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di procurare di richiamarli con la docilità, e con la dolcezza, aveva incaricato il nunzio di raddolcire e lusingare Lutero. Porta fra Paolo Sarpi, che in questa circostanza, il Vergerio gli dicesse, dover considerare che solo da dieciotť' anni la dottrina sua era venuta in luce e pubblicandosi aveva eccittato innumerabili sette, che l'una detestava l'altra; e tante sedizioni popolari con morte, ed esterminio d' innumerabili persone; onde non si poteva conchiudere che venisse da Dio; essere un grand' amore di se stesso, ed una stima molto grande delľ opinione propria quando un'uomo voglia turbare tutto il mondo per seminarla: e poscia ch' egli soggiungesse queste precise parole: se avete innovato nella fede, nella quale eravate nato, ed educato trenta cinque anni, per vostra coscienza e salute, bastava che la teneste in voi se la carità del prossimo vi moveva, a che turbare tutto il mondo per cosa di che non v'era bisogno, poichè senza quelle si viveva, e serviva a Dio con tranquillità? La confusione è passata tant' oltre che non si può diferir

più il rimedio, onde assicurava che il papa avesse risoluto di radunar un concilio dove convenendo tutti gli uomini dotti d' Eula verità sarebbe messa in chiaro a

ropa,

confusione degli spiriti inquieti, avendo per ciò destinato la città di Mantova. Questo è il modo accorto e prudente con cui il Vergerio si condusse con Lutero. Cogl'altri innovatori ancora ebbe il Vergerio da trattare, e come egli medesimo nella difesa IV. intorno ai libri proibiti, assicura, che per ordine di Paolo III. essendo ritornato in Germania per negoziare diverse cose appartenenti alla religione, gli occorse di abboccarsi con Lutero, col Pomerano, ed anche con Osiandro, Melantone, Bucero, Calvino, Sturumio ed altri.

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Frattanto i protestanti riuniti in Smalchalda diedero al nunzio la risposta sotto il 1535 21 dicembre 1535 in cui riconfermavano la confessione di Ausbourg, e si voleva un concilio libero, e pio all'uso dell'antica chiesa, da celebrarsi in Germania. A tale risposta il Vergerio richiese di ritornar in Roma per render conto della sua legazione,

e dello stato della Germania, ed ai primi 1536 del 1536 si presentò a Paolo III., il quale lo inviò a Napoli all' imperadore Carlo V. per informarlo d'ogni cosa; ed instrutto dal Vergerio l'augusto Carlo, andò a Roma, e si stabilì assolutamente dal papa e dall' impe

e

ratore d' intimare il concilio di Mantova
si creò a tal fine una deputazione composta
da i cardinali Picco, Comini, Campeggi,
Ghinuzzi, Simonetta, Contarini, Cesis, e
Ceserino, con l'aggiunta dell' Aleandro, e
del Vergerio. Questi propose due articoli:
primo non doversi fare l'intimazione forma-
le senza ricercarne prima l'approvazione e-
spressa degli alemanni per mostrar loro que-
sto rispetto, e con ciò agevolare l'esecuzio-
ne; secondo, che nella bolla non si pones-
se la particella secondo la forma de' prece-
denti concilj, e che non s'era posta nè pu-
re ne' concilj di Costanza, e di Basilea.
Il primo fu rifiutato, ed accettato il secon-
do; e ciò seguì il giorno nove aprile dell'
anno stesso 1536. Sembra, che insorgessero
dispute tra il Vergerio, e gli altri deputa-
ti, e particolarmente tra esso, e l' Aleandro,

,

onde divennero anche nemici. Quanto graade fosse la contentezza del Vergerio per la seguita determinazione di convocare il concilio si raccoglie dalla lettera all'Aretino da Roma del 24 di luglio del 1536 dicendo: 1536 per causa di questo concilio, io m' ho faticato tanto e fermato di modo che non può esser altrimente che non si faccia. Questo era tutto il desiderio mio per zelo dell' honor, e dell' instaurazione della fede di Gesù Cristo, che ne ha bisogno; e poi io era rovinato se questa indizione (del concilio) non si faceva. In qual riputazione esso fosse tenuto, è da osservarsi, che da Michele Heineccio è qualificato celebris famæ jurisconsultus justinopolitanus; il cardinale Bembo lo classificava fra i grandi uomini del suo secolo, scrivendogli di Padova nel 1534: messer Pietro Bechimio passerà per costi (per Vienna): vuole visitare, e basciare la mano a voi e conoscervi, vaghissimo d' avere di tutti gli uomini grandi e valorosi contezza: il Goineo lo dice omnibus ingenii, et eloquentiæ laudibus ornatissimus.

Tali furono fino a detto tempo i meri1536 ti del Vergerio verso la santa sede: ma erano troppo grandi e troppo palesi, dice il Carli, per non esserne invidiato; e però in vece di ottenner il premio conceduto ai nunzj che lo avevano preceduto, e seguito, cioè la promozione al cardinalato, non si pensò ad altro, che allontanarlo da Roma; e però a viva forza, com'egli scrive, esso fu eletto vescovo di una piccola chiesa, vale a dire di Modrussa nel dì 4 maggio 1536, ma insorta questione tra il papa ed il re Ferdinando pel diritto di elezione al 6 di settembre dell'anno stesso fu trasferito alla chiesa di Capodistria; e con breve primo ottobre 1536 il papa dà avviso al re Ferdinando di aver richiamato dalla nunziatura il nunzio Vergerio, mandato in suo luogo il vescovo di Modena Giovanni Morone.

Quanto sensibile, altrettanto rassegnato si mostrò il Vergerio in questa nuova destinazione; ed i primi anni, a confessione de' suoi nemici, e del medesimo Girolamo Muzio, operò con zelo, e con una irreprensibile esemplarità in tutta la sua diocesi da

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