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XIII (1).

Fratelli.

La situazione è la stessa di quando io vi scriveva l'ultima volta. Le necessità sono le stesse; solamente più urgenti.

Noi vogliamo Unità Nazionale e Libertà. L'elemento straniero non vuole nè l'una nè l'altra. L'elemento governativo è fiacco e inferiore allo scopo dappertutto; in Bologna peggiore e alleato segretamente al Bonapartismo. La Monarchia Piem. vorrebbe, ma non si attenta e piega sommessa davanti all'arbitrio dell'alleatopadrone. Il Memorandum Sardo ultimo lo dimostra abbastanza col linguaggio diverso di che fa uso nella questione della Tosc. e Ducati, e in quello delle Legazioni. Fra le mene straniere e le esitazioni governative i preparativi nemici si afforzano. I vecchi padroni, il Papa, il Re di Napoli e l'Austria, cospirano, lavorano, reclutano. La frontiera napoletana, che un mese addietro si sarebbe oltrepassata con duemila uomini, oggi si guarnisce di truppe e di artiglieria. I migliori in Napoli e in Sicilia si vanno imprigionando. La politica incerta de' Governi Sardo e del Centro tiene incerte le popolazioni del Mezzogiorno e delle Marche che insorgerebbero se fossero certe di aiuto. Il tempo è tutto in rivoluzione; e il tempo ch'oggi si perde, corre a favore del nemico. Matura la crisi ; il nemico intende assalir da due lati, appoggiandosi sul contado. Pericolante il paese, e calcolando nella fiacchezza dei Governi e la disorganizzazione del popolo, il Bonapartismo proporrà allora come unica via di salute l'impianto nel centro della dinastia napoleonica. Quanto alle Legazioni sono abbandonate a patto solamente d'ottenere riforme. L'Unità Nazionale sarebbe perduta.

Davanti a condizione siffatta di cose è necessario che i Capifila del Partito rivelino insistenti al popolo disegni e fatti taciuti da una stampa ingannata o ingannatrice. È necessario che il popolo italiano si prepari a ripigliare una iniziativa che nessuno ha oggi fuorchè lo straniero.

Al Partito straniero Bonapartista è necessario mostrare dignità e determinazione: astenersi da ogni linguaggio servile e

(1) Con busta e indirizzo al Sig. Natale Valdestucchi, Via Borgo la Croce, sotto l'arco del Gasperini, n. 7116, Firenze. Nel timbro postale: Lugano, 16 oct. 1859.

d'adulazione: chiedere che lasci l'Italia libera di provvedere ai proprj destini; biasimare altamente servilità di Giornali, indirizzi; provvedere a che si parli dignitosamente e alla sola Nazione Francese nell'indirizzo pel monumento da erigersi; insinuare dovunque si può che le Truppe Francesi abbandonino Roma.

Al Partito Bonapartista interno far paura; dar nota di traditori d'Italia a quei che se ne mostrassero fautori; togliere ad essi, se taluni l'hanno, ogni favore di popolo, e preparare il popolo a dichiararsi contro ogni proposta di secondo suffragio, o altra che venisse imposta dallo straniero; insegnarli che in casa nostra siamo padroni noi e fuor di tutela.

Al re Sardo bisogna che tutti gli atti, tutte le manifestazioni possibili accennino, se no, no; mostrargli l'Italia disposta ad accettarlo s'ei si emancipa dalla tutela dello straniero, s'egli accetta senza condizioni l'unità italiana, s'ei si mostra insomma degno che la Nazione si dia. Mostrargli da un lato l'Italia forte di volontà, dall'altro l'Italia capace di far da sè; è l'unico mezzo se mezzo v'è per averlo quale ei deve essere.

Al Governo Bolognese guerra: guerra di stampa e di propaganda verbale: afferrare ogni occasione di contatto con Bologna e colle Romagne per diffondervi l'idea della necessità d'un mutamento governativo. Agli altri due Governi del centro infondere anima, se si può; fare ch'essi sentano ciò che il popolo vuole, libertà e unità; e che devono andare innanzi o cadere.

Il popolo s'educhi ad aver coscienza di sè. Deputazioni di Cittadini dovrebbero di tempo in tempo chiedere schiarimenti sulle condizioni interne ed esterne; sulle intenzioni. E far note le proposte e le risposte per via di Bollettini al popolo. Alla mancanza di pubblicità sostituire la pubblicità dei mezzi. Esprimervi con iscrizioni frequenti l'animo dei popoli: Unità: Libertà: Italia : Perugia: Roma: tranquillità interna a patto di energia italiana al di fuori l'Italia fuor di tutela: via gli Stranieri: Venezia: rispetto agli esuli: diffidare della Diplomazia: dovrebbero essere le leggende dei muri tanto che i Governi intendessero e gli stranieri vedessero. Ed è cosa facile a organizzarsi.

Promuover calorosamente l'arruolamento volontario. Sia che s'abbia a fare coi Governi attuali, sia che s'abbia a fare senz'essi, è chiaro che bisogna essere in armi quanti più si può. L'esercito del Centro dovrebbe rapidamente raggiungere i 60,000 uomini : poi si vedrà. Ma rivolgere ogni cura ai volontarj, perchè siano altrettanti apostoli d'azione per la libertà e l'unità, e non dimentichino nelle file di essere cittadini.

Promuovere calorosamente la sottoscrizione Garibaldi. Poco importa discutere sul milione; molto importa provare all'Europa che l'Italia trova i 25 milioni di franchi. E aiutare la sottoscrizione è un atterrire il nemico, confortare i nostri e porre Garibaldi nell'obbligo di andar oltre.

Queste sono le cose da inculcarsi a tutti i nostri.

E quanto alla sottoscrizione, vi mando a modello copia d'una carta che va circolando e raccogliendo firme in Milano (1). Lo scopo è questo: mostrare che il Partito d'azione, comunque concorde in oggi con quanti vogliono unità e libertà, si mantiene compatto, e presto saprebbe fare da sè, se delusioni sottentrassero alle speranze. Il Comitato di Fir. dovrebbe tirare un numero di copie simili e diramarle ai nostri nelle varie località, perchè dessero opera a raccogliere firme fra il popolo. Se il numero riescisse

(1) Questo modello non trovasi unito alle lettere. Vi si conserva invece uno stampato, nel cui esterno è scritto di mano del Mazzini: Sig. Ang. per Piero; con busta e indirizzo al Cironi, e nel timbro postale: Lugano, 21 oct. 1859. Mi piace qui di trascriverlo:

Sottoscrizione ad un milione di fucili.

Al Sig. Marchese Pietro Araldo Erizzo

Podestà di Cremona.

Bologna, 27 settembre 1859.

Forte del riconosciuto suo amore per la causa nazionale, io ardisco pregarla a volersi compiacere di far inserire nelle colonne dei giornali di Cremona una sottoscrizione da me iniziata con cinque mila franchi per un milione di fucili.

Giuseppe Garibaldi.

Mando 200 franchi, contribuzione mia alla sottoscrizione proposta dal Generale Garibaldi. Son certo che quanti uomini hanno comune con me la religione politica, s'affretteranno a concorrere.

Il nome di Garibaldi ci è pegno che quei fucili non saranno raccolti unicamente a difendere la Cattolica ed il Mincio. La sacra Unità della Patria violata da ogni concetto che non abbracci tutto quanto il paese fra i gioghi del Tirolo e il mar Siciliano è fede di lui come nostra.

E l'armi son tutte per noi. È necessario che affratellandosi rapidamente in questa sottoscrizione, gl'Italiani rivelino virili propositi e si separino finalmente da quell' indecoroso cinguettio di ottimisti codardi che aspettano Libertà e Patria da una menzogna profferita in Biarritz, e da una decisione di conferenze ipotetiche fra regnanti stranieri.

Giuseppe Mazzini.

sufficente, le liste si pubblicherebbero poi colle intestazioni; e dove no si pubblicherebbero senza, come sottoscrizioni pure e semplici al Garibaldi.

È tempo che gl' Italiani non lascino esclusivamente la cura del problema vitale a pochi individui, ma provvedano tutti all'avviamento delle cose loro. La libertà del Centro non può reggersi sola. Bisogna avere il Sud; bisogna avere l'Italia, o perire. Pensateci tutti.

Vostro
Gius.

XIV.

Ad Emilia Ashurst (1)

16 ottobre 1859

Quanto all'Italia non ho nulla da dire. A poco alla volta vado riguadagnando terreno; e mi adopero a tutto potere verso un certo indirizzo che estenderà il movimento e gli darà una fisonomia veramente nazionale. La questione è di sapere se arriverò, o no, a tempo. Aiuto pure Garibaldi! nell'affare della sottoscrizione e in altri modi. Ho in idea che, in mancanza d'altro, egli ci sarà decisamente utile. Vi è in lui una grande ambizione e non è amico della Francia. Se in Italia rimane una sola scintilla di vera vita, con lui o senza di lui veggo chiaro che finiremo con una seconda Roma, in qualche parte con una lotta contro l'armata di Luigi Napoleone ed è questo il pensiero principale che mi ritiene qui.

Perchè non nego, cara Emilia, che ho spesso dei momenti di prostrazione assoluta, durante i quali sogno di andarmene ancora in Inghilterra, di dire addio ad ogni agitazione attiva e, prima di disparire, di scrivere due o tre cose serie. Qui, o in altra parte d'Italia, col sentimento d'essere esule nel mio proprio paese e con tante cose che m'irritano, mi tormentano o mi attristano, non m'è possibile di pensare a scrivere se non cose brevi, pel momento attuale.

Amate il vostro
Giuseppe.

(1) Emilia Ashurst, inglese, amica di G. Mazzini, maritata al maggiore Carlo Venturi. Il testo della lettera è in inglese.

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Prima di tutto cominciate a mandarmi la corrispondenza: cercate farla completa: pecche dei governi, buoni istinti del popolo, mene bonapartiste, probabilità dell'avvenire; nomi e cose. Se risapete anche qualche cosa di Bologna, Cipriani etc. includete pure. Fatti quanti più potete: org. militare; stampa etc. Se v'è ragione di nominare uomini che un dì o l'altro possono venire al governo afferrate l'opportunità; è bene diventino noti anzi tratto. Mandate all'indirizzo Sig. Contessa Mangelli, dove sono: poi vi darò altro indirizzo: non affrancate.

Mando alcune note che bisognerebbe ricopiare e mandare a Liv. e a Bol., se, come spero, avete trovato modo.

Non ho da un secolo nuove di Londra.

Cassa e modo pratico; cominciate a segnarvi con una quota qualunque sopra un pezzo di carta, nomi di guerra, s'intende. Poi presentatela a Beppe che firmerà; poi al mio protettore, a Leon. all'altro Beppe, ai miei alloggiatori per 50 cent. al mese: son poveri; ma il dar essi quel nulla farà sì che cerchino da altri. E via così. Ma non ho ancora lettere vostre e probabilmente ve ne occupate come del resto. Leggete quanti più giornali potete; vi troverete gl'indizi del disegno bonapartista. Vi troverete pure in quanto l'idea mia e vostra della necessità d'italianizzare il moto. Da qui un dovere e un incoraggiamento: dovere di educare il popolo a combattere, occorrendo, i francesi, e incoraggiamento a lavorare più ardentemente alla realizzazione del concetto. Tutta la stampa lombarda, assai più libera della vostra, su questo punto va bene: Non restate indietro, perdio! Avete bisogno di scritti: ve ne manderemo; ma alcuni bollettini popolari tocca a voialtri di farli.

Leggeste l'art. mio sugli esuli nel supplem. del Pens. ed Az.? Non vi è sillaba che vorrei cancellare e alla quale, se i Gov. tosc. (2) avessero ombra di buona fede, potessero obbiettare. Non bisogna

(1) Non ha data, ma è con ogni verisimiglianza dell'ottobre 1859, e anteriore a quella che segue.

(2) Governanti toscani.

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