Slike stranica
PDF
ePub

lo più risiedevano per timore delle continue incursioni de' barbari; e che Paolino intimorito ancor più dall'arrivo de' longorbardi, i quali guidati dal loro duca Alboino, calavano verso l'Italia, trasportò nel 565 in quell'isola il tesoro della chiesa di Aquileja, e vi stabili la sua sede; la quale finalmente sotto il patriarca Elia nel 580, con decreto del sinodo colà radunato, di unanime consenso, fu fermamente fissata in Grado, chiamandola Nuova Aquileja, capo e madre della Venezia, e dell' Istria.

Ad Elia successe Severo, per la morte del quale dai vescovi della Venezia e dell' Istria, soggetti all' impero d'Oriente, venne eletto nel 605 Candiano in patriarca di Grado; e con nuovo esempio, in Aquileja, soggetta ai longobardi, per istigazione de' medesimi, da quel clero si elesse Giovanni in pseudo-patriarca di Aquileja; e con ciò si videro contemporaneamente due patriarchi; quello di Aquileja, che aveva per suffraganei i vescovi del regno Lombardo; e quello di Grado avente i vescovi della Venezia, ossia dell' estuario, e dell' Istria,

la quale co' suoi vescovi fu soggetta al patriarca di Grado sino all' anno 1.180, in cui definitivamente con un concordato tra i due patriarchi, Enrico Dandolo di Grado, ed Odorico di Aquileja, sanzionato dal pontefice Alessandro III., che si attrovava allora in Venezia per gli affari del Barbarossa, passarono i vescovati dell' Istria sotto la dipendenza dei patriarchi di Aquileja.

Posto ciò, e considerato che nulla è più incerto del tempo della fondazione dei vescovati nell' Istria, e che insussistente affatto è la circostanza del racconto di S. Niceforo martire, per cui Pedena fosse la quinta sede eretta da Costantino il grande, e da ciò Pentapolis, e Petina si dicesse, come si vedrà nella mia opera dell'Istria Sacra, trattando di quella cattedra, quando sarà resa pubblica, se Dio mi darà salute, e vita di poterla compire; diremo che il primo vescovo di Pedena, a noi cognito, è Marciano sottoscritto al sinodo di Grado del 580; nè esservi ragione di stabilire S. Niceforo, senza alcun fondamento, all'anno 500, come sognò di farlo lo Schönleben.

4

Nè S. Niceforo può appartenere ai secoli seguenti sino al 1180, mentre le sedi istriane erano dipendenti, sino a quell'anno, dal patriarca di Grado; e perciò non sarebbe stato citato S. Niceforo in Aquileja, ma in Grado dal metropolita da cui dipendeva; nè per conseguenza avrebbe fatto il viaggio per terra, come narra l' istoria di esso, ma l'avrebbe fatto per mare necessariamente, dovendosi portare in quell' isola situata nel

mare.

Cancellati pertanto fondatamente tutti questi anni, ed essendo i vescovi dell'Istria dipendenti dal patriarca di Aquileja dal duodecimo secolo, nel quale esso patriarca era non solo il metropolita dell' Istria nelle cose spirituali, ma n' era eziandio il principe e sovrano temporale; ed essendo stato chiamato S. Niceforo alla corte di quel patriarca, dobbiamo ragionevolmente, seguendo le traccie della di lui storia, e della tradizione, assegnargli un' epoca posteriore all' anno 1200; quindi trovando questa lapida in quel vescovato incisa col nome di un Niceforo vescovo nell'anno circa 1324; nè es

[ocr errors]

sendovi stato alcun altro vescovo di Pedena di tal nome, per quanto finora sappiamo, con ragione può essergli assegnato l'anno 1324 circa, oppure un epoca tra il 1100 ed il 1300.

Il Manzioli pertanto, e la costante tradizione c'istruiscono che S. Niceforo, il cui giorno festivo si celebra al 28 di maggio, fosse stato accusato dai pedenesi al patriarca di Aquileja, come di troppa dimestichezza con due sue nipoti, le quali con il loro calore giovanile solevano riscaldare le fredde e congelate membra del Santo vescovo pervenuto ad un età quasi decrepita. Citato al tribunale del patriarca, si portò egli in unione delle nipoti, e cavalcando un muletto arrivò presso Pinguente, ov' ebbe incontro numeroso popolo di que' luoghi, che coi loro animali, per gli eccessivi calori, e per la siccità languivano assetati per grande penuria delle acque, e gittandosi a terra, supplicarono lagrimevoli il Santo vescovo di soccorso; il quale inginocchiatosi, ed alzati gli occhi al cielo, col segno della croce fece scaturire dal terreno una fonte

"

[blocks in formation]

copiosa di acqua opportuna ai loro bisogni, e per memoria di questo avvenimento, fu colà poscia eretta una chiesa, dedicandola al di lui nome. Così fece egli pure coi popoli di Covedo, e poscia egualmente presso Trieste nella vicinanza della valle di Rivo, nel luogo che si chiama la Fontana di Gieppa (F. Ireneo pag. 438). Tutte queste tre sorgenti portano sino al giorno presente la memoria del santo, e si ricordano col nome di fontane di S. Niceforo.

Strada facendo, e sopraggiunta la notte, si ricoverò esso in un' osteria, e fece, condur alla pastura il giumento, il quale errando lontano dall' abitato, incontrato da un orso, fu dallo stesso scannato; e nella mattina vegnente cercato dalle nipoti, lo ritrovarono, che dall' orso veniva divorato, per il che spaventate le verginelle fuggirono, e tremanti arrivando all'albergo, raccontaro-, no al Santo vescovo l'avvenimento, il quale ordinò alle stesse che ritornassero colà, ed in suo nome imponessero il capestro alla belva, e la conducessero innanzi a se. Ubbidirono le donzelle, e la fiera seguendo le,

« PrethodnaNastavi »