Slike stranica
PDF
ePub

Del resto, venendo anche a maggiore particolarità, non si può negare che Dante condannasse assolutamente nei papi l'autorità civile sopra un territorio anche limitato: basterebbero a provarlo alcuni luoghi del poema ove precisamente si accenna al temporale dominio: San Pietro, indignato contro la Corte di Roma, grida:

[merged small][merged small][merged small][merged small][ocr errors][merged small]

Dove il poeta fa osservare la sconvenienza grande e lo scandalo immenso del vedere le chiavi concesse da Cristo a san Pietro, divenute segnacolo in vessillo che combattesse contro i cristiani; e il papa combattere per mondani interessi di un temporale principato non giudei o saraceni, ma cristiani, servendosi al bisogno, per questo fine, di mezzi spirituali, i quali, di loro natura, sono unicamente ordinati al conseguimento di un fine sopramondano.

Ufficio del Veltro, tra gli altri, era quello di portare la salute a Roma e territorio finitimo, per la difesa e conquista del quale morirono di ferite la vergine Cammilla, Eurialo e Niso e Turno.

Di quell'umile Italia fia salute,

per cui morì la vergine Cammilla,
Eurialo, e Turno, e Niso di ferute.

Inf., I, 106-108.

Ora la maggior parte dei commentatori, per questa umile Italia, per la quale morirono gli eroi da Dante citati e cantati dal suo duca e maestro, intende l'Italia laziale, giacchè quei personaggi non morirono certamente per l'Italia tutta, ma o per difendere o per conquistare quel territorio basso, piano, che si stendeva lungo le rive del Tevere dal mare ai primi contrafforti degli Appennini. E quando si volesse dare alla morte di quegli eroi un fine più universale, questo non potrebbe essere che la fondazione dell' impero; ma allora Dante non avrebbe accennato all' Italia, e tanto meno all' umile Italia che dell'impero non era che piccola parte.

La grammatica poi reclama giustamente la sua parte. Quando si volesse intendere per quell' umile Italia la regione ove il sì suona bisognerebbe che vi fossero altre regioni con questo nome d'Italia, e che il poeta volesse alludere a quella per la quale morirono Cammilla, Eurialo e Turno e Niso di ferute; ma il poeta, invece, con una sineddoche specifica questa parte d'Italia la quale più delle altre aveva bisogno di soccorso; quella per la quale combatterono e di ferite morirono la vergine Cammilla, Eurialo e Niso e Turno.

Il Veltro dantesco doveva quindi essere la salute di tutto il mondo, in quanto che doveva cacciarne la lupa, simbolo della cupidigia, e rilegarla nell'inferno; ma principalmente dell'Italia, giardino dell' imperio, ed in modo speciale di quella parte di essa che Dante significa, cioè di Roma, dove era germinato ogni male, causa la confusione dei due reggimenti; dove il capo reo torceva il mondo (Purg., VIII, 131) l'umana famiglia sviavasi non vi essendo chi ben la governasse (Parad., XXVII, 140); dove i privilegi eran venduti e mendaci (ivi, 53); e ogni dì si mercava Cristo, (Parad., XVII, 51) si comperava e vendeva dentro del tempio fondato sul sangue dei martiri e sulla verità dei miracoli (ivi, XVIII, 123) e la buona pianta, seminata da Pietro, di vite tralignava nella malignità di un pruno (ivi, XXIX, 111) e la mistica vigna imbiancava per la reità del vignaio (ivi, XII, 87), e non colle spade, ma facevasi guerra col pane che la pietà del Signore a tutti liberamente dispensa (ivi, XVIII, 127); dove l'avarizia dei pontefici usava il suo soperchio e attristava il mondo calcando i buoni e sollevando i pravi (Inf., XIX, 105), e si aveva fatto Dio d'oro c d'argento (ivi, 112) ed eransi tramutati del tutto dalla primitiva chiarezza (Par., XXII, 93); dove l'occhio de' pontefici, fisso pure alle cose terrene, non adergevasi in alto (Purg., XIX, 118) e le sostanze de' loro consorti moltiplicavano, mentre niuna cura le prendeva che quelle della chiesa andassero disperse (Mon., II,

20)1. Opera del Veltro perciò era di rimediare a tutti questi mali col ricostituire in Roma la sede dell' impero, e ridurre perciò il papa al solo uso del pastorale, riserbando al solo imperatore quello della spada.

In questo ho la sorpresa di trovarmi pienamente d'accordo anche col Poletto il quale a pagine 131-132 scrive: « Nella mente » di Dante..... non solo non discordava punto, ma mirabilmente » s'accordava che Roma fosse contemporaneamente sede del Pa» pato e dell'Impero; pel Papato, di necessità; per l'Impero, di >> convenienza, in omaggio alle antiche tradizioni della sua gloria; e per quello che in ogni città dell' universo, di tutte essendo » padrone, poteva l'Imperatore porre la sua Capitale ». Sta bene: ma per mirabilmente accordare ciò era necessario, secondo Dante, che il papa, da Roma, reggesse la chiesa e l'imperatore l'impero, cominciando da Roma stessa: era necessario quindi che Roma stessa, sede del papa, dipendesse civilmente dall' imperatore, giacchè, anche secondo il Poletto, la formola dei teologi: ubi Petrus ibi ecclesia (pag. 147), trova in Dante un perfettissimo riscontro in quanto riguarda l'imperatore: «Se dove è il Papa ivi è la Chiesa, ossia la pienezza dell' autorità spirituale, ove è l'Impera>> tore, dice il Poletto (I. c.), -ivi è la pienezza dell'autorità civi»le». Dunque Dante non ammetteva nel papa una potestà civile temporale sopra Roma, perchè questa era sede dell'imperatore, il quale non avrebbe goduto la pienezza della sua autorità civile se Roma avesse civilmente dipenduto in qualche modo dal papa.

[ocr errors]

Naturalmente il Poletto, che la gretta quistione del potere temporale vuol afforzare coll' opera di Dante, non può accettare il senso geografico del verso:

Di quell' umile Italia fia salute

da me esposto, che è anche quello di esimi chiosatori del poema: egli commenta : << Per chi infatti e perchè morirono Niso ed Eu>> rialo? per Enea, col quale per Dante comincia l'Impero Ro>> mano, e morirono per fondare quell' Impero che era voluto dalla Provvidenza....» (pag. 109). Ma l'interpretazione del Poletto pare non abbia fondamento. Dante afferma che morirono per l'umile Italia anche Cammilla e Turno e non solamente Eurialo e Niso, come

Vedasi Jacopo Ferrazzi, Manuale Dantesco.

si limita, commentando, il Poletto. Ora Cammilla e Turno non morirono già per l'Italia e meno ancora per l'impero; ma anzi ostacolarono, per parte loro, fino in germe, la fondazione dell'impero combattendo contro Enea per impedirgli la conquista del Lazio. Dunque, se Cammilla e Turno morirono per l'umile Italia, questa espressione dantesca umile Italia non è che sinonima di Lazio. Il che ha conferma, per ragione di opposizione, anche dalla asserzione che per la medesima umile Italia morirono pure Eurialo e Niso; i quali in effetto incontrarono la morte per la conquista. del Lazio e non già per quella d'Italia. Il Ponta ed il Giuliani, che vedono nel Veltro dantesco un santo pontefice, non dubitano punto che per l'umile Italia si debba intendere l'antico Lazio. Il Poletto invece, che vuole nel Veltro figurato un imperatore, scorge nell'umile Italia l' intiera penisola, dilaniata dalle discordie. Singolare che questi commentatori, pure credendo di spiegare Dante con Dante, riescano a risultati affatto contradditorii!

Con questo parmi di avere confutato abbastanza estesamente l'argomentazione del Poletto contro coloro che non solamente si valgono della dimostrazione di Marco Lombardo, ma anche di quelli che accampano la celebre invettiva del Canto VI del Purgatorio:

Ahi gente, che dovresti esser devota,

e lasciar seder Cesar nella sella,
se bene intendi ciò che Dio ti nota,
guarda com'esta fiera è fatta fella,
per non esser corretta dagli sproni
poi che ponesti mano alla predella.
91-96.

Ma il Poletto, che fa uno studio tutto a base soggettiva, non ha badato alla celebre terzina che si trova precisamente nella stessa accorata invettiva:

[merged small][merged small][ocr errors]

Dante, pure scrivendo ad Arrigo VII 2, gli rammenta il suo Tevere,

1 Purg., XVI, 106-112.

2 Epist., VII, 7.

cioè la sua Roma: ciò afferma anche il Poletto 1. Ora, se il Tevere, o, per dir meglio, Roma apparteneva, secondo Dante, all'imperatore, come poteva ciò essere se, come vuole il Poletto, Dante era fautore del principato civile dei pontefici su Roma? come poteva Roma e il suo governo civile appartenere al papa, se Roma era la sposa dell' imperatore? È il Poletto che sanzional si mostruoso divorzio della sposa dallo sposo? Non può in questo caso il Poletto dire che la vedovanza proveniva anche dall' assenza del pontefice, perchè Dante rivolge la sua preghiera ad Alberto, e, con lui, a tutti gli imperatori in generale: e Roma stessa chiamava il Cesare suo, non il papa. Che senso avrebbe la chiamata di Cesare se Roma fosse stata la sposa del papa, anche assente? Che poi Dante con quel sola, cioè derelitta, deserta, abbia voluto alludere anche all'assenza del papa, questo serve sempre più a confermare che, secondo. Dante, papa ed imperatore dovevano abitare a Roma l'uno indipendentemente dall' altro nell' esercizio della propria mansione.

[ocr errors]
[ocr errors]

Il Poletto poi si serve del trattato della Monarchia per interpretare la Commedia conforme al proprio preconcetto intorno al principato civile dei papi: ma dove, analizzando il libro 1° del De Monarchia, parla dei tempi di Augusto sotto cui la monarchia era perfetta, gli sorge una difficoltà che dice gravissima. « Le pa» role, egli dice, nullum nostrae felicitatis Ministerium ministro vacavit, io non saprei interpretarle diversamente da quello che ho fatto, sia pel periodo di contrapposizione, che segue rispetto alla » scissura della tunica inconsutile, che riguarda Costantino, sia perchè l'Autore stabilisce (Mon., III, 15) che l'uomo è nato a duplice felicità da conseguirsi con duplice Direttivo (onde il conseguimento d'una sola, se pur fosse possibile, non basterebbe a >> dare all'uman genere la sua perfezione), sia pel passo del Purg., » XVI, 106, soleva Roma, che il buon mondo feo, Due Soli aver. » Ma sotto Augusto ci era il Sole primo, che è il Papa? E se il periodo di tempo si vuole alquanto estendere ai primi imperatori, e sia pure fino a Costantino, come poteva Dante vedere la felicità del mondo e la concordia de' due Soli, se i Papi eran >> trascinati al martirio, la Chiesa nelle catacombe, i Cristiani ad bestias, e il Sole dell'Impero tutto inteso a spegnere quello della

[ocr errors]
[ocr errors]
[ocr errors]
[ocr errors]

1 Pagg. 140 e 144.

« PrethodnaNastavi »