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CONCLUSIONE

SOPRA LA VITA, E MORTE DI G. B. VERGERIO.

Se l'Ughelli autore distinto, e poco posteriore a G. B. Vergerio in un'opera classica e riputata ci dà come fatto storico una favola; se il Coleti che ritoccò, corresse, ed acrebbe quest' opera stessa, ripubblicandola nel principio del secolo passato, riproduce l'errore istesso: se un un pubblico monumento, qual'è il quadro indicato, eretto nella città stessa, e nella cattedrale medesima, ove fu vescovo G. B. Vergerio, ci testifica e dimostra un fatto, che non è altro che una sognata immaginazione: se per tre secoli l'opinione generale di una intiera città, e diciam' anche di una provincia, ci assicura come verità, ciò che non è che una palmare falsità, ed un grossolano errore a chi dovremo noi credere? In fatto di storia contestata, tutto ciò certamente porta il carattere il più luminoso di veridica storia, eppure tutto ciò non è che una favola, ed un' errore. Se dunque nella semplice sto

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ria della vita e morte di G. B. Vergerio fon-
data sopra questi documenti, e testimonii
che sembrano irrefragabili, e come cosa di
fatto non facili ad equivoco, vi si ritrovano
errori così madornali, ed una intiera falsità,
cosa dovremo noi giudicare della fede e del-
la religione di Gio: Battista Vergerio? Se
gli uomini s'ingannano sulle azioni di un
uomo che visibili sono ai suoi occhi, e s' in-
gannano così altamente, come potremo pre-
star loro fede quando vogliono farci cono-
scere il cuore dell'uomo, del quale Iddio
solo n'è lo scrutatore ? Siamo pertanto guar-
dinghi nel formare un giudizio sull'imputa-
zione di eretico data a G. B. Vergerio; e
siccome è falso quanto fu scritto sulla di
lui vita e morte, può esserlo ancora di più
quanto si ritiene
la di lui credenza,

sopra

sopra la quale passeremo ora all' esame.

II.

PRETESA ERESIA DI G.B. VERGERIO.

Della pretesa eresia e luteranismo di G. B. Vergerio non abbiamo altri documenti a di lui carico, se non quanto ne dice Girolamo Muzio nelle Vergeriane, e nelle Cattoliche; e quanto ne parla l'apostata Pietro Paolo di lui fratello.

Il Muzio nella lettera delle Vergeriane superiormente portata, e nel 1548, 23 settembre diretta alla città di Capodistria, scritta tre mesi dopo la morte di G. B., dice Mr G. Battista... vescovo di Pola senza confessarsi, senza communicarsi, e SPREZZATA la ultima unzione con scandalo universale di tutti voi fedeli è passato al divino giudizio, e soggiunge poi che alle esequie non sono state dette se non tre o quattro messe per pietà di alcuni semplici sacerdoti, nè che poscia si fece altra raccomandazione di lui, e che in quelle esequie non si viddero nè anche frati ne mo

naci.

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Lo stesso Muzio nella lettera pure anteriormente trascritta la quale fu diretta nel 1554 al 21 di gennajo, al cardinale di Napoli decano dell' inquisizione, ripete la cosa stessa, dicendo: Egli si mori in Capodistria avanti che il fratello, Pietro Paolo, ne fosse cacciato: ET MORI DA LUTERANO senza i sacramenti della penitenza, et della estrema untione, CON DISPREZZO di tutte le cerimonie e consuetudini della Chiesa oltre che la cosa è pubblica in Capodistria, io ne ho UNA Nuova autentICA TESTIMONIANZA del Vergerio vivo, cioè Pietro Paolo.... costui ha nuovamente pubblicato un libretto pieno della sua dottrina .. ...ne citerò alcune parole del suo testo Il fatto di mio fratello stà cosi. Il padre celeste per sua misericordia gli haveva manifestato Gesù Chisto quasi ad un medesimo tempo (credo che non vi fosse differenza di un mezzo anno) quando a me..... Se bene 10 HAVEVA gli occhi di tutta la città di Capodistria, anzi di tutta la Istria addosso, et istavano pure attenti a mirare, COME IO MI HAVEVA A portare in queste esequie:

....

10 ARDITAMENTE (per gratia di Dio) non

SOLO NON VOLLI RICORDAR MAI A MIO FRA

TELLO CONFESSIONE auriculare, et untione estrema, MA È VERO CHE IO DIEDI COMMIATO A FRATI, et che 10 NON ORDINAI che s* avesse a dir messa alcuna. Inculca poscia che le ossa siano bruciate in piazza, o gettate dove si gettano quelle delle bestie per levare l'abominazione dal luogo santo.

L'apostata Pietro Paolo Vergerio nel sesto anno dopo la morte di G. Battista suo fratello, e nel quinto dacchè fu deposto dall' episcopa to, cioè nell'anno stesso 1554 della suddetta lettera del Muzio, nella sua ritrattazione dalla fede cattolica, pubblicata in Tubinga, volgendo il discorso alla sua patria (Apolog. Verg. Schelhorn. Ulmæ 1754 pag. 15) dice

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Egli è verissimo, che la buona memoria del vescovo di Pola, mio fratello, venne (e per mezzo mio) in cognitione della verità poco dopo di me, e l'aprese con tutti gli spiriti, e fecela gagliardamente predicare in Pola, e in tutta la diocese.

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Puos

si dirla più chiara? e perche gl' inquisito

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