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Anno 747 di R.

destino di Vibio Ponsa, abbandonò la città, e sotto più tranquillo cielo si rifugio. Monumenti dovunque si ritrovano della gente Vibia, e gl' indicati di C. Vibio Varo nell' Istria, lo fan credere con tutta ragione che fosse istriano. (Carli Ant. Ital. T. II. pag. 70 ).

Qual fosse la dignità di legato, alla quale ascese il nostro Vibio, c'istruisce Dionigi (lib. xI.) dicendo: La dignità di legato fu sopra tutte onoratissima, e sacrosanta, che virtù e potestà imperatoria, e santità, e venerazione sacerdotale in se contiene.

5. SESTO PALPELLIO della tribù Velina, Istriano. legato di Tiberio, proconsole della Tracia, e da Augusto medesimo fatto comite, o compagno di esso Tiberio.

Quantunque scrittore alcuno non ci abbia tramandate notizie, che Palpellio fosse istriano, nonostante dalle pure ed infallibili sor>> genti dell'antica storia (dice il Carli Id. »p.71) cioè dalle inscrizioni esse si traggono; >> tanto è vero che talvolta più c'insegna una pietra, che un libro; e che malamente fabbri»ca di anticaglie senza pietre si costruisce.»

La seguente inscrizione pubblicata dal Rossi (Mem. di Bresc. p. 307), ritrovata sul tener di Padenghe in bresciana, della quale quattro versi sono anche riportati dal Grutero (pag. CCCCXLVII), come esistente in Pola dietro l'altare di S. Matteo fuor di porta, ci dà evidenti nozioni del nostro Palpellio. Essa vedesi replicata in Pola ed in Brescia, nè vi è meraviglia, poichè esempj d'inscrizioni replicate non mancano: eccola

S. PALPELIO. P. F. VEL.
HISTRO

LEG. TI. CLAUDI. CAESARIS
AVG. PROCOS.

PR. TR. PL. X . VIR. STL. IVDIC TR. MIL. LEG. XIII. GERMANIAE COMITI. TI. CAESARIS. AVG. DATO. SVB. DIVO . AVG. C. PRAE RIVS. FOELIX. NEAPOLITANVS MEMOR. BENEFICII.

"

«

<< Che istriano fosse Palpellio la testimonianza della presente lapida lo prova;

e se Palpellio istriano fu da Augusto

« medesimo innalzato al grado di comite, « e quindi ai sommi di legato e di pro« console, niuna meraviglia ci rechera, che « Statilio Tauro, ed altri a sommi onori innalzati, dalla provincia medesima tratti abbiano i loro natali »>< (Carli Ant. Ital.

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T. II p. 71. 72. 73).

Il nostro istriano Palpellio seguì la sua carriera negli onori e nelle cariche gradatamente, mentre il vediamo pretore, tribuno della plebe, decemviro litibus judicundis, tribuno militare della legione XIIII di Germania, oltre di essere stato comite e legato di Claudio, e proconsole di Augusto.

Cajo Prerio Felice Napolitano memore dei beneficj ricevuti dal nostro Palpellio gli eresse il presente monumento di riconoscenza; e noi erigiamone un secondo allo stesso Prerio, per averci conservate con questa lapida le notizie tutte spettanti ad un illustre nostro concittadino, qual fu Sesto Palpellio.

EQUITI O CAVALIERI ROMANI. 4.

6. MARCO SEMPRONIO Successione equite Istriano. romano abbiamo da una lapida esistente in Parenzo in casa del Polo, e pubblicata dal Muratori (pag. DCCCLI. 3); nè maravigliarci dobbiamo di ritrovare in provincia monumenti di equiti romani, se agl' istriani e l'onore del consolato e di altre cariche e dignità dell'impero, furono concesse.

7. CAJO BASILIDE equite romano si ri- di Pola. leva da un'inscrizione in Pola riferita anche dal Grutero (pag. CCCLXXXIV. 4). (Carli Ant. Ital. T. II p. 74)

8. MARCO AURELIO MENOFILO pure ca- di Pola. valiere, onorato del pubblico cavallo, sacerdote tusculano, edile polense, ci dimostra un' inscrizione dal Grutero riferita (pag. CCLXIII), dalla quale rileviamo che fu figlio di un Menofilo liberto degli Augusti, de' quali s’ignora il nome, ma da quello assunto dal nostro equite romano può dedursi, che Menofilo il padre ricevuto avesse la libertà dagli

di Parenzo

imperatori M. Aurelio, e Lucio Vero (Carli Ant. Ital. T. II p. 75. 76 ).

9. LUCIO CANZIO SETTIMINIO della tribù Lemonia cavaliere, cioè onorato del pubblico cavallo ed innoltre flamine, e patrono della colonia Ulpia dei parenzani, il quale passò per tutte le magistrature municipali di Parenzo, fu prefetto e patrono del colleggio de' Fabri, ed al quale i duumviri di Parenzo, con una colletta di denaro, eressero la di lui statua in un luogo stabilito per decreto dei decurioni, con bellissima iscrizione, la quale scritta sopra un gran basamento si vede nella piazza Marafor di Parenzo, e da me illustrata nel Saggio dell' Anfiteatro di Pola pag. 110 edizione del 1822 in Venezia per Giuseppe Picotti.

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