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studi su Dante, specialmente nel nostro secolo, abbiano servito, più che altro, a intorbidare quel po' di chiaro che nella vita e nelle opere di Dante pur apparisce a chi non voglia impacciarsi di critici e di commentatori. Certo gli antichi biografi e interpreti par che avrebbero dovuto somministrarci più chiare e precise notizie del loro grande coetaneo, e manifestarci con più fedeltà gli intendimenti del suo maraviglioso Poema, e illustrarne con maggior pienezza i luoghi particolari. E non è dubbio che non di rado alla verità del fatto ignorata fu sostituita, o una loro supposizione, corrente, qualunque essa fosse, e all'interpretazione di talune allegorie ben dimostrata dal confronto del poema colle opere minori, la spiegazione che suggeriva la ferace fantasia. Peggio avvenne di poi; perocchè, coll'andar ripetendo sulla vita e sulle opere di Dante quanto si trovava nei più antichi biografi e commentatori, si venne a poco a poco sostituendo al pensiero e alla parola del Poeta l'opinione e il sentimento de' suoi interpreti. Ma già verso la metà del secolo scorso Gasparo Gozzi, vincendo le ultime opposizioni a riconoscere in Dante un vero e grande poeta, indicava intendimenti politici all'interpretazione della Commedia, che fino allora era stata solamente morale e religiosa; e voleva che nell'Opere minori e nei tempi dell' Alighieri si ricercasse il pensiero ispiratore dell'alto Poema. E quelle minori Opere che nei primi quattro secoli della gloria di Dante, disgiunte l'una dall' altra, avevano incontrato, con danno degli studi, ben misera fortuna, erano raccolte e pubblicate insieme; mentre alla biografia del Poeta poneva fondamento di documenti, e di nuove e più ampie, se non sempre ponderate nè bene indirizzate, ricerche, Giuseppe Pelli. D'allora in poi i lavori di letteratura dantesca si moltiplicarono e in Italia e fuori; sì che niun secolo fu mai che, come il nostro, tanto si adoperasse intorno alla vita e alle opere d. Dante. Nè, a dir vero, con poco profitto, se confrontiamo a che erano le cose sulla fine del secolo scorso e a che son oggi. Chi conosceva allora pur di numero o per relazione di semplice catalogo i manoscritti delle opere di Dante, su cui era da far fondamento per stabilire la sicura lezione di esse? Chi sapeva pur il nome di tutti i più antichi interpreti della Commedia, o aveva ricercato che fondamento avessero le notizie tramandate dai commentatori dei primi secoli della stampa? Quali indagini si eran fatte per illustrare le opere minori? A chi era noto quali fossero la genesi, i fini, la connessione di esse e del Poema? Di queste ricerche il nostro secolo comprese l'importanza, e vi si adoprò con infaticato ardore, stimolato, oltre che dal vantaggio degli studi, dal desiderio di onorare in ogni modo

Colui che appariva nelle tristi condizioni in cui versava l'Italia, il gran padre della nazione. Ed ora molto di quanto si ha per le biblioteche e per gli archivi manoscritto e stampato che si riferisca a Dante, si conosce; i più degli antichi interpreti sono stati messi in luce; gli studi storici e letterari sul secolo del Poeta allargati e approfonditi; la vita di Dante più largamente e, in questi ultimi tempi, più criticamente ricercata; sono uscite migliori edizioni e illustrazioni di tutte le Opere; e quel che val più, è accertato il metodo per procedere in ogni ordine di ricerche. Certo, in quasi tutti gl' innumerevoli scritti usciti sul nostro argomento in questo secolo, si riscontrano difetti, dovuti a svariate cause. Sul principio del secolo, a incertezze e falsità di metodi s' aggiunse, a traviar le menti dal vero, l'entusiasmo, ond' eran gli Italiani presi pel gran Padre; e ogni regione volle che la Commedia fosse ivi o incominciata o composta in parte o compiuta, e si credè darne le prove, mettendo innanzi congetture fondate su altre congetture o testimonianze recentissime; e di Dante si esagerò l'importanza politica in patria e il travaglio dell'esilio; e la brama che quanto uscì dalla penna di lui, tutto comparisse alla luce, impedi d'esser cauti nell'accogliere le testimonianze, spesso infide, degli antichi manoscritti; e le aspirazioni politiche e il desiderio di novità fecero sorgere interpreti rivelatori di arcane dottrine nel divino Poema, accolte allora con favore, dannate oggi in quanto s'esagerava oltre ogni misura la parte politica della Commedia, negando ad essa ogni fine morale e religioso. Taccio di quel numero stragrande di errori che si accolgono e si tramandano, perchè in materia tanto questionabile, come la dantesca, non tutti hanno la pazienza o il modo di verificare ogni affermazione o argomento secondario, e, come il Foscolo notò, serpeggiano quindi « per via di citazioni di seconda mano, e spesso per via di plagi silenziosi, e si avviticchiano a nuovi sistemi, in guisa da illudere gli autori e i lettori » 1.

Or nell'accingersi a più profonde e più ordinate investigazioni sulla vita e sulle opere dell'Alighieri, converrà certo che degli studi fatti in passato si cerchi di trarre il massimo frutto. Ma chi è dei cultori di Dante che conosca tutto quanto s'è scritto intorno al sommo Poeta, quando non abbiamo di ciò neppure un indice compiuto, e le pubblicazioni sono presso che infinite e disperse per lo più in opuscoli e in riviste? Prodigiosa cosa fu per i suoi tempi

1 Discorso sul testo del poema di Dante, 58.

la Bibliografia del De Batines; ma nè potè riuscire compiuta, nè, se pur fosse allora stata, potrebbe esserlo oggi, sì per il progresso fatto dagli studi, sì per le vicende continue a cui son sottoposti i manoscritti. Si son avuti molti emendamenti e molte continuazioni; ma anche chi abbia la fortuna di possederli tutti, e sia ben fornito d'abilità e di pazienza per trovar l'occorrente in tanta moltitudine di nomi e di titoli, non può mai tenersi sicuro di conoscere esattamente tutto quanto possa giovare a una data questione. Poichè le più di quelle continuazioni non sono che un registro di puri titoli, e da questi, senza alcun altra indicazione, mal s'indovina in molti casi il contenuto. Opera utile per questo rispetto fece il Ferrazzi; ma chi l'adopra sa quanto sia incomoda, quanto incompiuta, quanto inesatta del che, più che alla sua diligenza, è da far carico alla lontananza da ogni centro di studi, dove il materiale potesse esser messo insieme personalmente e non su relazioni poco precise o fraintendibili. Oltre di che l'opera rimase all' anno 1877, e delle pubblicazioni uscite poi fino ad oggi non abbiamo neppure un indice unico e compiuto: onde, a ritracciare notizia degli studi fatti su qualche questione, bisogna spesso scorrere cataloghi, annuari e riviste senza numero, pur col pericolo che molte cose utili sfuggano alle nostre ricerche. Ma chi coltivi da molti anni le lettere nostre sa meglio di me quanto scarsi siano i sussidi bibliografici per gli studi danteschi e quanto inadeguati alle difficoltà che certe questioni presentano; ed è ben persuaso delle necessità di porre a fondamento delle ulteriori ricerche una bibliografia compiuta, sistematica, per materie, ragionata, universale, come universale è il culto di Dante. Non insisto dunque su ciò; ma domando: Perchè non si fa? L'impresa è lunga e difficile, ma i mezzi, a chi sappia servirsene, son molti, nè può mancare il favore degli studiosi e l'incoraggiamento del Governo a chiunque s' accinga all'utile opera. Intanto che questa si compia, ad altre non meno utili cose potrebbesi anche provvedere. I documenti che servono a illustrare la vita e le Opere di Dante, di cui buon numero abbiamo a stampa, dovrebbero esser raccolti, ordinati e ripubblicati con altri che dagli studiosi possano esser rinvenuti, in un Codice diplomatico dantesco. Se non paia di radunare, come il Foscolo consigliava, quasi in un indice tutti gli errori già fatti

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Alla prima parte del Codice diplomatico dantesco (Famiglia e vita di Dante), sta lavorando G. L. Passerini. N. d. D.

e disfatti, sì che non siano rifatti a ogni poco » 1, sarebbe almeno da raccogliere in un gran dizionario i frutti delle fatiche di quasi sei secoli, ora dispersi in migliaia di volumi e di opuscoli. Si pensi poi (chè n'è il tempo) a compiere la pubblicazione degli antichi Commenti, e a riprodurre quelli male stampati, segnatamente il Laneo e l'Ottimo, che gioverà non solo all' interpretazione, ma anche al testo critico, della Commedia. E si consideri anche bene, se non sarebbe di gran giovamento fare dei migliori opuscoli e dei migliori articoli usciti in questo secolo una ristampa ordinata in una serie di volumetti da poco prezzo, affinchè ogni studioso potesse avere nella sua libreria sufficienti sussidi alle nuove investigazioni. So che tal disegno aveva qualche anno addietro formato un benemerito cultore dei nostri studi, il senator Carlo Negroni. Perchè ne ha dismesso il proposito? Or queste raccolte e pubblicazioni di materiale in aiuto dei futuri studi possono esser certamente fatte insieme colla nuova Bibliografia dantesca; non debbono però ritardarla o come che sia impacciarla, chè troppo urge la sua compilazione. Anima e compimento della quale dovrà essere quella storia della varia fortuna di Dante, bella e importantissima storia, da tanto tempo inutilmente desiderata, di cui diede fin dal 66 lodato saggio il Carducci. Alla composizione di essa dovranno precedere ricerche e trattazioni speciali per ogni secolo o per ogni genere particolare di studi fatti sopra il sommo Poeta e le sue opere, onde sia poi facile a qualche nostro dotto e geniale scrittore, raccogliendo e ordinando il lavoro altrui, scrivere un libro che sia veramente degno della gloria di Dante e della nuova Italia. Di siffatte speciali trattazioni alcuna n'abbiamo da un pezzo, come i Prolegomeni del Witte all'edizione berlinese della Commedia per gli studi critici sul testo del Poema; lavoro se non sempre netto d'errori, pur lodevole per dottrina non comune, e per sobrietà ancor più rara d'esposizione; e le ricerche di Carlo Hegel sopra il valore storico degli antichi Commenti, che è il primo tentativo di quell'esame critico delle esposizioni fatte della Commedia, che da tanto tempo dovrebbe esser compiuto fra noi. Recentemente s'è aggiunto il pregevolissimo Saggio di Luigi Rocca su alcuni dei Commenti composti nella prima metà del secolo XIV, il volume di chi scrive queste pagine Della fortuna di Dante nel secolo XVI, e altri contributi minori, che danno buon fondamento a sperare che la storia del culto di Dante non sia per ancor molto tempo una vana aspettativa.

1 Discorso sul testo del Poema di Dante, 158.

III.

Un' edizione critica di tutte le Opere di Dante è insieme con questi lavori preparatorii il desiderio di quanti hanno amore agli studi sul grande Poeta; perchè è inutile, o almeno non prudente, discorrere del pensiero di Dante, senza conoscer precisamente quello che egli abbia scritto. Qual fede possiamo riporre nelle molte edizioni che abbiamo finora, sia della Commedia sia delle Opere minori? Con quali criteri sono esse state condotte? Anche a tacere, per l'Opere volgari, dei racconciamenti e ammodernamenti nelle forme e ne' suoni dai quali vorrebbero essere depurate, per restituir loro una veste storicamente più conveniente, è da notare per tutte, e a proposito delle varianti che involgono diversità di senso, che non essendo mai stato fatto un esame comparativo di tutti i manoscritti in modo da saper valutare l'autorità di ciascuno, ha prevalso sempre nella ricostituzione del testo delle Opere dantesche o il gusto dell' editore o l'autorità dei mss. più antichi o la maggioranza dei codici favorevoli a una data lezione. Dei fuorviamenti a' quali può condurre il gusto personale nella critica dei testi, pur troppo abbiamo, e nell'età nostra e nei secoli passati, molti e notevoli esempi. Nè l'antichità dà sufficiente garanzia di lezione corretta, apparendo discordanze o lezioni sicuramente errate anche nei testi più antichi, mentre possiamo in manoscritti recentissimi trovare una tradizione genuina, la quale non senza grave danno verrebbe trascurata. Che poi la frequenza d'una lezione non sia prova della sua bontà, dovrebbe esser ormai persuaso ad ognuno, dipendendo essa frequenza da una mera combinazione d'accidenti: se la lezione sia stata introdotta da un copista più antico o più recente, in una sola copia o in più copie; e se il manoscritto o i manoscritti che contenevano detta lezione siano stati copiati spesso o di rado. Ma come i veri studiosi si trovano oggi d'accordo nel condannare questi criteri, così non tutti sono dello stesso avviso sul modo di condurre un' edizione critica. Alcuni reputando impossibile allo studioso moderno riconoscere con sicurezza la lezione fedele in mezzo alle molte varianti dovute all' arbitrio dei copisti, credono che l'opera dell' editore di testi antichi si debba limitare alla riproduzione del codice che dopo accurati confronti paia più autorevole, recando in nota le varianti degli altri. Ma questo non è dare il testo critico di un'opera, sì bene preparare il materiale per la critica del testo; e la scelta della lezione che ha in suo

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