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e sulla riforma de costumi: oggetti pure presi di mira dal Vergerio, e dai protestanti, e da tutti in generale, perchè abusi ve n'erano anche di troppo. Nell' egloga v. lib. III. col nome di Fausto rappresenta a Virbio, cioè al cardinale Ippolito d' Este i vizj de' prelati e degli ecclesiastici, e ne dice quanto ne dicevano i protestanti ch' ei combatteva. Nelle lettere Cattoliche pag. 216 in lettera da Pesaro 18 di aprile 1555 scritta al cardinale di Napoli, che poi fu papa Paolo IV., consolandosi dell' esaltazione al pontificato di Marcello II. ne dice ancora di

peggio, mentre dice che per di lui mez

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pur

Vedremo Simon Mago sbandito dall' apostolica sedia. Vedremo i pastori andare a governar le greggie loro raccomandate da Cristo. Vedremo la cura delle anime essere data a chi con l'esempio, et con la lingua le saprà governare. Vedremo con ordine et per gradi essere al clero compartiti gli ordini sacri, et le ecclesiastiche dignità, et le entrate della chiesa, et i beni de poveri essere

amministrati da chi gli distribuirà non alla carne et al sangue: ma secondo che loro ditterá lo spirito di Gesù Cristo. Si può dire di più? In questa maniera professava in parte quelle dottrine, che ribatteva ne' suoi avversarii. Nella lettera 7 febbraro 1550 scritta da Roma a M. Annibale Grisoni (Vergeriane p. 162) parlando del conclave radunato per la morte di Paolo III, ed in cui fu creato Giulio III. dice, che quel conclave durava già 70 giorni, e poscia soggiunge niente meno che quanto segue Et è quel conclave aperto a tutte le novelle, et a tutti gli uomini, che con essi vogliono trattare alcuna cosa: et AL SOLO

SPIRITO SANTO CHIUSE TUTTE LE ENTRATE.

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Là onde io temo assai, che questa non sia quella abominatione, della quale parla il Salvatore nel vangelo . . . et temo che quel collegio pieno di cosi mal umore un di in luogo di darci un Papa non ci partorisca un Diavolo. Ma quello ch'è di più singolare si è che queste Vergeriane furono stampate nell'anno stesso 1550, e dedicate al medesimo papa Giulio III.

Conchiudiamo che il Muzio grande però e celebre in più rapporti; nella morale e nelle controversie teologiche era contraddicente con se stesso, e spiegò in queste uno spirito cavalleresco duellista, troppo trasportato, e che se non vi fosse stato in que' critici tempi un fervido Muzio, un' imprudente Grisoni, e M. Elio segretario del pontefice, il Vergerio avrebbe forse compita la sua carriera cattolicamente nella sua sede cón prò e vantaggio della cattolica chiesa.

Del carattere di M. Annibale Grisoni dottore de' sacri canoni, canonico di Capodistria, ed inquisitore per l'eretica pravità un solo fatto ad evidenza ci renderà istruiti. Nel 1546 esso celebrando la messa in quella cattedrale inveì dall'altare contro il proprio vescovo in un modo il più sedizioso, attibuendo ad esso ed alla turba de' suoi seguaci luterani le calamità di quegl'anni, cioè la sterilità, la siccità, la scarsezza de' vini, de' grani, degli olii, la mortalità delle pecore e conchiuse di non sperarne rimedio, fino a che non è scacciato quel vescovo dalla sede: fatto rivoluzionario e ter

ribile, che l' espose ad essere lapidato dal popolo; per il qual fatto Pietro Paolo dovette ritirarsi dalla patria, e rifugiarsi a Mantova presso il cardinale Ercole Gonzaga di lui amico. Dall' essere restato il popolo tranquillo, dopo una provocazione di questa natura, giudicar dobbiamo che il popolo stesso, nè la città prestavano fede al Grisoni.

Questo fatto è riportato da più autori contemporanei, cioè da Fra Paolo Sarpi, da Melchiore Adam, e da Giovanni Sheidano il quale morì nel 1556, e nella sua Storia (l. 1. lib. xx1. p. 651) edizione del 1553, ecco quanto ne dice, come dallo Schelhornio p. 17. ... Grisonius ubi Polam ac Justinopolim venisset, in civium ædes irruit deinde cum pro concione multa dixisset, pontificium fulmen emisit in eos, qui de Lutheranismo suspectos non accusarent . certaque die, cum in æde primaria populus admodum frequens Justinopoli convenisset, Grisonius, qui tum consulto missificabat, splendide exornatus, inter alia, ut aculeum defigeret, hoc, inquit, tempore, et hisse aliquot amais

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multæ vos prœmunt calamitates, quæ nunc oleas, nunc segetes, modo vineas, modo pecudes, aliasque facultates graviter affligunt: his vero malis causam episcopus vester, et hæreticorum turba reliqua: proximum autem est, ut impetu facto lapidentur. Hac illorum violentia coactus Vergerius Mantuam divertit ad cardinalem Gonzagam Herculem, cui notus erat familiariter.

Questo fatto potrebbe essere sospetto, perchè portato da uno scrittore eterodosso; ma in brevi termini esso si riscontra pure accennato, con circostanze ancor più interessanti nella Storia civile della repubblica Veneta del patrizio Vettor Sandi, storia tratta tutta da documenti originali ed irrefragabili esistenti negli archivii di quel governo, opera dal Sandi estesa per ammaestramento e condotta di que' patrizj in tutti i casi ed avvenimenti nel regime di quello stato; opera scritta con erudizione, dottrina, e sommo rispetto alla cattolica religione, come cristiana e zelante cattolica n' era quell' estinta repubblica. Nel Tomo VII.,

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