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CAPITOLO I.

ISTRIANI DELL'EPOCA ROMANA.

ARTICOLO I.

POLITICA.

I

RE.

EPULO ultimo re dell'Istria ferocis ingenii rex viene detto da Livio nel libro 41; ove ci dà minuto racconto della guerra romana cogl' istri, i quali, o perchè avessero in qualche modo provocate le armi romane, mal soffrendo l'erezione della nuova colonia di Aquileja prossima ai loro confini, o come potenti sul mare, e negozianti particolarmente coi tarentini, per testimonio di Floro (1.1 cap. 18), ad essi ed a quei di Brindisi avessero fatte alcune ingiurie, od insultate alcune romane navi mercantili cariche di

Anno 576 di Ro

ma.

d'Istria.

grano, come dice Eutropio (l. 3), o prestato soccorso agli etoli nella guerra contro i romani, al dire di Livio (l. 101), e Floro (l. 2 cap. 10); oppure, più ragionevolmente parlando, perchè l'ambizione del console M. Claudio Marcello, dopo scacciati i galli dal castello fabbricato presso Aquileja, desiderava ottenere un trionfo, cominciò a macchinare la guerra contro gl' istriani.

Vogliono però Eutropio (l. 3), ed Orosio e Zonara, che nel consolato di M. Minuccio Rufo, e P. Cornelio Asina, cioè nell' anno di Roma 533 fosse dai romani promossa la guerra agl' istri; ma Livio ci assicura, che incominciasse soltanto nel 569 di Roma, all'occasione che si fabbricava Aquileja, la quale guardavasi dagl' istriani con occhio di gelosia, per erigersi uno stabilimento fortificato nei confini de' loro stati, ed in luogo disabitato, il quale serviva loro come di barriera contro la romana potenza, resa già a tutti i popoli formidabile, perciò dice Livio (l. 40) Bellum cum istris prohibentibus coloniam Aquilejam de

duci.

guer

M. Claudio Marcello nel 569 di Roma, chiese il permesso al senato di fare la ra agl' istriani, ma sembra che non gli fosse accordata, e perciò cose di gran momento da esso non si fecero; ma nell' anno 575 il console L. Manlio, ad imitazione di Marcello, e più ardito di esso, intraprese di proprio arbitrio la guerra, da nessun altro motivo guidato, che dall'ambizione di ottenere il trionfo.

Partito da Aquileja il console Manlio, accampò presso il Timavo, cinque miglia distante dal mare ove nel porto, ch'è il confine dell' Istria, il duumviro navale C. Furio era passato con dieci navi, e molte barche cariche di provvigioni ed equipaggio; il qual porto divenne in breve un emporio. La coorte piacentina si pose sul terreno dell' Istria fra il mare e gli alloggiamenti.

Il re EPULO co' suoi istriani si nascose dietro il colle, ed esplorando cautamente le operazioni de' nemici e gli andamenti tutti, tanto di terra che di mare, prese opportuna occasione di attaccarli, e col favore di una nebbia assalì la coorte piacentina, e quelTOMO I.

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la della seconda legione in modo, che battuti e fugati i soldati, portarono lo spavento nel campo, il quale pure attaccato da EPULO lo superò, ponendosi in pieno possesso del medesimo, mentre i romani l' abbandonarono, lasciando le armi, gli alloggiamenti, e le provvigioni, fuggendo spaventati al mare.

Sopraggiunsero con un soccorso Gneo, e Lucio Gavilj aquilejesi, i quali furono egualmente attaccati e disfatti dagl' istri, e fuggendo si ritirarono in Aquileja, portando la nuova dell' intiera sconfitta, la qual nuova bentosto arrivò a Roma, e vi pose la cittade in tumulto e costernazione, onde il senato fu costretto ordinare nuova raccolta di truppe in quella capitale, e nelle provincie soggette, ordinando innoltre all' altro console M. Giunio di portarsi in Aquileja ed in Istria, al sostegno dell'armata.

EPULO Cogl' istriani, trovato il campo fornito di abbondanti viveri, si pose a gozzovigliare, trascurando di seguire il corso della vittoria. Frattanto il console Manlio raccolti i dispersi soldati, li animò a ricupe

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