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ri hebber a dire (massimamente M. Ani

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nibal Grisonio. ) che se cio havesser potuto saper certo, harebbon voluto disotterarlo, e gittar le ossa fuor della chiesa, le gettino quando vogliono, che confesso io, che egli era verissimo mio fratello così di spirito, come di carne, e s'egli fosse vivuto, son sicuro, che haria gittato la sua mitra lá ove ho gittato la mia.

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Il Muzio pure nel 1548 al 19 ottobre scrivendo da Milano Al molto reverendo M. Antonio Elio vescovo di Pola, come nelle Vergeriane pag. 102., dice. Sono stati i nostri paesi un tempo da due partiti combattuti dall' heritica pravità. Che la povera Istria era divenuta un'amphesibena. Di quà e di là ella aveva i capi serpentini, i quali tutto il corpo si faticavano di avvelenare. Due Vergerii, due fratelli, due vescovi macchiati da una medesima macchia, travestiti di una medesima pelle havevano congiurato contra la salute di que' poveri meschini.

Nella lettera 23 maggio 1548 delle Vergeriane p. 25 diretta a M. Ottoniello Vida

dice; che M. P. P. Vergerio ha messo in dissensione la nostra città, e che da Capodistria a Pola è andato spargendo la sua mal sana dottrina tirando in perditione un' infinità di anime inferme, che non hanno altro lume di cognitione, che quello, il quale porge loro il loro pastore. Ciò pure ripete con viva forza nella lettera 5 luglio 1548 diretta a M. Elio segretario del pontefice; e nella lettera a M. Stella vescovo di Capodistria datata da Milano 8 maggio 1550 (Verger. p. 182.) dice: Il predecessor vostro ha corrotto oltra la città di Capodistria tutto il paese dal Formione all' Arsa.

Sopra questi documenti unici e soli che abbiamo su di ciò, cinque esami convengono. 1 La La pretesa eresia sparsa nell' Istria. 2 La morte di G. B. senza sacramenti. 3 Lo

sprezzo ch' egli fece de' medesimi. 4 La ch'egli qualità dell'esequie. 5 Le di lui ossa gettate nel

mare.

Primo. Per conoscere questo argomento fondatamente conviene passare l'articolo di P. P. Vergerio esteso dal celebre nostro presidente conte Carli, e quello di Girolamo

Vida scritto dal dottissimo e pio Marchese

Gir. Gravisi, mentre questi articoli hanno una stretta connessione tra di loro; e per ferma persuasione di `ambidue l'Istria, per grazia del cielo, non è stata mai infetta di eresie: nè di questa imputazione vi ha alcuno che ne parli, fuorchè il Muzio, l'inquisitore Grisoni, e l'apostata Pietro Paolo. Dal carattere di questi personaggi giudicheremo della fede che prestar dobbiamo ai medesimi, e quindi si potrà scoprirne la verità.

Girolamo Muzio celebre letterato, poeta,

duellista, cortigiano, e mediocre controversista, teologo, e moralista, in tutte le sue imprese volle sostenere un' carattere cavaleresco veramente duellista, per cui, data un'opinione qualunque, voleva egli in ogni modo sortirne con vittoria, impiegando tutti i mezzi anche indiretti per non restarne soccombente. Quindi negli argomenti di religione, nei quali dominar deve la moderazione, la prudenza, e la carità fraterna, spiegò esso un carattere trasportato all' eccesso perto da un gran zelo per la nostra santa cattolica religione. Giudichiamone dai fatti.

CO

geva

Vivente G. B. Vergerio non fu attaccato dal Muzio, ma soltanto dopo che fu morto, essendo tutto interessato contro P. P. Vergerio di lui fratello vescovo di Capodistria, affinchè dichiarato fosse eretico, e deposto dal vescovato. Da Milano ove risiedeva spari suoi scritti incendiarii da per tutto proclamando, e diffamando il proprio vescovo, fomentato dall'inquisitore Annibale Grisoni, e specialmente dirigendo le sue invettive a Roma a M. Elio segretario del pontefice Paolo III: ma a fronte di tanto fermento, e furore, dal legato di Venezia M. Della Casa, compiti già tre processi sino all'anno 1548, non potè convincere Pietro Paolo di eresia. Con ciò il Muzio restò mortificato, e deluso nella sua intrapresa, comparendo in faccia al pubblico un detrattore e calunniatore. Il duellista però qual ripiego intraprende? Eccolo. Nella lettera 5 luglio 1548 (Verger. p. 55) scrive a M. Elio segretario del pontefice, che quando si mandò a Capodistria a prendere informazione contro di lui, fra quei commissarii ve n'erano di quelli più luterani di lui, cioè di

P. P. Strano e singolare ripiego! In questa forma, non vedendo condannato il Vergerio, com'esso voleva, trattò da luterani gli stessi inquisitori, e quindi, per non cedere nell'opinione, studiò altro mezzo di vittoria, cercando che fosse almeno cacciato da quella sede, come apparisce dalla suddetta medesima lettera pag. 55 tutta intieramente all'estremo spinta, e sanguinaria, di cui alcuni brevi tratti porgeremo. Non ha egli ancora predicato in pubblico, ma si aspetta che abbia a farlo fra non molti giorni. Bravo! fa egli anche il profeta? segue poscia. In questo stato è quella povera nostra patria: perchè io vi priego, et vi scongiuro per Christo benedetto, che da poi che voi sete costi, et che avete l'orecchie del prencipe (cioè del pontefice), et de principali, che facciate opera di non lasciare andare quel misero popolo in perditione: FATE con ogni STUDIO che quel velenoso, et pestifero serpente SIA LEVATO DI LA'. Egli a Roma si difende per catholico, et altrove va seminando la dottrina del lutheranismo: FATE opera da christiano, et da fedele; porgete

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