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La cattedra dantesca. (In Studi storici e letterari di G. Levan

tini-Pieroni. Firenze, Successori Le Monnier, 1893).

Prende occasione da una lettera di Giosuè Carducci al Lemmi per dichiarare che una cattedra dantesca in Roma sarebbe utile e decorosa all'Italia. Questo scritto fu publicato la prima volta nella Nazione l'8 di ottobre 1887.

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- La questione sociale nella divina Commedia. (Ivi). Sommario: Abuso della critica nell' interpretare la divina Commedia. Nuova interpretazione proposta dal signor Mauro D'Aloja. Difetto capitale di essa. Che cosa è la questione sociale. Miti di essa nelle antiche epopee. L'intendimento sociale dell' Eneide. Presentimento del cristianesimo in Virgilio. La società pagana e la cristiana nel principio dell'impero. Il cristianesimo prevenne e risolvè la rivoluzione sociale. Condizioni della società nella quale nacque Dante e fu eseguita la Commedia. Parte obbiettiva della divina Commedia essa è tutta cattolica. Parte soggettiva: questa è come presagio de' nuovi tempi. La Commedia è rappresentazione poetica del perfetto ordinamento morale, secondo il cattolicismo, come unico rimedio a rendere meno gravi le disuguaglianze sociali. L'Inferno è lo specchio di ciò che produsse il mondo antico governato da una sola potestà; il Purgatorio è simbolo della redenzione sociale; il Paradiso rappresenta il perfetto ordine, dove ciascuno è al suo posto e riceve il frutto di quel che ha dato. Perchè Virgilio doveva essere necessariamente la guida di Dante insieme colla Beatrice. La Selva è il disordine sociale. La Lonza, il Leone, la Lupa esprimono tre vizi propri del tralignato ghibellinismo, del corrotto guelfismo, dello sbrigliato comunalismo che si opponevano al perfetto ordine sociale. Il Veltro è tipo dell'ottimo ordi. natore di stato. La forma nella divina Commedia risponde mirabilmente alla materia. Perchè il ricorso del numero tre. Studi che si richiedono a spiegare la divina Commedia. Necessità della cattedra dantesca. Quanto sia utile la lettura della divina Commedia a tenere in freno le passioni che fomentano la rivoluzione sociale. La gran vendetta di Dante. L'aristocrazia del dovere prenunciata da Dante. Il simbolo nella Beatrice. Questo lavoro fu letto nel Circolo filologico fiorentino la sera del 19 di decembre 1887 e, con qualche variante, in quello livornese la sera del 21 di gennaio 1888: l'anno di poi fu publicato in Firenze dai successori Le Monnier. (109 Masotti Francesco. Della fama postuma di Dante: conferenza detta al « Circolo degli studi sociali » di Modena. (Resoconto nel Diritto cattolico. Anno XXVI, no. 103). Segue la varia fortuna dell' Alighieri e indagate le cause del presente ritorno agli studi danteschi fa una rapida rassegna della letteratura dantesca presso gli stranieri. Notevole l'ac. cenno al Witte e al Gladstone del quale riferisce le memori parole scritte all' abate Giuliani: Chi serve Dante, serve l' Italia, il cristianesimo, il mondo. Giudica la moderna dantomania non tutta di buona lega ed esamina a lungo i fatti relativi alla istituzione delle due cattedre dantesche in Roma, la ponteficia e la governativa. Conclude plaudendo alla sapienza ristoratrice e alla munificenza sovrana di Leone XIII, glorioso restitutore della filosofia cattolica ed alto mecenate delli studi danteschi. (110

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Mastella Giuseppe Angelo. Intorno a quel Niccolò a cui Folgore da san Gemignano dedicò la corona dei sonetti dei mesi. Venezia, tip. Cordella, 1893, in 16o, di pagg. 56. L'autore dimostra che i sonetti di Folgore son diretti a quel Niccolò Salimbene, capo della brigata godereccia sienese che la costuma ricca Del garofano prima discoperse Nell'orto dove tal seme s'appicca. (Inferno, XXIX, 127-129). Recensione favorevole in La Cultura. Anno II della nuova serie, ni. 17-18. (111

Mazzoleni Achille.

La ruina nel cerchio dei lussuriosi. Acireale, Saro Donzuso tip.. editore, 1893, in 8o, di pagg. 20.

I lussuriosi si trovano nel cerchio secondo ed il poeta descrive il modo della loro pena

nei versi 34-36 del V d'Inferno: Quando giungon davanti alla ruina Quivi le strida, il compianto e il lamento, Bestemmian quivi la virtù divina. Or qual è la ruina dinanzi alla quale gli spiriti dannati gridano e imprecano? Il luogo d'ingresso al secondo cerchio come intende il Magalotti seguito dal Blanc e dal Camerini; non bensì come il punto al quale gli spiriti son côlti dalla bufera, ma come il luogo da cui son giù volti, ruinati, dopo il giudicio di Minosse, e dinanzi a cui i lussuriosi, passando in balia del turbine, ricordano la giustizia di Dio personificata nel re di Creta simbolo, per loro, della coscienza rimorditrice. È alla vista di quell'entrata, ammessa da Dante stesso (verso 20) e per la quale turono precipitate, rammentante loro più intensamente il peccato, che le anime urlano e piangono più disperatamente. Il poeta ha parlato poco prima dell' ingresso al cerchio ed ha descritto (verso 15) le anime che dicono e odono e poi son giù vôlte; sta quindi ancor presente al pensiero del lettore il giudizio e 'l modo del giudizio, il che rende logico l'articolo determinativo alla innanzi a ruina; questa osservava bene il Cesari, deve valer cosa nota, o che al lettore debba correre tosto dinanzi agli occhi. Che tal senso sia più logico si può argomentare anche dalle bestemmie degli spiriti usi a dare in imprecazioni sempre ove vedano od odano cosa che rammenti loro la loro eterna condanna (cfr., per esempio, Inferno, III, 103) e dal fatto che la pena materiale, essendo già stata descritta dal poeta ed esaurita nelle precedenti terzine (versi 25-33), qui deve aggiungersi per le anime anche la pena morale: e ciò avviene allor quando, trasportate dalia bufera infernal che mai non resta, giungono alla vista del luogo che rammenta loro l'atto della condanna e il fiero castigo col quale furono giù ruinate in balìa del turbine violento. A sostegno di questa opinione l'essere l'ingresso del cerchio effetto del crollo avvenuto o per la caduta degli angioli e di Lucifero o per la morte di Gesù non è elemento indispensabile ma condizione puramente superflua.

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Natoli Luigi. La divina Commedia esposta con tre tavole ad uso delle scuole. (Annunzio bibliografico firmato F. G., in La Biblioteca delle scuole italiane. Anno V, no. 15). Poco favorevole.

Overmann Alfred.

(113 Die Besitzungen der Grossgräfin Mathilde von Tuscien nebst Regesten ihrer Urkunden. Berlin, Mayer und Müller, 1893, in 8o, di pagg. 89.

Risalendo a le fonti, l'autore indaga con diligenza quali furono i possedimenti di Matilde di Toscana, e determina, per quanto glielo consentono i documenti rintracciati da lui qua e là, i confini e le estensioni delle terre sopra le quali il dominio della gran contessa si stese. Ne fa recensione favorevole la Cultura, anno II della nuova serie, ni. 17-18. (114

Piccione Enrico.

La miniatura e la nuova scuola d' Anagni. (In Fanfulla della domenica. Anno XV, no. 20). Compagna della pittura è la gentile arte della miniatura, della quale in Italia furon pure anticamente dettate le regole. Si hanno, in fatti, tre libri intorno ai colori e alle arti dei romani di un monaco a nome Eraclio vissuto nel secolo ottavo o nel nono, un trattato in torno alla tecnica dell'arte di miniare di un ignoto del secolo nono, e Schedula diversarum artium di un prete o frate di nome Teofilo, del secolo decimoterzo. Superò tutti il Cennin che vissuto nel trecento scrisse il libro dell' arte o trattato della pittura, il quale, come di cono Gaetano e Carlo Milanesi, che ne curarono l'edizione nel 1859, è il solo libro che s'abbi: intorno alla manualità e al pratico esercizio dell'arte dopo il rinascimento delle belle arti. I trattato cenniniano fu tradotto in inglese dalla signora Merrifield nel 1844 e in francese da Mottez nel "58. In Francia la miniatura, risorta. è stata ed è esercitata più che altrove, pe lo spirito d'iniziativa industriale che onora quel popolo e che della miniatura sviluppa la par pratica. Ivi il Bastardt ha dato una raccolta di riproduzioni di documenti della quale ciascun copia è stata pagata quarantamila lire; il Molinier ha publicato uno studio mal fatto sui m: noscritti e le miniature e il Robert un trattato pratico dell'arte che è una specie di ricettar

il quale si riferisce, più propriamente, al mestiere della coloritura de' disegni stampati. In questo suo libro il Robert ha mostrato di non aver saputo leggere Dante quando ha scritto che gli italiani, si fieri del loro Risorgimento, hanno detto, per bocca del divino poeta, che a Parigi è stata eccelsa l'arte del decorare i libri. Letti da chi sa l'italiano e da chi non è accecato di boria nazionale, i versi di Dante dicono tutt'altra cosa.... non se' tu Oderisi L'onor d'Agobbio e l'onor di quell'arte Ch'alluminare è chiamata in Parisi? Frate, diss'egli, più ridon le carte Che pennelleggia Franco bolognese: L'onore è tutto or suo, e mio in parte. (Purgatorio, XI, 79-84). Ora in Italia la gentile arte, ricordata dall'Alighieri, è risorta e una prima scuola feminile di miniatura è fondata in Anagni da Giovanni Cariati, che sospinto dalla forza dei suoi ideali artistici ed animato dall'amore alle patrie cose, con lo studio indefesso e paziente ha rivendicato all' Italia l'onore di essere stata maestra anche nell'arte della miniatura. (115 [Rambaldo]. La divina Commedia illustrata nei luoghi e nelle persone. (In Folchetto. Anno III, no. 98).

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Corrado Ricci, studioso e ricercatore infaticabile, a forza di lettere, di sollecitazioni, di spese si è procurato una bella e copiosa raccolta delle fotografie de' luoghi e delle persone citati dall' Alighieri nel suo poema. La collezione meschina e per buona parte inutile che l'onorevole Filippo Mariotti iniziò quand' era sotto segretario di stato alla publica istruzione mostra quale e quanto sia il pregio di questa del dr. Ricci cui pure difettano i sussidi, l'autorità e le relazioni che abbondano ad un ministro. La fatica del Ricci è stata aiutata da parecchi in Italia e fuori: molti cortesi promisero l'opera loro. Tuttavia mancano alla preziosa raccolta alcune poche vedute che il paziente e dotto compilatore si aspetta di poter, presto o tardi, ottenere a vantaggio della sua illustrazione dantesca che, una volta publicata, sarà senza dubbio la più originale che siasi pensata e condotta a buon fine dopo parecchi secoli di studio, di tentativi e di prove. Ecco, per regola dei lettori, il piccolo indice delle mancanze che è necessario cercar di colmare: Acqua Sparta, in quel di Terni; fonti del Tevere; Bisenzio; Campi, castello in val di Bisenzio; Caprona; Castello del pisano; Cecina di Maremma; la Capraia e la Gorgona; bocca d' Arno; le rovine di Luni sopra la Spezia; Valbona e Corneto della Faggiola, castelli presso il Bagno di Romagna; Ivrea; Casalmon ferTato; Tagliacozzo; i promontori Pachino e Peloro. (116

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Signorelli Luoa. Cfr. no. 107.

Volante Alessandro. - Il IV centenario colombiano celebrato da una diva, con nuove rivelazioni mondiali, ovverosia i poli e Dante: studio anatomico, sperimentale della terra, Torino, tip. Camilla e Bertolero, 1893, in 4o, di pagg. 22, con II tav.

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G. L. Passerini.

NOTIZIE E APPUNTI.

La casa editrice G. C. Sansoni di Firenze publicherà prossimamente la prima parte un'opera del prof. Oddone Zenatti intitolata Dante e Firenze: prose antiche raccolte e annotate. Vi saranno raccolti il proemio del Bambaglioli al commento sopra l'Inferno, la rua dantesca del Villani e il capitolo corrispondente del Pucci, il trattatello in laude di Dante del Boccaccio e la Vita e costumi di Dante del Bruni, aggiuntevi come saggio della

leggenda dantesca otto narrazioni di vari autori antichi, dal Sacchetti al Borghini Il concetto dell'autore è stato, crediamo, di presentare riuniti e illustrati tutti gli elementi per ricreare quasi la figura di Dante uomo e scrittore quale la vide la generazione degli uomini a lui più prossimi nel tempo; ottimo concetto, che il prof. Zenatti, a giudicarne dai fogli che abbiamo visto del suo lavoro, ha saputo attuare degnamente, ricollegando queste antiche testimonianze con lo stato presente degli studi per mezzo di molteplici ed eruditissime note, molte delie quali sono veri e propri excursus biografici e critici, e alcune potrebbero dirsi altrettante speciali monografie sopra questo o quel punto della biografia dantesca. Riserbandoci di parlare distesamente di quest'opera non appena ne sarà publicata la prima parte, abbiamo voluto segnalarla fin d'ora agli studiosi di Dante come la più recente e compiuta esposizione delle attuali nostre conoscenze intorno ai fatti della vita del poeta.

-Sotto la presidenza del professore Vittorio Scialoja la sera di martedì 19 di giugno si riunì l'assemblea generale del comitato romano della Società Dante Alighieri che riuscì numerosissima. Preso atto del continuo incremento dato dall'attuale consiglio alla società, fu approvato il resoconto morale ed economico dello scorso esercizio, presentato dal professor Galanti, segretario. Quindi furono nominati i delegati al prossimo congresso dei comitati in Firenze, riuscendo eletti i signori Barzilai, Ostini, Pasanisi, Scialoja, Dal Medico, Amici, Marucchi, Ottolenghi, Vaglieri ed Ojetti. Per completare il consiglio furono, in fine dell'assemblea, eletti i signori pofessore Scolari, avvocato Mazza, Ottolenghi, Avogadro, Amici, Reboa e Viviani.

morale.

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Con decreto reale del 18 di luglio la Società Dante Alighieri è stata eretta in ente

Ad Arcireale, sotto la direzione di M. Puglisi-Pico e R. Platania d'Antoni, si è recentemente inaugurata una Rassegna della letteratura siciliana. Nel primo no. è il principio di uno studio del prof. A. Mazzoleni su La Sicilia nella divina Commedia.

- È aperta l'associazione al secondo volume del Muratori, pregevole raccolta di documenti storici inediti o rari della quale non più tardi del 30 di settembre usciranno ad un tempo, e sotto un unica copertina, tre fascicoli.

La Società dantesca italiana di Firenze, dalla quale molto di bene si aspettano gli studi nostri, ha recentemente publicato i ni. 13-14 del suo Bullettino. Oltre agli atti e comunicazioni della società, alla nota de' libri ricevuti in dono, alle norme per la descrizione e lo spoglio dei mss. della divina Commedia, questo fascicolo contiene una diligente descrizione de' codici Riccardiani a cura del dr. Salomone Morpurgo.

Con decreto del 23 di gennaio p. p. il Ministro della publica istruzione ha conceduto alla Società dantesca italiana un assegno di mille lire, come contribuzione alla spesa occorrente pella promessa ed attesa publicazione delle opere di Dante.

Il signor Enrico Cernuschi ha offerto alla Società dantesca italiana la somma di cinquecento lire, meritando così di essere ascritto tra i soci benemeriti di quell'istituto.

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Dal Beith di Freiburg si sono publicati recentemente i fascicoli III-IV del vol. I de La divina Commedia secondo la scolastica a cura del padre Berthier.

Proprietà letteraria.

Venezia, Prem. Stab. tipografico dei Fratelli Visentini, 1893.

LEO S. OLSCHкI, edit. e propr. G. L. PASSERINI, direttore. MASSAGGIA LUIGI, gerente respons.

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L'"USANZA D'ARABIA 22 DEL PARAGRAFO XXX, INAMMISSIBILE.

Il nostro Giornale Dantesco esordi con un lavoro opportuno ed interessante di Michele Barbi, dal titolo: Gli studi danteschi e il loro avvenire in Italia ».

Non intendo di darne la recensione, che in questa rivista sarebbe più che superflua; ma mi permetto soltanto di osservare sopra una disposizione, quivi letta, presa dalla Società Dantesca italiana, la cui sede d'onore rimane in Firenze, patria di Dante, ma che, per dichiarazione del municipio fiorentino e dell' Accademia della Crusca, i quali così la costituirono, può avere stanza in ogni città e terra dove nel nome di Dante si raccolgano connazionali del grande Poeta.

Questo nobile sodalizio che ha per iscopo principale di dare un indirizzo comune agli studi di tutte le opere di Dante, e di facilitare la diffusione dei veri contributi e di renderli quindi più efficaci, volendo provvedere alla mancanza di edizioni veramente critiche, tanto necessarie al progresso degli studî, deliberò di assegnarne il pericoloso carico a singoli: e l'opera De Vulgari Eloquentia fu data al professore Raina, il Convivio al prof. E. G. Parodi, la Vita Nuova a M. Barbi.

Giornale Dantesco

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