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quel sovrano, e si conferma il sospetto ch' egli spargesse de' libri atti ad insinuar il veleno di quella riforma, cui si disse che Massimiliano stesso non leggera inclinazione mostrava di avere.

Con qual avidità si leggessero in quel tempo i libri del Vergerio lo dice il Bayle: Je suis sûr qu'en ce tems-là il se faisoit peu de livres qui fussent lus avec plus d'aviditè, que les ecrits de Vergerio.

Qual opinione si avesse dagli uomini dotti del Vergerio apparisce, che il nunzio Delfino lo giudicò una delle migliori teste che in Germania si trovassero : l' Heineccio lo chiamò avvocato di chiarissima fama: il cardinal Bembo lo riponeva nel novero degli uomini grandi e valorosi d'allora. Andrea Divo giustinopolitano gli dedicò la sua traduzione dell'Iliade d' Omero stampata in Venezia nel 1537: e gli dice così: Te vero Vergeri clarissime, cujus semper et probitatem, et eruditionem maxime sum admiratus, unum ex omnibus delegi, a cui dedicare l'Iliade. Aonio Paleario gli dedicò pure il libro De immortalitate

animarum, e dice che al re Ferdinando era ob virtutem gratissimus, et propterea etiam gratiosus. Magliabecchi dice, che fu grandissima disgrazia (del Casa) aver per nemico Pietro Paolo Vergerio uomo (toltane l'empietà) di grande stima si per le lettere, come per altri capi: e tralasciando tanti altri che con grandi encomj sempre ne parlarono.

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Un uomo pertanto che seppe meritarsi e la stima del cardinale Bembo

amore

ec.,

dei cardinali d'Este, Gonzaga, di Trento della regina di Novarra; degl' imperatori Ferdinando, e Massimiliano II., non che dei letterati d'Italia, e d'Europa, non dee riputarsi ignorante.

Conchiude pertanto il Carli che nel 1563 il Vergerio stipendiato, e protetto dal duca di Wirtemberga stampò in Tubinga in un grosso tomo in 4.o tutte le sue opere divenute rarissime. Così più per necessità, e per dispetto, che per genio, e per principj divenuto nemico della corte di Roma, e non mai sincero amico de' lutetani, l'intiera dottrina de' quali forse non abbracciò giam

mai, al 4 di ottobre del 1565 finì il corso de' suoi giorni, e delle sue peripezie (a).

Il di lui cadavere fu sepellito in detta città di Tubinga nella chiesa di S. Georgiano,

e

gli fu posto il seguente epitafio, pubblicato da Daniele Gerdes.

Hoc ego tum Petrus Paulus cognomina gaudens
Vergerii sancta contumulatas humo

Qui Justinopoli dicebar episcopus olim,

Legatus fueram regna per ampla papœ: Attamen abjecto, mundus quem quærit honorem, Cum vera, amplexus sum, pietate fidem. Sic volui potius exul in orbe vagari,

Quam Præsul patriis impius esse locis.

Petrus eram primo, quia te bone Christe negabam,
Petrus eram pascens post tibi, Christe, gregem;
Paulus eram, quia te contra, bone Christe, fremebam,
Paulus eram pro te, Christe, ferendo crucem.
Vergerius merito vergens ducebar ad orcum
Vergerius vergens dicar ad astra poli:
Quisquis es, in meritum Christi qui fidis, ad urnam
Accedens nostram, talia vota feras:
VergerIVs fVerat qVI CLarVs episcopVs oLIM
EX IV stInopoLI VIVat In arCe poLI.

(a) Il cancelliere dell'accademia di Tubinga Giacomo di Andrea nel detto giorno 4 di ottobre

Nelle guerre della Germania arrivati a Tubinga alcuni zelanti distrussero il deposito del Vergerio, ma nell' anno 1672 a spese del duca di Wirtemberg fu ristaurato. Una di lui vigna presso della città di Tubinga conserva ancora il di lui nome e Vigna del Vergerio si chiama. Così chiude il conte Carli, T. XV delle opere scrivendo al marchese Girolamo Gravisi, da Milano in data 26 ottobre 1785 dalla pag. 7 a pag. 184 (a).

gli fece l'orazione funebre, e pose l'epitafio per ordine del duca. Schethern Apol. p. 25.

(a) Il ritratto di Pietro Paolo apostata è tratto dall'opera di Giacomo Werheidenio. Imagines et elogia præstantium aliquot theologorum; di cui si fecero più edizioni, la seconda delle quali fu nel 1725 in foglio, all'Aja ( Haga Comitum ). In questa edizione pagina 110 sotto il ritratto vi ha questo epigramma, conveniente all' eretico eroe.

Hic est VERGERIVS, Roma qui missus ab urbe Germanos inter Pontificem celebrat.

Tandem LUTHERUM laudat Christique ministros; Atque Antichristum pontificem esse probat. Quanto raziocinio, e verità avesse il werheidenio nelle notizie intorno all' apostata Pietro Paolo, baslerà osservare, che dice aver G. Battista Vergerio,

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Le quali cose noi abbiamo qui riferite, perchè si vegga nella Biografia del Vergerio, ciò che ne scrisse il Carli. Ma certamente nè il Carli nè alcun altro può mai avere avuto intenzione di volerlo giustificare dell' apostasia, alla quale per niun motivo non doveva mai gettarsi quel vescovo. Imperciocchè P. P. Vergerio manifestò più ingegno di mente che fermezza d'animo: e con la sua caduta diede la vittoria a suoi nemici. Che se egli avesse durato nelle buone dottrine, sarebbero stati tacciati di maligni, ma ora possono venire acclamati quai previdenti. L'esempio terribile del Vergerio prova nuovamente che non basta la virtù della mente senza la modestia dello spirito,

col fratello Pietro Paolo predicata l'eresia a Pola, e che gli si opposero gli inquisitori Grisonio e Muzio: sed summi inquisitores, Annibal Grisonius, et HIERONYMUS MUTIUS, qui postea Vergerianam invectivam scripsit, prohibuere. 11 Muzio non fu mai inquisitore, nè prete, nè frate, ma soltanto un cortigiano, ed un letterato colmo di quei vizj, che negli altri detestava colle stampe de' suoi scritti.

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