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David, e se la piglia coi « viziosi e meccanichi plebei, i quali le più volte coll' animo corrotto e colla scellerata mente, la fanno (la danza) da arte liberale e virtuosa, scienza adultera essere. » Segue la definizione del danzare che è « un atto dimostrativo, concordato alla melodia; » e quindi molte regole sulla misura, sulla memoria, sul partire del terreno, sull' aiere (vale a dire sul portamento), e cosi via, per ammaestrare coloro che praticano l'arte del ballo « alla ventura, anzichè per scienza. » Più notevoli sono le descrizioni dei Bulli e delle Basse danze usitate allora nelle Corti e nelle ragunanze signorili, che sono in tutte trentacinque, ciascuna col suo proprio nome: l'Alessandresca, la Zinevera, la Principessa, la Partila crudele, la Prigioniera, il Bel fiore, l'Ingrata, la Mercanzia, ec. Le più sono invenzioni di Messer Domenico o di Messer Guglielmo; ma due, la Venus e il Lauro, sono nientemeno che di Lorenzo di Piero di Cosimo dei Medici. Certo, le descrizioni sono un poco monotone, chè i balli è meglio vederli che leggerli: ad ogni modo, il libercolo sta benissimo in una scelta di curiosità, e giova alla storia dei tempi, e specialmente a quella dei

costumi.

A. D'A.

F. Petrarchae Africa, quam recensuit, praefatione, notis et appendicibus illustravit L. PINYAUD Scholae Normalis olim alunnus. Parisiis, 1872 (pag. 400).

L' Affrica del Petrarca, tenuta ancora in molto pregio, se non altro, per la fama ch' ebbe a'suoi tempi, e per essere stato il primo poema epico che si scrivesse a imitazione de' Classici, non aveva più rivisto la luce dopo le diverse edizioni del secolo XVI, nelle quali si accompagnava con tutte le altre opere latine del Poeta. Aggiungasi che in queste edizioni la lettura del poema riusciva scorretta, e per molti, non assuefatti all'antica stampa, era anche malagevole e tediosa. Parea dunque conveniente che in questo tempo, in cui le scritture antiche sono con tanto ardore ricercate e disseppellite, al

cuno si accingesse a dare dell'Affrica un' edizione corretta e facilmente leggibile. Ciò è stato fatto dal signor Pinyaud, degno seguace degli altri Francesi che, considerando il Petrarca come una gloria non solo dell'Italia, ma altresì, in parte, della loro nazione, ne illustrarono la vita e le opere, a uno de' quali, cioè al Mézières è intitolata la presente edizione. L'Autore, già alunno della Scuola Normale, ha usato tutta quella diligenza che la materia richiedeva. S'è giovato dei migliori Codici fiorentini e parigini, da lui indicati a pag. 79, e a piè di pagina ha sempre riportato le più notevoli varianti o dei Codici stessi o dell'antiche edizioni. Al poema nitidamente impresso, e con si bei caratteri e in carta si candida, che proprio invogliano a leggere, precede un lungo discorso latino che tratta le seguenti questioni: 1° come il Petrarca compose l' Affrica; 2° distribuzione della materia nel poema; 30 dei fonti donde attinse la materia; 40 paragone tra l'Affrica e i Punici di Silio Italico; 5° pregi e difetti dell' Affrica; 6° come l'Affrica ci informi dell'animo e dell' ingegno del Poeta; 7o del giudizio che il Petrarca stesso portò sopra il suo poema; 80 della fortuna dell' Affrica dopo la morte dell' Autore. Seguono al poema e chiudono il volume cinque Appendici pur latine: la prima contiene i versi che scrisse il Boccaccio per la pubblicazione del poema: la seconda, i versi di Coluccio Pierio da Stignano per esortare il Petrarca a pubblicare il poema stesso; nella terza appendice segue una epistola refragatoria d'incerto autore, diretta allo stesso Coluccio, per mostrare che l'Affrica non era da pubblicarsi finchè viveva l'Autore; è nella quarta una lettera di C. Salutati a Franceschetto di Brossano; e l'ultima contiene una notizia dei Codici e delle edizioni dell'Affrica, nel che l'Autore partecipa il merito delle sue indagini coi signori Don Niccolò Anziani e Paolo Guérin, addetti l'uno alla Biblioteca Laurenziana di Firenze, l'altro alla Nazionale di Parigi.

L'opera data da uno straniero a rimettere in luce un' antica gloria italiana ci induce ad esprimere un

desiderio; ed è che dalla ricchissima letteratura dei nostri Umanisti del Tre e Quattrocento si riproduca il meglio e il più utile, e si mostri cosi, in qual modo possa l'Italia, ripigliando le nobili tradizioni dei tempi passati, rimanere ne' suoi studii originale, ed emulare nella filologia i meriti delle più dotte nazioni moderne. R. F.

Lettere inedite di UGO FOSCOLO, tratte dagli autografi con note e documenti. Torino, presso T. Vaccarino editore, 4873. Caite XII, 384.

La parte più preziosa e importante di questo volume è formata dalle lettere di famiglia, dirette dal Foscolo alla sua diletta madre e agli altri suoi. Sono in numero di 132; e giacevano inedite da lungo tempo presso la famiglia stessa del Poeta, quando, saputosi che il possessore intendeva di alienarle, il prof. Perosino, il quale ha curato e compilato la presente edizione, procurò che fossero comprate, e venissero in Torino, dove ora escono alla luce: del qual fatto e d'altre particolarità discorre il medesimo Professore nella Prefazione, indicando, come suoi cooperatori in questa edizione, il cav. Domenico Bianchini, il cav. Eugenio Janer e il comm. abate Jacopo Bernardi. Le lettere vanno dal 1803 al 1826, e sono disposte per ordine di tempo. Le copiose note, di cui veggonsi fornite, descrivono la forma speciale degli autografi, dan notizia di quanto si richiede sapere per intendere i fatti e le particolarità accennate dal Foscolo, e spesso anche pongono in rilievo la bontà d'animo e lo sviscerato amore verso la madre e i parenti, che l'Autore mostra qui più vivamente che altrove. Seguono, a corredo delle prime, 27 lettere di Giulio Foscolo al fratello Ugo, e 5 della sorella Rubina. L'ultimo terzo del libro è occupato da lettere pur inedite del Foscolo, indirizzate a diversi; e anch'esse minutamente illustrate con note. Chi possegga l'Epistolario pubblicato dal Le Monnier, e chiunque voglia conoscere più a dentro l'animo del cantor dei Sepolcri, non può mancare di questo volume.

R. F.

L'Italia industriale. Studii del professore ALBERTO ERRERA. Roma-Torino-Firenze, E. Loescher, libraio editore.

In Italia non si studiano a sufficenza le industrie marittime, anzi, ove tolgansi i lavori di pochissimi, l'argomento può dirsi trascurato. Gli stessi giornali e le riviste di marineria sogliono occuparsi a preferenza della sua parte militare, come se questa avesse o ragione o possibilità di svolgersi senza la mercantile e senza tutte le industrie che le sono attinenti. Questa lacuna si è tentato di col· mare da ultimo con due libri, uno del capitano Campo-Fregoso, l'altro del professore A. Errera.

Il primo, pubblicato da quasi due anni, tratta delle cose del Mediterraneo e venne apprezzato generalmente; l' Errera chiama ora l'attenzione generale sull' Adriatico, che egli fece argomento di più forti e analitici studii.

Fin dal 1869 l'Autore preluse con una monografia sulle industrie venete, che fu premiata al concorso del Regio Istituto Veneto di scienze, in seguito alle relazioni del Rossi e del Lampertico. Oggi ci si presenta il libro dedicato non solo all' Italia, ma anche all' Austro-Ungheria. L'Esposizione di Vienna è la occasione, ma non la causa di questa pubblicazione preceduta dal diuturno e pertinace lavoro, di cui s'è ragionato.

Il libro è diviso in due parti. La prima riguarda la storia delle industrie adriatiche, e prende le mosse dal secolo VII per arrivare al principio del XIX. L'Autore vi descrive le Repubbliche medioevali che illustra con documenti inediti, anzi inesplorati, attinti agli Archivi ed ai Musei. Egli confuta errori e pregiudizii inveterati con ricchezza di fatti finora sconosciuti e coraggio di non infondati giudizii. Anche per la Storia contemporanea dal principio del secolo fino ad ora egli potè giovarsi di scritti inediti, e fornisce curiosi particolari mai portati neanche in parte finora alla luce. Il Regno italico segnatamente e l'opera del Vicerè Eugenio e dell' Aldini, vi sono descritti con nuova evidenza e copia. A pro

posito del periodo che precede e previene il 1848, l'Autore esce in considerazioni amministrative ed economiche, le quali analizzano e spiegano il fenomeno politico. Dell' agitazione veneziana a proposito della ferrata Ferdinandea è toccato di volo, forse troppo; quella commerciale pel libero cambio trattata con larghezza, e novità.

Peregrine notizie sono fornite al lettore intorno alla venuta del Cobden in Italia e alla polemica vigorosa e presaga di Valentino Pasini e di Daniele Manin, del quale ultimo segnatamente l'Autore ragiona con particolare cognizione di causa, avendone scritta in unione al Finzi e pubblicata or non ha guari la Vita. Il periodo dal 1859 al 1866, le nuove sorti della Penisola, il distacco della Venezia dalla Lombardia, poi l'unificazione e il risveglio nelle industrie, nei commerci e nella navigazione, sono descritti e apprezzati con molta cura.

A questa prima parte fanno seguito le note, una specie di letteratura della quistione, come la chiamano i Tedeschi, o in altri termini una completa bibliografia della materia, cioè proprio il più grande tra i servizi che uno scrittore possa rendere ad un lettore veramente serio.

Il 2o libro è di ben altra indole, e risponde più alle tendenze degli studii moderni. Esso segue religiosamente

il metodo che predomina ora in Germania: seconda in gran parte i voti espressi dai Congressi internazionali di statistica e dai Congressi economici, e risponde anche in buon dato alle domande che il barone Schevarz e gli altri Commissari hanno formulato per l'Esposizione di Vienna (Sezione storia dei prezzi economiaindustriale e statistica della produzione). Però il libro, come s'è detto più sopra, non è punto di occasione. Si tiene conto in esso del programma dell' Esposizione soltanto per quella parte che ha di comune con la scienza vera; ma lo scopo dell'Autore fu quello di aggiungere alle pubblicazioni economiche un'altra che potesse durare e valere indipendentemente dal fatto parziale dell'Esposizione, dal quale però non volle punto astrarre, e fece benissimo. Il giungere a tempo non è che un titolo e un pregio di più.

Nella parte storica l'Autore segue il metodo di Roscher e degli altri Tedeschi, che esigono oggimai una ricerca minutissima del fenomeno nello spazio e nel tempo. Nella tecnica ed economica abbonda di fatti comparati.

Per chi esercita o studia le industrie nostrali, la lettura di questo volume del prof. Errera ci pare non solo un vantaggio, ma un dovere.

M.

PROF. FR. PROTONOTARI, Direttore.

DAVID MARCHIONNI, Responsabile.

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