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scarsi o la sinodica di giorni 584 scarsi — abbia inteso Dante d'indicarci dicendo: « Cominciando adunque, dico che la stella di Venere due fiate era rivolta in quello suo cerchio che la fa parere serotina e mattutina, secondo i due diversi (i diversi) tempi ». (Convivio, II, 2).

Vediamo ora se la sostituzione della lezione « secondo l'usanza d' Arabia » alla lezione volgata « secondo l'usanza d'Italia » nel §. XXX, per la quale sostituzione è spostata, come si dice, la data della morte di Beatrice, sia la genuina.

Il testo di essa vulgata è questo: «Io dico che secondo l'usanza d'Italia, l'anima sua nobilissima si partì nella prima ora del nono giorno del mese; e secondo l'usanza di Siria, ella si partì nel nono mese dell'anno; perchè il primo mese è ivi il Tismin (Tixryn), il quale a noi è Ottobre. E secondo l'usanza nostra, ella si part! in quello anno della nostra Indizione cioè degli anni domini, in cui il perfetto numero nove volte era compiuto in quel centinaio, nel quale in questo mondo ella fu posta: ed ella fu de' cristiani del terzodecimo centinaio ».

Confesso che a me non urtò mai i nervi nè l'usanza d'Italia nè l'usanza nostra, ch'è anche essa usanza d'Italia. Un italiano, scrivendo per gl' italiani, di quale calendario dev'egli servirsi se non dell'italiano, per indicare il giorno, il mese, l'anno della morte di persona italiana? ed egli ne indicò anche l'ora! Ma me li urtò, e molto, quell' usanza di Siria, non ostante quell' aggiunto: poichè il primo mese è ivi (in Siria) Tismin, il quale a noi è Ottobre ». Non ne avea la chiave per aprire il segreto quivi riposto. Mi rincresce che l'autore nel tratto riportato non abbia detto di quanto fu spostata la data della morte di Beatrice per quella sostituzione. Io non lo so. S'ha a saper tutto, s' ha a poter leggere tutto che di Dante fu scritto e si scrive? Credo che anche l'autore che, come dice, sta da tre anni raccogliendo quanto si pubblica sulle opere di Dante, non avrà quanto basti per parecchie questioni.

Eppure dantisti, per me di somma autorità, hanno accettato quella sostituzione; e ciò perchè è portata dai migliori manoscritti; e perchè, a detta loro, la lezione secondo l'usanza d'Italia altera l'ordine tenuto nel discorso.

I manoscritti, così detti migliori, quand'anche molti, non hanno tanta autorità per sè da farne credere, per ciò solo, genuine tutte

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le lezioni da essi portate. Nè a me pare che la lezione secondo l'usanza d'Italia ne alteri punto l'ordine tenuto nel procedimento del discorso: esso disordine è del tutto apparente.

Dante volle trovare anche nelle circostanze della morte di Beatrice, come avea fatto nella storia dei loro amori in vita, quanti più nove quelle circostanze potevano offrirgli, dovesse pur valersi della sua ricchissima erudizione in modo non comune. Ma nel farlo egli procede coll' ordine che lo ha guidato nella ricerca: ordine naturalissimo, dell'ora del giorno secondo l'usanza d' Italia - e non di Firenze, lo si noti del mese secondo l'usanza di Siria. dell'anno secondo l'usanza nostra, cioè dei cattolici italiani, i quali sono la massima parte degli abitanti d'Italia, poichè l'Indizione, o gli anni domini è un'usanza introdotta, senza alterazione dell'anno Giuliano, allora anno civile, dalla Chiesa romana.

Che Dante alla morte di Beatrice fosse in Firenze, lo sanno tutti che lessero la Vita Nuova; ed egli sapeva e dovea sapere quei dati; tant'è che ne dice, non solo l'anno, il mese, il giorno di quella morte, ma anche l'ora! e quel giorno, colla sua ora, quel mese e quell'anno, in sostanza tutti secondo l'usanza d'Italia dove allora, come in tutta forse l'Europa, si conservava ancora l'anno Giuliano, cominciando però a contarlo, non dal suo principio, cioè dall'anno 46 avanti Cristo, ma dall'anno domini.

Che l'ora, il giorno, l'anno, datici da Dante, siano secondo l'usanza d'Italia, non vi sarà, credo, chi ne dubiti; ed io dico che lo stesso è da ritenersi di quel nono mese secondo l'usanza di Siria, che è ivi condizionato.

Dante disse: « e secondo l'usanza di Siria, ella si partì nel nono mese dell'anno »; e vi aggiunse la ragione perchè disse usanza di Siria ponendovi perchè il primo mese è ivi Tismin (si legga Tixryn) il quale a noi è Ottobre ».

Questa aggiunta è una condizione e vale come se si dicesse : « perchè, se a noi il primo mese dell' anno fosse Ottobre come ai Siri è il Tismin, al quale il mese di Ottobre corrisponde; il mese di quella morte sarebbe anche a noi com'è ai Siri, il nono mese ». Che poi, in tal caso, quel nono mese sarebbe Giugno, non è da dubitare.

Ma quanti lettori non spalancheranno occhi e bocca leggendo ciò! Eppure non merito nè biasimo nè lode. Dove Dante trovò quell' usanza di Siria per avere un nove di più in quel nono mese dei Siri senza affannarsene punto, come altri crede, ivi trovai io pure quell' equivalente. - Prima però di spiegarmi meglio premetto che a Dante fiorentino quel modo non dovea parere tanto strano

quanto a noi. Anche pei fiorentini, che tenevano in tutto l'anno. Giuliano, il principio del loro anno civile non era il primo gennaio, ma il venticinque marzo, giorno dell' Annunziata.

Quando Dante scriveva quel paragrafo, egli aveva sott'occhi gli Elementi d'astronomia di Alfragano e precisamente il primo capitolo del libro. In esso capitolo, parlando dell' anno di Siria, ne riporta dapprima i nomi dei dodici mesi nel loro ordine, col rispettivo numero dei giorni; e poscia ne fa vedere la corrispondenza di ciascun mese dei romani con ciascun mese dei siri. Ne riporto la traduzione latina del testo arabo.

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Da questi due elenchi risulta, che l'anno dei siri era il Giuliano, osservato ai tempi di Dante in Italia, colla differenza che alcuni mesi nell' ordine nel quale sono posti nei due calendarii, non corrispondono tutti nel numero dei loro giorni. Così che il Febbraio, che è di giorni 28 e di 29 nell' anno intercalare, nel Giuliano è il secondo mese dell'anno, e il suo corrispondente Xubât è nel Sirio il quinto; e che il mese di Giugno è il sesto nel primo, mentre il suo corrispondente Haziran è il nono nel secondo.

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Alfragano visse, come si crede, tra l'800 e il 1000 dopo Cristo.

E se noi disponiamo i mesi dell'anno Giuliano in ordine che i mesi corrispondano nel numero dei giorni come osserva Alfragano, cominciando con Ottobre, anzichè con Gennaio, risulterà ad evidenza, che a Dante Alfragano suggerì quel nono condizionato a quella ipotesi; e ch'egli, nel farlo, intendeva senza dubbio d'indicarne il mese di Giugno e non un altro; e però anche questo è secondo l'uso d'Italia.

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Dirò che l'uso fatto qui da Dante della sua erudizione non è da imitarsi, benchè per i fiorentini e gl'italiani del suo tempo, dovette riuscire quel nono secondo l'usanza di Siria, assai meno strano che per noi; tant'è che per secoli fu tenuto che l'autore con quel passo abbia indicato che la morte di Beatrice avvenne il di 9 giugno 1290. E però aggiungo che Dante non merita di essere incolpato di aver con quel passo sconvolto l'ordine comecchessia; e meno poi, che ciò sia per quell' usanza d'Italia, che, lo dico fin d'ora, è la lezione genuina, e che sia da ripudiarsi quindi la sostituzione secondo l'usanza d' Arabia, il che proverò con altre ragioni ancora.

Se è vero che per essa sostituzione è spostata la data della morte di Beatrice dall'anno 1290, indicata più che chiaramente nel §. XXX, ciò solo basterebbe per ripudiarla. Se poi lo spo

1 Si legga la bellissima nota al $. XXIX della Vita Nuova di A. D'Ancona, ove parla della forma qualificativa dell'ingegno di Dante, e non ci sarà di stupore nè questa mescolanza di calendarii, nè tante altre nelle Opere di lui.

stamento è di pochi giorni o di mesi che non oltrepassino i sei; come potrebbe tale spostamento darne una prova notevole in favore della realtà storica che la Vita Nuova è stata composta avanti il 1300?

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Nè basta. Fu superiormente provato che Dante nel modo suo che s'è veduto ne disse che Beatrice morì nel mese di giugno. Da ciò ne segue, che nell'ora e nel giorno, indicati secondo l'usanza d'Italia, erano da Dante intesi l'ora e il giorno dello stesso mese di giugno. Or bene, quella sostituzione secondo l'usanza d'Arabia, ne dà forse gli stessi ora e giorno dello stesso mese ?

Perchè ciò fosse, converrebbe che l'anno degli arabi fosse in tutto perfettamente conforme a quello degli italiani. E quand' anche ciò fosse, e non è nè può essere; chi è che saprebbe dirne che quell' ora era la prima delle nove ore del giorno nono? Eppure quell'ora era la prima delle nove del giorno! Nè Dante vi appose indizio alcuno a trovarla, come fece a quel secondo l'usanza di Siria, mentre per quella d' Arabia v' era ben un maggiore bisogno. Non lo fece, perchè ivi realmente parlava secondo l'usanza d'Italia e non di Arabia; e a Firenze egli poteva facilmente sapere quell' ora senza aver bisogno nè di arabi nè di calcoli seccantissimi e difficilissimi.

Dissi che l'anno degli arabi non è conforme al Giuliano usato in Italia e in Europa; ed ora dico che Dante ciò sapeva, perchè Alfragano ne dà contezza in quello stesso capitolo, innanzi a quanto riportai in que' due elenchi dell' anno di Siria.

Dopo aver detto che gli arabi e i barbari hanno i loro anni di mesi dodici, ne dà i nomi dei mesi arabi, e continua: « Questi mesi sono di giorni 30 e di giorni 29, i quali si succedono alternatamente, così che sei di essi sono interi e sei mozzi; e l'anno consta di giorni CCCLIV secondo il calcolo assoluto, cioè rotondo, che è l'usuale. Ma, secondo un calcolo più accurato, la quantità dell'anno, aumenta di giorni undici, dei quali a ciascun anno ne spetta e d'un giorno. Per lo che l'anno ha precisamente giorni CCCLIV con / e / di un giorno; e quell' anno, nel quale tutte queste frazioni formano un giorno intero, ha sette mesi interi e cinque mozzi ».

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Quindi, continua dicendo, il numero dei giorni concorda con quello dei mesi, sottrattane la parte allo scontro del sole e della luna, secondo il loro movimento medio. Ma il numero (dei giorni), contato dal principio della luna nuova, varia in più o in meno; il che non toglie che i seguenti mesi siano alternativamente

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