gran cancelliere dell'ordine di Borgogna, ne' quali officj servì pure gl' imperatori Massimiliano, Carlo V., e Ferdinando I. Vacate contemporaneamente le due sedi vescovili di Trieste e di Vienna, dall' imp. Massimiliano nel 1500 gli furono offerte ambedue a propria elezione, ma de

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siderando il Bonomo di esimersi dai travagli, dalle fatiche, e dalle invidie solite ritrovarsi alle corti, pospose la cattedra di Vienna, e prescielse quella di Trieste sua patria, la quale fu da esso retta con zelo e prudenza per lo spazio di anni 46. Nell' anno 1512 avendosi Marc' Antonio Foscarini nobile veneto appropriate alcune decime nella terra di Umago spettanti al vescovato di Trieste, durante la guerra coi veneti, il vescovo Bonomo portò le sue doglianze a Leone X. Delegò il Pontefice la controversia a Niccolò d' Arezzo I.C. suo cappellano, ed auditore camerale; ed egli nel 1514 sentenziò a favore del vescovo. Intervenne questo prelato nel 1514 al concilio Lateranense ch' ebbe principio nel 1512 e terminò nel 1517, nel qual anno dalla città di Trieste fu inviato all' imp. Massimiliano per ottennere de' suoi privilegj, sopra i quali riportò favorevole rescritto. Era il nostro Bonomo in tanta estimazione presso 'imperatore che nell'anno 1519 fu richiesto dallo stesso con scritto di propria mano di portarsi alla corte per conferire seco lui sopra la

1503 di Capodi stria.

reddazione del quo testamento, é consultarlo pure negl' interessi dell' anima sua. A questo onorevole invito non ha potuto egli soddisfare, perchè prevenuto dall'innatesa morte di Massimiliano, seguita ai 12 gennaro 1519. Risiedendo il nostro vescovo alla corte dell' arciduca Ferdinando nell' anno 1523 chiese licenza da quel principe di ritornare alla sua sede, desideroso di terminare tranquillamente in patria gli ultimi anni della sua vita. Fu assentito alla sua richiesta, ed egli bentosto si accinse con sollecitudine al ristauro, ed ingrandimento del suo vescovato, ma finalmente nonagenario, e colmo di meriti passò agli eterni riposi nel di 15 giugno 1546, e fu sepolto in quella cattedrale. Ughelli T. v. p. 582. Mainati Cron. T. III. p. 1 - 85.

142. TARSIA Niccolò di Capodistria, canonico di quella cattedrale, per innocenza di vita, e per eccellenza di dottrina l'ecclesiastico il più distinto di quella città, fu eletto da que' canonici in loro vescovo nel

503. Questo però fu l'ultimo tentativo di elezione esercitata inutilmente da quel capi

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