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Su quello strano e mirabile libro, che è la Hypnerotomachia Poliphili, fu già scritto anche recentemente con tanta abbondanza di notizie e d'induzioni, da sembrare superfluo il ripetere ai dotti lettori dell'Archivio cose dette e conosciute. Più induzioni fantastiche che notizie sicure abbiamo veramente sull'autore del libro, il padre Francesco Colonna, del quale ci è quasi sconosciuta la vita. La storia letteraria, scrive lo Gnoli, non lo conosce, non si ha nessun altro scritto di lui, nessun contemporaneo ne parla, non si è trovata ancora una poesia, una lettera a lui diretta (1).

Il Temanza (2) e il Federici (3) dicono ch'egli nacque nel 1433 a Venezia da nobile famiglia lucchese, esiliata da Castruccio, e aggiungono che nel 1455 già apparteneva all'istituto dei frati predicatori; che dimorò in Treviso fino all'anno 1472, insegnando retorica;. che nel 1473 ottenne il grado di Cancelliere nello Studio di Padova, ove lesse teologia e fu insignito della laurea; che nel 1485 fu procuratore in Venezia delle monache

(1) GNOLI, Il sogno di Polifilo (in Bibliofilia, I, 190 e seg., anno 1900). (2) TEMANZA, Vita dei più cel. archit. venez., pp. 1-53, Venezia, 1778. (3) FEDERICI, Memorie Trevigiane, vol. I, pp. 98 e seg., Venezia 1803.

di San Paolo in Treviso, e che in Venezia, nel convento dei Santi Giovanni e Paolo, passò molti anni della sua lunghissima vita. Con la guida di alcune notizie attinte dal Necrologio e dal Libro dei Consigli di questo convento, il padre Marchese afferma che il Colonna, ricordato fin dall'11 novembre 1471, morì il 2 ottobre 1527 in Leonessa ed ebbe l'onore di privato sepolcro e di solenne iscrizione nel chiostro del suo convento veneziano, come si ha dal registro delle iscrizioni sepolcrali di San Giovanni e Paolo, compilato dal padre Luciani (1). Ma, come dimostrò il Cicogna, il trascrittore dei documenti comunicati al padre Marchese cadde in parecchi errori (2). Così egli lesse nel Necrologio: M. Franciscus Columna V. qui obiit 1527 in Lionissa, scambiando per in lio la voce iulio e dell'abbreviatura ms. (mense) facendo nissa. Si dovea quindi leggere: qui obiit 1527 iulio mense. E, a quanto dice il Cicogna, neppure il sepolcro ricordato dal Luciani apparteneva all'autore della Hypnerotomachia, come credettero anche Apostolo Zeno e il Temanza, bensì a un altro Francesco Colonna secolare, morto nel secolo XIV o XV. Certo è che frate Francesco Colonna nacque nel 1433 circa, e morì, non nel luglio, ma il 2 ottobre del 1527. A trentaquattro anni, nel 1467, aveva finito di scrivere il suo libro famoso, pubblicato nel 1499 coi tipi di Aldo. Poi, per sessanta anni, non si fa più vivo, e appunto questo silenzio intorno al frate misterioso desta in alcuni molte maraviglie e molti dubbi (3).

Veramente non si può dire che manchino notizie e documenti, quantunque incerte le prime, scarsi i secondi. Apostolo Zeno, dopo aver detto che non si può

(1) MARCHESE, Mem. dei più insigni pitt. scult. e arch. domenicani, vol. I, p. 336, Firenze, 1854.

(2) CICOGNA, Iscriz. ven., vol. VI, p. 867.

(3) BIADEGO, Intorno al Sogno di Polifilo (Atti del R. Istituto Ven., to. LX, parte II, a. 1900-901).

dubitare che il Colonna non fosse frate domenicano e nato a Venezia, scrive: « Senza ricorrere all'autorità

«

degli scrittori, alla testa de' quali sta Leandro Alberti, << coetaneo del Colonna, e frate anch'esso Domenicano.... « addurrò una nota originale a mano, che sta in fine <«< al libro I di Polifilò in un esemplare della prima edi«<zione (della Hypnerotomachia), esistente nella libreria << de' Padri Domenicani Osservanti di Venezia, comuni<<< catomi dal P. M. fra Bernardo Maria de Rubeis » (1). Del libro non esiste più traccia; ma la nota fu integralmente pubblicata dallo stesso Zeno nel 1723 nel Giornale dei letterati d'Italia, ed è la seguente:

« MDXII. XX. Junii MDXXI. Nomen verum au«ctoris est Franciscus Columna Venetus, qui fuit or<< dinis Praedicatorum, et dum amore ardentissimo cuiusdam Ippolitae teneretur Tarvisii, mutato nomine << Poliam eam autumat, cui opus dedicat, ut patet; << librorum capita hoc ostendunt pro unoquoque libro prima litera itaque simul iunctae dicunt: Poliam Franciscus Columna peramavit. Adhuc vivit Venetiis <«< in S. Johanne et Paulo » (2).

Chi crede che Polia sia un simbolo, chi, con più ragione, una donna reale, e propriamente una Ippolita nipote del vescovo Teodoro o Lelio di Treviso, nobile ed illustre donzella per cui Francesco di focoso amore fu preso (3). Ma lasceremo ad altri il discutere intorno a questo amore, tutt'altro che platonico, almeno nella forma con cui si manifesta (4), e ritorneremo alle vecchie

(1) ZENO, Annotaz. al FONTANINI, vol. II, p. 170, Venezia, MDCCLIII. (2) Giornale dei letterati d'Italia, to. XXXV, p. 300, a. MDCCXXIII. In Venezia, MDCCXXIV, appresso Gabbriello Hertz.

(3) TEMANZA, Vita cit. p. 3.

(4) « Chi vuole sia l'antichità, chi la scienza d'ogni cosa, chi una << Vergine egregia Trevigiana di casa Pola nobilissima, chi una figlia « pulcherrima della famiglia Collalto nobile dama Trevigiana, nominata

<< secondo alcuni Lucrezia, secondo altri Camilla. Polia era un nome

ARCH. STOR. Ir., 5. Serie.

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XXXVIII.

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note del Libro dei Consigli del convento dei Santi Giovanni e Paolo, oggi custodito nell'Archivio di Stato di Venezia. Lo Zeno, il Temanza, il Marchese ad alcuni di questi documenti accennano, ma ne dimenticano altri. Noi, anche per consiglio di due egregi studiosi, il Rajna e il Renier, crediamo opportuno di pubblicare integralmente tutti i passi, ne' quali si fa menzione di frate Francesco Colonna.

Ma chi in fatto di documenti vuol proceder guardingo, potrà forse chiedere, se qui veramente e sempre si tratti dell'autore di quel libro, che ebbe così grande efficacia sull'arte del Rinascimento, o non forse di qualche suo omonimo.

Infatti tre religiosi dello stesso nome e cognome si trovano, dalla seconda metà del secolo XV ai primi decenni del XVI, tra i Domenicani del convento dei Santi Giovanni e Paolo (1).

L'uno è indubbiamente il nostro Polifilo. E a noi sembra che la maggior parte di questi documenti, che vanno dal 2 dicembre 1471 al 28 luglio 1526, parlino proprio di lui, giacchè v'è come una certa continuità nella tranquilla opera del frate, il quale, meno che nel primo documento del 1471, è sempre chiamato magister, qualche volta coll'aggiunta di venerabilis, e appare

<< accorciato da Ippolita, da cui Polita e sognando fatta Polia, figlia di <<< Francesco Lelio, nato da Simone, originario di Teramo nell' Abbruzzo, << in Trevigi e celebre giurisconsulto Trevigiano come il Padre, Giudice << del Collegio di Treviso. Teodoro di lui fratello nato in Trevigi e zio « d'Ippolito pur vescovo illustre, prima di Feltre dipoi di Trevigi ». FEDERICI, Mem. trev. cit., vol. I, p. 99. Intorno a Polia, ved. anche POPELIN, Le Songe de Poliphile, Paris, 1883. EPHRUSSI, Études sur le Songe de Poliphile, Paris, 1888. — FABBRINI, Indagini sul Polifilo (in Giorn. Stor. della Let. It., vol. XXXV, Torino, 1900).

(1) CICOGNA, Intorno alla vita e alle opere di M. A. Michiel (Memorie dell'Ist. Ven., vol. IX, pp. 396-97, Venezia, 1860). Cfr. anche TEMANZA, op. cit., p. 48.

sempre segnato in primo luogo, qualche volta sotto la firma del priore, circondato come da un'aura di rispetto, per esser egli il più vecchio o per età o per professione religiosa. Anche doveva essere riputato per saggezza e per dottrina e lo troviamo infatti indicato come sindaco e procuratore del convento e come sacrae theologiae professor.

Di un altro frate Francesco Colonna nel Necrologio dei Santi Giovanni e Paolo si legge:

« 1520 adì 17 maggio, il M. R. P. Maestro Fran<< cesco Colonna figlio del convento morì in età d'anni 43 << di riscaldation di petto ».

Il Cicogna crede che a questo frate debba riferirsi il seguente brano dei Diari (p. 268 t.) di Marcantonio Michiel:

a di 6 ottobre 1516.

<< A Venetia era venuto el General delli frati conventuali de S. Domenico mandato a chiamar over sollicitato dalli Signori Capi del Consiglio di X. perciocchè li frati di San Zanepolo erano in gran rissa tra loro, et haveano date diverse querele un contra l'altro alli Capi, et massime fra Francesco Colonna havea querelato contra 4 o 5 de li primarij, et accusavali inter caetera de sodomia, suppresso tamen nomine il General Caietano venne et cominciò ad inquirire. Fra Francesco Colonna o chel dubitasse non esser scoperto, et che fusse conosciuta la mano sua essendo venuta la querela in le man del General, o per conscientia essendo essi accusati innocenti, andò a confessar et scoprir la calumnia, facendosi reo, et chiedendo perdono al General, il qual volse, chel dimandasse perdono al Capitolo, li frati accusati intendendo l'autore della loro accusatione fulminorono diverse querele contra di lui, massime, che l'havesse sverginata una putta, et provorno

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