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<«< Con questa ultima lezione facendo gl' interpreti tutti delle parole sol calando un ablativo assoluto, eguale al latino occidente sole, passano, indi, parte a intendere che i detti vapori accesi fendano le nuvole, e parte a spiegare che la nuvola stessa, agitata dal vento, che il caldo cagiona, fenda il sereno ».

Vorrebbe pure il padre Lombardi, per la pretesa equivalenza del latino occidente sole, si scrivesse: Nè, il sol calando, nuvole d'agosto. Come poi si verifica che solamente quando il sole cala (tramonta) o i vapori accesi fendano le nuvole o le nuvole fendano il sereno, egli non lo sa.

Stando alla Nidobeatina, si può intendere (e lo approva il Lombardi) che al presto fender sereno (che di notte fanno i vapori accesi) aggiunga Dante il presto fendere (ossia penetrare) che fa il sole nell'agosto quelle nuvole, nelle quali si nasconde, per essere queste in quei caldi tempi molto rarefatte, e facilmente penetrabili.

Il Biagioli disapprova questa lezione e la chiosa di lui, perchè costrutto barbaro e perchè Dante non avrebbe comparato la prestezza delle anime, prima col rapidissimo moto dei vapori trascorrenti per l'aere e poi con quello del sole, tanto minore del primo.

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Spiega quindi colla comune: Nè vidi mai « (nel mese di agosto) il sole » calando già sotto l'orizzonte vapori accesi fender nuvole si tosto». E il Torelli: «Io non vidi mai vapori accesi, ossia razzi, fendere di prima »> notte il cielo sereno, nè fendere vapori (e qui vogliono lampi) nel » mese d'agosto, nuvole, sul tramontar del sole. Accennasi qui quella » meteora di lampi che, a guisa di batterìa, si vedono scherzare in seno » alle nubi, il che accader suole nel cuor della state al cader del sole ». Lodovico Salvi spiega così: « In modo consimile interpreta il Poggiali; » e noi, più che ad ogni altra, ci accostiamo di buon grado a questa in>> terpretazione per cui al nostro testo abbiamo restituita la comune lezione». Anche lo Scartazzini nota che tanto le stelle cadenti, quanto il frequente e silenzioso lampeggiar in seno alle nuvole nel pomeriggio di calde giornate d'estate, ai tempi di Dante si credeva provenisse da accensione di vapori (cfr. Virg. Georg. I, 365 e segg. — Brunetto Latini, Tres., II, 37.Frezzi, Quadrir. IV, 14). E spiega col Corser veloci che parver baleni.

Tali i pareri dell' Andreoli; che si accorda con quello del Perticari, che lo toglie dal commento del Torelli, e così via, che già l'uno s'ajuta con l'altro 1.

1 Giova notare che l'Andreoli ha la lezione cemune:

Ne, sol calando, nuvole d'agosto,

pari a quella del Bianchi (Firenze, Le Monnier, 1857), che si riferisce alla Vaticana 3199,

Volli riportare le lezioni dei commentatori più antichi, in primo luogo, perchè più autorevoli, in quanto queste corredate su codici più in uso, e quindi meno soggette al solito accapigliamento delle varianti o per le differenti interpretazioni, offrono garanzia secura di fedeltà; in secondo luogo, perchè, esponendo i commenti di quelli che informarono e informeranno. i commenti dei chiosatori posteriori e venturi, si possa badare al concetto primigenio con cui la ermeneutica della Commedia si andò svolgendo, spesso con dubbiezze e non troppo secure orme storiche e scientifiche, intendo dello scibile d'allora, con cui venne apppunto escogitato il poema.

Ma passiamo un po' ai codici.

Nella Marciana di Venezia ho avuto occasione di raffrontare, per questa come per altre varianti, ventun codici manoscritti della divina Commedia, sui quali, può dirsi, sono state riassunte quasi tutte le tradizioni del testo dantesco, non solo; ma corredati eziandio i commenti principali 1.

Undici di codesti si accordano nelle parole sol calando, con qualche variante di sole (evidentemente svarione di amanuense non poeta) tal che la lezione comune sarebbe con questi più evidente.

Quelli che danno la genuina lezione sono:
I. Codice LI (membranaceo) che reca:

ne sol calando nuuole dagosto.

II. Codice LII (cartaceo) in - folio:

ne sol chalando nuuole daghosto.

III. Codice LIII (membr.) in - folio:

ne sole calando nuuole dagosto.

da noi sopra accennata, e all'altra dell' Ambrosoli (Milano, Bettoni, 1824) e del Perticari, mentre il Portirelli (Milano, Soc. tip., 1804), che sta colla Nidobeatina, e l'edizione Mussi (Milano, 1809) recano l'altra:

Ne sol calando in nuvole d'agosto.

1 I manoscritti danteschi della biblioteca Marciana sono descritti in otto cataloghi. Il primo è un catalogo a stampa, pubblicato da Anton Maria Zanetti nel 1741, ed ivi trovansi i codici posseduti dalla repubblica di Venezia. Il secondo è un'appendice manoscritta all primo catalogo, ed ivi, per materia, sono registrati quei codici che pervennero alla biblioteca dalla caduta della repubblica in poi. La classe IX (Poeti) contiene eziandio i codici danteschi. Questi sono preziosissimi; poichè cinque sono del secolo XIV, gli altri sedici del secolo XV, descritti dall' abate Rinaldo Fulin nell' opera: I codici di Dante in Venezia. zia, 1865, in 8.o

Vene

IV. Codice LIV (membr.) in - folio:

ne sol calando nuuilo dagosto.

V. Codice LV (membr.) in - folio:

VI. Codice XXX,

ne sol calando nuuole dagosto.

it., classe .IX dell' appendice manoscritta al catalogo

Zanetti (cartaceo) in folio, del secolo XIV, che reca: 1

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nesol chalando nuuole dagosto.

VII. Codice it., classe IX Codice XXXI (cartaceo) del secolo XIV, che porta:

nesole chalando onuuolo daghosto.

VIII. Codice XXXIII ital., classe IX (cart. in f.°) dell' anno 1446:

ne sol calando nuuole dagosto.

IX. Codice CXXVIII it., classe IX (membr. in 4.°) del secolo XV: ne sole calando, nuouole da gosto.

X. Codice CLXXXIII it., classe IX (membr. in f.) del secolo XV:

ne sol calando nuuole dagosto.

XI. Codice CDCX it., classe IX (cart. in folio) secolo XV 2:

ne sol callando nuuole da gosto.

Degli undici codici, di cui riportai la evidente ed esatta lezione, onde non havvi controversia anche circa quel sol, in alcune edizioni a stampa con la iniziale majuscola (e quindi non suol), tutti si accordano con la lezione comune, salvo, ben inteso, quel dagosto o daghosto, che, per l'uso di scrivere spesso le parole unite (inscienza o guadagno di spazio) fa apparire chiaro il senso, istessamente, senza bisogno di farne supporre un altro.

Non ostante ciò, per coloro che, non volendo tener conto di tali sfortunati tentativi di correzione, si impuntassero a voler proporre altre nuove varianti, riporterò una differenza circa il d'agosto, che riscontrai nell'esame dei detti codici.

I. Codice XXXII it., classe IX (cart.) in - folio secolo XV :

nessol chalando nuuole da chosto;

1 Il qual codice ha i noti capitoli di Jacopo di Dante e di Bujone d' Agubio, e, in fine,

anche due tavole analitiche dell' Inferno e del Purgatorio.

2 Questo codice, con note marginali di altra mano contemporanea, sembra scritto in Toscana nella prima metà del sec. XV, e presenta qua e là buone lezioni.

differenza che, per quanto minima, e fatto calcolo anche dell' altro sbaglio ortografico nessol, puossi considerare nulla e imbrancare quindi la variante colle suesposte 1.

Altre divergenze maggiori:

I. Codice L (del catalogo Zanetti), in - folio, membr. del secolo XV, che reca 2:

Nel sol calando nuuole dagosto.

II. Parimenti il codice CXXVII, it., classe IX (cart. in folio) secolo XIV, reca:

III. Codice XXXI codice fu scritto nel 238, a due colonne):

nel sol calando nuuole daghosto.

b

it., classe IX (cart. in - folio) col commento. Il 1460 da Andrea Zantani patrizio veneto (di carte

nel sol chalando nuuole dagosto.

IV. Codice CCLXXVI it., classe IX (membr. in folio) sec. XIV. Un codice assai pregevole per le frequenti figure a colori della scuola di Giotto:

nel sol callando nuuoli dagosto.

V. Codice CDXXVIII it., classe IX (cart. in - folio) secolo XV, (di carte 200 e ad una colonna). Col commento latino di Benvenuto da Imola: nel sol chalando muuole daghosto.

VI. Codice CDXXIX it., classe IX (cart. in - folio) secolo XV. (Una colonna, carte 215):

nel sol calando muuole da gosto.

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VII. Codice CDXXX it., classe IX (cart. in folio) secolo XV. Col commento di anonimo veneto, che, salvo alcune aggiunte, copiò quello di Jacopo della Lana :

nel sol calando nuuola dauosto.

1 Vorrebbe taluno tentare una variante che suonasse :

per vicino?

ne sol calando (o calcando) nuvole d'accosto

2 Trovasi nel fine la seguente nota: " Explicit liber Comoediae Dantis Alighieri de Flo>> rentia per eum editus sub anno Dominicae Incarnationis MCCC. de mense martii, sole in

» ariete, luna nona in libra. | Qui decessit in civitate Ravennae, anno Dominicae Incarna

» tionis MCCCXXI, die Sanctae crucis de memse septembris. Anima ejus requiescat in » pace. Amen ».

VIII. Codice CDLXXXVIII bis it., classe IX (cart. in folio) sec. XV:

Ne sol callando i nuole dagosto.

IX. Codice XXXIV it., classe IX (membr. in - folio), del secolo XV (di carte 215, a una colonna):

nesol calcando nuuole dagosto.

Qui finisce l'esame dei codici. Di cui se volli riportar le lezioni, lo feci per due motivi; il primo, per far cadere il bisogno di nuove restituzioni, che intendano eliminare non già alzate d'ingegno di copisti, ma rinnovare inutili rimaneggiamenti del testo; il secondo, per far convincere i cultori della chiarezza del senso, che non ha d'uopo di ulteriore chiarezza.

Ora, a corregger il verso in questione con una sovrapposizione naturale, come la vorrebbe il prof.` Borgognoni di: solcar lampo quando, lezione comune, nessun codice lo ratifica, quando codici e mss. del secolo XIV e XV hanno la lezione nel sol che esclude a priori e, per nesso, quel calamdo che il prof. Belli suggerisce a confortare la proposta del prof. Borgognoni (di cui dissi in principio) attribuendo a errore di amanuense che nel solcalamdo avrebbe capovolto la p e fatta uscire una d, ci vorrebbe almeno che ne soffrisse la concatenazione logica, o la grammatica, o che altro si voglia.

Se, quindi, nè l'antichità dei testi nè la frequenza delle lezioni danno oggi garanzia di fedeltà e sicurezza del testo, dovrassi devenire almeno, dal fin qui esposto, alle conclusioni seguenti:

1. Codici antichi e preziosissimi (pur variando nella seconda parte del verso) accordarsi nelle parole sol calando che si conciliano colla lezione.

comune.

2. Testi antichi, corredati su codici antichi e autorevoli ritenere come lezione la comune da noi esposta, esaminata ed accettata.

3. Commenti autorevolissimi ammettere una egual lezione.

1 Rimanendo pur incerta la lezione per ciò che si riferisce alle nuvole, causa la prefissione di una i, o di un segno (vedi codici CDXXXVIII e CDXXXVIII bis) a cui pure accenna una nota del commento di Carlo Witte (Berlino, R. Decker, 1862) che pur riportando nel testo la lezione: sol calando nuvole, non esclude la possibilità di una simile:

nel sol, calando in nuvole d'agosto,

non va dimenticata la correzione di mezza notte, cui accenna in glossa marginale pure il Witte.

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