Slike stranica
PDF
ePub

Mentre Vittorio Amedeo godeva feste e ricevimenti ufficiali a Chambéry, lo sorprendevano una visita ed una notizia. Era venuto, anzi accorso presso di lui il cugino, principe Luigi Tommaso di Savoia Carignano, conte di Soisson, accompagnato dal fratello Filippo, cavaliere di Malta, per domandargli perdono del suo matrimonio segretamente contratto colla bellissima Urania de la Cropte de Beauvais. Il duca non dovette molto commuoversi, come vediamo dalla lettera alla madre, nella quale dichiara d'aver molto a cuore la reputazione e la gloria della sua casa, e umilmente attende gli ordini di lei (docc. II e III). Tanto più che accadeva appunto in quei giorni un fatto ben più importante per lui: la sua fidanzata, quella che egli doveva sposare, e chi glielo imponeva era Luigi XIV, era entrata nei suoi Stati, e conveniva che egli corresse incontro a lei. Ben presto si persuase che l'obbedire non gli costava molta fatica. Ammaliato dalla gentilezza di Anna d'Orléans, la condusse seco a Chambéry e la sera del 7 maggio 1684 ratificava il matrimonio in una solenne funzione celebrata dal vescovo di Grenoble. L'indomani gli sposi scrivevano a Madama Reale esprimendole i migliori sentimenti di obbedienza e di ossequio (docc. I, IV, V, VI). I sentimenti sono ottimi, non così l'ortografia, alla quale è in genere abbastanza rispettoso il Duca, ma ribelle sempre la gentile Anna d'Orléans.

F. BALDASSERONI e G. DEGLI Azzi, Consiglio medico di maestr' Ugolino da Montecatini ad Averardo de' Medici. - Firenze, tip. Galileiana.

Agli studiosi di storia della medicina interesserà questo documento, e forse anche a coloro che ricercano la varia fortuna del volgare nella sua pertinace lotta contro il latino dominante e signore a questo tempo, e per parecchio ancora, nelle scritture scientifiche. A maestro Ugolino dedicò una dotta memoria il Novati, al quale aveva aperta la via quel lume d'ogni erudizione che fu A. M. Bandini: ma nè l'uno nè l'altro di questi eruditi ebbero la ventura di rintracciare il consiglio medico, che ora vede per la prima volta la luce.

Pare che Averardo de' Medici soffrisse di catarro bronchiale, e che se ne lamentasse con un maestro Lorenzo e col nostro Ugolino, il quale, trovandosi in Firenze assai spesso fra il 1401 e il 1406, è probabile che appunto fra questi limiti di tempo abbia composto subcintamente et in poche parole, come egli dice (in realtà sono più di 10 pagine di stampa fittissima), la sua dissertazione, che per fortuna ci è conservata autografa.

Gli Editori attesero all'opera loro con molta cura, ma giacchè nella fretta d'una pubblicazione nuziale non è sempre possibile ot

tenere quella scrupolosa esattezza che essi sono i primi a desiderare, e tanto più quando il testo parla di cose non molto famigliari agli storici, con ottimo pensiero, riveduto sul codice il consiglio medico, ne procurarono una correttissima ristampa (Arch. stor. it., ser. V, to. XXXVIII, a. 1906, p. 140). Tuttavia la difficoltà estrema delle forme grafiche impedi loro di decifrare rettamente una parola del testo, e tornarono a leggere casilicci [?] (p. 147, linea 16), anzichè cusilieri (cucchiai): per consiglio dell' illustre prof. Rajna ripreso in mano il documento, quest'ultima resultò la vera lezione.

--

G. VOLPI, Un sonetto amoroso di Matteo Franco. Firenze, tip. G. Carnesecchi e Comp. Il sonetto amoroso era inedito. Incomincia, Spirto gentil, pien di sommo valore, ed è contenuto in un solo codice che il Volpi indica come Barb. XLV, 6. Non sarebbe stato inutile, giacchè, come il Volpi sa benissimo, i codici Barberiniani entrarono a costituire un fondo della Vaticana, indicarne la nuova segnatura, che è Vat. Barb. Lat. 3912.

M. MORICI, La leggenda di Sant'Alessio a Sastefano di Arceria. Firenze, tip. Domenicana. Il più antico testo francese di questa leggenda diede occasione al compianto Gaston Paris di comporre un'opera che per sagacia e bontà di metodo fece epoca negli studi romanzi. Delle propaggini italiane ebbe ad occuparsi con un articolo che direi esauriente, se in questo campo si potessero eseguire lavori definitivi, il Renier; un nuovo contributo aggiunge ora il Morici, pubblicandone una sconosciuta redazione in dialetto di Arcevia. Alla mancanza delle illustrazioni e degli opportuni raffronti, l'A. supplisce colla promessa (e non sia da marinaio!) di ritornare fra breve sull'argomento « trattando... dei canti, delle tradizioni e degli usi del suo paese ».

C. NARDINI, Un antenato di Ferdinando Martini. Firenze, stab. G. Carnesecchi e figli. L'ex-Governatore dell' Eritrea, tornando a più riposata vita dai disagi della Colonia, si consolerà certo pensando a questo suo antenato, ser Basilio di Antonio, che per merito del tardo nepote gode già gli onori di una biografia. I suoi concittadini, in segno di reverenza, giacchè questo nobile et egregio uomo era stato ai servigi del Duca di Milano, e per incarico dei Dieci di Firenze aveva tenuto e fortificato Monsummano contro le insidie di Pisa, con privilegio concessero a lui e alla sua famiglia, ai discendenti e agli eredi in perpetuo.... di fare hosteria, tarerna et beccaria fuori e dentro il territorio di Monsummano, e in essa taverna di vendere et fare vendere vino, pane, fieno, pagla, biada, cascio, carne cotta et cruda et in grosso et a minuto, et albergare.

[ocr errors]

Il Nardini correda la sua pubblicazione di alcuni documenti, e in una nota (p. 7) stampa un sonetto non privo d'interesse, ch'egli ascrive a un altro Basilio, pure da Monsummano, il cui destino fu ben triste a quel che si legge nel codice Magl. II, II, 138: Basilio d'Antonfrancesco da Monsummano notaio a di 1544 è andato in nel carro e attanagliato e mozzoli la mano ritta dinanzi all'uscio del maestro Alessandro da Ripa medico; dipoi impiccato e squartato, lasciati i quarti in su le forche. Assassinò detto maestro Alessandro in casa sua a Firenze, e ammazzollo. Il sonetto sarebbe veramente notevole, e si collegherebbe con quella non troppo ampia, ma curiosa produzione, ch'io chiamerei letteratura in articulo mortis, se realmente gli appartenesse. Ma io non credo che sia opera di ser Basilio, giacchè l'epigrafe riferita dal Nardini dice semplicemente: Sonetto fatto per ser Basilio da Monsemano, e la formola Sonetto fatto per (cui segue un nome) significava, o poteva significare, bensì, nei secc. XIV e XV, la vera e propria paternità, sebbene più spesso non volesse dir altro che fatto in persona di...., ma nel secolo seguente, cui appartiene il sonetto non aveva oramai che quest'ultima accezione. Il contenuto della poesia rende, se non sicura, probabilissima la nostra opinione; essa poesia è popolaresca, quindi anonima, e si collega piuttosto coi lamenti che con qualunque altro genere letterario. S. D.

:

Sesto centenario della dimora di Dante in Lunigiana.

Il 23 di settembre a Mulazzo, il 6 d'ottobre a Sarzana, il giorno successivo a Caniparola e a Castelnuovo di Magra, venne commemorato il soggiorno del Poeta divino in quella regione. Della splendida riuscita delle feste fa larga testimonianza questa lettera della Società Dantesca, che vi partecipò. È indirizzata a Giovanni Sforza, presidente del Comitato dantesco lunigianese.

Illustre Signore,

Firenze, 11 ottobre 1906.

Quando, nell'aprile di quest'anno, fu proposto dalla Presidenza al Comitato centrale della Società Dantesca Italiana di accogliere l'invito di codesto onorevole Comitato, e di prendere occasione dalla commemorazione lunigianese per una delle adunanze generali della Società, ben si sapeva di far cosa buona.

L'esito ha vinto ogni aspettazione. La riunione di Sarzana è venuta a collocarsi luminosamente nei fasti sociali accanto a quella ravennate del 1902.

All'effettuazione del santo pensiero da cui il Comitato Lunigianese fu inspirato, siamo lieti di aver contribuito a dar carattere universale di

italianità. In quanti poi tennero di fatti l'invito, rimarrà duratura la memoria di un'accoglienza suscitatrice di sentimenti simili a quelli che destava nell'animo del gran Pellegrino il ricordo del temporaneo riposo che il suo ramingare aveva avuto in codeste terre e dell'onore che egli vi aveva ricevuto.

Gradisca il Comitato l'espressione della nostra riconoscenza. Sarà gloria quind' innanzi per il gonfalone dantesco l'avere sventolato in Piazza della Calcandola, da un palagio malaspiniano, al piede della torre di Castelnuovo.

Il Segretario

PIO RAJNA.

Il Vicepresidente
ISIDORO DEL LUNGO.

A Mulazzo venne murata una lapide sulla vecchia torre; Ceccardo Roccatagliata Ceccardi declamò un'ode; al tramonto, dopo il suono della campana, fu letto il canto ottavo del Purgatorio. A Sarzana venne inaugurata una lapide in piazza della Calcandola; discorsero Giovanni Sforza e il sindaco Antonio Lucri; poi adunanza solenne della Società Dantesca nella sala del Municipio; commemorazione della dimora dell'Alighieri in Lunigiana fatta nel Teatro degli Impavidi da Isidoro Del Lungo. Il giorno dopo, visita de'documenti danteschi nell'Archivio Notarile di Sarzana; gita a Caniparola, splendida villa de' Malaspina; inaugurazione d'un'altra lapide a Castelnuovo, dove parlò il sindaco Michele Ferrari, e fece un discorso commemorativo Alessandro D'Ancona.

A ricordo di questo sesto centenario saranno pubblicati due volumi dall'editore Ulrico Hoepli. Uno ha per titolo: Dante ed i Malaspina, e n'è autore Giovanni Sforza; all'altro: Dante e la Lunigiana, hanno prestata la propria collaborazione Alessandro D'Ancona, Luigi Francesco Mannucci, Ubaldo Mazzini, Carlo De Stefani, Isidoro Del Lungo, Francesco Novati, Pio Rajna, Giuseppe Vandelli, Achille Neri, Tommaso Casini e Giovanni Sforza.

G. P. Vieusseux responsabile.

[blocks in formation]
« PrethodnaNastavi »