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piglio, ed anche con forti, e forse impru denti misure, mentre l'arciduca stesso lo consiglia di astenersene, affinchè nou succeda qualche scandalo, o inconveniente alla di lui persona. Aveva dunque il vescovo due forti partiti con esso disgustati, e ad esso contrarii, i quali, giudicar dobbiamo, che vedendo quant' esso era potente, e ben' accetto alle corti dell' arciduca, e dell' imperatore, tutto dovevano da esso temere, pensarono perciò a liberarsene col macchinare ed eseguire il sacrilego eccidio, col cauto mezzo del veleno : nè di ciò vi ha meraviglia, mentre, a a quell' epoca appunto i sospetti, le vessazioni, i partiti, e le vendette erano baccanti all' estremo, delle quali nel capitolo presente qualche esempio si

Osserva.

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Il nostro Rapiccio fu un prelato dotto, riputato, zelante, e dopo l'elogio che ne fece di esso l' imp. Ferdinando è inutile ogni altro, che farsi potrebbe. L'Ughelli però nella prefazione ai vescovi di Trieste doEnea Silvio Piccolomini dice: Rapitius flos scilicet illibatus politiorum hominum,

po

quos nostra ætas tulit; e non già nella colonna e pagina indicate dal Mainati. Daremo presentemente, secondo il nostro metodo, notizia de' pochi suoi scritti.

OPERE STAMPATE

1. Andreæ Rapitii nobilis Tergestini faciliorum musæ carminum libri duo, quorum prior epigrammata quoædanı continet. Venetiis 1552 in 4 di 54 pag.

2. HISTRIA, poema latino stampato in Vienna nel 1556, di cui diede un' edizione in Pavia il sig. Pietro Kandler nel 1826 colle stampe Bizzoni, e nell'anno stesso il di lui avo D. Matteo Ceruti una traduzione italiana in versi sciolti colle stampe di Weis in Trieste.

3. Cinque ODI latine stampate in Vienna col suddetto poema.

4. Tre DISSERTAZIONI di diritto civile in la

tino indicate dal Kandler di cui ignorasi in qual anno stampate, così pure qualche altra poesia.

5. Un' EPIGRAMMA latino in lode del cano

1574 di Capodistria.

nico Bartolommeo Scardeone padova

no,

il quale si attrova nell' opera: De antiquitate urbis Patavii, e nelle cronache del Mainati.

INEDITE.

Una relazione dei vescovi di Trieste, la quale viene citata da Fra Ireneo dalla Croce, e dallo Schönleben.

Il Mainati dice pag. 116 T. III., che le sue composizioni si conservano ancora dai signori Rapicci in Pisino. Questa è una gratuita asserzione non essendovene alcuna delle sue composizioni in quella famiglia.

152. de ANDREIS Francesco da Capodistria, canonico di quella cattedrale, protonotario appostolico, e conte palatino del sacro palazzo lateranense nel 1574 da papa Gregorio XIII. fu fatto vescovo di Scopia, città dell'Illirico orientale tra i confini della Macedonia, e della Bulgaria, detta oggidì Uscopia, secondo il Naldini Corogr. di Capod. p. 146. Il Coletti dell' Illyricum Sacr. Tom VIII. tipi 1819 pag. 20, porta soltanto il

nome del vescovo Andreis senza data, né patria. In seguito all'articolo di fra Giacinto Macripodani porge la di lui nomina in successione a quella cattedra per la morte dell' Andreis tratta dagli atti concistoriali: an. 1649 11 octob. providit Eccles. Scopien. in part. Infid. vacant. per ob. Francisci de Andreis de pers. Fr. Jacinti Macripodani ord. S. Dominici, ac deputavit suffraganeum ad exercenda Pontificalia in Civit. et Diac. Strigonien. cum assignatione 300 ducat auri super fructus mensæ archiep. Strigon. pro congr. sustent. Se l' Andreis fu fatto vescovo nel 1574 bisogna credere che a lungo vivesse, e giovane fatto fosse vescovo, mentre nel 1649 gli fu dato il successore, o che a lungo vacassé quella sede. L'Andreis fu pure suffraganeo e coadjutore dell' arcivescovo di Strigonia, ove con zelo ne esercitò il ministero sino ad una vecchiezza estrema. Spedì in dono alla cattedrale della sua patria, ove conservansi, varie sacre, e ricche suppelletili, fra quali un superbo ostensorio piramidale, ove il lavoro ne vince il metallo. In quella sagrestia capitolare esiste

la di lui veneranda effigie, sotto cui è scrit

to in lettere corrose, come dice il Naldini..

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1581

atria e Dul

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153. BRUNI Giovanni nel 1581 fu fatto

da Capodi- arcivescovo di Antivari. Il Naldini pag. 148, cigno. ed il Manzioli p. 87 lo annoverano fra il

clero di Capodistria, e lo dicono oriundo da Antivari, dalla qual città presa da' turchi, il cavaliere di lui fratello si era traslocato colla famiglia a Capodistria. Ma verità si è ch'egli nacque in Dulcigno, fu arcivescovo di Antivari, preso dai turchi, e dopo lunga schiavitù soffrì il taglio della testa. Il Farlati nel Tom. VII. pag. 102 ne dà un lungo articolo; lo fa arcivescovo secondo gli atti concistoriali nel 1551, ed è detto presbiter Dulcinensis.

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