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teria che svolge » e « la visione lucida ed organica dei periodi artistici e del carattere individuale dei varî artisti ». Confidiamo altresi che le mende ora notate nel lavoro del Testi scompaiano nella stampa e che quell' « ambiente storico », nel quale la pittura veneziana sorse e vigoreggiò, sia nel suo prossimo volume lumeggiato compiutamente. L'ingegno e la coltura del Testi ci affidano che dalla ricerca erudita e dall'analisi sagace egli sappia assurgere alla sintesi estetica.

-L'editore Lumachi di Firenze continua la collezione “Toscana illustrata" con un secondo volume di O. H. GIGLIOLI, Empoli Artistica (Firenze 1906), ricco anche questo di illustrazioni nel testo e fuori testo, di documenti, di indici e di bibliografie. Purtroppo è vero che per la maggioranza del pubblico Empoli non è che una prospera e laboriosa cittadina della pianura toscana, insigne di traffici e di mercati, specialmente agricoli. Allo studioso essa vive nel ricordo sdegnoso di Farinata, pel verso di Dante. E pure anch'essa ha monumenti notevoli, e sorriso di leggiadre madonne. Il libro del Giglioli vuole appunto illuminare per noi questa parte di Empoli che conosciamo così imperfettamente, e lo fa con cura ed amore grande, che meritano tutto il nostro consenso e la nostra lode. Ma in fondo, dopo aver letto e questo e il precedente volumento della collezione, ci resta un desiderio. Sono un po'aridi, un po'rigidi, un po' incolori. È vero che sono principalmente destinati ad essere integrati dalle impressioni di chi viaggia leggendoli, o li legga viaggiando, ma il nostro desiderio di lettori immoti resta. Noi sentiamo parlare di tavole e di iscrizioni, di pinacoteche e di bassorilievi, ma l'anima della città ci sembra chiusa. Perchè? Perchè, io credo, è fatta troppo poca parte allo spirito antico delle antiche mura non meno che allo spirito presente: l'autore segue le vecchie tavole e non si occupa dell'architettura, della struttura, dell'aspetto della città; decifra (o copia e non decifra) un'iscrizione e chiude l'orecchio alle voci della vita e dell'attività presente. La Toscana illustrata dovrebb'essere una Toscana viva e verde nella corona delle antiche mura e nel diadema degli oliveti argentei non meno che una Toscana di Madonne giottesche e di pievi romaniche. Non soli i pallidi riflessi dell'arte passata, ma « i tuoi rosei tramonti, o dolce Toscana.... ». A. A. B.

-Alla Spezia fu tenuta un'esposizione retrospettiva di pittura. Vi figuravano più di trecento lavori de' tre pittori spezzini Agostino Fossati, Giambattista Valle e Giuseppe Pontremoli; in una stanza a parte erano raccolti i quadri superstiti di un altro pittore della Spezia, il Carpenino, « meritevole davvero che la sua fama trapassi

<< al di là della ristretta cerchia cittadina, e che il suo nome prenda <<< un posto degno nella storia dell'arte in Liguria ». Ignoto al Soprani e al Ratti, primo venne fatto conoscere dallo Spotorno e dietro a lui dal Gerini e dall'Alizeri. Ora ne rinverdisce la memoria UBALDO MAZZINI con la monografia: Un pittore quasi ignoto del Cinquecento, Antonio Carpenino (Pistoia, Flori, 1905; 8°, pp. 8). Quando nascesse non si sa; ma nacque senza dubbio alla Spezia, perchè firmò sempre i suoi quadri: Antonius Carpeninus Spediensis. La prima notizia che di lui ha trovato il Mazzini è del 1530, la seconda del '33; si tratta di modesti lavori commessigli dalla Comunità. Nel '39 dipinse la grande pala d'altare per la chiesa degli Agostiniani della Spezia, rappresentante l'apoteosi di S. Niccola da Tolentino; nel '41 un'ancona per l'altare della cappella de' Griffi nella cattedrale di Sarzana: nel '42 una tavola per l'altar maggiore della chiesa de' PP. Riformati di Recco; nel '47 gli apostoli Pietro e Paolo con S. Stefano, quadro oggi disperso; nel '49 un'Annunciazione, di piccole dimensioni, ma bellissima per la composizione, il disegno e la tavolozza.

Nel '52 viveva ancora; nel '64 già era morto. È un pittore che << ad un'impronta originale nella composizione accompagna la cor<< rettezza del disegno, e soprattutto una vigoria di colorito, che << colpisce l'anatomia è accuratamente studiata; le fisonomie hanno << i tratti caratteristici della gente del luogo, ciò che mostra che le << figure ebbero a modello il vero; il panneggio è sobrio e corretto, <«< come corretta è l'architettura e perfetta la prospettiva ». Si tratta di un artista del Cinquecento a torto dimenticato e che deve pigliare il posto che gli spetta nella storia dell'arte. G. S.

UMBERTO GIAMPAOLI prende a illustrare Una scultura dimenticata di Felice Palma (Genova, tip. della Gioventù, 1905; 8o, pp. 10). Di questo artista, che nacque a Massa il 12 luglio del 1583, tesseron la vita Filippo Baldinucci e Giuseppe Campori, ma l'enumerazione delle sue opere « è tutt'altro che completa »; e molte ne restano ancora sconosciute. Il Giampaoli gli rivendica un Cristo, di carta pesta, grande quasi al naturale, che si trova a Massa nella chiesa di S. Rocco, e si credeva perduto; bello a segno che, per testimonianza del Baldinucci, Pietro Tacca lo voleva a ogni costo e offriva a' fratelli della Compagnia di S. Rocco « più centinaia di << scudi, coll'obbligo di farne loro una copia di bronzo, di sua mano ». G. S.

11 Can. DIONISIO BRUNORI dedica alcune pagine (Firenze, Tipografia Domenicana, MCMVI) alla memoria di Giovanni Bastianini e di Paolo Ricci, scultori fiesolani del secolo XIX: versatile ingegno

il primo, a cui si devono magistrali riproduzioni e imitazioni così perfette, che solo la coscienza onesta dell'artista impedi fossero addirittura falsificazioni dei migliori artisti del Rinascimento; « modesto quanto valente cultore dell'arte il secondo ». Prendiamo nota della promessa dell'A., di pubblicare « quando che sia» le sue ricerche intorno alle « opere più singolari di mano e di ingegno di coloro che per nascita o per lunga dimora hanno appartenuto al Comune di Fiesole » a cominciare dal 1300.

SANTORRE DEBENEDETTI, Lettera inedita di Albertino Mussato a favore del Maestro Francesco di Giunta di Tizzana. (Estr. dal Bull. Stor. Pistoiese, Anno VII, fasc. 3, pp. 10). In questa breve comunicazione il dr. S. Debenedetti dà un primo ma notevole saggio degli ottimi resultati che si possono trarre dalla indagine attenta delle imbreviature. Tra i protocolli di Marco da Carmignano egli rinvenne una lettera inedita di Albertino Mussato; con l'esame di questa lettera e con una nuova interpretazione d'una testimonianza addotta dal Marchesini, giunge alla seguente conclusione: non esservi nessun argomento per credere illegittimi i natali dell'insigne padovano. La lettera del Mussato è pubblicata con una scrupolosa fedeltà diplomatica; servono di utile complemento all'opuscolo inedite notizie sopra un oscuro Maestro di Grammatica, Francesco di Giunta di Tizzana, e sul più noto Passa Passavanti. S'acquista inoltre un nuovo particolare intorno alla biografia di Guicciardo da Bologna, autore di un antichissimo commento all' Ecerinide (vedi A. ZARDO, L'Ecerinis di Albertino Mussato sotto l'aspetto storico, in Rir. St. It., vol. VI, fasc. 3, 1889 e B. COLFI, Di un antichissimo commento dell' Ecerinide di A. Mussato, in Rass. Emiliana, a II, pp. 421-34).

In appendice l'A. dà notizia di documenti fiorentini relativi ad Albertino Mussato, nel periodo in cui lo scrittore padovano tenne tra noi la carica di Esecutore di Giustizia. F. B.

Sulla vita di Tommaso Pontano che, non ostante il lavoro assiduo di valenti studiosi, ha ancora molte lacune, AGOSTINO ZANELLI, in una monografia pubblicata nel Bollettino della Deputazione umbra di storia patria (XI, 1-2), pone in luce nuove circostanze, ricavandole da alcuni documenti dell'Archivio Comunale di Perugia, ove il Pontano fu cancelliere del Comune, e da alcune lettere di lui, che esistono ancora inedite nelle biblioteche Vaticana e Marciana.

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LUIGI BONFIGLI, Otto lettere e una canzone di Bonaccorso Pitti. Lucca, Baroni, 1906 (Estratto dalla Rassegna Lucchese). Le lettere, tratte dalla Biblioteca di Lucca, sono scritte a Paolo Guinigi,

signore di Lucca nel 1402, quando il Pitti era capitano di Barga la poesia, di cui qualche stanza era già stata pubblicata dal Lami e dal Flamini, si intitola alla Fortuna e fa testimonianza che Dante e il Petrarca si studiavano anche fra i non letterati di Firenze sul primo quattrocento. F. L.

Il di 8 dello scorso settembre Scarperia (Mugello) ha degnamente commemorato il sesto centenario della sua fondazione e ha reso onore alla memoria del Clasio.

Tenne il discorso commemorativo il senatore Isidoro Del Lungo, che nella sala del Palazzo Pretorio evocò con mirabile magistero di parola i ricordi del glorioso castello e la popolare figura del favolista mugellano.

Volle Scarperia che in tal giorno non solo rivivesse nel bronzo la cara imagine del suo Clasio, ma che una lapide recasse incisi i nomi degli uomini suoi più famosi (Dino giureconsulto del sec. XIII e maestro di Cino da Pistoia, frate Agostino da Scarperia, l'umanista Iacopo Angelli, il medico Antonio di Guccio), e un'altra fosse apposta fuori del paese, là dove nell'ottobre del 1351, quando più ferveva la guerra tra l'arcivescovo Visconti e Firenze, fu per tre volte dato l'assalto al castello e per tre volte respinto, sicchè l'Oleggio dovè abbandonare il pensiero di espugnare la terra, levar l'assedio e prender la via di Bologna.

Alle feste di Scarperia assisteva, quale rappresentante la nostra Deputazione di storia patria, l'egregio socio cav. Iodoco Del Badia.

In uno dei prossimi fascicoli dell' Archivio sarà pubblicata una importante Memoria del prof. ITALO RAULICH, dal titolo: Il cardinale Alberoni e la Repubblica di S. Marino, contributo di Documenti Vaticani.

Concorsi.

L'Istituto di Storia del Diritto Romano, presso la R. Università di Catania, bandisce un concorso a premio, al quale potranno prender parte i giovani studenti, inscritti nelle Facoltà di Giurisprudenza, di Filosofia e Lettere delle Università del Regno ed i laureati da non più di un biennio.

Il tema posto a concorso è: I rituali feziali di guerra comparati con altri antichi rituali bellici. (Il tentativo preliminare di pacifica soddisfazione segnò la prima tendenza a sostituire la forza

del diritto alla forza delle armi? Esprima il concorrente i convincimenti suoi intorno all'ideale dell' abolizione della guerra).

Le memorie (manoscritte o stampate) dovranno essere inviate, non più tardi del 30 aprile 1907, alla Presidenza dell'Istituto presso la R. Università di Catania (Ufficio della Presidenza, Piazzetta S.a Maria dell'Aiuto, 38). All'Autore della migliore memoria sarà conferita una medaglia d'oro con relativo diploma. Altri premî potranno esser conferiti agli autori di memorie, che alla Commissione esaminatrice sembreranno degne di considerazione. I premî saranno aggiudicati nell'adunanza solenne dell'Istituto, nella grande aula della R. Università di Catania.

In occasione del V Centenario della nascita di Annibal Caro, la R. Deputazione di Storia Patria per le provincie delle Marche sta preparando degne onoranze all'insigne traduttore dell'epopea vergiliana e con apposito manifesto ricorda ora che « fin dal 1904 deliberò di aprire il concorso di fondazione De-Dominicis ad un premio di L. 500 per un lavoro originale, scritto in italiano, sulla vita e le opere di A. Caro ». Il concorso scade il 30 luglio del prossimo anno 1907, e sul merito degli scritti che verranno presentati giudicherà la R. Deputazione marchigiana.

Per l'onore degli studi italiani auguriamo largo concorso e lieto successo alla bella iniziativa opportunamente assunta dalla Società conso rella, presieduta in modo degnissimo da Amedeo Crivellucci.

Il precedente fascicolo di questo Archivio contiene un grave errore d'impaginazione.

Nella rubrica Aneddoti e Varietà, e precisamente nell'articolo del prof. Antonio Favaro (Quale il domicilio di Galileo in Roma durante il secondo processo), alla linea 23 della p. 382 dovrebbe seguire la linea 36 della p. 383; alla linea 9 della p. 385 la linea 24 della p. 382; alla linea 35 della p. 383 la linea 10 della p. 385.

Di tale deplorevole inesattezza tipografica siamo dolenti e ce ne scusiamo con l'egregio autore dell'articolo e coi lettori.

G. P. Vieusseux responsabile.

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