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gura di un pesce, e perchè contro i Reziarii combattevano i Mirmillioni. Frattanto nel combattimento restarono ambidue morti, perchè, probabilmente, a senso della lapida, in quell'incontro ambidue combattevano per la sesta volta, onde ottenere la rude, colla quale, se nella settima pugna rimanevano vincitori, erano esenti di più combattere, ed ottenevano il premio di essere mantenuti a vita, col segnale della rude, ch'era una spada di legno col nome del vincitore.

Nella stessa lapida abbiamo pure un altro gladiatore, cioè DECORATO secutore, il di cui offizio era pure di combattere contro i reziarj, i quali oltre la rete con cui tiravano a se il nemico per ucciderlo, avevano pure un tridente, con cui fallito il colpo della rete, cercavano di atterrarlo con quello. Si osserva che Decorato pugnò vittoriosamente otto volte, ciò che significa, che dopo avere anche compita la carriera delle sette pugne, amò di esporsi felicemente l'ottava fiata.

Questa lapida la vediamo eretta da Costanzo Munerario ai due suoi gladiatori Decorato reziario, e Ceruleo; nè il Deco

di Capodi

stria.

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rato secutore vi entra per nulla coll' oggetto di Costanzo, mentre Decorato secutore forma un cippo sepolcrale per sua moglie Valeria; quando questa pietra è un monumento sepolcrale in precedenza eretto da Costanzo munerario ai di lui gladiatori Decorato, e Ceruleo; ambidue estinti in una medesima pugna. Dobbiamo pertanto giudicare che questo marmo sepolcrale fu fatto erigere da Costanzo, e che posteriormente il gladiatore Decorato secutore fece uso del marmo stesso per formare la memoria funebre a sua moglie Valeria; circostanza non infrequente da riscontrarsi nelle lapidi dagli amatori dell' antichità veneranda.

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Con questa lapida ci assicuriamo che in Trieste vi fossero spettacoli di gladiatori, ed conseguenza vi fosse anfiteatro.

in

71. DOROTEO DESMESOLOCHIO abbiamo in bellissimo monumento posto nel muro della casa Elia, in Capodistria, nel quale, alto due piedi circa, in alto rilevo vi ha un gladiatore armato di scudo, del del genere delle parme, e di clava, rappresentato elegantemente in atto di combattere, e che disegnato

ed inciso da Francesco Monaco, ci diede il Carli Ant. Ital. T. II. p. 143. Sotto di esso vi ha in

greco

l'inscrizione seguente.

ΔΕΣΜΕΧΟΛΞΧΥΕ

ΔΩΡΟΘΕΕ

ΧΡΗΣΤΕ . XAIPE

Congettura il Carli che Decorato avesse acquistato il titolo di desmesolochio dalla sua arte e valore nelle pugne, e potrebbe interpretarsi, come vincitore nelle insidie delle reti.

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ARTICOLO VIII.

LETTERATURA.

GRAMMATICI E LETTERATI 2.

Anno 369 di Cris.

di

SIMPLICIO 72. IMPLICIO illustre grammatico nativo di Emona, di cui Ammiano Marcellino Cittanova. nel lib. xxvin cap. 1, ed. di Leyden 1693. 4.o a lungo ne parla; e tanto da esso, che dalle annotazioni rileviamo, che dopo avere per alcun tempo esercitata la professione di grammatico, nome col quale tanto nell'impero orientale, che nell' occidentale, i professori tutti sì greci che latini si distinguevano, e che al nostro moderno parlare, noi diressimo letterati, divenne consigliere ed amico del vicario Massimino, ed in fine vicario di Roma egli stesso in successione ad Ursicino.

Del di lui carattere nella prefettura di Roma, dice Marcellino, che si dimostrò

,

nec erectus, nec tumidus sed obbliquo aspectu terribilis: qui compositis ad modestiam verbis acerba meditabatur in multos. Usò del terrore e del sangue tirannicamente, per cui gli fu troncata la testa nell' Illirico per ordine dell'imperatore Graziano nell'anno 369.

Ch'egli fosse di Emona dell'Istria, oggidì Cittanuova, buoni fondamenti abbiamo per crederlo coll' appoggio di un grande letterato, qual'è il Tiraboschi, il quale nella Letteratura Ital. T. II 1. iv cap. 111. p. 417 fa cenno di esso come di un letterato italiano. L'Istria è compresa nell'Italia, ed in Istria incontrastabilmente vi fu una città detta Emona, il cui nome si è conservato nel vescovato di Cittanuova, che si chiama emonese. Dell' Emona istriana dissi non poco nel Saggio sopra l'Anfiteatro di Pola pag. 124 dimostrando, ch'essa era differente dall' Emona pannonica, oggi Lubiana, e dall' Emona del Norico. Di queste due Emone chiaramente parlano Plinio (lib. 3 cap. 24 e 25), ed Erodiano (Histor. lib. VIII. § 1. 2. 3.), e per quanto sforzo fa

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