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favore più forti ragioni diplomatiche o storiche non deve esser lasciata al lettore, il quale non potrebbe farla senza molto studio preparatorio, ma è ufficio di chi prepara la stampa. Altri non avendo fiducia che l'esame comparativo dei manoscritti porti sicuramente a stabilirne le affinità per modo da costruirne quasi un albero genealogico, come pur sarebbe desiderabile, pensano potersi determinare quale fra più lezioni sia la genuina con principii critici generali, com'è quello, per es., adottato dal Witte per l'edizione berlinese della Commedia: che la più difficile di due lezioni debba esser sempre preferita. Ma se un vero e proprio albero genealogico di manoscritti in molti casi non potrà farsi, sarà sempre possibile distinguere le varie tradizioni manoscritte, e d'ogni gruppo di codici determinare il capostipite, o, se sia andato perduto, ricostruirlo per il confronto dei testi da esso derivati. Dopo il qual lavoro, moltissime delle varianti appariranno indubitatamente arbitrii di copisti, e si potranno condannare senz'altro ; per le varietà poi che si riscontreranno fra i capostipiti, ognuno si regolerà secondo che il caso particolare consiglia, scegliendo quella lezione che per ragioni storiche e diplomatiche apparisca la più genuina. Fortunatamente i più degli studiosi son oggi persuasi, che la classificazione dei manoscritti, e la scelta della lezione che appar primitiva, sono i due lavori indispensabili per ogni edizione che pretenda d'esser veramente critica: e così dovrà farsi quandochessia anche per le altre opere di Dante.

Di esse, non tutte presenteranno per ciò uguali difficoltà. La Vita Nuova, sia per la chiarezza del dettato, sia per la poca diffusione che ebbe nei primi secoli della gloria di Dante, fu preservata da gravi alterazioni; e con gli editori ebbe poi miglior fortuna d'ogni altra scrittura dantesca, essendo stati messi a profitto per la sua correzione quasi tutti i manoscritti che la conservano. Non per tutto sincero è però da credere il suo testo; e ad ogni modo son da raccogliere le prove che sicuramente confermano una variante piuttosto che un' altra, essendo noto quanto importi la sicura lezione di quell' operetta per le molte questioni a cui ha dato luogo in quest'ultimi tempi. Basta ricordare ad esempio, che l'accertamento della lezione va in luogo di andava nel §. XLI ha dato causa vinta a coloro che sostenevano essere la Vita Nuova stata composta avanti l'anno 1300; e che la sostituzione della lezione genuina Arabia alla volgata Italia nel §. XXX, ha offerto, spostando la data della morte di Beatrice, un' altra notevole prova in favore della realtà storica di essa. Abbastanza sollecita preparazione, crediamo, potrà avere anche il De Monarchia, che per

le cure del Witte è pur ora in assai buona veste; e più il De vulgari eloquentia, di cui si conservano soltanto tre codici, il più recente dei quali è copia d'uno degli altri due molto sarà invece da fare intorno al Convivio, per l'imperfezione di tutti i testi a penna, causata, pare, dallo stato in cui lasciò Dante il suo originale, e insieme dalla natura della materia ivi trattata, poco intelligibile ai copisti. Per le Rime poi e per l' Epistole, non sarà da pensare a stabilire il più probabile testo, prima d'aver compiuto una severa indagine per sceverare le genuine dalle spurie. Di questa ricerca è somma l'importanza per ogni ramo degli studi danteschi. L'Epistole sarebbero una delle fonti più notevoli per la biografia di Dante, ma come può alcuno servirsene quando quasi tutte sono più o meno dubbie? Ammettiamo che per alcune si esageri nei sospetti; ma sin che non s'avrà intorno ad esse un lavoro definitivo, non potremo far su loro alcun fondamento sicuro. Quella a Cangrande, se genuina, sarebbe di utilità grandissima per l'interpretazione della Commedia; e la questione della sua autenticità è stata a dir vero a lungo dibattuta; ma dubito se con quella oculatezza e risolutezza che era richiesta. Oggi si tiene generalmente per autentica, perchè i più antichi commentatori della Commedia, specialmente il Boccaccio, ci hanno trasmesso volgarizzati alcuni notevoli luoghi di essa lettera; invece, che quei primi interpreti, proemiando alle loro opere, non avesser dinanzi quell' epistola si può con tutta sicurezza provare. Una buona edizione del Canzoniere sarebbe, d'altra parte, sussidio di non lieve momento per la vita intima dell'Alighieri; ed è tempo ormai di smettere l'esortazioni e gli augurii troppe volte ripetuti dal secolo scorso in qua e fare davvero. La genealogia dei manoscritti qui non è necessaria soltanto per la critica del testo, ma anche per poter giudicare, quando una stessa poesia sia attribuita a più autori. Poichè non avendo Dante stesso raccolte e ordinate tutte le sue Rime, esse si trovarono fin dalla prima metà del trecento variamente raggruppate c frammiste a quelle di altri rimatori; onde passando poi d'uno in altro manoscritto, facili e frequenti furono gli scambi di attribuzione. Or dunque a procedere sicuri nella distinzione delle Rime autentiche dalle falsamente apposte, occorrerebbe la storia della formazione dei canzonieri antichi. Ma questa storia non è per anco fatta, nè si potrà tentare tanto presto, occorrendo per ciò conoscere almeno il contenuto di tutti i codici antichi, se non innumerevoli, certo finora innumerati, e sobbarcarsi poi ad una moltitudine di minuti raffronti e di pazienti indagini, da non bastarvi la vita d'un uomo. Dovrà attendersi fino allora per affrontare

l'edizione critica del Canzoniere dantesco? Non credo, Già lo stesso Poeta prima che volgesse l'animo a cose maggiori, fece un ordinamento parziale delle rime fino a quel tempo composte; d'altre non poche si fecero raccolte varie dopo la morte; e queste e quelle si trasmisero poi così unite di codice in codice: sicchè or possono utilmente raffrontarsi tra loro, per scoprirne le relazioni di parentela, senza che per ciò faccia bisogno di spiegar la derivazione di tutto il codice. Per quelle Rime poi, che vagano per i manoscritti con diverse attribuzioni e senza legame di sorta con altre, la faccenda del fissare l'attribuzione e la lezione sarà molto più difficile; ma certo qualche cosa di meglio di quel che finora s'è fatto, potrà attendersi sicuramente anche per questa parte del Canzoniere dantesco da chi vi dedichi le sue cure con intendimento di riuscire a quei migliori risultati che nello stato presente degli studi saranno possibili.

Non meno lungo e malagevole sarà il lavoro preparatorio per un'edizione critica della Commedia. Anche qui la formazione dell'albero genealogico dei testi a penna non è possibile che riesca, opponendosi la perdita di un gran numero di essi e la mischianza delle tradizioni manoscritte che, prodotta da svariate cause, si riscontra in molti dei codici rimasti. D'aver primo concepito il disegno di una distribuzione dei codici della Commedia per famiglie, ha, come tutti sanno, merito il Witte; ma già prima di lui avevano altri veduto chiaramente la ragione di siffatto lavoro. Non riuscito il disegno wittiano per essere stata limitata la collazione dei codici a un solo canto dell' Inferno, e di questo non sempre con diligenza raccolte le varianti, il Mussafia si faceva a proporre che si esaminassero i codici per intero, dandone relazione esatta e compiuta; e accompagnava la proposta con la illustrazione dei codici di Vienna e di Stoccarda. Ma l'ampiezza e l'aridezza del lavoro che così s'iniziava, trattenne i dantofili dal procedere per la stessa via. Più fortuna parve avere recentemente una proposta fatta dal Monaci, secondo la quale per determinare le varie famiglie dei codici non sarebbero necessarie tutte le varianti che si riscontrano

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1 Così scriveva il Perazzini più d'un secolo fa: Neque sufficit codices fideles (quoad fieri possit) et accuratos elegisse: nam pensanda est insuper corum auctoritas, quae a fontibus, unde fluxerunt, arguitur. Id exemplo declarabitur. Si constaret, inquam, textus omnes mss., qui Lucae vel Florentiae asservantur, ab uno eodemque exemplari transcriptos, non plurium, sed unius codicis, pondus haberent et auctoritatem. (Intorno alle Epistole latine di Dante Allighieri, lettera critica di FILIPPO SCOLARI, giuntevi per ristampa le note alla divina Commedia di BARTOLOMEO PERAZZINI; Venezia, 1844; p. 81).

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nei manoscritti, ma soltanto un numero ristretto. Io non disconosco l'utilità di uno spoglio parziale dei codici della Commedia, quando i luoghi siano giudiziosamente scelti, perchè esso potrà certo offrir lume a procedere con più ordine nello studio ulteriore dei detti manoscritti; ma ho altresì per fermo (e altrove ne ho espresse le ragioni) che per voler giungere a risultati sicuri, tanto nel fissare colla maggior precisione desiderabile le famiglie dei testi a penna, quanto nello stabilire le relazioni tra esse famiglie, gli spogli devono esser generali. E come già il Mussafia in parte fece, è necessario che allo spoglio compiuto delle varianti sintattiche e lessicali (da trascriversi con fedeltà diplomatica, notando le lezioni marginali e le correzioni, con la loro data più probabile) preceda l'illustrazione esatta e compiuta del codice nei suoi caratteri estrinseci ed intrinseci, avendo principal cura d'informare della scrittura e degli ornamenti, dell' età e della regione in cui fu trascritto, e d'indicare quali rubriche, dichiarazioni poetiche, commenti, s'accompagnino col testo del Poema. Illustrati e spogliati a questo modo tutti i codici, e studiata nei più antichi la lingua di Dante, sarà possibile far anche della Commedia un' edizione, se non in tutto perfetta, come sarebbe il desiderio d'ognuno, certamente di gran lunga superiore a qual si sia di quelle che abbiamo oggi.

IV.

Stabilito un testo che possa dirsi veramente critico, resterà un lavoro non meno difficile nè meno importante: un'illustrazione sobria, ma compiuta di tutte le Opere, senza la quale esse potrebbero dirsi, specialmente la Commedia, quasi

pintura in tenebrosa parte
che non si può mostrare

nè dar diletto di color nè d'arte 2.

E con dir ciò non intendo soltanto l'illustrazione di singoli luoghi che abbiano difficoltà di lettera o d'allegoria da spiegare, allusioni storiche o accenni scientifici da dichiarare, ma anche quella storia dello svolgimento intellettuale e morale di Dante, che ci mostri la genesi e i fini de' suoi scritti e la loro connes

1 Per il testo della Divina Commedia; Roma, Trevisini, 1891 (Estratto dalla Rivista critica della lett. ital.).

2 DANTE, nella canz. Amor che muovi tua virtù dal cielo.

sione. Oggi dispute su luoghi particolari sono frequenti, e, pensando ad alcune recenti questioni menate in lungo con nessun vantaggio, direi anche troppo; i fatti della vita esteriore si indagano con cura e circospezione, talora eccessiva; si è tentato una storia della vita intima, e ogni Opera vien sotto tutti i riguardi possibili considerata in sè e nelle relazioni con l'altre: ma un volume che dalla storia dei tempi del Poeta, dalla sua vita e dalle sue Opere, tragga una bella sintesi, dove sian posti in piena luce la persona, l'ingegno, il pensiero di Dante, non si possiede ancora. Piena di erronee affermazioni, e insufficiente oramai, è la Vita di Dante di Cesare Balbo, nè vorrò io perciò difenderla dalle acerbe censure che in questi ultimi anni le sono state fatte: ma come concepimento di libro destinato a dare una compiuta immagine di Dante, conserva sempre un gran pregio; nè s'ha poi opera, eccettuata forse la biografia del Wegele, che possa sostenere il suo paragone. Anche quelli che negli ultimi tempi han preso a trattare complessivamente di Dante e delle sue Opere, pur facendo cosa utile, han troppo proceduto per dissertazioni speciali, distinguendo la vita del Poeta dalla storia del suo secolo, e la vita dalle Opere, e nella vita stessa la parte esteriore dalla parte intima. Fatta questa nuova sintesi ch' io dico, apparirà chiaro quel che per illustrare Dante e le sue Opere è stato fatto e compiuto, e quel che riman da fare: dopo di che gli studiosi potranno con più saldo fondamento continuare le loro trattazioni speciali, siano esse rivolte ad illustrare la materia che Dante trovò nella scienza e nelle vicende del suo secolo, e la lingua di cui si servì scrivendo; o abbiano per mira il concetto intenzionale di ciascun' opera e il suo legame con le altre. Per quella prima parte molto è certamente già stato fatto, e mi piace ricordare il Ruth, che con savio accorgimento ci dette ordinata quasi in trattato, desumendola dalle varie opere, tutta quanta la dottrina del Poeta, e il Poletto che con molta cura la distribui in un comodo dizionario. Così delle fonti del sapere di Dante non poco conosciamo, per quanto una ricerca ordinata e compiuta sia sempre da fare; e la storia molto ha dato all'illustrazione del Poema, e più promette dare, disseppellendosi continuamente dagli archivi documenti, onde la parola di Dante e degli antichi commentatori ha conferma e luce; e la storia del nostro volgare va ogni di più compiendosi, per pubblicazioni di testi antichi e per il lavoro, troppo poco divulgato tra gli studiosi, dell' Accademia della Crusca.

Ma l'avviamento, come dicono, positivo che oggi han preso gli studi, ha fatto più scarse le ricerche intorno ad argomenti di

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