Slike stranica
PDF
ePub

promesse; ma dall' andarvi fosse disuaso dal cardinale di Mantova, il quale dal cardinale Farnese era stato avvisato che ivi pessima intenzione s'aveva contro di lui. Il legato adunque non potendo ottener questo, lo fe' citare alla casa episcopale in Capodistria, da dove poche settimane prima egli stesso con un monitorio lo aveva discacciato; e mandò a Padova poi per fermarlo: ma il Vergerio avvertito se ne allontanò ritirandosi nella Valtellina paese cattolico nella diocesi di Como unita alle leghe grigie, ma dipendente dalle leggi, e sotto la protezione del governo di Milano. Partito, anzi scacciato dall'Italia, Paolo III. nel concistoro del 3 luglio 1549 lo sentenziò come apostata, e decaduto dalla dignità episcopale; e così di 1549 allora in poi si cominciò a perseguitarlo co

me eretico.

Nella Valtellina fissò la sua principal dimora (a), e da colà manteneva corrispon

(a) Essendo nella Valtellina si vide inciso il di lui ritratto, sotto di cui vi era l'epigrafe seguen

denza con varj illustri personaggi. Da lettera 21 aprile 1550 a don Ferrante Gonzaga si esprime, oltre di questa impresa (la ricupera della Valtellina) potrò esser buono alle cose appartenenti alla religione per l' amicizia ch' io tengo con que' dotti di Lamagna, et quando o per via di un concilio, o per altra si trattasse qualche accordo et assettamento V. Ecc. vedrebbe ciò che saprei fare, e si sottoscrive Vergerio vescovo di Capodistria. Il cavaliere Tiraboschi dice bene, che da questa lettera pare che al principio non dichiarasse la sua eresia; non ostante però Roma lo aveva scacciato, nè si lasciava di perseguitarlo. Nella Valtellina si trattenne vario tempo, e ritrovasi quivi pure nel 1563.

Da tutto ciò si può conchiudere, che il Vergerio non sia stato mai positivamente

1550

te PONTIFICVM NVNCIVS, CHRISTI LEGATVS derisa dal Casa nell'invettiva contro lo stesso e riportata dallo Scherlhornio nell' apologia, nella quale lo chiama trifurcifer.

come

convinto di falsa dottrina sul dogma; ed il Muzio stesso, grande persecutore di lui, per quanta diligenza facesse per dimostrarlo reo in qualche parte, non vi riuscì, egli lo confessa nella lettera 8 agosto 1548 diretta alle monache, dicendo che le cose ed opinioni del vescovo intorno alla fede non gli sono state particolarmente espresse, ed in altro luogo: io veggo molte più cose da notare che da poter riprendere. In somma, siccome non v'è proposizione che a varie e diverse interpretazioni atta non sia; così il Muzio avvelenò ogni detto del suo vescovo, volendo a tutta forza ch' egli fosse di quella setta, ch'egli aveva detestato; e pure la malignità ottenne il trionfo.

Sino a questo punto si è potuto difendere il Vergerio, ma non si può giustificarlo in Germania. Colà incominciò spargere le sue dottrine, e poscia scagliò le sue invettive. Nell'anno 1550 stampò dodici trattatelli diretti a far conoscere le persecuzioni alle quali chi sostiene la vera dottrina appostolica secondo lui, è sotto posto, ed a propria giustificazione dell' essersi rifugiato in Germania.

Sembra però ch'egli dando sfogo allo sdegno siasi per qualche tempo contenuto anche in Lamagna dentro i confini della disciplina, prendendo di mira però in eccesso di rabbia il sovrano dominio del papa sopra i vescovi, e sopra il concilio, e sfogando la sua vendetta contro i suoi nemici, e particolarmente contro M. Della Casa; ma potrebbe dirsi ch' egli avesse sin allora risparmiato il dogma, nè aderito ancora avesse apertamente alle dottrine di Lutero; per la qual cosa da' luterani non fosse nè stimato come teologo settario, nè amato come lor partigiano. Nell'anno 1552 pubblicò una Raccolta delle commissioni, salvicondotti, bolle ec. 1552 ed altro pur libro col titolo: Concilium non modo Tridentinum, sed omne papisticum perpetuo fugiendum esse omnibus piis: nel qual libro si osservano diciotto documenti risguardanti il giuramento de' vescovi al papa; il canone che non si debba serbar la fede agli eretici; il confronto de' salvicondotti, a' quali non devesi credere ec. Diede motivo a questi libri l'affare seguito al concilio di Trento nel 1552 allorchè si

presentarono gl' inviati dell' elettore di Sassonia, e del duca di Wirtemberg: dimandando essi per i teologi protestanti de' salvicondotti eguali a quelli dati dal concilio di Basilea, e dichiarando: che come era stato deciso nella sess. II. di esso concilio basilense, i vescovi dovessero anche in quello di Trento, essere sciolti da ogni giuramento al papa; onde potere liberamente opinare, e decidere come richiedevasi in un libero, ed ecumenico concilio. Questo era il voto de' vescovi medesimi colà radunati come è manifesto da documenti irrefragabili.

Il Vergerio sfogò lo sdegno suo contro il papa Paolo III., e contra la corte di Roma, stampando nel 1555 in Basilea i tre sonetti del Petrarca contro Roma, e la stanza XVIII. del Berni al canto XX. dell' Orlando. Il catalogo dei libri stampati dal Vergerio, fra gli altri, è portato dal Bayle. Il più feroce dee essere stato contro Paolo III., tale giudizio è confermato dalla Storia di Benedetto Varchi, e dal Segni nelle Storie Fiorentine. Contro monsignor Della Casa non poteva però maggiore vendetta fa

« PrethodnaNastavi »