Dizionarietto pascoliano, Opseg 2

Naslovnica
R. Giusti, 1923
 

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Stranica 89 - E qui, devo chiedere perdono, anche questa volta, di ricordare il delitto che mi privò di padre e madre e, via via, di fratelli maggiori, e d'ogni felicità e serenità nella vita? No: questa volta non chiedo perdono. Io devo (il lettore comprende) io devo fare quel che faccio. Altri uomini, rimasti impuniti e ignoti, vollero che un uomo non solo innocente, ma virtuoso, sublime di lealtà e bontà, e la sua famiglia morisse. E io non voglio. Non voglio che sian morti.
Stranica 55 - ... qualunque tenue cosa può a quelli occhi parere grandissima. Voi dovete soltanto giudicare (se avete questa mania di giudicare) se furono quelli occhi che videro; e lasciar da parte secento e Arcadia. La poesia non si evolve e involve, non cresce o diminuisce; è una luce o un fuoco che è sempre quella luce e quel fuoco: i quali, quando appariscono, illuminano e scaldano ora come una volta, e in quel modo stesso. Solamente s'ha a dire che raramente appariscono. Sì: la poesia, detta e scritta,...
Stranica 37 - No: tu suggerisci al tuo cuore: no, no: non è tua madre, e non è là col lume acceso o da accendersi a un tuo lamento: è la matrigna, matrigna in volere se anche madre in parto; ed è uscita, perché non si cura di tuo bene o di tuo male, e pensa a tutt'altro. Trema, piangi e dispera: il buio è infinito. L'alba non verrà mai. Quando canterà il gallo, tu ti leverai per adagiarti nella sepoltura.
Stranica 19 - Aveva avuto pochi iugeri di terra non buona né a grano né a prato né a vigna: una grillaia, uno scopiccio. Ebbene, il bravo vecchiettino ne aveva fatto un orto, con non solo i suoi cavoli, ma anche gigli e rose, e alberi da frutta, e bugni d'api, e vivai di piante.
Stranica 107 - Non aspettar mio dir più né mio cenno: libero, dritto e sano è tuo arbitrio, e fallo fora non fare a suo senno: per ch'io te sovra te corono e mitrio ». (Purg.
Stranica 37 - Egli è adunque al buio, il povero bambino, ma pensa: Di là c'è mamma che ha il lume acceso o lo accenderà a una mia chiamata.
Stranica 69 - Io sento che a lei devo la mia abitudine contemplativa, cioè, qual ch'ella sia, la mia attitudine poetica. Non posso dimenticare certe sue silenziose meditazioni in qualche serata, dopo un giorno lungo di faccende, avanti i prati della Torre. Ella stava seduta sul greppo: io appoggiava la testa sulle sue ginocchia.
Stranica 146 - Certo ti assomigliavano, perché in loro il fanciullo intimo si fondeva, per così dire, con tutto l'uomo quanto egli era. Maravigliavano essi, con tutto il loro essere indistinto, di tutto; che era veramente allora nuovo tutto, né solo per il fanciullo, ma per l'uomo. Maravigliavano con sentimento misto ora di gioia ora di tristezza ora di speranza ora di timore. Se poi tale commovimento volevano esprimere a...
Stranica 63 - Sono uomini alti, quadrati, biondi, con occhi cerulei: veri langobardi; e sono poveri e forti, e vengono ogni anno in Toscana donde muovono per le isole e anche per l'Africa, a segare e squadrare legna.
Stranica 64 - Due folte ciocche di capelli, che gli scappavano fuor della papalina, due folti sopraccigli, due folti baffi, un folto pizzo, tutti canuti, e sparsi su quella faccia bruna e rugosa, potevano assomigliarsi a cespugli coperti di neve, sporgenti da un dirupo, al chiaro di luna.

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