di simile alle balie delle nostre antiche repubbliche. Questo teoricamente, e, come si direbbe nelle scuole, a priori, essendomi io proposto in questo discorso di non tener conto di alcuna individualità personale: nel fatto seguirà che se un uomo qualunque, sia principe, sia capitano di eserciti, sia capo di una potente congrega di cittadini, piglierà questo assunto di liberare l'Italia dall'imperatore e dal pontefice, e, precedendo gli altri nell' ordine del tempo, avrà tanta fortuna di compire qualche azione grande e magnanima sin da principio, egli sarà, ne abbia o non ne abbia il nome, il vero dittatore dell' Italia. Si potrà questo desiderare o temere, secondo le particolari opinioni di ciascuno, ma non si può non prevedere. XXI. ESORTAZIONE PER LIBERARE ITALIA. L'uomo nasce libero, e la sua libertà è la conseguenza della natura umana: l'uomo nasce membro di una nazione, e questa sua qualità è la conseguenza anch'essa della natura umana (1). « Se la libertà e la nazionalità gli sono rapite, l'uomo ha diritto e dovere di rivendicarle come e quando potrà; diritto terribile e dovere periglioso (1) Parole de' Fiamminghi nelle loro contese con la corte di Spagna, BENTIVOGLIO, Guerra di Fiandra, parte 1, l. II. che, imprudentemente esercitati, possono accrescere i mali a' quali si desidera recar rimedio, e se questo caso divien probabile e prevedibile, trasmutarsi in delitto. Sull'opportunità adunque e sul modo dell'esercizio potrà disputarsi, non mai sul diritto in se stesso, il quale è completo in ciascun uomo, sì che il numero niente accresce, essendo il numero forza al diritto, non accrescimento di diritto. Se si chiedesse con qual diritto Carlo Alberto entrava in Lombardia a combattere gli austriaci, la risposta non potrebb' essere che questa: con la sua qualità di italiano; con il principio di senso comune che non si viola un diritto rendendone a chi ne è privo l'esercizio; con la nota massima: Adversus hostem aeterna auctoritas esto. Carlo Alberto al di là del Ticino non era che un italiano; ed il suo diritto stava appunto in questa sua qualità, e non già nel principato piemontese; se non che questo accresceva il suo dovere, perchè tutti i doveri si accrescono per la facilità di esercitarli. Così è che i potenti per armi, per uffizi, per ricchezze, per ingegno, per aderenze, han maggiori doveri da compiere inverso la patria, essendo la cooperazione loro più effica e, e la possibilità loro più grande. Non è vero, come alcuni oggidì scrivono, che il diritto di ogni italiano è d'esser libero nello stato: diritto d'ogni italiano è d'essere italiano: se così non fosse, non avrebbe neanco diritto d'esser libero, perchè i medesimi trattati che lo fanno austriaco in Lombardia e pontificio in Roma, lo fanno suddito della monarchia assoluta dell'imperatore e del papa. L'attuale divisione è una manifesta usurpazione del nostro diritto, e l'usurpazione del diritto non crea un diritto: usurpatio juris non facil jus, come dicevano i nostri padri. Lo smembramento della unità nazionale non che essere in facoltà de' principi, non lo è neanco in quella della nazione. «Non è lecito far nulla contra al diritto umano, dicea Dante, e contra al diritto umano sarebbe il disfare se stesso (1). » E come tutti i cittadini uniti insieme in un solo volere non han diritto di rapire ad un cittadino la sua libertà, così tutta la nazione non ha diritto di rapire ad uno dei suoi membri la comune nazionalità, perciocchè la nazionalità, come la libertà sta in tutti e in ciascuno de' cittadini, e non già nel maggior numero di essi. L'unità nazionale è la rivendica di un diritto naturale, e ciò che la natura ordinò dovere osservare (2). Questi sono assiomi, e gli assiomi non si discutono come i problemi, ma si accettano. Ogni discussione presuppone un dubbio: or se v'è un dubbio, vuol dire che la nazionalità italiana non è un fatto di piena evidenza, e se di piena evidenza non è, dee dirsi che non esiste nè politicamente, nè moralmente, perchè è impossibile che esista e non sia nella pubblica coscienza. Se la nazionalità (ch'è un fatto naturale e non convenzionale) non esiste, nessun convegno nè di principi, nè di popoli, potrà crearla; se esiste, nessun convegno potrà distruggerla, nessun suffragio è necessario. Discutere su questo punto è ammettere la possibilità della negativa, o almeno ammettere la possibilità di un altro diritto contrario. Or il principio e la fonte di ogni diritto è il diritto naturale, del quale è parte essenziale il diritto nazionale; e come le leggi civili non obbligano se sono contrarie alle leggi naturali, così il giure provinciale (che, come le leggi civili, è fatto degli uomini e non della natura) si annulla da per sè se contrario al giure della nazione. Ogni atto adunque, anco individuale, favorevole all'unità nazionale, è non solamente un diritto, ma un dovere; il che non vuol dire (1) BENTIVOGLIO, l. II. che si debba esercitare all'impazzata, perchè se tutti gli uomini dovessero esercitare tutti i loro diritti, anco i più assoluti, senza alcuna regola e misura, e senza badare alle conseguenze, l'umana società si disfarebbe. Primo dovere è non peggiorare, senza pubblica utilità, le condizioni altrui e proprie; non aggravare, per imprudenza, per vanità, per irrequietezza, per brama di vendetta, i mali della patria da per se stessi insopportabili, non accumulare tutti i da' lutti pubblici nuovi lutti privati. Bisogna che gli amici dell' Italia si apparecchino alla riscossa, ritemprando la mente e il cuore colle magnanime idee e co'fortissimi affetti: bisogna armarsi di stoicismo, non solamente contra alle prigioni, alla povertà, all'esilio e alla morte; ma anco contra a tormenti più atroci, l'ingiustizia dei contemporanei, l'abbandono degli amici, le sventure della propria famiglia e gli errori del popolo. « Ecco lo spettacolo degno di Dio, diceva un antico, l'uomo forte alle prese coll'avversa fortuna (1). » Quanti uomini di noi più meritevoli, e che memorabili benefici arrecarono alla loro patria e alla umanità, ebbero a soffrire più di noi? Coriolano, Camillo, Aristide, Scipfone africano, Socrate, i Gracchi, Dante, Macchiavelli, sopportarono pure contumelie, esilio, tormenti, morte, e non per questo amaron meno la patria e gli uomini, « Carità della patria è, non solamente con la nostra morte, ma anco coll' ignominia nostra, se bisogna, servirla (2); » imperocchè cari sono i genitori, cari i figli, i congiunti, i famigliari, la (1) Ecce spectaculum dignum ad quod respiciat intentus operi suo Deus: vir fortis cum malo fortuna compositus, SENECA, De Prov. 11. (2) Ea charitas, patriæ est, ut tam ignominia, eam, quam morte nostra, si opus sil servemus. » T. LIVIO, IX, 4. fama; ma tutto e tutti la carità di patria comprende (1). «La gloria nostra quest'è, diceva S. Paolo, la testimonianza della coscienza nostra (2); » non già le lodi del volgo, sia questo volgo ricco o povero, poco importa. La virtù è forza, vis. Non basta esser probo, onesto, integro: bisogna aver forza operativa nel bene. « Proprio di virtù è non solamente sapere, ma operare il bene (3).» Or per operare il bene, non basta neanco sacrificargli la persona e gli averi, le proprie passioni e la propria vanità, ma è d'uopo governarsi in modo che il sacrificio sia utile. « E vuolsi un'eccellente e nobile virtù per vincere e trascendere quel difetto comune degli uomini corrotti di non conoscere il buono o invidiarlo »; essendo indubitato « che le virtù si stimano ottimamente solo in quei tempi, che le producono agevolmente (4) ». Anco amando ardentemente la patria, possiamo condurla a rovina per ignoranza, inesperienza od errore: e oh quanti veri amatori della patria dir potrebbero come sul letto di morte dicea Niccolò Capponi, che pure svisceratamente l'amava: « Dove abbiamo noi condotta questa misera patria (5) ». Bisogna adoprare il tempo che ci è dato in esercizi utili, non in cose frivole; studiare le cose passate, e le degne di memoria imparare; nudrire l'ingegno di scienza, e l'animo di virili propositi, e di gentili costumi ornarsi. Bisogna ricercare e meditare le cagioni della grandezza e della rovina delle nazioni, osservare i mali nostri presenti; escogitarne ed apparec (1) CICERONE, De Off. 1. (2) Ad Corinth. (3) BARTOLOMEO DA SAN CONCORDIO, Ammaestramenti degli antichi. (4) TACITO, Vila di Agricola (5) SEGNI, Vita di Niccolò Capponi. |