Il pensiero politico di Dante, Opseg 2Alpes, 1928 |
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Adamo afferma Agostino Aristotele Arrigo autarchico beatitudine Beatrice Bull chè Chiappelli Chiaudano Chiesa ciascuno Cino da Pistoia civitas communitas concepire concetto concezione Conv Convivio Cristo cupidigia dantesco dell'Impero dell'uomo diritto divina donazione di Costantino Epist Epistole felicità terrena filosofia Firenze garentire genere umano giuridica giustizia governo grazia humanum genus imperiale Impero individui insomma ital ius humanum l'Impero l'uomo libertà del volere mediante Medio Evo Monarchia Monarchia universale mondo morale natu natura naturale necessaria necessità Odofredo pagg Papa Paradiso terrestre PARODI peccato originale pensiero dantesco pensiero politico perfetta perfezione Poeta Politico di Dante Popolo presuppone presupposto proprio Purg Purgatorio quod raggiungere ragione rapporti razionale Redenzione regno scolastica secundum segg senso SOLMI soltanto sovratutto speculazione Summa Theolog teoria terra tomistica tradizione turale umana civiltà uomini uomo val quanto dire Veltro verità vivere volontà VOSSLER zione
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Stranica 369 - Simili fatti v' ha al fantolino, Che muor di fame e caccia via la balia ; E fia Prefetto nel foro divino Allora tal , che palese e coverto Non anderà con lui per un cammino. Ma poco poi sarà da Dio sofferto Nel santo uficio : ch' el sarà detruso Là dove Simon mago è per suo merto , E farà quel d
Stranica 303 - Questo sarà luce nuova, sole nuovo, lo quale surgerà là dove l'usato tramonterà, e darà lume a coloro che sono in tenebre e in oscuritade per lo usato sole che a loro non luce...
Stranica 63 - E però che la complessione del seme puote essere migliore e men buona, e la disposizione del seminante puote essere migliore e men buona, e la disposizione del Cielo a questo effetto puote essere buona, migliore e ottima (la quale si varia per le constellazioni, che continuamente si 1 forte: difficile. transmutano), incontra che de l'umano seme e di queste vertudi più pura [e men pura] anima si produce ; e, secondo la sua puritade, discende in essa la vertude intellettuale possibile che detta è,...
Stranica 56 - Perigli siete giunti all' occidente A questa tanto picciola vigilia De' vostri sensi, ch' è del rimanente Non vogliate negar l' esperienza, Diretro al sol, del mondo senza gente. Considerate la vostra semenza : Fatti non foste a viver come bruti, Ma per seguir virtute e conoscenza.
Stranica 346 - L'un l'altro ha spento; ed è giunta la spada col pasturale, e l'un con l'altro insieme per viva forza mal convien che vada; però che, giunti, l'un l'altro non teme: se non mi credi, pon mente a la spiga, ch'ogn
Stranica 376 - Quelli ch'usurpa in terra il luogo mio, il luogo mio, il luogo mio, che vaca ne la presenza del Figliuol di Dio, fatt'ha del cimitero mio cloaca del sangue e de la puzza; onde 'l perverso che cadde di qua su, là giù si placa...
Stranica 224 - 1 Figliuolo di Dio in terra discendesse a fare questa concordia. E però che ne la sua venuta nel mondo, non solamente lo cielo, ma la terra convenia essere in ottima disposizione ; e la ottima disposizione de la terra sia quando ella è monarchia, cioè tutta ad uno principe, come detto è di sopra ; ordinato fu per lo divino provedimento quello popolo e quella cittade che ciò dovea compiere, cioè la gloriosa Roma.
Stranica 355 - O dolce frate, che vuo' tu ch'io dica? Tempo futuro m'è già nel cospetto, cui non sarà quest'ora molto antica, nel qual sarà in pergamo interdetto a le sfacciate donne fiorentine l'andar mostrando con le poppe il petto. Quai barbare fuor mai, quai saracine, cui bisognasse, per farle ir coperte, o spiritali o altre discipline?
Stranica 137 - Monarchia cioè uno solo principato, e uno prencipe avere ; lo quale, tutto possedendo e più desiderare non possendo, li regi tegna contenti ne li termini de li regni, sì che pace intra loro sia, ne la quale si posino le cittadi, e in questa posa le vicinanze s'amino, in questo amore le case prendano ogni loro bisogno, lo qual preso, l'uomo viva felicemente ; che è quello per che esso è nato.
Stranica 145 - A costoro — cioè a li Romani — né termine di cose né di tempo pongo ; a loro ho dato imperio sanza fine».