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ceri Napulio, fu privato dal vescovo della dignità ed officio di lettore, ed in suo luogo sostituì l'arcidiacono Pietro Domitrovichio. - Napulio appellò al metropolita colocense, il quale di tutto l'affare volle essere informato sì dal vescovo che dal capitolo, e dopo tre anni di litigio nel 1607 sentenziò a favore di Napulio, il quale fu rimmesso nel suo grado, dignità, ed officio di prima, in unione ad altri tre canonici, ch'erano stati egualmente da Simone deposti, perchè difendevano i diritti capitolari con libertà, e senza riguardo alcuno al proprio vescovo : fu inoltre SIMONE obbligato a rilasciare il canonicato ed il predio dell'indicato Nicolò Micaccio fatto vescovo di Varadino.

Insorta questione di preminenza tra i deposti canonici, ed i posteriori eletti, fu da SIMONE deciso, che i canonici da esso deposti contar abbiano la preminenza dal giorno della loro elezione, e non già dal tempo in cui furono rimmessi: favorì anche posteriormente Napulio, il quale ascese alla prima dignità di quel capitolo, nel quale vi sono tre ordini di canonici; cioè 4 dell' or

dine primo, il preposito maggiore, il lettore, il cantore, ed il custode; præpositus major, lector, cantor, et custos: quattordici dell'ordine secondo tutti arcidiaconi archidiaconi; e nell'ordine terzo li residui inferiori canonici, che si chiamano maestri magistri. Tutti hanno parte eguale nei redditi capitolari, ed i primi due ordini, oltre i redditi comuni, hanno ciascheduno il proprio provento annesso al grado rispettivo.

Altro motivo di alienarsi gli animi de' canonici diede il vescovo Brattulich, avendo, contro la volontà, ed i reclami de' canonici, conferito a Simone, figlio di suo fratello, giovinetto di tenera età, la prepositura di S. Maria, di proprietà capitolare, avente cura di anime, alla quale veniva eletto dal capitolo uno dei più zelanti, addottrinati, e benemeriti di quel clero. Il nipote Simone ne percepiva i redditi, e stipendiava un vicario per il disimpegno de' doveri parrocchiali.

Nuova dispiacevole insorgenza si vide pure tra esso e quel capitolo, proibendo a' suoi fratelli eremiti del monastero Remetense

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di dare il titolo usitato di patroni, ed i soliti ossequj al capitolo e canonici di Zagabria, come fu sempre praticato; mentre ed il fondo della chiesa, ed il monastero, ed i terreni di quell' eremitaggio erano stati concessi e donati dal capitolo, come testifica Andrea Eggero autore degli annali di quel ordine. Altre dispiacenze ebbero luogo, mentre il vescovo Brattulich esercitava mai sempre un dominio troppo imperioso, e che colpiva quel clero.

Fra tanti passi inconsiderati da esso commessi, e che possiam dire figli di quel carattere marziale, che osservavamo in precedenfece però delle opere di pubblico aggradimento, utili alla chiesa, e che gli acquistarono grata reminiscenza.

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Nell'anno 1606 introdusse in Zagabria i regolari della società di Gesù per l'istruzione del clero, e lor fece assegnare nella città Græcensem il convento de' padri domenicani.

Con solenne giudizio del supremo consiglio della Slavonia obbligò i nobili del co

mitato di Varadino a dover contribuire la decima, che ricusavano di pagare.

Aumentò il seminario, e lo dotò di redditi, affinchè il numero degli ecclesiastici ne sortisse più copioso, ed insieme più addottrinato nell' istituto ecclesiastico e nelle lettere, onde sostenere degnamente il ministero parrocchiale. Dotto ed erudito com'egli era nelle scienze, e nelle belle arti, così amava, e pregiava i letterati, dilettandosi della loro società; nè permetteva che alcuno fosse fatto canonico, se per erudizione e dottrina non fosse eccellente.

Difensore, e vindice accerrimo de' beni della chiesa sostenne contro la forza militare con animo intrepido, il castello vescovile Ivanichio, che volevasi ad esso levare, ed in modo tale, che in altri posteriori attentati ai beni della chiesa, si diceva per antonomasia: modo adesse deberet frater Simon, qui turbulentorum vim reprimeret.

Ristaurò il palazzo vescovile, e lo riunì con solido ed elegante ponte alla chiesa cattedrale, per il passaggio de' vescovi.

Nell'anno 1611 l'imperatore Rodolfo chiamò a Vienna il nostro Simone per consigliarlo sopra gravi pubblici argomenti. Dal cardinale ed arcivescovo di Strigonia Franc. Forgacsio fu chiamato a Tirnavia per servirsi di esso nel sinodo provinciale a formare colla di lui saggezza e dottrina gli opportuni decreti, e vi si vede sottoscritto dopo l'arcivescovo Colocense: ed in que' tempi difficilissimi fu il nostro Brattulich utilissimo alla religione, ed allo stato.

Ritornando alla sua sede passò per Lopoglava, e si trattenne pochi giorni in quel monastero del suo ordine; da dove portossi presso il conte Banfio, il quale era stato dall'eresia luterana ricondotto alla cattolica chiesa dal nostro Brattulich, e colà fu attaccato da febbre molestissima, contro cui si resero inutili tutti i soccorsi della medicina, e così ammalato si fece trasportare a Zagabria, ove nell'anno stesso 1611, dopo aver ricevuti piamente i sacramenti, terminò i suoi giorni nell'anno ottavo del suo episcopato, e nel vigesimo del suo generalato.

Il corpo del Brattulich fu portato a se

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