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formula in quei versi: Avete il vecchio e il nuovo Testamento E il Pastor della Chiesa che vi guida; Questo vi basti a vostro salvamento. Né si sgomentava già delle ultime conseguenze di quella dottrina, sollevando all'alto dei cieli san Domenico da lui glorificato principalmente come banditore della guerra contro gli Albigesi: Con l'ufficio apostolico si mosse, Quasi torrente ch'alta vena preme, E negli sterpi eretici percosse L'impeto suo. Or bene; se eretto il monumento a D. un qualche fervido oratore

GARGANO G. S. Il tormento dantesco. (Nel svolgesse al popolo quella pagina obbrobriosa della storia

Marzocco, 15 novembre 1903).

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Estr. dall' Helios, riv. letter. di Castelvetrano, a. V, ni, 20-21. L'A. crede che la saldezza delle ombre cresca col crescer della pena: facendo un'obiezione sola, quella di Virgilio, che non si vede perché scendendo abbia a diventar sempre più saldo, già ch'e' non cresce di pena, consiglio liberamente il Gargano Cosenza a veder o rivedere con tutta attenzione lo studio assai bello di Raffaele Pietrosemolo (La saldezza delle ombre nella "Divina Commedia, Massa, Tip. G. Mannucci, 1902, in-16o, pp. 44), di cui fu fatto breve esame in questo Bullettino no. 2637. (2847)

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Gii piace la proposta " che vorrebbe sostituire alla statua dello Spedalieri quella del poeta romanesco Giuseppe Gioacchino Belli, Ma bisogna, nota il conte Gnoli argutamente, "bisogna intendersi in tempo, perché non accada poi come allo Spedalieri che, a monumento già eretto, nasca un'agitazione per demolirlo, Ed anche è bene intendersi a tempo sul monumento che, prima o poi, dovrà in Roma erigersi a Dante. "Se il grande poeta filosofo fu avverso (d'accordo in ciò con gran numero di Santi) alla dominazione temporale dei Papi, la Divina Commedia è però tutta informata alla dottrina cattolica della quale egli fissò la più perfetta

umana, che fu la strage degli Albigesi, e rappresentasse l'efferato Simone di Montfort, cavalcante fra gl'incendî e l'eccidio dei vecchi, delle donne e dei bambini, e gridante Uccidete tutti! Dio distinguerà i suoi -e conchiudesse: Sosterrete voi nella Roma italiana l'onta di un monumento al glorificatore di colui che bandí la mostruosa crociata?; or bene, si correrebbe pericolo, io credo, che un impeto, tanto generoso quanto inconsulto, di popolo, rovesciasse dal piedistallo il divino Poeta „. Per questo, conchiude l'A., "io dico: è bene intenderci prima. Il pretendere che uomini vissuti in altre età e in condizioni affatto diverse dalle presenti, dovessero in tutto pensare come pensiamo noi, è semplicemente un anacronismo... Ci vuol poco a presentare... Dante e pressoché tutti i grandi dell'età passate, sotto un qualche aspetto discordante dalle nostre idee, e che provochi contro di essi le passioni popolari. Quella sintesi che, poco a poco, assottiglia, per cosí dire, l'uomo e lo riduce ad una formula, ad un simbolo, non può derivare da popolari agitazioni né da passionate polemiche, ma dal giudizio lento e sereno di quelli che, educati nell'esercizio del senso storico, perfettamente conoscendo le opere di lui e lo spirito e le condizioni del tempo in cui visse, soli sono atti a giudicare del posto che gli compete nella vita e nel principio della sua età „.

(2851) GRASSI CARMELO.- La giustizia e la libertà nel concetto di Dante. Roma, Tip. dell'Unione coop. editr., 1902, in-8°, pp. 35. Estr. dalla Riv, universale di giurisprudenza e dottrina, a. XVI, parte IV, fasc. 13-18. (2852)

GUINAUDEAU B. La "Divine Comédie (Ne La Raison, 4 ottobre 1903). (2853)

KRAUSS INGO. - Das Dantebild von Beginn des Quattrocento bis Raphael. (In Monatsberichte über Kunstwissenschaft u. Kunsthandel, II, 319).

Con riproduzioni bellissime del ritratto di D. di A. Del Castagno in Sant'Appollonia, del D. del Museo naz. di Napoli, della cosí detta "maschera, di Dante agli Uffizi, dell'altra "maschera, del barone Kirkup, del D. di Domenico del Ghirlandaio [?], di quello del Signorelli e di quello di Raffaello nella "Disputa, in Vati(2854)

cano.

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MAZZONI GUIDO. Il più antico commento della "Divina Commedia,. (Nel Giorn. d'It., 22 marzo, 1904).

"Tanti nomi sono solamente strombazzati, di lavoratori mal destri, che non par vero al M. di " togliere l'occasione per fare un po' piú largamente noti quelli, di "tre modesti e valenti dantisti, M. Barbi (davvero valentissimo, e il cui nome non ha alcun bisogno di presentatori) Fortunato Pintor e Francesco P. Luiso : e di essi annunzia la Prefazione all'indice del Bullettino della Società dantesca; l'Indice stesso, al quale il Pintor sta lavorando, e il vol. de Le chiose di D. le quali fece el figliuolo co' le sue mani (Firenze, 1903) pubbl. recentemente dal Luiso. (2864)

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MONTANARI ANTONIO. Annuario dantesco. Dante e la preghiera per le anime del Purgatorio nella "Divina Commedia „: letture per il mese di novembre. Ravenna, Tip. Artigianelli, 1903, in-16°, pp. 118 e 2 tavv.

Introduzione; Titolo; Concetto di D.; Fine della Divina Commedia; Epoca; Varietà ne' tre regni; D. e la Bibbia; La sventura!; Il Purgatorio e la ragione; Esistenza del Purgatorio; Purgatorio ordinario e straordinario; Degl' Inferni; Il certo e l'incerto; Le pene; La preghiera; Il Purgatorio e Leone XIII; Il Purgatorio dantesco; Genesi della disposizione del Purgatorio; Antipurgatorio; Ragione della divisione; Ragione del posto occupato dalle anime; Proposizione dell'Annuario dantesco; Avvertenze. (2869)

MONTANARI ANTONIO. -Annuario dantesco. Dante e la Vergine nella “Divina Commcdia letture per il mese di maggio, Ravenna, Tip. Artigianelli, 1904, in-16°, pp. 203-[3].

Scopo religioso e morale della Divina Commedia ; La Vergine nella Divina Commedia; Vita della Vergine nella Divina Commedia, ecc. Paziente lavoro, che è prova del molto amore di mons. A. Montanari per Dante. (2869 bis)

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PINTOR F. La libreria di Cosimo de' Medici nel 1418. Firenze, Tip. S. Landi, 1902, in-8" gr., pp. 16.

Troviamo nel catalogo (doc. I): delle Chiose alla "Commedia,, (n. 59) e le Canzoni di Dante (n. 60); e in certi ricordi contenuti sull'ultima carta del quinterno del del catalogo (doc. II): " Messer Giovanni da Prato mandò la Vita di Dante',. Osserva il P.: "Giovanni Gherardi, evidentemente, si preparava sui libri de' Medici alle sue lezioni dantesche, delle quali pur allora gli era stato affidato l'incarico; e la cospicua Famiglia aveva già instaurate quelle tradizioni in grazia delle quali il suo palazzo divenne, non molti anni dopo, il centro intellettuale di Firenze e d'Italia „. (2883)

RICCI CORRADO.

Francesca da Rimini ei Polentani nei monumenti e nell'arte. (Nell'Emporium, XIV, 445).

Ottimo articolo, pieno di buone e utili notizie, e illustrato splendidamente con due iconografie di Ravenna del secolo XVII; due piante della città, dei secoli XV e XVI; una veduta del secolo XVII; la porta serrata, ricostruita nel 1585; la casa Polentana a porta Ursicina; una casa del secolo XV, falsamente indicata come nativa della Francesca; le case Polentane atterrate nel 1901; la casa di Guido Novello prima del 1660 e allo stato attuale; la ricostruzione grafica della casa stessa; la casa e il sarcofago dei Traversari; le terrecotte trovate nella casa di Guido; la bertesca della casa di Guido demolita nel 1877; l'abside e gli avanzi di un fianco del tempio di Santa Chiara; l'interno della chiesa di Sant'Agata; gli avanzi della rôcca polentana; la chiesa di San Donato a Polenta; i presunti ritratti di D. e di Guido, in Santa Maria in Portofuori; i presunti ritratti di Chiara e di Francesca da Polenta in Santa Maria in Portofuori; il sigillo di Guido; il quadro di G. Mochi: Giotto presentato al signore di Ravenna; Paolo e Francesca dai disegni del Flaxmann, dall'acquaforte e da un disegno del Sabatelli, dai dipinti dell'Ingres e di Vitale Sala, dal disegno del Garelli, dalle pitture di Ary Scheffer, di A. Chabanel, di G. Frascheri, dal cartone originale di Dante Gabriele Rossetti, dalle incisioni del Dante di Venezia 1491 e 1544, e dai disegni di Gustavo Dorè, di W. Treubner e di A. Boechlin. (2884)

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SALVADORI GIULIO. Sulla forma della “Vita nuova „. (Nel Fanf. d. dom., XXVI, no. 9).

Il disegno del giovenil libello dantesco, come bene dimostrò Pio Rajna (in Bibl. d. Scuole ital., II, no. 11) in quanto ci offre una serie di rime legate insieme da un racconto dichiarativo in prosa, fu suggerito all'Autore dalle razos che, allo stesso scopo, si mandavan talvolta innanzi alle rime dei trovatori, e, specialmente, da quelle che precedono molte delle canzoni di guerra e di amore di Bertran de Born. Ma, come il Rajna stesso ragionevolmente ebbe a notare, non per ciò possiam dire che D. abbia imitato gli autori delle biografie de' trovatori: anzi "il proposito deliberato di calcare le loro orme e, meno che mai, di gareggiare comunque con essi, vuol ritenersi affatto "estranco al suo pensiero,. Altro dunque è la forma che il racconto dei fatti ond'ebbero occasione le rime prese nella mente di D., altro lo schema del libretto in quanto è composto di ragioni, rime e divisioni: e a chiarire questa differenza mirano le buone osservazioni contenute in questo breve scritto del Salvadori. (2888)

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(2889)

SANESI IRENEO. La "Francesca da Rimini, di Gabriele D'Annunzio. In Roma, Forzani e C. tip. del Senato, 1902, in-8° gr., pp. 16. Esamina con molta diligenza e con fine gusto la Francesca del D'Annunzio che giudica "la piú alta e nobile cosa finora prodotta dal "forte, alacre, infaticabile ingegno,, del giovine e grande poeta. (2890) SCHERILLO MICHELE. L'uso della camicia nei secoli XIV e XV a proposito d'una similitudine dantesca. (Nella Lettura, II, 321). Inf., XXIII, 42. Curiosa ricerca, dalla quale ri

sulta che nei secoli XIV e XV non si faceva di notte uso della camicia. (2891)

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(2897)

TURRI VITTORIO. Il Canto XXI dell' "Inletto nella Sala Dante di Roma ferno il 9 febbraio 1902. Roma, edd. Paravia e C. [Off. poligraf. rom.], 1903, in-8°, pp. 32. (2898)

UZIELLI GUSTAVO. - Antonio di Tuccio Manetti, Paolo Toscanelli e la lunghezza delle miglia nel secolo delle scoperte. Firenze, Tip. Ricci, 1902, in-8°, pp. 26-(2).

Estr. dalla Riv. geograf. ital., a. IX (1902), fasc. VIII. Antonio di Tuccio Manetti va ricordato dagli studiosi di Dante per i suoi studi e commenti specialmente cosmografici e topografici sulla Commedia, dei quali ci rimangono documento le postille a un codice del Poema copiato di sua mano, e dei quali si giovarono Cristoforo Landino nel suo Commento e Girolamo Benivieni nel suo Dialogo circa il sito, forma e figura del"Inferno, di Dante. L'opuscolo discorre in gran parte di questo letterato, a cui furono da Gaetano Milanesi attribuite molte cose senza nessuna plausibile ragione. (2899)

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Deux nouvelles "FranWYZEWA [DE] T. cesca da Rimini. (Nella Rev. des Deux Mondes, 15 aprile 1902).

Paolo and Francesca, a tragedy in four acts, di Sthephen Phillips (Londra, 1901) e Francesca da Rimini, tra

gedia di Gabriele D'Annunzio (Milano, 1902). Cfr. Giorn. dant., IX, 239.

ZANCADA PRAXEDES.

(2901) La influencia italiana en nuestra literatura. (Nella Correspond. de España, 7 giugno, 1903).

Favorevole recens., con utili osservaz., del libro del
Sanvisenti I primi influssi di Dantc, del Petrarca e del
Boccaccio sulla letter. spagnuola, Milano, Hoepli, 1903.
(2902)
Firenze, maggio 1904.

G. L. PASSERINI.

La Direzione del Giornale Dantesco prega vivamente gli autori e gli editori di inviarle costantemente libri, riviste o giornali contenenti scritti di argomento dantesco, che saranno sollecitamente annunziati nel Bullettino,,.

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Dei libri inviati in doppio esemplare sarà sempre fatta la

recensione.

NOTIZIE ED APPUNTI

Ci scrivono da Padova:

"Il Comitato per la lettura pubblica di Dante avverte che con la lettura del Rocca, il quale sostituí Francesco Novati, impedito, è chiuso il ciclo delle Conferenze e letture, avendo Ugo Ojetti, che doveva por fine alla serie, data di questi giorni comunicazione che faccende urgenti lo trattengono in Roma, sí da non potersene neanche per poche ore assentare.

"Ebbe fine adunque la Lectura Dantis, lodevolmente promossa anche quest'anno dal nostro solerte Comitato. Peccato che qualche contrattempo sia venuto a guastarne un poco l'ordine, sí che più volte per gli impedimenti improvvisi sopraggiunti ad alcuni conferenzieri, fu dovuto sostituire con altri non meno improvvisamente. Cosí, se qualche lettore non corrispose pienamente, alle giuste aspettazioni del pubblico e del Comitato, molti furono, in compenso, que' valorosi che offersero commenti genialmente, lucidamente, garbatamente elaborati a questo o a quel Canto. Orazio Bacci (Canto VI, Par.), Antonio Medin (Canto XIII, Inf.), Flaminio Pellegrini (Canto XXIII, Par.), Luigi Rocca (Canto V, Purg.), Giovanni Antonio Venturi (Canto XXIII, Purg.), furono non inferiori alla lor bella fama di conoscitori esperti e sagaci della Commedia, e le loro esposizioni che il pubblico bene ricorda apprezzando per la densità de' concetti, per l'acutezza della indagine critica, per la forma accurata e per altri pregi ancóra pe' quali si distinguono quegli insigni amici nostri, furono agli ascoltatori fedeli graditissime sempre. Divagò forse un poco, pur avendocene dato un buon commento estetico, Enrico Panzacchi, che illustrò il Canto della Matelda.

"Feccro bene, ma forse le loro lezioni perché troppo lunghe, non parvero adatte a leggersi in pubblico, Giuseppe Toniolo (Vita sociale fiorentina ai tempi di Dante) e Giuseppe Lesca (Canto XX, Par.). Apparve

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brillante sí ma non affatto profonda e quale sarebbesi potuta desiderare la conferenza dell'on. Emilio Pinchia (Dante e l'idea italiana). L'anno prossimo auguriamo ancóra fiorente e numerosa la Società speriamo udire Paul Sabatier, Giovanni Pascoli, Albino Zenatti, G. L. Passerini, Francesco Novati. Cosí riudiremmo assai volentieri Isidoro Del Lungo, Vincenzo Crescini, Flaminio Pellegrini, Luigi Rocca, Francesco Flamini, Antonio Medin e Andrea Moschetti, che hanno lasciato indimenticabile e grato ricordo di sé.

"Solamente è da raccomandare che il Comitato provvegga con sollecitudine ad uno svolgimento più regolare e spedito del corso ".

LUIGI SUTTINA.

L'editore milanese C. Vallardi, annunzia che “nell'intendimento di rendere piú completa quella parte della Storia Letteraria d'Italia, che riguarda il Trecento e di ottenere in più perfetto rilievo le figure dei tre grandi trecentisti, fa seguire la raccolte delle Vite di Dante, Petrarca e Boccaccio scritte fino al secolo XVII, e ora per la prima volta raccolte dal prof. Angelo Solerti. Mentre gli studî critici moderni scrive l'Editotendono a sfrondare la leggenda, ad assodare le notizie controverse, a lumeggiare le tendenze del tempo, e alla curiosità nostra investigatrice si rilevano documenti finora ignorati o trascurati, non sembrerà certo inopportuna la raccolta di quanto gli antichi scrissero sulla vita di Dante, Petrarca e Boccaccio.

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